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  • NO TAV… FATEMI CAPIRE

    14 agosto 2025 • COSE NOSTRE • 496

    frejus

    Tunnel per il treno: 30 anni di proteste. Secondo tunnel per i camion: nemmeno uno striscione, un grido, un corteo, una manifestazione, un petardo. Perché? Fatemi capire.

    Dalla nascita del Movimento No Tav, dagli inizi della protesta contro la galleria del Treno ad Alta Velocità (o Capacità) ho seguito, raccontato, molte volte ho pure condiviso la battaglia della Valle di Susa. C’ero la terribile notte di Venaus del 5 dicembre 2005, sono stato in mezzo alla gente nei cortei, ho intervistato decine e decine di manifestanti, ho camminato a fianco del buonanima di Alberto Perino, ho ricevuto anche minacce, semplicemente perché lavoravo per le reti di Berlusconi. Ma non ho mai rinunciato a cercare di capire, prima di raccontare, doverosamente, i fatti nei TG.

    Ed è con quel medesimo spirito che oggi pongo la domanda che – credo – si pongano tutti: perché?

    Perché ci sono attacchi – a cadenze regolari – contro i cantieri di San Didero e di Chiomonte? Incidenti, feriti (da entrambe le parti), blocchi autostradali, indagini, processi e condanne, per le proteste e le violenze contro il treno Alta Velocità fra Torino e Lione, per il quale – peraltro – non è stato scavato nemmeno un metro del mega-tunnel. E invece quando le autorità italiane e francesi inaugurano, in pompa magna, la seconda canna del traforo autostradale, non si alza nemmeno un fiato di protesta.

    E’ successo nel giro di due giorni: sabato l’inferno in Val Susa, lunedì la festa a Bardonecchia.

    Non protestiamo – dicono – perché il raddoppio del Fréjus non farà aumentare la circolazione dei mezzi pesanti in valle e quindi non crescerà l’inquinamento: personalmente ho dei dubbi. Dal prossimo mese di settembre fino a dicembre chiuderà il tunnel del Monte Bianco e allora faremo i conti: con una galleria d’andata e una per il ritorno sul Fréjus ci saranno meno code e tanti camionisti sceglieranno questa via, anziché Ventimiglia o transiti diversi. Altra risposta: la protesta violenta non appartiene al Movimento No Tav, ma sono frange estremiste e di provocatori. E in 30 anni il Movimento non è riuscito a liberarsene? A isolare e disfarsi di questi intrusi? Oppure non c’è stata autentica volontà di farlo.

    Resto in attesa di risposte più convincenti e intanto ripenso – con un groppo in gola – a mio papà che dal balcone di Borgone di Susa osservava, già 25 anni fa, la fila ininterrotta di Tir che occupavano l’autostrada e le statali, ammorbando la fresca aria della sua amata Valle. E non riusciva a farsene una ragione.

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  • IL LEON D’ ORO DI CANALE, SIMBOLO DEL ROERO

    9 agosto 2025 • CINQUE SENSI • 3399

    OROCANALE

    Descrivere un territorio raccontando la storia di un ristorante con più di 100 anni di vita. Parlare del Roero, patrimonio Unesco, ripercorrendo il secolo di attività della trattoria Leon d’ Oro sotto i portici, nel cuore di Canale, cittadina a dieci chilometri da Alba.

    Abbiamo visitato questo emblema delle trattorie del Roero nel giorno di mercato, ancor più affollato che nei festivi. L’ accoglienza, la cortesia, la prelibatezza dei prodotti del territorio si respirano al Leon d’ Oro proprio come passeggiando tra le amene colline di un territorio fantastico, fatto di vigneti, castelli, frutteti, rocche preistoriche, luoghi dove puoi immergerti ancora nella bellezza incontaminata della natura

    Proprio sulla piazza del mercato nel 1926 Francesco e Cavallo e Rosa Montrucchio aprono un’ osteria dove batte immediatamente il pulsare febbrile della vita di Canale. Sono i nonni di Ilaria Arduino, l’ attuale proprietaria, nata praticamente in mezzo ai fornelli: “Mia mamma fino alla sera era in trattoria e il mattino dopo nascevo io, sono cresciuta in cucina o tra i tavoli”.

    Ilaria, prima con la mamma Vittoria, e adesso con il suo staff, ha trascorso l’ intera sua vita al Leon d’ Oro e in queste sale è passata la storia del Roero: quanti contratti, quanti fidanzamenti, quante amicizie sono nate e cresciute degustando i tajarin, le primizie della selvaggina, i sapori dei tartufi, dei bolliti e dei fritti misti, della immancabile frutta di stagione una delle ricchezze proprio del Roero, a cominciare dalle pesche appena colte quand’ è stagione oppure sciroppate e con il cioccolato nel resto dell’ anno.  Il tutto sempre innaffiato dal bianco Arneis, vino simbolo di questo territorio ricco di prodotti di primissima qualità

    “Il nostro successo deriva dal fatto che quando si apre la porta ed entrano i clienti per noi sono subito e amici” racconta Ilaria.

    Insomma , proprio come quando si viaggia per il Roero qui ci si sente a casa, il visitatore è sempre un ospite, un amico, il vino è un invito alla convivialità, i sapori sono sapienzali, un posto esemplare per esempio di accoglienza, eleganza e un secolo di dedizione al lavoro .

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  • SCAFFALE: I RIMORSI DI PANDIANI

    8 agosto 2025 • LUOGHI E LIBRI • 496

    pandiani.rimorsi

    È il penultimo romanzo, il quarto della serie dedicata alla Banda Ventura e so già che mi mancheranno tutti, in particolare Max e Sanda, e perfino quella carogna di Numero Uno. E proprio lei, Sanda, è la figura di spicco di “Rimorsi”, intreccio complesso e avvincente di Enrico Pandiani, edito da Rizzoli.

    Che mistero circonda il ritrovamento di un cadavere murato da anni? Cosa c’entra con una serie di misteriosi incidenti? E soprattutto, qual è il legame con un esclusivo club di scambisti? Il mistero è fitto e ogni pista annusata e seguita dalla Banda Ventura, sembra finire in un vicolo cieco. L’azione parte fin dalle prime pagine quasi a compensare la complessità di una trama che a tratti rivela, ma subito cela, ogni possibile legame e  soluzione. E nel frattempo, pagina dopo pagina si svela il passato di Sanda, un passato pesante, che l’ha portata dietro alle sbarre, in un’età in cui la maggior parte delle ragazze, passa con leggerezza dai libri scolastici alla manicure.

    Sullo sfondo del romanzo di Pandiani appare la Torino meno conosciuta, fuori dai circuiti turistici e “più buia della notte”, ma che offre spaccati di bellezza e intensa umanità. E, come per gli altri romanzi, l’elegante e mai banale scrittura di Enrico, spazia da intense scene d’amore, alla descrizione di potenti combattimenti, alla messa in evidenza dei problemi più scottanti della nostra società, che l’autore rifiuta di nascondere sotto il tappetto: questa caratteristica sta diventando sempre più la sua cifra, il suo valore aggiunto, quasi non potesse tacere e volesse aiutarsi e aiutarci a mantenere alta la coscienza sociale.

    Di fatto, sono solo romanzi, parole che scorrono una dietro l’altra, ma in ogni suo libro, Pandiani riesce a toccare nervi scoperti e a mettere sotto gli occhi del lettore aspetti oramai intrinsechi – e spesso neppure così contrastati – appartenenti alla nostra epoca: avidità, assenza di etica e, ancor più di scrupoli, menefreghismo accompagnato a manie di grandezza, che portano alla sicurezza di farla franca, nonostante le azioni aberranti.

    Unico spiraglio salvifico? L’amore, che in Rimorsi, si manifesta in tutte le sue forme.

    Ma, andando oltre la semplice lettura, Pandiani rivela anche una bella fiducia nelle nuove generazioni. Il caso, infatti, si risolverà anche grazie all’aiuto di Matilda, figlia di Victoria, che applicando le sue conoscenze informatiche, aiuterà la Banda a dipanare il bandolo della matassa. La ragazzina è un personaggio sveglio, vivace e positivo, ha una visione del mondo limpida, priva di sovrastrutture e pregiudizi.

    Insomma, ancora un libro, e poi mi mancherà anche lei.

    Patrizia Durante

     Enrico Pandiani

    RIMORSI

    Nero Rizzoli

    € 18,50

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  • ARRIVA A TORINO LA PIZZA DI BRIATORE, CE N’ERA BISOGNO?

    7 agosto 2025 • COSE NOSTRE • 434

    pizza briatore

    Ormai la notizia è certa: prossimamente a Torino aprirà la Crazy Pizzeria di Flavio Briatore, la ventunesima della sua catena. Ancora incertezze sulla location (alcuni danno per sicuro che sarà in zona Gran Madre o precollina) e sulla data di inaugurazione, ma l’ufficialità della notizia non manca. Dal 2019 con il primo locale a Londra, l’espansione di queste pizzerie di superlusso è stata continua. Dubai, Porto Cervo, Forte dei Marmi, Ibiza, New York solo per citarne alcune nelle città glamour del mondo.

    Basta dare un’ occhiata al menù per capire di cosa stiamo parlando: si va dalla Margherita a 14 euro ai 27 euro della pizza al prosciutto, 21 euro per una salame e gorgonzola, 48 euro per quella al tartufo.

    Ovviamente si è subito aperto il dibattito fra i favorevoli, i contrari e gli scettici. E c’é anche chi fa spallucce e commenta con un sonoro chissenefrega…

    Per i primi, la scelta di Briatore sta a significare che Torino è diventata una delle città del lusso, dove vive un ceto di vip e benestanti, che può permettersi una pizza a questi prezzi astronomici.

    I contrari, invece, ricordano come la pizza al padellino sia di casa a Torino: forse non è stata inventata proprio nel capoluogo del Piemonte, ma certamente in città ci sono centinaia di forni di altissimo livello, che ogni sera servono deliziosi e croccanti impasti al tegamino. Per non parlare dei tanti locali di stampo partenopeo che troviamo in tutti i quartieri subalpini. Quindi non c’era bisogno di un locale così glamour, che stona con il resto della città.

    Quel che è certo è che per Briatore si tratta di un ritorno in patria, da quella Cuneo che lasciò alla fine degli Anni Settanta (non senza strascichi polemici) per diventare cittadino e imprenditore del mondo. Ora il ritorno in Piemonte. La terra della regina Margherita, moglie del primo Re d’Italia. Per lei i panettieri napoletani inventarono l’omonima pizza.

    Chissà come la prepareranno alla Crazy Pizzeria e se ci sarà la coda davanti al negozio. La curiosità non manca.

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  • PESCHE RIPIENE, IL DOLCE DELL’ ESTATE PIEMONTESE

    2 agosto 2025 • CINQUE SENSI • 7008

    pesche_ripiene-980x400

    Quando a inizio estate cominciamo a vedere dal fruttivendolo le pesche,  la voglia di prepararle ripiene e cotte al forno, diventa ingestibile.  Persi pien, ovvero le pesche ripiene, sono un’autentica delizia della cucina piemontese: una vera leccornia!

    Questo dolce d’ estate è un’ usanza antichissima in Piemonte, anche se le nonne lo preparavano in modo semplice e un po’ frettoloso: mettevano semplicemente a bollire in pentola, tagliate a grossi tocchi con qualche amaretto sbriciolato, poco zucchero e qualche cucchiaino di cacao. Il risultato era quasi una marmellata che si serviva in ciotole di vetro trasparente. Buonissima, ma l’aspetto era molto poco soddisfacente e appagava poco la vista. Volete mettere con il piacere di osservare una bella pesca spaccata in due con il suo ripieno e servita su un piattino?

    Quindi partendo da quei semplici ingredienti, ecco l’ antica ricetta delle pesche ripiene alla piemontese.

    Solo un paio di raccomandazioni: le pesche devono essere mature ma sode e compatte, e devono (se possibile) staccarsi facilmente dal nocciolo. Non lesinate sulla qualità degli ingredienti e comperate cacao e amaretti di buona qualità.

    Prendete quindi 10 pesche mature, 200 gr di amaretti secchi, 30 gr di cacao amaro e 30 gr di zucchero.

    Tritate gli amaretti non troppo finemente, lavate le pesche e dividetele a metà, eliminate il nocciolo e con uno scavino o un cucchiaino,levate un po’ di polpa. Mettela in una ciotola e unitela al trito di amaretti e aggiungete lo zucchero e il cacao, quindi amalgamate con cura. Se le pesche fossero poco mature e il composto risultasse troppo asciutto, aggiungete un po’ di vino Moscato o succo di frutta alla pesca, fino a raggiungere una consistenza morbida ma non liquida. Preriscaldate il forno a 180° (cottura ventilata) e intanto disponete le pesche su una teglia coperta con un foglio di carta da forno, riempitele quindi con il ripieno. Mettete su ciascuna un piccolo fiocco di burro e infornate nel forno caldo per 35/40 minuti. Lasciate raffreddare e servite a temperatura ambiente. Se gradite, sono ottime anche accompagnate da una pallina di gelato alla crema e da un buon bicchiere di Moscato.

    Patrizia Durante

     

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  • GIROVAGANDO: L’ OASI ZEGNA NEL BIELLESE

    1 agosto 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2709

    ZEGNAOASI
    Ermenegildo Zegna, innamorato della bellezza della natura e profondamente legato alla sua terra,  diede vita negli anni ’30 a un’imponente opera di valorizzazione ambientale attorno a Trivero (Biella), tutt’oggi sede del Lanificio da lui fondato e che porta il suo nome. Nasce così l’ Oasi Zegna, 100 chilometri quadrati ad accesso libero nella Valle Cervo, nelle Alpi Biellesi in Piemonte.
    Da sempre innamorato della natura e profondamente legato alla sua città natale, Ermenegildo Zegna avviò uno straordinario piano di riqualificazione ambientale, ispirandosi a una vera e propria “filosofia verde” in cui i rapporti fra uomo, cultura della montagna e natura sono preservati, a vantaggio delle generazioni che verranno. Dedicandosi personalmente all’ambiente e al paesaggio, negli anni arrivò a piantare 500.000 alberi di conifere sulle pendici delle montagne attorno al lanificio.
    Personaggio visionario, Ermenegildo fece inoltre costruire una strada lunga 26 km nota come Panoramica Zegna, che collega i paesi della regione e Trivero ai paesaggi circostanti. Riuscì ad instaurare un rapporto positivo con il territorio e la sua comunità creando un patrimonio ambientale concepito come bene di tutti.

    Da luogo naturale a parco protetto capace di offrire ai visitatori un’esperienza didattica ed emozionale inaspettata. Da area montana isolata a Oasi naturalistica. Oggi l’Oasi Zegna è un laboratorio all’aria aperta per le nuove generazioni e luogo ideale per famiglie, bambini e sportivi per praticare tutto l’anno attività a contatto con la natura, nel pieno rispetto degli ecosistemi.

    L’Oasi Zegna offre alle  famiglie, ai bambini e agli sportivi l’opportunità di immergersi nella natura in qualsiasi momento dell’anno, nel pieno rispetto dell’ecosistema locale. È possibile anche accedere alle stupende viste panoramiche della stazione sciistica Bielmonte.

    L’accesso nell’Oasi Zegna e’ libero, gratuito ed e’ possibile portare con sè i cani.

     

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  • SE NON CI FOSSERO I VOLONTARI

    31 luglio 2025 • COSE NOSTRE • 381

    solidarieta

    Il volontariato (o Terzo Settore, per dirla in maniera ufficiale) non è una ruota di scorta, un passatempo per pensionati o “sfigati” che non saprebbero come impiegare il proprio tempo libero.

    Dobbiamo ribaltare la narrazione comune: chi si impegna nel Terzo Settore, sia come volontario che come professionista, non è un ingenuo idealista, ma un attore chiave del cambiamento, una figura attiva e lungimirante.

    Queste affermazioni non sono soltanto una constatazione, ma un vero e proprio manifesto per una rivoluzione culturale.

    Perché fare il volontario deve diventare una scelta prestigiosa, quasi oggetto di invidia. Perché tutti dovremmo desiderare di dedicare parte del proprio tempo a costruire un futuro migliore per tutti.

    Eppure siamo ancora molto lontani da questi concetti. La pubblica amministrazione continua a percepire il Volontariato come un fastidio burocratico, oppure un semplice fornitore di servizi a basso costo.

    E invece dagli interventi nelle calamità nell’assistenza degli anziani, dall’educazione dei piccoli alla cura dell’ambiente, dalla realizzazione di eventi culturali e sportivi alla pulizia dei sentieri, alla cura degli animali abbandonati…. Tutto è lasciato nelle mani dei volontari.

    E l’elenco potrebbe continuare, all’infinito. Però, in chi ci amministra, e purtroppo anche nell’opinione pubblica, non è ancora passato il concetto di volontario come “costruttore di comunità”, “custode del benessere sociale”. Una persona che merita ogni onore e ogni apprezzamento.

    Non importa: intanto l’esercito silenzioso dei volontari e i professionisti del Terzo Settore, continua a spendere appieno la propria forza.

    A tutti loro va il nostro GRAZIE. E auguriamoci che un giorno non decidano, tutti insieme, di scioperare, perché altrimenti, questa nostra povera Italia si fermerebbe. Inesorabilmente.

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  • RITORNA IL PANETTONE D’AMARE

    26 luglio 2025 • CINQUE SENSI • 371

    PANETTONEESTATE.JPG
    Ritorna il Panettone d’Amare, un appuntamento fisso e oramai irrinunciabile per chi, anche in Estate, non può rinunciare alla fresca dolcezza dell’iconico dolce di Galup.
    Un Panettone con un nome originale, che è oramai entrato nel quotidiano e impresso nella memoria, per via dell’assonanza tra le parole “d’amare” e “da mare”, un divertente gioco che riporta alla leggerezza della bella stagione.
    Il Panettone D’Amare si conferma quindi un’idea golosa e originale per arricchire le tavole estive o per rendere ancora più originale e golosa una merenda all’aperto. Da gustare in abbinamento al gelato o al naturale per godere di un momento di gustoso piacere, i Panettoni D’Amare racchiudono la tradizione e l’indubbia qualità del brand Galup, in cui nulla è lasciato al caso, dall’accurata selezione delle materie prime, alla lunga lievitazione che lo rende così soffice, agli originali incarti. Sono infatti impreziositi da carte raffinate che riportano alla solarità della stagione estiva, alla piacevolezza della villeggiatura, al gusto, tipicamente italiano di offrire e condividere sapori unici, capaci di trasformare ogni momento in una festa.
    Il Panettone D’Amare Galup si conferma quindi come dolce di tendenza anche per l’estate 2025 ed è proposto in due versioni che riportano al sole, alla freschezza dei profumi e dei preziosi frutti della stagione più amata: limone candito al profumo di basilico e cubetti di pesca candita e yogurt.
    Nel Panettone D’Amare con limone candito al profumo di basilico il soffice impasto è arricchito con scorzoni canditi di limoni e avvolto dall’intenso profumo naturale del basilico. Nella seconda versione, la naturale bontà dello yogurt si abbina in modo perfetto alla dolcezza della pesca candita esaltandone l’aroma. Due proposte irresistibili, perché l’estate sia ancora più intensa e ricca di momenti piacevoli da condividere con la famiglia e gli amici.
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  • SCAFFALE: GUIDA PER 13 ITINERARI A DUE PASSI DA TORINO

    25 luglio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 452

    guida

    Dal Villaggio Leumann all’ Abbazia di Fruttuaria, dalla Sacra di San Michele al Castello di Rivoli, dalla Sinagoga di Carmagnola alla Rocca di Sparone, dal Museo della Scrittura ai murales di Piscina.

    Prendi un gruppo di scrittori – legati a Torino e al Piemonte -, affida loro il compito di guidarti alla scoperta di luoghi perlopiù sconosciuti, tutti a un tiro di schioppo dalla grande città. E’ il lavoro svolto da Cinzia Ballesio per la Neos Edizioni che ha coinvolto e coordinato alcuni autori nella realizzazione di una guida davvero insolita

    Luoghi facilmente raggiungibili in bicicletta, con i mezzi pubblici, in macchina dove trascorrere qualche ora, o una giornata intera, per carpirne le bellezze, l’ arte, la storia, l’ atmosfera. Ogni luogo, quindi, è raccontato (o descritto) in maniera diversa, a seconda dell’ indole e della mano dello scrittore: c’è chi di mestiere fa la guida turistica, chi invece è esperto di comunicazione, chi privilegia gli aspetti artistici, chi la storia… insomma, per ogni luogo un racconto insolito. Con un unico comune denominatore: la passione  e la voglia di far scoprire alcune delle tante meraviglie del nostro patrimonio turistico, artistico e culturale.

    AUTORI VARI

    A DUE PASSI DA TORINO

    NEOS EDIZIONI

    15 euro

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  • NON USCIREMO MAI DAL NOSTRO PROVINCIALISMO

    24 luglio 2025 • COSE NOSTRE • 538

    GENTE-TV-TELEVISIONE

    Guai a guardare in alto. A uscire dagli schemi, dal basso profilo. In Piemonte siamo fatti così. E gli esempi, anche recenti, ne sono la conferma. Siamo e resteremo provinciali.

    Quando si decise di costruire a Torino il grattacielo di IntesaSanPaolo qualcuno si premurò di dire: “fatelo, ma mi raccomando un po’ più basso della Mole Antonelliana…” . Come se a Milano si fossero preoccupati che Porta Nuova o City Life rimanessero più bassi del Duomo. O la Defense di Parigi restasse al di sotto della Torre Eiffel.

    La scorsa edizione del TorinoFilmFestival ha visto la straordinaria partecipazione di star mondiali del calibro di Sharon Stone, Angelina Jolie, Ron Howard, solo per citarne alcuni. Un Festival che era sempre stato di nicchia, poco seguito dalla critica e dal pubblico, è finito – d’ improvviso – sulle prime pagine in tutto il mondo. Merito anche di una donna Tiziana Rocca, ben inserita nel jet-set del cinema internazionale, che lo scorso anno fece – a titolo gratuito – la consulente per la partecipazione di ospiti. Quest’ anno invece avrà un incarico, ufficiale e ben retribuito. Peccato che sia la moglie del direttore del Festival, Giulio Base e quindi…. Apriti cielo. Polemiche, interrogazioni parlamentari… Certamente potremmo obiettare sull’ opportunità dell’ incarico. ma il mio timore è che si torni a un TorinoFilmFestival di nicchia, per un’ élite di esperti e con una risonanza sulla stampa assai modesta.

    E che dire dei recenti festeggiamenti di San Giovanni. Lo spettacolo “Torino is fantastic” con Gerry Scotti, sulle reti Mediaset, è stato visto da più di 2 milioni di telespettatori, con il 20 per cento di share. Un risultato eccezionale, uno schiaffo per chi si lamenta sempre del fatto che in tv non parlino mai di Torino e del Piemonte. Ma attorno all’evento un mare di polemiche perché a pagare è stata la Fiat. Lo sponsor principale ha versato un milione e mezzo di euro, però intanto Mirafiori muore e i dipendenti sono in cassa integrazione.

    Qual è stato l’ evento che ha cambiato il volto del Piemonte negli ultimi 20 anni? Chiedetelo a chiunque per strada e vi risponderà le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Eppure, c’è chi ancora contesta e protesta per i costi e per i debiti che quell’ evento ha lasciato sul territorio. Ma se nel mondo tutti continuano a dire che “Torino e il Piemonte sono bellissimi” è soltanto grazie a Torino 2006 e alle ricadute che ha avuto sull’ immagine e sui flussi turistici della Regione.

    Ma tant’è. Siamo e resteremo sempre un popolo di “maicuntent”.

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