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  • LA VERA PARITA’ E’ NELLO STIPENDIO

    13 marzo 2025 • COSE NOSTRE • 377

    lavorodonna

    Abbiamo appena celebrato l’ 8 marzo,  Festa della Donna, con il solito corredo di mimose e dibattiti sulla parità.

    Proprio in quest’ occasione ho detto e ribadisco quanto sostengo da anni. In Italia la vera parità la si avrà soltanto quando ci sarà la parità di stipendio e di opportunità lavorative. E oggi siamo ancora molto, molto distanti dall’ averla raggiunta.

    Lo ha affermato l’ Inps con un dato incontrovertibile. In tutti i settori economici esaminati gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle donne. Nello specifico, in dieci settori su 18 esaminati le donne percepiscono oltre al 20% in meno; nelle attività finanziarie e assicurative le donne percepiscono mediamente il 32,1% in meno, nelle attività professionali scientifiche e tecniche il 35,1% in meno e in quelle immobiliari il 39.9% in meno.

    Inoltre, in Italia le donne hanno un tasso di occupazione di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini. La ragione di tale gap dipende da vari fattori tra i quali il maggiore utilizzo del part-time tra le donne, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari.

    Considerando il livello di istruzione, le donne hanno superato gli uomini sia tra i diplomati (52,6%) sia tra i laureati (59,9%), ma questa superiorità non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro. Nonostante siano mediamente più istruite, infatti, fanno più fatica a fare carriera: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri è donna.

    Raggiungiamo, prima, uguaglianza di stipendio e di opportunità lavorative, poi potremo anche discutere di tutte le altre questioni circa la parità di genere. Importanti certo, ma mai quanto l’ indipendenza economica.

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  • AI CACCIATORI DI CARTOSIO, UNA CUCINA SOLO A LEGNA

    8 marzo 2025 • CINQUE SENSI • 1763

    fuocoalegna

    Da 200 anni a Cartosio, in questo angolo di Piemonte sulle colline dell’ Acquese, arde una stufa a legna per preparare da mangiare. I primi documenti del 1818 raccontano di un’ osteria che però svolgeva anche il ruolo di tabaccheria e rivendita di alimentari. Da allora e da sempre si cucina su una stufa a legna: l’ attuale fu installata nel 1952 per sostituire quella del 1818.

    E da due secoli alla Trattoria I cacciatori di Cartosio si preparano i cibi rigorosamente solo sulla stufa a legna, non soltanto un vezzo, ma una vera e propria filosofia di cucina.

    E la chef Federica Rossini, moglie e contitolare con Massimo Milano, ha imparato, poco per volta, a cucinare rispettando e seguendo i ritmi del fuoco e della stufa a legna. Già perché si deve lavorare quasi contemporaneamente su tutte le portate, stando attenti ad avvicinare o allontanare dal calore più forte le pentole in cui cuociono i cibi. Una cucina sana, genuina per un pranzetto con i fiocchi: involtini di verza ripieni, agnolotti al burro e salvia e il classico francese coque au vin che a noi piace chiamare galletto al vino

     

    In cucina si respira un profumo d’ altri tempi, non solo per l’ aroma dei cibi ma anche per quella legna che arde costantemente. E i piatti hanno una qualità in più perchè ci troviamo ad assaporare piatti cotti senza addensanti, strutto, eccetera… Ai Cacciatori di Cartosio è l’ acqua che consente di procedere con la preparazione perfetta.

    Una premiata trattoria italiana che da più di due secoli offre pranzo e cena a gente che arriva da ogni dove, perché ai Cacciatori di Cartosio non si capita per caso, ci si va apposta per mangiare bene. E lo sanno i tanti artisti che in questi decenni hanno fatto visita alla famiglia Milano e spesso hanno pagato i loro pasti  con opere d’ arte che adesso fanno bella mostra nella sala da pranzo ristrutturata pochi anni fa..

     

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  • SCAFFALE: 19 STORIE PER LE TORINESI RIBELLI

    7 marzo 2025 • LUOGHI E LIBRI • 554

    torinesi-ribelli

    Anzichè mimose per la Festa della Donna perchè non regalare un libro? Magari che racconti proprio storie di donne.

    Come, ad esempio, “Le torinesi ribelli”, il volume – a cura di Loredana Cella – che raccoglie 19 storie, scritte nel bell’ intento di ricordarle. “Compagne di viaggio, amiche, confidenti, soprattutto testimoni di chi eravamo e di quanti sforzi sono stati fatti per renderci donne in grado di ascoltarci, comprenderci, perdonarci al fine di comporre di nostro pugno un piccolo pezzo nel puzzle della Storia” come scrive Silvia Garbarino nella prefazione.

    Si tratta di donne che hanno contribuito a costruire la storia di Torino. Alcune hanno ricoperto posti di potere, altre hanno combattuto la loro battaglia in famiglia o nei luoghi di lavoro per affermare se stesse, ma anche per aprire quella strada che altre donne hanno percorso dopo di loro.

    Lidia Poet, le Tabacchine della Manifattura Tabacchi, Isa Bluette, Rita Levi Montalcini, il Trio Lescano, Carol Rama, Fernanda Pivano sono soltanto alcune di queste 19 “torinesi ribelli”.  E a tracciarne il ritratto sono soprattutto scrittrici donne (con poche eccezioni maschili) che restituiscono – con il proprio stile di scrittura – la vitalità, il coraggio, la determinazione di questi esempi da non dimenticare. Anzi, donne vive e presenti più che mai .

    LE TORINESI RIBELLI – DICIANNOVE STORIE PER RICORDARLE

    a cura di LOREDANA CELLA

    NEOS EDIZIONI

    16 euro

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  • QUANTO CIBO SPRECHIAMO

    6 marzo 2025 • COSE NOSTRE • 315

    cibosprecato

    Qualsiasi italiano, in media, getta via due etti di cibo – sprecato – ogni mese. Un dato che fa inorridire per chi, come me, è cresciuto in una famiglia dove non si buttava via niente: anche di un frutto un po’ “vecchiotto”, si cercava di recuperare la parte ancora buona per mangiarla o farla cuocere.

    Nel mondo si sprecano 1 miliardo di tonnellate di cibo in un solo anno: le famiglie sono responsabili del 60%, la ristorazione del 28% e la vendita al dettaglio del 12%. Le famiglie sprecano almeno un miliardo di pasti al giorno. 

    Sempre come dato mondiale e in media, ogni persona butta 79 kg di cibo all’anno. E’ da evidenziare che la lotta allo spreco porterebbe anche vantaggi concreti. Gli sprechi alimentari provocano infatti fino al 10% delle emissioni globali di gas serra, quasi 5 volte le emissioni totali dell’intero traffico aereo.

    E dire che ci vorrebbe così poco per abbattere questi sprechi. Basterebbe fare maggiore attenzione negli acquisti e nei consumi di alimenti.

    Ecco un decalogo redatto dalla Coldiretti

    1) Prima di andare a fare la spesa, fai una lista e compra solo quello che ti sei appuntato

    2) Procedi con acquisti ridotti e ripetuti nel tempo 

    3) Preferisci le produzioni locali e compra nei mercati a km 0

    4) Acquista seguendo la stagionalità dei prodotti

     5) Prendi la frutta con il giusto grado di maturazione

     6) Separa le diverse varietà di frutta e verdura

    7) Non tenere insieme i cibi che consumi in tempi diversi

    8) Controlla sempre l’etichetta

    9) Chiedi la doggy bag al ristorante per consumare a casa gli avanzi

    10) Cucina gli avanzi consultando le tante ricette antispreco

    E soprattutto quando vai a buttare nell’ immondizia il tuo cibo avanzato ripeti a te stesso: VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA!06

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  • MASSIMO CAMIA, STESSA FAMIGLIA NUOVA ESPERIENZA

    1 marzo 2025 • CINQUE SENSI • 403

    CAMIA

    Dopo 12 anni di fruttuosa e amichevole collaborazione con la famiglia Damilano a La Morra, il Massimo Camia Ristorante, 25 anni di stella Michelin, si trasferisce in una nuova sede mantenendo intatta la sua tradizionale cucina ma con una location che promette un’esperienza ancora più esclusiva e coinvolgente.

    Un nuovo capitolo per il Massimo Camia Ristorante

    Dopo anni di successi nelle storiche sedi di Barolo e La Morra, il ristorante apre le porte in una nuova location di proprietà nel comune di Novello.

    Il nuovo spazio, elegantemente rinnovato, racconta l’evoluzione di una cucina che sa reinterpretare la tradizione con uno sguardo rivolto al futuro, con un design studiato per offrire ai propri ospiti una nuova e completa sensazione.

    La stessa Famiglia, una nuova esperienza.

    La loro filosofia culinaria, basata su ingredienti locali di altissima qualità e sull’arte della sperimentazione, continuerà ad essere il cuore pulsante del ristorante, sotto la guida di Massimo e Luciana, ora sempre di più affiancati dai loro due figli Elisabetta e Iacopo.

    La cucina, che ha conquistato appassionati di tutto il mondo, sarà arricchita da nuovi piatti ispirati all’unicità del territorio che li circonda e al valore della famiglia.

    Un invito speciale rivolto ai più affezionati ospiti e a quelli nuovi.

    La Famiglia ringrazia i clienti fedeli che li hanno accompagnati nel loro percorso.

    Il loro affetto e sostegno sono stati la forza motrice dietro ogni piatto e in ogni momento e sarà di sostegno per il nuovo progetto.

    I Camia vi invitano a scoprire questa nuova fase della loro avventura culinaria, certi che ogni visita sarà ancora più indimenticabile nella nuova sede.

    Un luogo da scoprire
    La nuova location si presta anche a eventi esclusivi, con ampia corte, camere e giardino con piscina. Un ambiente che eleva l’esperienza gastronomica, avvolgendo gli ospiti nella bellezza del territorio e della natura.

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  • GIROVAGANDO….IL SANTUARIO DI VICOFORTE MONDOVI’

    28 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 3614

    SANTUARIO VICOFORTE

    E’ un vero gioiello architettonico-urbanistico. Ma la vera particolarità è che si può ammirare la più grande cupola ellittica del mondo.

    A 6 km da Mondovì, in una piccola valle ai piedi di Vicoforte, sorge il Santuario Regina Montis Regalis, meta di pellegrinaggio per la venerata immagine della Madonna con Bambino.

    Fu costruito a partire dal 1596 come luogo dedicato al culto della Vergine e, nelle intenzioni, per ospitare le tombe dei Savoia. L’opera fu affidata all’orvietano Vitozzi; nel ‘700 un nuovo slancio venne da Francesco Gallo e dal progetto della cupola; le decorazioni furono il risultato di una lunga sfida…Erano in molti a pensare che sarebbe stato impossibile realizzare quella cupola così ardita. I lavori si conclusero più di 300 anni dopo, solo nel 1891, dopo vari interventi di completamento di facciate e campanili; ed è appunto negli esterni che resta più leggibile l’avvicendarsi di epoche e fasi costruttive.

    Tutto nacque da un pilone votivo del ‘500 fatto costruire da un fornaciaio per l’avvenuto miglioramento dei suoi affari. Un giorno il pilone fu colpito per sbaglio da un cacciatore e dall’affresco della Madonna con Bambino sgorgarono gocce di sangue.

    L’episodio miracoloso innescò pellegrinaggi che in breve divennero veri flussi da Italia, Francia, Spagna, Svizzera e Paesi Bassi. Il pilone e lo schioppo sono ancora lì; intorno sorse il santuario.

    Il progetto della cupola ellittica fu perfezionato da Francesco Gallo nel 1732, con il parere favorevole di Filippo Juvarra. Alta 76 metri nel centro, con un asse maggiore di oltre 36, la maestosa cupola da primato ricopre una superficie interna di 6036 mq. (quasi un campo da football!). Per le decorazioni si alternarono diversi artisti, tutti volti a rappresentare il più grande affresco esistente a tema unico: la Vergine, la sua vita terrena, l’attesa della redenzione e l’assunzione in cielo. Il grande lavoro pittorico fu portato a termine nel 1752 da Mattia Bortoloni di Rovigo e Felicino Biella di Milano.

    L’annesso convento è sede della Casa Regina Montis Regalis, struttura per pellegrini e turisti.

    Insomma, un luogo da scoprire, visitare e magare soggiornarvi qualche giorno.

    Mario Castelli

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  • VOGLIONO FARCI SMETTERE DI BERE VINO?

    27 febbraio 2025 • COSE NOSTRE • 375

    rossorubino

    “Nuoce alla tua salute”. “Questo prodotto provoca dipendenza”. “Fumare fa male a te e a chi ti sta vicino”. “Il fumo provoca il cancro”. Ormai abbiamo fatto l’abitudine a queste scritte sui pacchetti di sigarette, e anche alle crude e macabre foto che accompagnano questi avvisi allarmistici.

    Ma se scritte e foto comparissero sulle belle etichette delle bottiglie di vino?

    Non è una boutade. L’ ipotesi è assai realistica: l’Unione europea vorrebbe, infatti, impegnarsi ad apporre delle scritte sulle bottiglie, finalizzate a scoraggiare l’uso di alcolici, oltre ad aumentare la tassazione sul consumo di vino.

    Una follia tutta ideologica? Certamente la prevenzione e la promozione di stili di vita sani sono obiettivi fondamentali, che meritano il massimo impegno da parte delle Istituzioni e della società.

    Ma non credo che le campagne allarmistiche perseguano questi scopi, più che meritori. O se invece non siano subdoli modi per aumentare la pressione fiscale su un settore che in Italia è vitale e prospero: 240mila i viticoltori italiani che offrono opportunità di lavoro per 1,3 milioni di occupati. Il comparto conta ben 6.500 imprese, 16.800 ettari di superficie vitata e una produzione di quasi 1 milione di ettolitri, pari a circa 100 milioni di bottiglie all’anno, perlopiù a marchio DOC o DOCG.

    Il vino rappresenta un patrimonio importantissimo del Made in Italy.

    Le nostre forze sindacali (la Coldiretti è già pronta alla mobilitazione) e le forze politiche debbono difenderlo da tentativi di colpevolizzazione, senza tener conto di una storia millenaria che ha contribuito, non solo a far grande il nostro sistema agroalimentare, ma si inserisce appieno nella Dieta Mediterranea, che in questi anni ha visto gli italiani primeggiare per longevità a livello europeo e mondiale.

    Come sempre va punito l’abuso e non il parco consumo.

    E poi, educhiamo i giovani a bere consapevolmente, senza rovinare le belle etichette delle nostre bottiglie di vino con scritte allarmistiche, inutili e deturpanti.

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  • LA CASTIGLIA, UNA FORTEZZA E UN RISTORANTE DA SCOPRIRE

    22 febbraio 2025 • CINQUE SENSI • 1836

    CASTIGLIA

    Da qualunque parte si arrivi a Saluzzo, provincia di Cuneo, non si può non rimanere affascinati dalla maestosità del castello dei Marchesi: al culmine della città vecchia, la Castiglia rappresenta l’ espressione più alta del ruolo di piccola ma importante capitale che Saluzzo ebbe per 4 secoli. All’ interno il Museo della Civiltà Cavalleresca che racconta la storia della Castiglia dalla sua costruzione attorno all’ anno 1270 fin circa al 1500.

    E nei sotterranei il Museo della Memoria Carceraria, più di un secolo di storia delle prigioni a Saluzzo e più in generale in tutta Italia.

    Ma parlando della Castiglia non si può non parlare di un ristorante, guarda caso chiamato anch’ esso la Castiglia, che si trova all’ interno della cinta muraria dell’ antica fortezza. Un angolo di prelibatezze da gustarsi sempre vivendo nel cuore della storia: anche gli arredi insieme con le spesse e antiche mura ci ricordano che siamo dentro a un vecchio maniero. Lo chef Fabio Banchio  presenta un menù tradizionale e moderno allo stesso tempo.

    Osservando le finestre ecco le inferriate che ci ricordano ancora che siamo in un castello e l’ ingresso della cantina assai simile a quello della cella di una prigione.

    Non c’è che l’ imbarazzo della scelta: potete prima visitare la fortezza e i suoi musei e poi godervi i deliziosi piatti del ristorante La Castiglia, o fare al contrario. Belle e intense emozioni, in ogni caso, sono sempre garantite

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  • SCAFFALE: I CAMMINI DI AMERIO E CORRADINO

    21 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 492

    cammini

    Cos’ hanno in comune un caporedattore della Stampa (in pensione) e un medico oculista? La passione per le camminate. Il passo lento consente a entrambi di vedere le cose che ci circondano con occhi nuovi, scoprire realtà che si pensava di conoscere benissimo e che invece nascondono meraviglie a pochi passi da casa.

    E così Dario Corradino (il giornalista)  e Gianni Amerio (l’ oculista), qualche anno fa, cominciano a percorrere, a piedi, migliaia di chilometri in Piemonte, ma anche all’ estero. Per puro divertimento, ma anche alla scoperta di esperienze nuove. Nascono così vademecum sull’ “Altra Via da Torino a Savona”, sul “Cammino d’ Irlanda”, sulla “Via del Sale”, sul “Cammino di Santiago in 110 storie”. Alcuni scritti insieme, altri individuali.

    Ed infine il divertente “Come inventarsi un cammino e rovinarsi la vita”. Un racconto ironico (e allo stesso tempo amaro) delle difficoltà pratiche e burocratiche legate alla progettazione, all’ esplorazione, alla tracciatura, alla promozione e al riconoscimento di un cammino, magari già esistente e praticato da centinaia di persone. Da esperti conoscitori di cammini, Amerio e Corradino allargano lo sguardo sull’ escursionismo tout court: il tutto con leggerezza e umorismo perchè  – come spiegano – “un sorriso nel bel mezzo di una fatica lunga molti chilometri, aiuta a sopportare meglio il peso di uno zaino”

    GIANNI AMERIO – DARIO CORRADINO

    COME INVENTARE UN CAMMINO

    EDIZIONI DEI CAMMINI

    14 euro

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  • DIAMO UN VOTO ALLA NOSTRA SANITA’

    20 febbraio 2025 • COSE NOSTRE • 410

    VACCINI

    Dare un voto alla nostra sanità direi che è quasi impossibile. Perché è come un Giano Bifronte.

    Da un lato abbiamo eccellenze assolute. Arrivano quasi ogni giorno notizie di interventi eccezionali effettuati negli ospedali del Piemonte. E chi ha avuto la sventura di finire in qualche reparto specializzato, ha potuto accorgersi che il personale è preparato, solerte, vicino alle esigenze dei malati.

    Assoluta efficienza. Lo può testimoniare Elena, persona a me molto cara, ricoverata in un grande ospedale pubblico di Torino con un ictus in atto e dimessa nel giro di una settimana. L’ hanno rivoltata come un calzino, scoperto la causa e assegnato la cura. Adesso gode di buona salute. Anche Paolo, amico fraterno, che è corso al Pronto Soccorso perchè il suo cuore faceva le bizze: ha ottenuto diagnosi e terapie opportune. In entrambi i casi, tutto gratis.

    Gabriella, invece, non riesce a guarire da una brutta influenza, febbre alta e dolori ovunque, ormai da quasi un mese. Nonostante le ripetute chiamate al suo medico di base, non è ancora riuscita a farsi visitare a domicilio: “Non ce la faccio, troppi pazienti ammalati… prenda il paracetamolo e quando riesce venga in studio” è la risposta che si sente ripetere, ogni volta, come un disco rotto. E che dire di Bianca, 86 anni, di San Mauro Torinese: colpita da trombosi alle gambe necessita di esame ecodoppler ogni tre mesi. L’ ultima volta si è sentita rispondere dal Centro Unico Prenotazioni: “C’è un posto a Domodossola a novembre 2025, la prenoto?”, “Ma io deve portare l’ esito dell’esame al mio specialista a marzo” ha provato a dire Bianca. “E allora vada in un centro privato”, la lapidaria risposta.

    E quindi? Come sta la nostra sanità? Da eccellenza o da Terzo Mondo? Non so rispondere.

    Però mi viene un sospetto: forse stiamo andando verso un sistema sanitario all’americana. Dove vieni curato in base alla tua carta di credito… E’ solo un sospetto, però – in ogni caso – è sempre meglio godere di buona salute.

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