MIRAFIORI

QUEI DUBBI SU STELLANTIS E MIRAFIORI

by • 22 febbraio 2024 • COSE NOSTREComments (0)489

Da qualche anno cambio strada, cerco di non passare più accanto all’enorme isolato di quella che fu la Fiat Mirafiori. Mi mette troppa tristezza. Chilometri di stabilimenti abbandonati, ruggine, sporcizia, degrado, senso di abbandono per quello che fu uno dei complessi industriali più all’avanguardia d’Europa.

Negli stabilimenti di Mirafiori, in passato, arrivarono a lavorare fino a 60mila dipendenti per produrre un milione di automobili (record del 1966). Lo scorso anno sono state prodotte meno di 100mila autovetture e i lavoratori sono poche migliaia e di questi circa 2300 sono in cassa integrazione a rotazione per 7 settimane: ovviamente a carico dello Stato Italiano mentre le tasse la Fiat le paga all’ estero.

Il segno di un abbandono che sa di definito. Era prevedibile? Certo che sì. Dal matrimonio con Chrysler fino alla fusione con i francesi e la nascita di Stellantis, tutti i programmi, gli investimenti sono stati sempre in perdita per il ramo d’azienda italiano. Fiat, Alfa, Lancia e Maserati, per intenderci. Gli ultimi sviluppi e le parole dell’amministratore delegato Tavares (che errore lasciare questo ruolo decisionale e decisivo nelle mani della parte francese di Stellantis!) lasciano poche speranze. La produzione di vetture sarà sempre meno in Italia e quasi nulla a Mirafiori di Torino.

Quello che era il cuore della produzione di auto in Italia è destinato a diventare il luogo dove le macchine, usate e fine vita, verranno smontate per recuperare pezzi di ricambio. Che tristezza!

A costruire auto si va nei Paesi dove i costi di produzione sono inferiori, qualche anno fa nell’Est Europa, adesso nel Nord Africa, Marocco e Algeria. Ma Torino e il Piemonte non sono solo Mirafiori. Quella capacità dio lavorare per l’auto – il cosiddetto know how – dell’indotto che fine farà.

Mamma Fiat non c’è più. Se ne sono accorti quasi tutti, tranne la politica e i grandi giornali. Ma quelli sono ancora in mano loro.

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