Ogni giorno la cronaca ci porta qualche brutta nuova a proposito di cyberbulli, cioè di ragazzini che fanno i furbi dietro l’ anonimato di internet. Poi arrivano le tragedie come quella di Venaria o quella di qualche mese fa a Oleggio. Ragazzine che si tolgono la vita forse anche perchè bersagliate da amici virtuali sui vari siti della rete.
Ma cosa fanno i nostri ragazzi quando sono attaccati al computer o al telefonino? Noi genitori non lo sappiamo. E’ questo il vero problema.
Per un presunto e sbagliato concetto della privacy non li disturbiamo, non li controlliamo. Ed è sbagliatissimo. Loro passano tantissimo tempo a chattare e noi in quel mondo non ci siamo. Siamo attentissimi se hanno qualche linea di febbre, se danno un colpo di tosse, ma ignoriamo tutto il loro mondo virtuale. Che è la loro vita di relazione più importante.
Mi è capitato di assistere a ritrovi di adolescenti dove nessuno parla, ma tutti “dialogano” solo attraverso messaggini o chat. E in quel mondo il peso delle parole è terribile. Dire a un ragazzino “ma va a morì ammazzato” con una risata, è ben diverso da scriverglielo su un sito. E tra i messaggi trovati sul computer della tredicenne di Venaria che si è uccisa c’ era anche la frase “sei un cesso…ammazzati!”
Stiamo perdendo i nostri ragazzi, sono finiti in un mondo a noi totalmente sconosciuto. Quando ero ragazzino ho sorpreso più volte mio papà sbirciare sul mio diario, allora mi fece imbufalire. Adesso so che aveva ragione.
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Grattacieli a Torino
Credo di aver commentato più o meno tutti i post che mi sono capitati su questo argomento.
Io non capisco una cosa, però: quando avevo 14 anni (o giù di lì), i bulletti c’erano già; gli insulti c’erano ed erano ben più pesanti visto che ci si conosceva e, al 90%, si conoscevano anche vari segretucci un po’ più intimi che l’essere di aspetto non bellissimo. Tutti siamo stati vittime di “sei un cesso”, “sei grassa come un ippopotamo”, “sembri un manico di scopa” (solo per riportare i più civili ed educati!).
Beh, ad ogni insulto ricevuto corrispondeva un “vai a cagare” o altre risposte a tono in base all’insulto ricevuto, risposte che spesso erano programmate con largo anticipo per non farsi cogliere impreparati sul momento.
Tra scuole medie e liceo, sono spesso stata vittima di qualche bullo per il mio peso o perché portavo gli occhiali, eppure sono qui e per fortuna tanti altri come me. Mai nessuno si è suicidato, qualcuno è arrivato alla scazzottata nel cortile della scuola (o in piazza, o all’oratorio), ma tutto finiva lì.
Mi dite cosa c’è di diverso dietro il monitor? E non rispondetemi che non si conosce chi c’è dall’altra parte, perché anche con chi non si conosce basterebbe una bella risposta a tono.
E, al di là delle risposte, mi chiedo perché questi ragazzi che arrivano al suicidio non passano prima dai professori, dai genitori, dagli amici. Anche con un sms o una mail, vista la mania di parlare solo tramite tecnologie.
Non lo so, non capisco, non ci arrivo proprio. Possibile che gli adolescenti di oggi siano tutti senza midollo?
BELLE DOMANDE GIORGIA, INTERESSANTI E PESANTE…SPERIAMO CHE QUALCUNO INTERVENENDO SUL BLOG CI AIUTI A TROVARE QUALCHE RISPOSTA, ANCHE PICCOLA
Credo che gli adolescenti di oggi, siano molto più fragili rispetto agli adolescenti di un tempo. Troppe aspettative verso di loro,aspettative, create dai mass media. La tv, propone un modello vincente e perfetto di uomini e donne,sin da giovanissimi,
e questo, determina in alcuni adolescenti,la convinzione di essere nulla,se non rispettano i canoni che soprattutto la tv, ci propina.
Anche io sono stata vittima di bullsimo alle medie,perché di carattere abbastanza introverso, ma questo, non mi ha portata a compiere gesti assurdi, gesti, che una ragazzina di 14, non dovrebbe mai compiere,perché nel pieno della vita. I social network, amplificano un disagio giovanile già presente nei ragazzi.
Non so quanti anni hai Laura, ma io ne ho quasi 38 e quando andavo alle medie c’era già la tv con i suoi modelli, le riviste con le varie soubrettine, le mode da seguire sia per l’abbigliamento, sia per zaini e quaderni. C’erano già le rivalità tra le ragazze per essere l’indiscussa regina, c’erano i gruppetti, c’erano i balconi ai piani alti.
I social non amplificano niente, hanno solo sostituito la piazza (mettici quel che vuoi, io vivevo in un paesino di provincia e il ritrovo era la piazza), dove trovavi il compagno di scuola e quello del paese vicino che non conoscevi, ma ti prendeva in giro lo stesso perché lo facevano anche gli altri. A ogni angolo della piazza c’era un gruppo, di solito nato per scuola frequentata o età; dai 16-17 anni c’era invece l’accesso ai vari bar in piazza e questo sanciva il passaggio all’età adulta. Riti sociali che si sono ripetuti per anni (anche mia madre ha fatto lo stesso mio percorso!!!), e quante risate adesso con le stesse persone che 25 anni fa mi prendevano in giro perché ero grassa e avevo gli ochiali.
Non continuiamo a tenere gli adolescenti di oggi in una campana di vetro, non giustifichiamoli, non difendiamoli. Credo abbiano bisogno di imparare che la vita sarà sempre così, oggi c’è un cretino che ti dice che sei un cesso, domani ci sarà un datore di lavoro che ti farà sentire incapace, poi ci sarà un uomo che ti tradirà con una più giovane di te di 20 anni. Se dovessimo tutti suicidarci appena qualcosa non va, al mondo non resterebbe nessuno nel giro di qualche anno…
“sono peggio che i vigliacchi, pensano di poter dire qualsiasi cosa come se le loro parole non lasciassero tracce, solo perchè loro non lasciano tracce nascondendosi dietro l’ anonimato di un computer” (rapper Fedez)
Che quello di Perissinotto è l’ennesimo attacco della casta al mondo online sul quale non hanno il controllo! Ma ci stanno provando, tramite Facebook e Microsoft…
Che difficile argomento! Difficile perché troppo facile a qualsiasi interpretazione. La colpa della solitudine e del disagio dei nostri ragazzi è di Internet, della casta (?) dei professori, degli amici e addirittura degli adolescenti stessi che sono dei deboli mollaccioni. Ho i brividi! Tutti noi abbiamo due figure interiori che regolano il nostro comportamento personale e di relazione, non solo durante la fase infantile e adolescenziale, ma per tutta la vita. Sono due figure che facciamo nostre dal momento della nascita in avanti: si chiamano mamma e papà. Questa è scienza e non fantascienza. La figura materna ci aiuta a relazionarci con noi stessi, quella paterna con l’esterno, con il resto del mondo. Loro sono il nostro unico riferimento e ci servono per crescere e per imparare a relazionarci e, in modo inconscio, a loro guarderemo nei momenti in cui dovremo fare le scelte più importanti della nostra vita. Il papà, in modo particolare, è il responsabile della nostra solidità, della nostra capacità di valutazione e della nostra autostima. Un rapporto sano con le figure genitoriali darà la giusta personalità all’adulto. Sano, non vuol dire “sempre liscio” sano, non vuol dire accondiscendente, sano, non vuol dire “da Mulino bianco”. Il rapporto conflittuale e critico è normale e aiuta i ragazzi a rapportarsi con la realtà. Dove sono i genitori? Cosa fanno? Di cosa si occupano? Esiste qualcosa da seguire più importante dei figli?
I nostri genitori forzavano i lucchetti dei diari, ascoltavano le nostre telefonate, sapevano cosa stavamo combinando ancor prima che decidessimo di farlo, ci stavano con il fiato sul collo e la nostra libertà era assai limitata, erano insomma dei grandi rompiballe, ma non ci perdevano di vista e dedicavano a noi gran parte, se non tutto, il loro tempo libero. Ora esiste la privacy del ragazzo. Ma la privacy de che??? Facciamoci furbi! Non facciamo travolgerci da questa inutile moda che nasconde egoismo e disinteresse. Stiamo DENTRO alla vita dei nostri figli , in tutti i modi e con tutte le nostre forze, avremo tempo di farci da parte quando saranno adulti. Loro sono il nostro tutto…facciamo in modo che un compagno cretino non ce li porti via.
Mia mamma non ha mai letto i miei diari, non mi ha mai seguita/spiata, però due ceffoni al momento giusto non mi sono mai mancati. Lei è stata per me mamma e papà insieme (mio padre, quel grand’uomo, quando avevo 3 mesi ha deciso che non mi sopportava piangere, soprattutto durante le partite di calcio, e mi aveva scambiata per un sacco da boxe…), lasciandomi la totale libertà di sbagliare, di farmi ferite e cicatrici, di farmi le ossa e di capire che la vita è così: cadi e ti rialzi.
I bambini di oggi e gli adolescenti pare abbiano la malsana convinzione che tutto sia loro dovuto: il computer da 1400 euro, il cellulare da 800, i vestiti firmati, la playstation (e simili), la tv superfiga connessa a internet. Prendono una nota e i genitori fanno la ramanzina ai professori che, maledetti loro, hanno osato rimproverare il loro pargolo. Io prendevo una nota e uno schiaffo, altro che difese!
Visto come sta andando, tra ragazzini che si suicidano, altri che per un gioco si scolano 2 litri di alcol, altri che picchiano i passanti sempre per gioco, mi sa che c’è un solo rimedio: tornare ai due schiaffi, alle punizioni (che non vuol dire che per una sera niente pc), alla paghetta minima (non 50 euro a settimana) che salta per i brutti voti. Noi siamo cresciuti tutti così, e non siamo poi così malaccio, no?
Concordo al mille per mille con Patrizia. Francamente trovo abbastanza scontato il “li stiamo perdendo”, “non entriamo nel loro mondo”…certo! essere genitore comporta scelte, momenti nei quali sei il nemico numero uno, imposizioni non sempre simpatiche, così come comporta bellissimi momenti vissuti accanto ai propri figli. Molto più comodo mettersi davanti una bella maschera che si chiama “internet” o “rete” o come la volete chiamare. Molto più faticoso mantenere il contatto. Ogni giorno, tutti i giorni. Anche quando sai che non sarai adorato per quello che stai facendo, ma probabilmente un filino odiato. Detto questo, mi permetto di fare una piccola osservazione a Giorgia. Io di anni ne ho 10 più di te, e ti posso assicurare che conosco bene tutti gli scenari che hai descritto e che sono verissimi, ma anche allora come oggi ci sono stati ragazzi che hanno ceduto, che non sono riusciti a sopportare il peso di quello che forse allora non si chiamava bullismo, perchè semplicemente nessuno ne parlava. Così come anche qualche adulto che non riesce ad andare avanti e decide di fermarsi, di troncare tutto. Nessuno di loro, giovano o adulto è senza midollo, solo non è abbastanza forte, ma questa non è una colpa è solo un grande perdita. I giovani di oggi non sono senza midollo, più semplicemente, forse troppo spesso, sono senza genitori!
INdubbiamente anche ai nostr tempi qualcuno si è suicidato, ma era uno, non uno al mese. Riguardo agli adulti, invece, sono un po’ più comprensiva: perdi tutto, il lavoro, la casa, non riesci a mantenere i tuoi figli, sei coperto di debiti… non giustifico il suicidio in nessun caso, ma diciamo che mi riesce più facile capirlo in questi casi piuttosto che per un ragazzino che si lancia dal balcone perché è stato insultato su FB.
Le colpe ai genitori le darei al 50%, l’altro 50% alla scuola, e proprio come ha detto chi mi ha preceduta “mancano gli educatori”. Mia mamma a scuola prendeva bacchettate e punizioni fisiche; io non ho avuto punizioni fisiche, ma punizioni sotto forma di “vai fuori dalla classe” (e anche qui, chi passava in corridoio ti prendeva in giro), compiti aggiuntivi, note sul diario. Tutte punizioni che a casa diventavano un raddoppio, non diventavano ritorsione contro il prof.
Facile per un ragazzino pensare che tutto gli è dovuto quando, ricevendo una punizione, viene difeso e protetto da mamma chioccia. Giustifico gli insegnanti che perdono qualsiasi stimolo a educare: chi me lo fa fare di provare a insegnare qualcosa al di fuori della mia materia, quando rischio una denuncia o il licenziamento?
Lo zio di Nadal a proposito delle follie di Fognini a Montecarlo: “non so, non lo conosco. Dico solo che gli alberi vanno raddrizzati da piccoli, dopo è troppo tardi”…
Infatti, carissimi,
… non vorrei banalizzare, ma il compito dei genitori è quello di educare. Per educare occorre implicare tutto se stessi. Forse è più facile piazzare un ragazzino davanti alla TV .. e ora …davanti a un pc!
C’è un aspetto preoccupante che molti trascurano: le nuove generazioni hanno in mano un mezzo che gli adulti troppo spesso non conoscono o non sanno manovrare con la stessa abilità con cui lo sanno manovrare e gestire i ragazzi.
Quando quelli della mia generazione guardavano la TV, i genitori potevano controllare più facilmente. E quando si andava ad un festino era semplice sapere indirizzi, conoscere persone.
Oggi educare credo sia una cosa un po’ più tosta … ma la radice è la stessa. Educo è un verbo latino …. …e-duco, cioè tiro fuori dal soggetto educando il meglio, lo faccio venire a galla, lo esalto.
Oggi tirar fuori dai nostri figli il meglio .. è esattamente come ieri ma, con mille provocazioni in più … anche per il compito di colui che è l’educatore.
Chi educa deve: implicare prima di tutto se stesso e poi conoscere .. e vagliare e capire … e correggere .. cioè .. reggere insieme …
Ci sarebbe da scrivere … altro che un’enciclopedia!!
Ripeto .. non voglio essere banale! Cercavo solo di essere sintetica!
C’è un’ultima cosa da dire: quello che lasciamo DAVVERO ai giovani NON va perduto.
Concordo con Paola. Non mancano i genitori, mancano gli educatori. In casa, a scuola, nello sport, in qualsiasi ambiente frequentino i nostri ragazzi. Questo fa di loro persone senza riferimenti e molto sole.