Nei giorni scorsi sono stato a Roma e in piazza San Pietro. Voglio raccontare l’orgoglio che ho provato nel vedere al centro della piazza l’ albero di Natale che arriva dai boschi delle montagne piemontesi. Avrei voluto fermare la gente che attraversava il sagrato della basilica o che osservava il Presepe e il Pino addobbato e illuminato e dire – a voce alta e tonante – “ma lo sa che quell’ abete arriva dalla mia terra?”
Quell’abete arriva dal piccolo comune di Macra, 48 abitanti, in provincia di Cuneo. Si tratta di un albero di 56 anni che presentava segni di deterioramento e che sarebbe stato abbattuto per sicurezza. È alto quasi 30 metri e dopo aver abbellito la basilica di Papa Francesco fino al 7 gennaio, verrà regalato a un’associazione che produce giocattoli in legno che la Caritas distribuirà famiglie in difficoltà.
Osservandolo, ho sentito che c’è il Piemonte in questo abete. Un albero che ha vissuto decenni sotto La nostra neve, accarezzato dal vento che scende dalle nostre montagne, illuminato dal caldo sole o bagnato dalla pioggia impetuosa. Ha seguito il percorso di uomini e donne che, nei decenni scorsi, hanno lavorato nei boschi e nei prati delle nostre valli. Un abete decorato da 7mila stelle alpine, coltivate e essiccate proprio in Val Macra e Val Maira, che lo abbelliscono e lo fanno apparire come fosse tutto innevato.
È un albero maestoso, sontuoso, che si erge al centro di piazza San Pietro con grazia, ma anche con austerità. Proprio come noi Piemontesi.
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