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  • 7 giugno 2025 | IL CAMINETTO, RISTORANTE NEL CUORE DI OROPA
  • 6 giugno 2025 | GIROVAGANDO: IL BRAMAFAM DI BARDONECCHIA
  • 5 giugno 2025 | MERITIAMO PIU’ DEL LINGOTTO
  • 31 maggio 2025 | GALUP, CHE COLAZIONE
  • 30 maggio 2025 | SCAFFALE: “GEMMA E LE ALTRE” DI RITA PAVONE
  • 29 maggio 2025 | PERCHE’ VOTARE AL REFERENDUM
  • 24 maggio 2025 | Asparagi, un gioiello piemontese
  • 23 maggio 2025 | GIROVAGANDO: L’ OFFICINA DELLA SCRITTURA
  • 22 maggio 2025 | SCARSITA’ DI VOCAZIONI INFERMIERISTICHE
  • 17 maggio 2025 | CONDIVIDERE, UN RISTORANTE E UN INVITO A STARE INSIEME
  • 7 giugno 2025 | IL CAMINETTO, RISTORANTE NEL CUORE DI OROPA
  • 6 giugno 2025 | GIROVAGANDO: IL BRAMAFAM DI BARDONECCHIA

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  • IL CAMINETTO, RISTORANTE NEL CUORE DI OROPA

    7 giugno 2025 • CINQUE SENSI • 2169

    OROPA

    Un ristorante di gran classe e una cucina raffinata all’ interno del complesso abbaziale del santuario di Oropa nel cuore delle Alpi Biellesi, in Piemonte… Sembrerebbe un azzardo, quasi un affronto…

    E invece c’è una logica, c’ è un perché. E ce lo racconta la storia. Il santuario della Madonna Nera si trova abbracciato dalle montagne a mille metri di altitudine, isolato da qualsiasi centro abitato. Eppure fin dal 1600 è stato meta di un pellegrinaggio religioso continuo e incessante. Per questo già nella metà del 1800 i sacerdoti del santuario di Oropa concessero una licenza per la vendita di Sali e tabacchi e per un laboratorio di calzoleria. Era d’ uso però che, sia i tabaccai sia i calzolai, servissero ai pellegrini anche un piatto di minestra o molto più probabilmente della polenta con un pezzo di formaggio.

    Poi nel 1913 l’ amministrazione del santuario di Oropa finalmente concede il permesso per  somministrare vivande ai fedeli che a piedi giungevano al santuario per pregare la Madonna nera.

    Da allora attorno al santuario sono sorti alcuni locali e fra questi il ristorante Il Caminetto dei coniugi Silvana e Pierangelo Martinazzo che – in una location assai curata e riservata – presentano un menù molto ricercato,  assolutamente a km zero con ambizioni da Guida Michelin. Si va dai Capunet, foglie di verza ripiene di carne, alle carni di selvaggina, dal Frit del Marghè (piatto povero dei margari quando salivano in alpeggio) all’ immancabile polenta concia, preparata con farina di mais del posto e formaggi biellesi. Veramente super il bunet.

    Tutto innaffiato da vini biellesi, a cominciare dal Pelaverga e dal Gattinara.

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  • GIROVAGANDO: IL BRAMAFAM DI BARDONECCHIA

    6 giugno 2025 • LUOGHI E LIBRI • 1751

    FORTE BRAMAFAM

    E’ ai nastri di partenza la stagione di apertura al pubblico del Museo Forte Bramafam di Bardonecchia, un luogo dove si conserva la memoria della storia militare del Regno d’Italia, vista attraverso quegli uomini che questa storia hanno creato e vissuto. Oltre 2000 oggetti: uniformi, artiglierie, armi e materiali della vita quotidiana dei soldati del Regio Esercito, inseriti in fedeli ricostruzioni ambientali, accompagnano il visitatore dentro la storia. Ricordiamo anche che il forte è sezione staccata del Museo Nazionale di Artiglieria di Torino.

    Il prossimo anno saranno 30 anni che siamo al Bramafam racconta Pier Giorgio Corino, direttore del Museo e anima dell’iniziativa, siamo riusciti a salvarlo dalla distruzione, trasformarlo in un museo. Quasi da non crederci. Le sensazioni che ci colgono percorrendo le sale sono il ricordo di com’erano quegli ambienti nel 1995. Quasi dubitiamo che siamo riusciti fare tutto questo. Se ci fossimo limitati al solo restauro delle strutture forse sarebbe stato tutto più semplice, ma l’idea che ci ha travolto e che ha preso sempre più corpo, è stata quella di trasformare il forte in un museo vivo, dove porre al centro della narrazione il “bene” storico, per conservare e tramandare la memoria, esponendo i materiali in modo tale che gli oggetti coinvolgano il visitatore e che siano gli stessi oggetti a raccontare la loro storia.

    Alla fine della visita i turisti spesso vengono a ringraziare per quello che abbiamo fatto, si stupiscono che non siamo conosciuti e del disinteresse che circonda la nostra iniziativa. Alcuni insinuano il dubbio che diamo fastidio per quello che abbiamo fatto, specie quando vengono a sapere che siamo un’associazione di volontariato che paga un affitto allo Stato per restaurare un bene dello Stato.

    Museo Forte Bramafam di Bardonecchia, un luogo dove si conserva la memoria della storia militare del Regno d’Italia vista attraverso quegli uomini che quella storia hanno creato e vissuto. Non solo grandi artiglierie – il Forte è sezione staccata del Museo Nazionale di Artiglieria di Torino – ma uniformi, armi, oggetti e manufatti della vita personale di generazioni di ufficiali e soldati, con fedeli ricostruzioni ambientali lungo tutto il percorso di visita.

     

     

    Oggi attraverso 39 sale espositive, una serie di attente ricostruzioni ambientali, completate da 180 manichini che indossano uniformi originali, 74 artiglierie di diverse epoche e oltre 2000 reperti storici, raccontano la storia militare d’Italia dal 1890 al 1945.

    In questi anni il Museo ha superato abbondantemente i 100.000 visitatori complessivi – molti dei quali sono già ritornati anche più volte: il Forte è al vertice di gradimento e popolarità fra i Musei europei di Storia Militare, tanto che forse è più conosciuto in Europa che in “casa”.

    Con caparbietà non demordiamo dall’iniziativa, anche quest’anno i volontari saranno al lavoro per tutta l’estate per ridare vita al Bramafam, con le seguenti aperture:

    • Giugno tutte le domeniche
    • Luglio tutti i sabati e domeniche
    • Agosto tutto il mese dal 1° al 31
    • Settembre e ottobre tutte le domeniche
    • Novembre domenica 3

     Per il mese di agosto si sta ipotizzando di realizzare nei giorni festivi visite guidate e aperture in notturna con visita guidata, tutto con prenotazione

    Orario di visita: dalle 10, 00 alle 18,30.  Ultimo ingresso ore 17,00

    Tempo medio di visita 2-3 ore

    Infoline: tel. +39 3336020192 – +39 3473122958

    07Tariffe: intero € 9,00, ridotto € 7,00 scuole € 5,00 / Ingresso compreso con Tessera Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta

     

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  • MERITIAMO PIU’ DEL LINGOTTO

    5 giugno 2025 • COSE NOSTRE • 77

    CODESALONE

    Archiviata l’ennesima edizione dei record del Salone del Libro, vogliamo tornare su un argomento spinoso, per Torino e per il nostro Piemonte: il Centro Congressi del Lingotto di Torino.

    Se vogliamo essere – come spesso diciamo, riempendoci la bocca – una regione a vocazione turistica, attrattiva per le sue bellezze naturalistiche, per i suoi vini, per il suo cibo, dobbiamo attrezzarci di un Centro Congressi e Fiere, degno di tal nome. Diciamolo ancora una volta a chiare lettere: il Lingotto non è adeguato.

    Lo ha dimostrato, ancora e appunto, in occasione del Salone del Libro.

    Il Lingotto non è accogliente; è sporco; è troppo rumoroso (il disturbo acustico da uno stand all’altro è insopportabile); è dotato di servizi inadeguati (pochi bagni, spesso sudici e con code chilometriche); i parcheggi hanno raggiunto prezzi astronomici; occorre stipulare un mutuo per mangiare un panino scongelato e preriscaldato… Ci fermiamo qui e non continuiamo il nostro cahier de doleance, per pietà di parte. Ma ne avremmo ancora da dire.

    In questi anni ci è capitato di andare a fiere, esposizioni, saloni a Milano, a Bologna, a Parma. Quelle città hanno Centri Congressuali all’altezza di una vocazione europea di un territorio. Il Lingotto di Torino, no.

    Pare se ne siano accorte anche le autorità cittadine e regionali, che hanno dato una sorta di ultimatum al Lingotto. Occorre, però, agire al più presto. Sono stati 340mila i viaggiatori stranieri giunti in Italia, lo scorso anno, per partecipare a congressi (aumentati del +22,7%), mentre quelli arrivati per visitare fiere sono stati 500 mila, registrando una crescita del 18,3% rispetto al 2023.

    Si valutino altre location, si facciano avanti altre città piemontesi. Il Lingotto non deve essere l’unica sede per fiere e congressi. Si è dimostrato inadeguato. Torino e il Piemonte meritano di più, e di meglio.

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  • GALUP, CHE COLAZIONE

    31 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 76

    Colazione Galup

    La colazione è di sicuro il momento più intimo e condiviso, ricco di promesse per il nuovo giorno e Galup è un fedele compagno per un inizio pieno di energia e di bontà e propone nuove idee per un goloso inizio di giornata: le nuove Cuor di Fette ai Cereali Antichi sono croccanti fette biscottate, lavorate con pregiate varietà di cereali antichi e semi, che regalano il sapore autentico e genuino dei dolci fatti bene. Sono quindi l’immancabile complemento per una colazione equilibrata e ad alto contenuto di fibre, ma sono anche perfette come snack in ogni momento della giornata, le Cuor di Fette stupiscono per la loro eccezionale leggerezza, frutto di una lunga lavorazione e della lievitazione lenta.

    Per accompagnare le Cuor di Fette,  Galup propone le sue confetture extra di frutta, da sempre le regine della tavola della colazione, sono ottime per una merenda sana e golosa, ma anche per completare crostate o dolcetti fatti in casa. Le confetture Extra di Galup sono sfiziose e creative e riprendono gli ingredienti must dei lievitati Galup. Ecco allora che, nello stesso vasetto, i fichi si accompagnano alle mandorle, le pere ai limoni, le pesche al cacao e agli amaretti. Impossibile resistere e non assaggiarle anche come un dolce al cucchiaio. Non contengono pectina e alla frutta, presente in alta percentuale ( 120g di frutta per 100g di prodotto), viene aggiunto solo zucchero di canna.

    E per rendere il momento della colazione ancora più unico e prezioso, Galup propone – in esclusiva sullo e-commerce e nei negozi monomarca di Torino e Pinerolo – una tazza e un piattino in ceramica realizzati in esclusiva da Besio 1842 – vera eccellenza artigiana specializzata nella lavorazione della storica ceramica di Mondovì. Le delicate decorazioni dei piatti e delle tazze, fatte a mano con stampi in spugna, tipiche della ceramica monregalese, unite al moto aziendale “A le propi galup” e al marchio, capeggiante sulle tazze, renderanno la tavola unica, accogliente e gioiosa. Le tazze e i piatti da colazione Besio, personalizzati Galup, sono irresistibili, raffinati e sfiziosi, per la loro accurata lavorazione, sono destinati a diventare un must da utilizzare ogni giorno, ma saranno un inevitabile richiamo anche per i collezionisti.

    E ad ampliare la Linea dei Piaceri Quotidiani di Galup, non solo fette biscottate e confetture, ma anche due nuove referenze, al limone e al cocco, che vanno invece ad aggiungersi ai tradizionali Biscotti Galup al mais, alla cannella, al cacao e alla nocciola, per offrire una gamma completa e moltiplicare le occasioni per concedersi un momento goloso. Freschi ed eleganti, i nuovi Biscotti al limone Galup sono l’accompagnamento ideale per un tè caldo in qualsiasi momento della giornata. Un piacere che merita di essere gustato con calma. I Biscotti al cocco Galup sono invece caratterizzati da delicate note esotiche, che diventano più intense dopo la cottura, il cocco si sposa bene all’impasto friabile di questa nuova ricetta Galup. È un piacere capace di portare un po’ d’estate e tanta energia in ogni stagione dell’anno.

    Le novità Galup fanno parte dei prodotti continuativi e sono acquistabili tutto l’anno sul sito www.galup.it, nello storico punto vendita di Pinerolo, in quello di Torino in via Andrea Doria, 7 e nei migliori negozi d’Italia.

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  • SCAFFALE: “GEMMA E LE ALTRE” DI RITA PAVONE

    30 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 92

    pavone

    Credo siamo tutti a conoscenza di film tratti da romanzi, e – rare volte – anche di romanzi scritti sulla scia di film di successo. Non ci era mai capitato di imbatterci in un libro scritto sulla base di un disco.

    Ed ecco che a spiazzarci, o ad aprire una nuova strada, arriva Rita Pavone. Proprio lei, la famosa cantante torinese della “Pappa al pomodoro”, di Gianburrasca e di tanti altri personaggi o brani di successo. “Gemma e le altre” è il suo scritto d’ esordio e deriva da un disco uscito 36 anni fa. Un concept album – come dicono gli esperti – cioè una serie di brani musicali con un unico filo conduttore: donne ferme e donne che camminano. Dieci brani musicali scritti per narrare tutto l’ universo femminile, affreschi di donne vere, con età diverse, con amori e tradimenti, gioie e dolori.

    Poi, un giorno, recentemente, Elisabetta Sgarbi – editrice della Nave di Teseo – propone a Rita di trasformare quelle canzoni in racconti. Nasce così il libro della Pavone, artista eclettica che esordiva nel mondo dello spettacolo giovanissima, appena diciassettenne, e ora, a 80 anni, fa il suo ingresso nel mondo della narrativa.

    130 pagine, una decina di ritratti femminili di donne vere, autentiche, incontrate da Rita Pavone che, prima le ha fatte diventare le protagoniste di canzoni, ed oggi di racconti. Il disco fu pubblicato nel 1989, non godette di una grande promozione e quindi – pur ottenendo buone critiche – non ebbe successo di pubblico. “Ma il tempo è galantuomo – scrive la Pavone – e oggi d’ improvviso quell’ album riemerge per suo conto e con inaspettata forza”. E le donne di quell’ album riemergono, prepotentemente, fra le pagine di questo libro.

    RITA PAVONE

    GEMMA E LE ALTRE

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  • PERCHE’ VOTARE AL REFERENDUM

    29 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 135

    ELEZIONI

     

    Io amo la nostra Costituzione Italiana. E la rispetto in tutti i suoi dettami.

    Proprio per questo andrò a votare per i 5 referendum dell’8 e 9 giugno. Non dico cosa voterò, ma annuncio – già fin da ora – che mi recherò alle urne. Comprendo anche le ragioni di quelli che hanno deciso (o decideranno) di non votare per non far raggiungere il quorum. È anche quella una scelta, ma non la condivido. Per niente.

    Il referendum è un passaggio fondamentale della nostra democrazia. La prima cosa da sottolineare è la diversità che c’è tra un referendum e un’elezione politica ‘normale’, dove chi va a votare delega qualcun altro a rappresentarlo, mentre col referendum non delego proprio nessuno: sono io che decido. Il referendum, infatti, è una delle forme di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica previste dalla nostra Costituzione.

    La Repubblica Italiana è nata proprio da un referendum. E con il referendum sono state fatte scelte fondamentali della nostra vita sociale: dal divorzio all’aborto alla scala mobile, solo per fare alcuni esempi.

    Votare è un diritto conquistato con lotte decennali (avete visto il meraviglioso film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi?), per questo ogni volta che posso esprimere il mio consenso (o dissenso) lo faccio recandomi ai seggi. Per me il non-voto è un’occasione persa di democrazia. Va benissimo anche la scheda bianca, anche quella è una scelta. Ma quando leggo che per l’ elezione del sindaco della mia città – cioè del mio primo rappresentante – non si è raggiunto il 40 per cento degli aventi diritto, mi si stringe il cuore.

    Se non si raggiungerà il quorum e salteranno questi 5 referendum non avranno vinto i sì o i no, avrà vinto il menefreghismo.

    Avrà vinto il mare o la montagna, rispetto all’impegno personale.

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  • Asparagi, un gioiello piemontese

    24 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 12771

    asparagi

    Quando sulle bancarelle del mercato e sulle nostre tavole compaiono gli asparagi una cosa è certa, la Primavera è arrivata. Verdi, viola o bianchi, sono l’ortaggio che, più di ogni altro, indica l’inizio della bella stagione. Originario dell’Asia, probabilmente della Mesopotamia, l’asparago è noto e consumato fin dai tempi antichi. Il suo nome deriva dal persiano sperga che significa germoglio, tradotto poi dai greci in asparagos “pieno di linfa”.

    Tracce e testimonianze di questa pianta sono state ritrovate tra i reperti egizi e, proprio attraverso gli Egizi, si sarebbe diffusa in tutto il Mediterraneo. Gli asparagi trovarono una prima applicazione per uso terapeutico, sono infatti note le sue qualità diuretiche, ma presto divennero un piatto apprezzato. Già 200 anni a.c. erano pietanza gradita sulle ricche tavole dei Romani. Gli imperatori ne erano così ghiotti che fecero addirittura costruire delle navi dedicate al loro trasporto, le “Asparagus”.

    La presenza dell’asparago in Italia è così antica che per molti secoli si è pensato fosse un prodotto originario della nostra terra e solo le ricerche storiche ne certificarono l’importazione. Gli asparagi, per moltissimo tempo, sono stati considerati un cibo afrodisiaco, sia per la loro forma e consistenza, sia per la capacità del turione (germoglio) di crescere di circa 25 cm in un paio di giorni. Alle donne frigide era consigliato ingoiare, come fosse una pillola, la punta degli asparagi avvolta in un petalo di rosa, mentre per l’impotenza si auspicava il consumo degli asparagi più grossi. Questa tradizione vige ancor oggi in Veneto, nei pranzi di nozze vengono sovente serviti gli asparagi come alimento propiziatorio alla fecondità e al benessere degli sposi.

    Gli asparagi erano però un alimento di lusso, riservato alle famiglie benestanti e alle Corti. Solo nel 1700 fece la sua comparsa una nuova qualità di asparago nei giardini olandesi, belgi e francesi. I coltivatori si dedicarono ben presto all’asparago olandese che presto si diffuse anche in Italia. La coltivazione degli asparagi è cambiata con gli anni e si sono diversificate anche le qualità, le regioni maggiori produttrici questo gustoso ortaggio sono il Veneto, famoso per l’asparago bianco, il Piemonte, la Liguria, famosa per il violetto d’Albenga, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania.

    In Piemonte l’asparago è verde, squisito nei risotti o bollito e saltato in padella rappresenta un’ottima fonte di guadagno per gli agricoltori. E’ diffuso in tutta la regione e si stima che 380 ettari siano dedicati a questa coltivazione. La maggior parte del raccolto arriva dal Cuneese, seguito da Vercelli, Alessandria, Torino, Asti e Biella. Ma anche nelle zone dove è minore la produzione, la qualità è elevata, come l’asparago saraceno di Vinchio nell’Astigiano, o quelli di Valmacca nell’Alessandrino.

    Particolarmente rinomati sono gli asparagi di Poirino e Santena, in provincia di Torino, che quest’anno, in occasione della 82° Fiera Regionale di Santena , (aprirà i battenti l’8 maggio), si distingueranno con un bollino di qualità ben impresso sulle confezioni. Il bollino serve per distinguere e valorizzare il prodotto che è simbolo della città.

    Gli asparagi sono ottimi nei risotti, negli involtini o ridotti in crema per esaltare il sapore della trota, ma il modo migliore per apprezzarli è farli saltare velocemente in padella, dopo averli sbollentati, con burro e una spolverata di parmigiano, meglio se accompagnati con l’uovo. Per conservare gli asparagi è conveniente pulirli e riporli in frigorifero avvolti in un canovaccio umido, oppure tenerli in una pentola alta con l’acqua, come un mazzo di fiori, ma non più di 24 ore.

    Ricetta Cestini di asparagi con mimosa d’uovo sodo

    Questa ricetta rappresenta un’elaborazione raffinata del classico asparago in padella, la composizione diversa degli ingredienti vi garantirà un effetto sorpresa sui vostri commensali.

    Ingredienti per 2 persone: 1 mazzo di asparagi freschissimi, 150 grammi di parmigiano grattugiato, 2 uova sode, burro e sale quanto basta.

    Mondate con cura gli asparagi tagliando via la parte più dura, portate ad ebollizione abbondante acqua salata in una pentola capiente e mettete gli asparagi a cuocere per 5/7 minuti controllando di tanto in tanto con una forchetta ( il tempo è lo stesso per la cottura a vapore). Nel frattempo rassodate le uova. Quando gli asparagi saranno cotti, colateli con cura e lasciateli riposare. Mettete sul fuoco una piccola padella antiaderente e fatela scaldare a fiamma non troppo sostenuta, versate uno strato di parmigiano e fatelo fondere, girate la cialda che si sarà formata e fatela dorare su tutti e due i lati (dorare e non bruciare!). Ancora calda appoggiatela sul fondo di un bicchiere rovesciato o avvolgetela a cono. Tagliate quindi gli asparagi a tocchetti di circa 4 cm. versateli quindi nella padella con il burro fuso e fateli saltare aggiungendo ancora un pizzico di sale e abbondante parmigiano grattugiato, a cottura ultimata prelevateli dalla padella con una schiumarola per eliminare il burro in eccesso e sistemateli nei vostri cestini. Prendete le uova sode già sgusciate, tagliatele a tocchetti che andrete a inserire in uno schiaccia aglio, pigiate e versate a pioggia sugli asparagi la vostra mimosa d’uovo sodo.

    L’effetto è assicurato e Buon appetito!

    Patrizia Durante

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  • GIROVAGANDO: L’ OFFICINA DELLA SCRITTURA

    23 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2335

    aurora-officinadellascrittura

    Fin dalla preistoria l’ uomo ha sentito il bisogno di comunicare con graffiti e disegni, poi con varie forme scritte a partire dai Sumeri 3mila anni Avanti Cristo. Oggi con gli emoticon siamo quasi tornati alla comunicazione dei graffiti dei disegni.

    Alle porte di Torino, presso lo stabilimento Aurora in strada Abbadia di Stura, c’ è l’ Officina della Scrittura, un progetto museale che ci aiuta a percorrere la storia dell’ uomo attraverso il suo modo di scrivere, di comunicare con i suoi simili.

    Dai graffiti trovati nelle grotte preistoriche si passa ai primi strumenti di scrittura, a cominciare dal calamo. Poi lo stiletto, la penna d’ oca, le prime stilografiche fino alle moderne penne a sfera o biro.

    La penna stilografica è diventata oggetto di lusso, di prestigio: all’ Officina della Scrittura potete ammirare le 13 Regine, cioè 13 stilografiche che davvero hanno fatto la storia.

    Poi con il progresso e la tecnologia irrompono le macchine per scrivere, le tastiere dei personal computer e infine gli smart phone. Tutti strumenti per scrivere sempre più velocemente. Anche se l’ amore per la bella scrittura, per lo scrivere elegante sembra non passare mai di moda.

    Per questo la cara vecchia penna stilografica è sempre di moda. Alla Aurora di Torino lavorano 60 dipendenti che realizzano ogni anno circa 50mila molteplici strumenti per la scrittura, esportati in tutto il mondo.

    La visita all’ Officina della Scrittura ci anche una riflessione. Scrivere a mano – sia con penne che con biro – è come viaggiare10 alla velocità del pensiero, quindi ci è permesso di riflettere su quello che scriviamo. Molto più che i whatsup.

     

     

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  • SCARSITA’ DI VOCAZIONI INFERMIERISTICHE

    22 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 142

    Nurse,,Woman,And,Arms,Crossed,For,Cardiology,With,Stethoscope,In

    In Piemonte mancano seimila infermieri. Specialmente in vista dell’arrivo dell’estate (quindi periodi di ferie e necessità di coprire tutti i turni) la carenza di personale infermieristico rischia di compromettere l’intero sistema sanitario regionale. L’allarme arriva dai sindacati di categoria, ma sembra ormai un male endemico. Si fatica sempre più a trovare persone disposte a fare gli infermieri. Non si tratta solo di numeri, ma di un impatto diretto sulla qualità dell’assistenza ai pazienti e sulle condizioni di lavoro di chi opera in corsia. È una questione che riguarda la salute di tutti.

     Particolarmente critica è la situazione nella Città della Salute di Torino, il principale polo ospedaliero della Regione, dove mancano circa 200 infermieri destinati ai servizi di urgenza e copertura dei turni estivi.

    Al di là dell’emergenza immediata, bisognerebbe interrogarsi sui perché di questa carenza di “vocazioni infermieristiche”.

    Ricordo che, ancora una cinquantina di anni fa, l’infermiera era una figura professionale ambita quanto stimata. Oggi non è più così. Oltre ai sempre più frequenti episodi di violenze al personale sanitario che accadono nei nostri reparti di emergenza e in corsia, è proprio l’immagine dell’operatore sanitario che ha perso fascino e appeal. Ma bisogna anche parlare di retribuzioni: lo stipendio medio di un infermiere, in Italia, varia a seconda dell’esperienza, della regione e del settore (pubblico o privato). In generale, si aggira sui 1.922 euro lordi al mese, nel Sistema Sanitario Nazionale.

    Tradotto in soldoni significa circa 12 euro netti all’ora. Quasi come una collaboratrice domestica. Ma – con tutto il rispetto per le collaboratrici domestiche – queste ultime hanno a che fare con le pulizie degli arredi, mentre l’infermiera ha in mano la salute e il benessere delle persone. Diversità sostanziali che non si traducono in riconoscimenti di merito ed economici.

    Non è solo questione di stipendi, certamente. Ma se mancano le vocazioni, forse, anche questo è un motivo valido da tenere in conto.

     

     

     

     

     

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  • CONDIVIDERE, UN RISTORANTE E UN INVITO A STARE INSIEME

    17 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 1703

    condividere

    Aggiungi un posto a tavola cantava Johnny Dorelli nell’ omonimo musical. E lo chef  Federico Zanasi, bolognese trapiantato a Torino e cresciuto alla scuola di Ferran Adrià, ha  applicato alla lettera questa filosofia nel ristorante Condividere aperto tre anni fa a Torino e che ha già conquistato una Stella Michelin.

    Condividere si trova all’ interno della Nuvola Lavazza, il centro direzionale creato dall’ azienda torinese anche con l’ obiettivo di riqualificare il popoloso quartiere Aurora  del capoluogo piemontese.

    Condividere non è solo il nome del ristorante è il marchio che anima la location, la cucina, tutto quanto trovate all’ interno di questo suggestivo angolo della vecchia Torino. “Le ricette e le portate non sono uniche, ma comunitarie per l’ intera tavolata, bisogna mangiarle insieme, condividerle, appunto…” spiega lo chef. E anche la location è caratteristica, all’ insegna del divertimento: non per nulla è stata realizzata dal Premio Oscar Dante Ferretti.

    Scopo di Condividere, quindi, è quello di far passare una serata intera insieme, a tavola. Ma le sorprese non sono finite. Al momento del dessert e del dolce, ci si alza da tavola e si va in un’ altra saletta caratteristica. Divanetti, angoli per stare insieme e concludere la serata, sempre insieme. Si va a cena per mangiare bene (e le ricette sono da favola) ma anche per condividere qualche ora con amici e famigliari,  per ritrovare il gusto della convivialità.

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Cose nostre

  • CODESALONE

    5 giugno 2025 • 77

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LUOGHI E LIBRI

  • FORTE BRAMAFAM

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    23 maggio 2025 • 2335

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