Abbiamo appena celebrato l’ 8 marzo, Festa della Donna, con il solito corredo di mimose e dibattiti sulla parità.
Proprio in quest’ occasione ho detto e ribadisco quanto sostengo da anni. In Italia la vera parità la si avrà soltanto quando ci sarà la parità di stipendio e di opportunità lavorative. E oggi siamo ancora molto, molto distanti dall’ averla raggiunta.
Lo ha affermato l’ Inps con un dato incontrovertibile. In tutti i settori economici esaminati gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle donne. Nello specifico, in dieci settori su 18 esaminati le donne percepiscono oltre al 20% in meno; nelle attività finanziarie e assicurative le donne percepiscono mediamente il 32,1% in meno, nelle attività professionali scientifiche e tecniche il 35,1% in meno e in quelle immobiliari il 39.9% in meno.
Inoltre, in Italia le donne hanno un tasso di occupazione di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini. La ragione di tale gap dipende da vari fattori tra i quali il maggiore utilizzo del part-time tra le donne, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari.
Considerando il livello di istruzione, le donne hanno superato gli uomini sia tra i diplomati (52,6%) sia tra i laureati (59,9%), ma questa superiorità non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro. Nonostante siano mediamente più istruite, infatti, fanno più fatica a fare carriera: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri è donna.
Raggiungiamo, prima, uguaglianza di stipendio e di opportunità lavorative, poi potremo anche discutere di tutte le altre questioni circa la parità di genere. Importanti certo, ma mai quanto l’ indipendenza economica.
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