Come da tradizione, proprio in questi giorni, parte sulle Alpi la stagione sciistica. Ma quest’anno, almeno per il Piemonte, c’è una grossa novità. Siamo la regione regina. Regina de che? Dei rincari.
Mediamente, nella nostra regione, gli aumenti di giornalieri, sky pass annuali, tessere di vario tipo è dell’ 8,36 %. Facendo due conti, l’aumento si traduce in una stangata che sfiora il 30% in quattro stagioni – che poi sono tre anni –, come ha denunciato Assoutenti. Con punte addirittura vicine al 40% come nella Vialattea, dove il giornaliero adulto, in alta stagione, è passato via via dai 41 euro del 2021/22 fino ai 56 euro di quest’anno.
Siamo distanti dagli 83 euro di skipass – tanto costa il giornaliero in alta stagione nel carosello delle Dolomiti Superski – e anche dai 79 euro che si devono sborsare per sciare a Campiglio, oppure i 77 euro sulle piste di Cortina o in Val Gardena. Ma in quelle stazioni sciistiche ormai sette sciatori su dieci non parlano l’italiano.
Certo anche in Piemonte ci sono località dove sciare costa meno: per un giornaliero si sborsano 38 euro a Domobianca, 46 a Limone, 24 a San Giacomo di Roburent, 18 a Usseglio.
Ovunque ci sono sconti – spesso anche consistenti – per gli stagionali e per gli acquisti delle tessere on-line. Ma visti i cambiamenti climatici sempre più repentini, e l’ormai cronica scarsità di precipitazioni nevose, chi può impegnare centinaia di euro in anticipo?
In generale, per via degli alti costi che comporta (si aggiungano i pasti, i trasporti, le attrezzature) lo sci si sta orientando sempre più verso una clientela internazionale e che può spendere parecchio. Nel lungo periodo sarà uno sport d’élite, appannaggio solo di chi se lo potrà permettere, e questo aumenterà la marginalità degli operatori turistici e del settore. Meno sciatori significa anche meno clienti per bar, ristoranti, hotel.
Con questi chiari di luna occorre ripensare complessivamente l’offerta turistica invernale della montagna? Il dibattito è aperto
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