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  • SCAFFALE: DEL SANTO E MARINARI CON LE LORO ARCHITETTURE MODERNE

    27 giugno 2025 • LUOGHI E LIBRI • 522

    architettura

    170 pagine, sette capitoli per identificare altrettante aree urbane e suburbane di Torino: dalla GAM al MAUTO, alla Nuvola Lavazza a Casa Aurora, dal Nuovo Regio al Palazzo del Lavoro, dalla Chiesa del Santo Volto alle Fonderie Limone…  una proposta di esplorazione fuori dai canoni per il visitatore che arriva a Torino, ma forse soprattutto per chi la abita, pensa di non conoscerla mai abbastanza e vuole scoprire i risvolti originali e profondi della sua essenza, quelli fuori dai percorsi classici, che fanno da ponte fra passato e futuro.

    88 opere architettoniche realizzate a Torino e dintorni fra il secondo Novecento e i nostri giorni, palazzi, fabbriche, musei residenze e monumenti da scoprire per comprendere l’anima innovativa e sempre in movimento della città.

    Elena Del Santo, giornalista e appassionata di architettura moderna, e Claudio Marinari, architetto con qualche sprazzo di eccentricità, hanno realizzato, pertanto, una guida per scoprire e per capire l’evoluzione della città e le sue trasformazioni storiche, economiche e sociali, dove le architetture scelte, oltre ad essere interessanti sia dal punto di vista estetico che culturale, rappresentano tappe fondamentali del cambiamento e della resilienza di una città che non si ferma mai e ne suggeriscono anche gli sviluppi futuri. Elena e Claudio sono sposati, con due figli, e da sempre viaggiano alla ricerca di architetture più audaci, talvolta nascoste, di città e regioni d’ Italia e anche d’ Europa.

    Una guida, quindi, di Torino scritta e analizzata con gli occhi di chi ha visitato e visto parecchio, in giro per il mondo.

    ELENA MARIA DEL SANTO – CLAUDIO MARINARI

    ARCHITETTURE MODERNE A TORINO

    NEO EDIZIONI

    20 euro

     

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  • IL PALLONE SI È SGONFIATO

    26 giugno 2025 • COSE NOSTRE • 467

    pallonesgonfio

    Il nostro calcio è finito. E’ morto.

    Ben prima della figuraccia con la Norvegia, dell’ esonero di Spalletti e di tutte le vicende degli ultimi giorni. Per decenni il calcio è stato la punta di diamante del nostro sport, oggi è dietro a tennis, atletica, nuoto, volley, scherma, pallanuoto, vela, sci: Federazioni che hanno lavorato meglio con allenatori che hanno insegnato la tecnica e la mentalità prima della tattica ai loro campioni del futuro.

    Eravamo tra i più forti del mondo, oggi siamo un caso da studiare.

     Stadi vecchi, inefficienti e quasi nessuno di proprietà; da anni le squadre di club non vincono nelle competizioni europee; dai tempi di Totti e Del Piero non sforniamo giocatori di classe e di livello; partite inguardabili, noiose, senza una giocata, un guizzo;  vivai calcistici valorizzati a parole, ma abbandonati nella realtà; società calcistiche professionistiche in mano a fondi stranieri con proprietà assai incerte… E potremmo continuare…

     Il nostro calcio lo gestiscono i procuratori: giocatori, direttori sportivi, dirigenti e presidenti sono in balia di questi faccendieri, che hanno per unico interesse, il guadagno, il danaro e – per ultimo, ma solo per ultimo – quel che accade sul rettangolo verde.

     Quando mio figlio cominciò a tirare i primi calci, tra i pulcini, soltanto uno su 30mila arrivava trai professionisti. Una decina di anni dopo, quando ha smesso, uno su 40mila. Oggi si va oltre a 50mila. Si preferisce comprarli all’estero: così si può fare del nero e i procuratori guadagnano di più. Risultato? In serie A il 70 per cento dei giocatori sono stranieri, In Bundesliga la quota si ferma al 49,7 per cento, in Francia 1 al 41,8 per cento del totale.

     Bisognerebbe correre ai ripari al più presto, ma forse è già troppo tardi. Finirà che i nostri ragazzi non vedranno una Nazionale Italiana partecipare ai Mondiali. E dire che nel 2006 e nell’ 82 li avevamo addirittura vinti.

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  • EMPORIO SABAUDO: LA VETRINA DEL PIEMONTE

    21 giugno 2025 • CINQUE SENSI • 577

    EMPORIOSABAUDO
     Al Mercato Centrale di Torino è approdato Emporio Sabaudo, il primo spazio fisico del blog Eat Piemonte di Dario Ujetto.

    Il progetto pionieristico rivoluziona l’esperienza di acquisto dei prodotti enogastronomici piemontesi, trasformandola in un autentico viaggio culturale e momento di inclusività sociale.

    L’iniziativa, sviluppata da un ecosistema di aziende del territorio in collaborazione con la società di consulenza Feelthebeat. (coordinatore editoriale di Eat Piemonte) e Affini (storico locale di San Salvario), rappresenta un progetto integrato di promozione turistica nato dalla collaborazione tra produttori locali e stakeholder piemontesi.

    “È da qualche anno che lavoro al progetto – afferma Dario Ujetto di Eat Piemonte – ma i tempi non erano ancora maturi. Questo è il momento giusto. Daremo vita a quel cambiamento che era già nell’aria, ma che ancora non si era manifestato. Lo faremo creando sinergie tra produttori, aziende, appassionati perchè il cibo non deve essere solo nutrimento per il corpo, ma anche strumento di divulgazione culturale e inclusività sociale”.

    Emporio Sabaudo non è solo uno spazio commerciale, ma una comunità di appassionati di Torino e del Piemonte che vivono il cibo come mezzo di diffusione culturale e inclusività.

    I gastronauti sabaudi, si definiscono così i promotori del progetto, sono fieri delle tradizioni piemontesi ma le concepiscono come strumenti per costruire ponti e dialoghi, prodotti per l’inclusività sociale e culturale.

    Il concept si basa su cinque pilastri fondamentali: l’ecosistema di aziende del territorio (oltre 24 le imprese aderenti al progetto), la creazione di una comunità di appassionati, la diffusione del brand Piemonte attraverso l’enogastronomia, l’approccio radical piemontese che trasforma le tradizioni in strumenti di dialogo sociale e infine la filosofia della condivisione come modo di vivere il cibo piemontese.

    Emporio Sabaudo non è un semplice negozio e cocktail bar, ma un hub culturale che combina vendita al dettaglio, area degustazione e spazio digitale. Grazie alla collaborazione con Affini, storico locale di San Salvario da oltre 17 anni al centro della scena torinese, il progetto ha trovato casa al Mercato Centrale di Torino.

    La proposta di valore si articola su quattro fronti: offrire ai turisti un’esperienza autentica che va oltre il souvenir tradizionale, creare per i torinesi un punto di riferimento per riscoprire le eccellenze territoriali, garantire ai produttori una vetrina diretta su Torino e promuovere l’identità enogastronomica piemontese come patrimonio culturale e strumento di inclusività sociale.

    Lo spazio sarà organizzato in tre aree interconnesse: una sezione retail con prodotti organizzati per territorio e tradizione, un’area degustazione con tavolo comunitario per assaggi guidati e incontri tra produttori e clienti e un calendario di incontri culturali con eventi tematici, vernissage e creazione di contenuti social.

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  • GIROVAGANDO: IL PIAN DELLA MUSSA DECIMO LUOGO DEL CUORE

    20 giugno 2025 • LUOGHI E LIBRI • 3030

    piandellamussa

    Il Piemonte ha un cuore che batte forte tra le montagne. Lo dimostrano i 6.807 voti che hanno spinto il Pian della Mussa, nel comune di Balme, al decimo posto tra i luoghi più votati della regione nell’ambito del 12° Censimento nazionale FAI “I Luoghi del Cuore. Un risultato significativo per un territorio d’alta quota, che racconta molto più di un semplice paesaggio alpino. Il Pian della Mussa è un altopiano glaciale a oltre 1.800 metri, lungo due chilometri, incastonato tra le cime maestose delle Valli di Lanzo, ai piedi delle Alpi Graie. È qui che nasce la Stura di Lanzo, tra pascoli che hanno ospitato greggi fin dai tempi dei Romani e sentieri che hanno visto passare partigiani durante la Resistenza. Un luogo che parla di natura, memoria e identità.

    La località si trova  a 1850 m al termine della val d’Ala nelle valli di Lanzo. Si tratta di un vasto pianoro lungo più di 2 km formatosi dallo riempimento di un lago glaciale. Situato in provincia di Torino, nel comune di Balme, vi nasce il fiume Stura di Lanzo, affluente di sinistra del Po. Dal Pian della Mussa inizia l’acquedotto omonimo che, almeno in tempi passati, era il maggior acquedotto a servizio della città di Torino. o 1922. L’acqua proveniente dalle sorgenti del Pian della Mussa ha fatto parte dal 2008 delle forniture della Stazione Spaziale Internazionale.

    Al fondo del pianoro si trova inoltre il Rifugio Città di Cirié ed altre case di colonie estive, oltre a numerosi ristoranti nei quali si possono gustare i prodotti tipici delle valli. Scendendo dal colle dell’Arnas, che collega la parte francese della Savoia a quella italiana, passò la Santa Sindone nel 1535 e il pianoro fu frequentato fin dai tempi remoti per lo sfruttamento estivo dei pascoli circostanti, utili alla produzione del formaggio toma di Balme. Fu zona di scambi commerciali e contrabbando mentre durante l’ultimo conflitto divenne il collegamento per il transito dei perseguitati politici e razziali. Durante la Resistenza il pianoro fu rifugio di formazioni partigiane e teatro, a più riprese, di scontri con i fascisti della Repubblica Sociale e con i tedeschi, episodi che porteranno alla distruzione del Rifugio Bartolomeo Gastaldi.

    Il Pian della Mussa èil punto di partenza per le ascensioni alle vette Uia di Ciamarella (3676 m) e Uia di Bessanese (3604 m) nonché per numerosissime altre escursioni. Durante l’inverno viene regolarmente mantenuta una pista per lo sci di fondo e per indimenticabili ciaspolate che si concludono sempre con una bella polenta nel rifugio.

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  • DAVVERO VOGLIAMO DIVENTARE UNA REGIONE TURISTICA

    19 giugno 2025 • COSE NOSTRE • 581

    Verona Folla di turisti in centro tra shopping e monumenti      foto Sartori  - Folla di turisti in centro tra shopping e monumenti - fotografo: Sartori

    Ho avuto la  fortuna (o jella?) di essere a Roma nel week end del 2 giugno: Festa della Repubblica, parata militare con Frecce Tricolori, tappa conclusiva del Giro d’Italia, Giubileo della famiglia, dei nonni e dei bimbi, prima Celebrazione Eucaristica pubblica di Papa Leone, mostra Caravaggio… e l’elenco delle manifestazioni e delle attrattive turistiche potrebbe continuare.

    Secondo alcuni calcoli dell’assessorato romano al turismo in quei giorni sono giunti nella Capitale qualcosa come 700mila persone. Immaginate: una città, più o meno come Torino, che si è riversata su Roma.

    Proprio in quei giorni mi sono domandato, più volte, ma davvero Torino e il Piemonte vogliono diventare una regione turistica? “Guarda che qui è sempre così, forse senza questi numeri record, ma per il resto dell’anno il panorama è assai simile” ha spiegato, sconsolato, mio zio.  Strade chiuse, traffico deviato, code chilometriche, metro impraticabile, bar e ristoranti inavvicinabili, prezzi alle stelle, sporcizia ovunque, marciapiedi intasati all’inverosimile, borseggiatori che impazzano…. l’elenco dei disagi (o dei disastri) potrebbe continuare.

    Certo che questo oceano di turisti lascia a Roma milioni e milioni di euro. Ma a che prezzo.

    Auspico una seria riflessione e un’opportuna programmazione: sono indispensabili se davvero Torino e il Piemonte vogliono aumentare gli arrivi, le presenze e la permanenza dei turisti. Il fenomeno dell’overturism è dietro l’angolo e – ve lo assicuro – non è piacevole.

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  • GRAPPA CASTELLI, DA PIU’ DI 50 ANNI GENUINA DI FAMIGLIA

    14 giugno 2025 • CINQUE SENSI • 11995

    grappa

    Per il settimo anni consecutivo la Grappa Nebbiolina Castelli è stata premiata anche quest’anno da Bibenda con i 5 grappoli. Ma non solo: in questo 2022 anche la Branda 43 (numero che indica la gradazione alcolica) ha ricevuto il riconoscimento Bibenda.

    Stiamo parlando non di una grande distilleria, di quelle con il nome altisonante e che smercia milioni di bottiglie, ma questo garantisce che la produzione è davvero genuina, di famiglia. Parliamo dell’Antica Distilleria Castelli di Cortemilia (Cuneo).

    Oggi l’azienda produce circa 20mila bottiglie l’ anno e riesce a commercializzare direttamente le proprie etichette con grande soddisfazione: basta assaggiare le varie qualità della Grappa Castelli per scoprire un prodotto che sin dal primo naso offre qualcosa di speciale e prettamente artigianale.

    Il titolare Sergio con la moglie Luigina e i figli seguono tutte le fasi della produzione, dall’ approvvigionamento delle vinacce, alla distillazione, all’ imbottigliamento fino alla consegna. La società nasce nel 1963. Giuseppe, il padre, compra la vecchia Distilleria Eugenio Levi, ma solo nel 1967 la rimette in funzione rinnovando le attrezzature già esistenti con un impianto nuovo.  Il metodo rimane, anche oggi, artigianale, sempre alla ricerca delle migliori partite di vinaccia andando sia nelle Langhe che nell’entroterra ligure.

     Quindi a Cortemilia, da PIU’ DI 50 anni, nasce la Grappa Castelli, una squisitezza da gustare goccia a goccia. Un tempo veniva chiamata Grappa Saturno, dal nome del nonno paterno.

    Le grappe sono di moscato, dolcetto, arneis, nebbiolo. Arneis e nebbiolo sono un po’ più secche, le altre due un po’ più morbide, ma lasciano sempre gola e palato puliti, senza sentori di aspro. Assaggiandole ci si rende conto di quante sfumature si possano ottenere e quanto incida la scelta delle vinacce.  E’ come il minestrone fatto in casa, con le verdure coltivate e raccolte nel proprio orto e cotto magari ancora sulla stufa a legna.

    Anche l’ etichetta ha un suo perché. E’ fatta a mano, a conferma dell’  attenzione maniacale per i particolari e conferma come il prodotto sia proprio di origine famigliare.

    Grappa Castelli.

    Corso L. Einaudi, 55 12074 Cortemilia (Cn) Tel/Fax 0173 81093

     

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  • SCAFFALE: MELLA E I FALO’ PROIBITI

    13 giugno 2025 • LUOGHI E LIBRI • 654

    ALESSANDROMELLA

    Dopo i molti saggi storici l’autore torinese  Alessandro Mella torna in libreria con un volume assolutamente nuovo ed inatteso. Un’antologia di narrativa in cui lo scrittore ha raccolto, per l’editore Baima Ronchetti di Castellamonte, le tante storie scritte in questi ultimi anni. Vicende che parlano del passato, delle nostre montagne, della vita, delle difficoltà, dei sogni di persone quasi vere. Un viaggio pieno di luoghi, stagioni e frammenti di vita. In quarta di copertina, infatti, leggiamo: “Siamo abituati a leggere questo autore nei suoi saggi storici. Libri che parlano di persone, fatti, memorie e tanto altro ancora. Ma Storia, non storie. Eppure c’è, in Alessandro, anche un’altra forma di creatività che sfugge al rigore scientifico della storiografia e prende, invece, i sentieri della fantasia. Con i suoi racconti brevi, infatti, il nostro esplora mondi perduti, immagina figure non vere ma verosimili, cerca e racconta la natura umana con sentimento ed emozioni. È un Alessandro inedito quello che, attraverso la partecipazione a tanti premi letterari, si racconta inventando favole vere per provare a sognare in un mondo che non sogna quasi più”.

    Un libro per sognare, appunto, una parentesi lasciata aperta per il futuro, per un autore abituato a passare dalla saggistica alla narrativa (cui tornerà già in autunno) e viceversa. Una penna che ha voluto offrici, in quest’occasione, spunti di riflessioni nati sulle ali di una fantasia incredibilmente vicina al vero.

    Alessandro Mella

    I falò proibiti

    edizioni Baima Ronchetti

    16 euro

     

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  • COSA FARANNO I NOSTRI FIGLI DA GRANDI?

    12 giugno 2025 • COSE NOSTRE • 425

    lavoromanuale

    Una piccola impresa su due, in Piemonte, vorrebbe procedere, nei prossimi sei mesi, a nuove assunzioni. Questa volontà, però, si scontra con una difficoltà sempre più marcata: la mancanza di figure professionali adeguate. Lo afferma una ricerca effettuata nel mondo dell’artigianato piemontese. Il 50,8% delle imprese intervistate intenderebbe far entrare nuovo personale, soprattutto giovane, in azienda.

    Lo hanno dichiarato apertamente.

    Edilizia, manifattura e servizi sono i settori che hanno la maggior domanda di lavoro. Il 57,5% delle imprese del comparto costruzioni, specialmente nei lavori edili e negli impianti, è alla ricerca di manodopera. Figure come installatori termoidraulici, elettricisti, muratori e capi cantiere, sono tra le più richieste. Per la manifattura sono la meccanica e la moda a fare da traino, due storici pilastri della manifattura piemontese. Nei servizi, infine, servono cuochi, camerieri, autisti, meccatronici e acconciatori.

    Mancano, quindi, candidati con competenze adeguate. In Piemonte una piccola impresa su tre non ha trovato alcun candidato idoneo. E non è questione (solo) di salario: difficili da trovare figure professionali anche con stipendi superiori alla media nazionale.

    Sempre secondo la Confederazione Nazionale dell’ Artigianato, le agenzie e i centri per l’impiego non stanno dando i risultati che ci si attendeva. Le assunzioni passano – perlopiù e ancora – attraverso il passaparola.

    Famiglie e mondo della scuola debbono riflettere bene su questi dati della ricerca. O forse vogliamo che tutti i nostri figli, da grandi, facciano gli influencer o i blogger?

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  • IL CAMINETTO, RISTORANTE NEL CUORE DI OROPA

    7 giugno 2025 • CINQUE SENSI • 2597

    OROPA

    Un ristorante di gran classe e una cucina raffinata all’ interno del complesso abbaziale del santuario di Oropa nel cuore delle Alpi Biellesi, in Piemonte… Sembrerebbe un azzardo, quasi un affronto…

    E invece c’è una logica, c’ è un perché. E ce lo racconta la storia. Il santuario della Madonna Nera si trova abbracciato dalle montagne a mille metri di altitudine, isolato da qualsiasi centro abitato. Eppure fin dal 1600 è stato meta di un pellegrinaggio religioso continuo e incessante. Per questo già nella metà del 1800 i sacerdoti del santuario di Oropa concessero una licenza per la vendita di Sali e tabacchi e per un laboratorio di calzoleria. Era d’ uso però che, sia i tabaccai sia i calzolai, servissero ai pellegrini anche un piatto di minestra o molto più probabilmente della polenta con un pezzo di formaggio.

    Poi nel 1913 l’ amministrazione del santuario di Oropa finalmente concede il permesso per  somministrare vivande ai fedeli che a piedi giungevano al santuario per pregare la Madonna nera.

    Da allora attorno al santuario sono sorti alcuni locali e fra questi il ristorante Il Caminetto dei coniugi Silvana e Pierangelo Martinazzo che – in una location assai curata e riservata – presentano un menù molto ricercato,  assolutamente a km zero con ambizioni da Guida Michelin. Si va dai Capunet, foglie di verza ripiene di carne, alle carni di selvaggina, dal Frit del Marghè (piatto povero dei margari quando salivano in alpeggio) all’ immancabile polenta concia, preparata con farina di mais del posto e formaggi biellesi. Veramente super il bunet.

    Tutto innaffiato da vini biellesi, a cominciare dal Pelaverga e dal Gattinara.

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  • GIROVAGANDO: IL BRAMAFAM DI BARDONECCHIA

    6 giugno 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2321

    FORTE BRAMAFAM

    E’ ai nastri di partenza la stagione di apertura al pubblico del Museo Forte Bramafam di Bardonecchia, un luogo dove si conserva la memoria della storia militare del Regno d’Italia, vista attraverso quegli uomini che questa storia hanno creato e vissuto. Oltre 2000 oggetti: uniformi, artiglierie, armi e materiali della vita quotidiana dei soldati del Regio Esercito, inseriti in fedeli ricostruzioni ambientali, accompagnano il visitatore dentro la storia. Ricordiamo anche che il forte è sezione staccata del Museo Nazionale di Artiglieria di Torino.

    Il prossimo anno saranno 30 anni che siamo al Bramafam racconta Pier Giorgio Corino, direttore del Museo e anima dell’iniziativa, siamo riusciti a salvarlo dalla distruzione, trasformarlo in un museo. Quasi da non crederci. Le sensazioni che ci colgono percorrendo le sale sono il ricordo di com’erano quegli ambienti nel 1995. Quasi dubitiamo che siamo riusciti fare tutto questo. Se ci fossimo limitati al solo restauro delle strutture forse sarebbe stato tutto più semplice, ma l’idea che ci ha travolto e che ha preso sempre più corpo, è stata quella di trasformare il forte in un museo vivo, dove porre al centro della narrazione il “bene” storico, per conservare e tramandare la memoria, esponendo i materiali in modo tale che gli oggetti coinvolgano il visitatore e che siano gli stessi oggetti a raccontare la loro storia.

    Alla fine della visita i turisti spesso vengono a ringraziare per quello che abbiamo fatto, si stupiscono che non siamo conosciuti e del disinteresse che circonda la nostra iniziativa. Alcuni insinuano il dubbio che diamo fastidio per quello che abbiamo fatto, specie quando vengono a sapere che siamo un’associazione di volontariato che paga un affitto allo Stato per restaurare un bene dello Stato.

    Museo Forte Bramafam di Bardonecchia, un luogo dove si conserva la memoria della storia militare del Regno d’Italia vista attraverso quegli uomini che quella storia hanno creato e vissuto. Non solo grandi artiglierie – il Forte è sezione staccata del Museo Nazionale di Artiglieria di Torino – ma uniformi, armi, oggetti e manufatti della vita personale di generazioni di ufficiali e soldati, con fedeli ricostruzioni ambientali lungo tutto il percorso di visita.

     

     

    Oggi attraverso 39 sale espositive, una serie di attente ricostruzioni ambientali, completate da 180 manichini che indossano uniformi originali, 74 artiglierie di diverse epoche e oltre 2000 reperti storici, raccontano la storia militare d’Italia dal 1890 al 1945.

    In questi anni il Museo ha superato abbondantemente i 100.000 visitatori complessivi – molti dei quali sono già ritornati anche più volte: il Forte è al vertice di gradimento e popolarità fra i Musei europei di Storia Militare, tanto che forse è più conosciuto in Europa che in “casa”.

    Con caparbietà non demordiamo dall’iniziativa, anche quest’anno i volontari saranno al lavoro per tutta l’estate per ridare vita al Bramafam, con le seguenti aperture:

    • Giugno tutte le domeniche
    • Luglio tutti i sabati e domeniche
    • Agosto tutto il mese dal 1° al 31
    • Settembre e ottobre tutte le domeniche
    • Novembre domenica 3

     Per il mese di agosto si sta ipotizzando di realizzare nei giorni festivi visite guidate e aperture in notturna con visita guidata, tutto con prenotazione

    Orario di visita: dalle 10, 00 alle 18,30.  Ultimo ingresso ore 17,00

    Tempo medio di visita 2-3 ore

    Infoline: tel. +39 3336020192 – +39 3473122958

    07Tariffe: intero € 9,00, ridotto € 7,00 scuole € 5,00 / Ingresso compreso con Tessera Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta

     

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