Un viaggio affettuoso di un piatto povero diventato ricco. Così recita il sottotitolo del bel volume di Luciano Bertello, storico autore di un centinaio di saggi sulla sua terra, la Langa e il Roero. Come detto, oggi è un piatto ricco, presente in tutti i menù dei pregiati ristoranti del Piemonte così come delle osterie. Ricco perché se le nonne contadine usavano al massimo due-tre uova, oggi si impastano con decine e decine di tuorli.
Era il piatto dell’ ultimo momento. Se arrivava un ospite all’ improvviso, qualche uovo nella madia c’ era sempre, un po’ di farina e acqua e i tajarin erano pronti. Un piatto povero perchè anche il ragù era fatto con le frattaglie delle galline. Saggezze contadine come quella di quel proverbio di Langa che recitava: una ragazza non è da maritare se non sa fare i tajarin con il matterello… Oggi è diventato il piatto del passaggio dalla civiltà contadina a quella post-industriale, dalla miseria della Malora ai successi dei vini e dei tartufi.
In 175 pagine Luciano Bertello ci accompagna in un viaggio fra ricette, racconti, ricordi, testimonianze di chef e incontri con grandi estimatori dei tajarin, a cominciare da Carlin Petrini che nella prefazione scrive: “il piatto con cui mi sono rapportato maggiormente nella mia vita sono proprio i tajarin e tuttora basta un piatto di tipici tajarin langaroli, conditi anche solo con olio e parmigiano, per soddisfare il mio appetito di gastronomo di lunga data”.
LUCIANO BERTELLO
PICCOLA STORIA DEI TAJARIN
SLOW FOOD EDITORE
14,50 euro
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