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  • MERITIAMO PIU’ DEL LINGOTTO

    5 giugno 2025 • COSE NOSTRE • 455

    CODESALONE

    Archiviata l’ennesima edizione dei record del Salone del Libro, vogliamo tornare su un argomento spinoso, per Torino e per il nostro Piemonte: il Centro Congressi del Lingotto di Torino.

    Se vogliamo essere – come spesso diciamo, riempendoci la bocca – una regione a vocazione turistica, attrattiva per le sue bellezze naturalistiche, per i suoi vini, per il suo cibo, dobbiamo attrezzarci di un Centro Congressi e Fiere, degno di tal nome. Diciamolo ancora una volta a chiare lettere: il Lingotto non è adeguato.

    Lo ha dimostrato, ancora e appunto, in occasione del Salone del Libro.

    Il Lingotto non è accogliente; è sporco; è troppo rumoroso (il disturbo acustico da uno stand all’altro è insopportabile); è dotato di servizi inadeguati (pochi bagni, spesso sudici e con code chilometriche); i parcheggi hanno raggiunto prezzi astronomici; occorre stipulare un mutuo per mangiare un panino scongelato e preriscaldato… Ci fermiamo qui e non continuiamo il nostro cahier de doleance, per pietà di parte. Ma ne avremmo ancora da dire.

    In questi anni ci è capitato di andare a fiere, esposizioni, saloni a Milano, a Bologna, a Parma. Quelle città hanno Centri Congressuali all’altezza di una vocazione europea di un territorio. Il Lingotto di Torino, no.

    Pare se ne siano accorte anche le autorità cittadine e regionali, che hanno dato una sorta di ultimatum al Lingotto. Occorre, però, agire al più presto. Sono stati 340mila i viaggiatori stranieri giunti in Italia, lo scorso anno, per partecipare a congressi (aumentati del +22,7%), mentre quelli arrivati per visitare fiere sono stati 500 mila, registrando una crescita del 18,3% rispetto al 2023.

    Si valutino altre location, si facciano avanti altre città piemontesi. Il Lingotto non deve essere l’unica sede per fiere e congressi. Si è dimostrato inadeguato. Torino e il Piemonte meritano di più, e di meglio.

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  • GALUP, CHE COLAZIONE

    31 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 537

    Colazione Galup

    La colazione è di sicuro il momento più intimo e condiviso, ricco di promesse per il nuovo giorno e Galup è un fedele compagno per un inizio pieno di energia e di bontà e propone nuove idee per un goloso inizio di giornata: le nuove Cuor di Fette ai Cereali Antichi sono croccanti fette biscottate, lavorate con pregiate varietà di cereali antichi e semi, che regalano il sapore autentico e genuino dei dolci fatti bene. Sono quindi l’immancabile complemento per una colazione equilibrata e ad alto contenuto di fibre, ma sono anche perfette come snack in ogni momento della giornata, le Cuor di Fette stupiscono per la loro eccezionale leggerezza, frutto di una lunga lavorazione e della lievitazione lenta.

    Per accompagnare le Cuor di Fette,  Galup propone le sue confetture extra di frutta, da sempre le regine della tavola della colazione, sono ottime per una merenda sana e golosa, ma anche per completare crostate o dolcetti fatti in casa. Le confetture Extra di Galup sono sfiziose e creative e riprendono gli ingredienti must dei lievitati Galup. Ecco allora che, nello stesso vasetto, i fichi si accompagnano alle mandorle, le pere ai limoni, le pesche al cacao e agli amaretti. Impossibile resistere e non assaggiarle anche come un dolce al cucchiaio. Non contengono pectina e alla frutta, presente in alta percentuale ( 120g di frutta per 100g di prodotto), viene aggiunto solo zucchero di canna.

    E per rendere il momento della colazione ancora più unico e prezioso, Galup propone – in esclusiva sullo e-commerce e nei negozi monomarca di Torino e Pinerolo – una tazza e un piattino in ceramica realizzati in esclusiva da Besio 1842 – vera eccellenza artigiana specializzata nella lavorazione della storica ceramica di Mondovì. Le delicate decorazioni dei piatti e delle tazze, fatte a mano con stampi in spugna, tipiche della ceramica monregalese, unite al moto aziendale “A le propi galup” e al marchio, capeggiante sulle tazze, renderanno la tavola unica, accogliente e gioiosa. Le tazze e i piatti da colazione Besio, personalizzati Galup, sono irresistibili, raffinati e sfiziosi, per la loro accurata lavorazione, sono destinati a diventare un must da utilizzare ogni giorno, ma saranno un inevitabile richiamo anche per i collezionisti.

    E ad ampliare la Linea dei Piaceri Quotidiani di Galup, non solo fette biscottate e confetture, ma anche due nuove referenze, al limone e al cocco, che vanno invece ad aggiungersi ai tradizionali Biscotti Galup al mais, alla cannella, al cacao e alla nocciola, per offrire una gamma completa e moltiplicare le occasioni per concedersi un momento goloso. Freschi ed eleganti, i nuovi Biscotti al limone Galup sono l’accompagnamento ideale per un tè caldo in qualsiasi momento della giornata. Un piacere che merita di essere gustato con calma. I Biscotti al cocco Galup sono invece caratterizzati da delicate note esotiche, che diventano più intense dopo la cottura, il cocco si sposa bene all’impasto friabile di questa nuova ricetta Galup. È un piacere capace di portare un po’ d’estate e tanta energia in ogni stagione dell’anno.

    Le novità Galup fanno parte dei prodotti continuativi e sono acquistabili tutto l’anno sul sito www.galup.it, nello storico punto vendita di Pinerolo, in quello di Torino in via Andrea Doria, 7 e nei migliori negozi d’Italia.

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  • SCAFFALE: “GEMMA E LE ALTRE” DI RITA PAVONE

    30 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 593

    pavone

    Credo siamo tutti a conoscenza di film tratti da romanzi, e – rare volte – anche di romanzi scritti sulla scia di film di successo. Non ci era mai capitato di imbatterci in un libro scritto sulla base di un disco.

    Ed ecco che a spiazzarci, o ad aprire una nuova strada, arriva Rita Pavone. Proprio lei, la famosa cantante torinese della “Pappa al pomodoro”, di Gianburrasca e di tanti altri personaggi o brani di successo. “Gemma e le altre” è il suo scritto d’ esordio e deriva da un disco uscito 36 anni fa. Un concept album – come dicono gli esperti – cioè una serie di brani musicali con un unico filo conduttore: donne ferme e donne che camminano. Dieci brani musicali scritti per narrare tutto l’ universo femminile, affreschi di donne vere, con età diverse, con amori e tradimenti, gioie e dolori.

    Poi, un giorno, recentemente, Elisabetta Sgarbi – editrice della Nave di Teseo – propone a Rita di trasformare quelle canzoni in racconti. Nasce così il libro della Pavone, artista eclettica che esordiva nel mondo dello spettacolo giovanissima, appena diciassettenne, e ora, a 80 anni, fa il suo ingresso nel mondo della narrativa.

    130 pagine, una decina di ritratti femminili di donne vere, autentiche, incontrate da Rita Pavone che, prima le ha fatte diventare le protagoniste di canzoni, ed oggi di racconti. Il disco fu pubblicato nel 1989, non godette di una grande promozione e quindi – pur ottenendo buone critiche – non ebbe successo di pubblico. “Ma il tempo è galantuomo – scrive la Pavone – e oggi d’ improvviso quell’ album riemerge per suo conto e con inaspettata forza”. E le donne di quell’ album riemergono, prepotentemente, fra le pagine di questo libro.

    RITA PAVONE

    GEMMA E LE ALTRE

    LA NAVE DI TESEO +

    16 euro

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  • PERCHE’ VOTARE AL REFERENDUM

    29 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 617

    ELEZIONI

     

    Io amo la nostra Costituzione Italiana. E la rispetto in tutti i suoi dettami.

    Proprio per questo andrò a votare per i 5 referendum dell’8 e 9 giugno. Non dico cosa voterò, ma annuncio – già fin da ora – che mi recherò alle urne. Comprendo anche le ragioni di quelli che hanno deciso (o decideranno) di non votare per non far raggiungere il quorum. È anche quella una scelta, ma non la condivido. Per niente.

    Il referendum è un passaggio fondamentale della nostra democrazia. La prima cosa da sottolineare è la diversità che c’è tra un referendum e un’elezione politica ‘normale’, dove chi va a votare delega qualcun altro a rappresentarlo, mentre col referendum non delego proprio nessuno: sono io che decido. Il referendum, infatti, è una delle forme di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica previste dalla nostra Costituzione.

    La Repubblica Italiana è nata proprio da un referendum. E con il referendum sono state fatte scelte fondamentali della nostra vita sociale: dal divorzio all’aborto alla scala mobile, solo per fare alcuni esempi.

    Votare è un diritto conquistato con lotte decennali (avete visto il meraviglioso film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi?), per questo ogni volta che posso esprimere il mio consenso (o dissenso) lo faccio recandomi ai seggi. Per me il non-voto è un’occasione persa di democrazia. Va benissimo anche la scheda bianca, anche quella è una scelta. Ma quando leggo che per l’ elezione del sindaco della mia città – cioè del mio primo rappresentante – non si è raggiunto il 40 per cento degli aventi diritto, mi si stringe il cuore.

    Se non si raggiungerà il quorum e salteranno questi 5 referendum non avranno vinto i sì o i no, avrà vinto il menefreghismo.

    Avrà vinto il mare o la montagna, rispetto all’impegno personale.

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  • Asparagi, un gioiello piemontese

    24 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 13256

    asparagi

    Quando sulle bancarelle del mercato e sulle nostre tavole compaiono gli asparagi una cosa è certa, la Primavera è arrivata. Verdi, viola o bianchi, sono l’ortaggio che, più di ogni altro, indica l’inizio della bella stagione. Originario dell’Asia, probabilmente della Mesopotamia, l’asparago è noto e consumato fin dai tempi antichi. Il suo nome deriva dal persiano sperga che significa germoglio, tradotto poi dai greci in asparagos “pieno di linfa”.

    Tracce e testimonianze di questa pianta sono state ritrovate tra i reperti egizi e, proprio attraverso gli Egizi, si sarebbe diffusa in tutto il Mediterraneo. Gli asparagi trovarono una prima applicazione per uso terapeutico, sono infatti note le sue qualità diuretiche, ma presto divennero un piatto apprezzato. Già 200 anni a.c. erano pietanza gradita sulle ricche tavole dei Romani. Gli imperatori ne erano così ghiotti che fecero addirittura costruire delle navi dedicate al loro trasporto, le “Asparagus”.

    La presenza dell’asparago in Italia è così antica che per molti secoli si è pensato fosse un prodotto originario della nostra terra e solo le ricerche storiche ne certificarono l’importazione. Gli asparagi, per moltissimo tempo, sono stati considerati un cibo afrodisiaco, sia per la loro forma e consistenza, sia per la capacità del turione (germoglio) di crescere di circa 25 cm in un paio di giorni. Alle donne frigide era consigliato ingoiare, come fosse una pillola, la punta degli asparagi avvolta in un petalo di rosa, mentre per l’impotenza si auspicava il consumo degli asparagi più grossi. Questa tradizione vige ancor oggi in Veneto, nei pranzi di nozze vengono sovente serviti gli asparagi come alimento propiziatorio alla fecondità e al benessere degli sposi.

    Gli asparagi erano però un alimento di lusso, riservato alle famiglie benestanti e alle Corti. Solo nel 1700 fece la sua comparsa una nuova qualità di asparago nei giardini olandesi, belgi e francesi. I coltivatori si dedicarono ben presto all’asparago olandese che presto si diffuse anche in Italia. La coltivazione degli asparagi è cambiata con gli anni e si sono diversificate anche le qualità, le regioni maggiori produttrici questo gustoso ortaggio sono il Veneto, famoso per l’asparago bianco, il Piemonte, la Liguria, famosa per il violetto d’Albenga, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania.

    In Piemonte l’asparago è verde, squisito nei risotti o bollito e saltato in padella rappresenta un’ottima fonte di guadagno per gli agricoltori. E’ diffuso in tutta la regione e si stima che 380 ettari siano dedicati a questa coltivazione. La maggior parte del raccolto arriva dal Cuneese, seguito da Vercelli, Alessandria, Torino, Asti e Biella. Ma anche nelle zone dove è minore la produzione, la qualità è elevata, come l’asparago saraceno di Vinchio nell’Astigiano, o quelli di Valmacca nell’Alessandrino.

    Particolarmente rinomati sono gli asparagi di Poirino e Santena, in provincia di Torino, che quest’anno, in occasione della 82° Fiera Regionale di Santena , (aprirà i battenti l’8 maggio), si distingueranno con un bollino di qualità ben impresso sulle confezioni. Il bollino serve per distinguere e valorizzare il prodotto che è simbolo della città.

    Gli asparagi sono ottimi nei risotti, negli involtini o ridotti in crema per esaltare il sapore della trota, ma il modo migliore per apprezzarli è farli saltare velocemente in padella, dopo averli sbollentati, con burro e una spolverata di parmigiano, meglio se accompagnati con l’uovo. Per conservare gli asparagi è conveniente pulirli e riporli in frigorifero avvolti in un canovaccio umido, oppure tenerli in una pentola alta con l’acqua, come un mazzo di fiori, ma non più di 24 ore.

    Ricetta Cestini di asparagi con mimosa d’uovo sodo

    Questa ricetta rappresenta un’elaborazione raffinata del classico asparago in padella, la composizione diversa degli ingredienti vi garantirà un effetto sorpresa sui vostri commensali.

    Ingredienti per 2 persone: 1 mazzo di asparagi freschissimi, 150 grammi di parmigiano grattugiato, 2 uova sode, burro e sale quanto basta.

    Mondate con cura gli asparagi tagliando via la parte più dura, portate ad ebollizione abbondante acqua salata in una pentola capiente e mettete gli asparagi a cuocere per 5/7 minuti controllando di tanto in tanto con una forchetta ( il tempo è lo stesso per la cottura a vapore). Nel frattempo rassodate le uova. Quando gli asparagi saranno cotti, colateli con cura e lasciateli riposare. Mettete sul fuoco una piccola padella antiaderente e fatela scaldare a fiamma non troppo sostenuta, versate uno strato di parmigiano e fatelo fondere, girate la cialda che si sarà formata e fatela dorare su tutti e due i lati (dorare e non bruciare!). Ancora calda appoggiatela sul fondo di un bicchiere rovesciato o avvolgetela a cono. Tagliate quindi gli asparagi a tocchetti di circa 4 cm. versateli quindi nella padella con il burro fuso e fateli saltare aggiungendo ancora un pizzico di sale e abbondante parmigiano grattugiato, a cottura ultimata prelevateli dalla padella con una schiumarola per eliminare il burro in eccesso e sistemateli nei vostri cestini. Prendete le uova sode già sgusciate, tagliatele a tocchetti che andrete a inserire in uno schiaccia aglio, pigiate e versate a pioggia sugli asparagi la vostra mimosa d’uovo sodo.

    L’effetto è assicurato e Buon appetito!

    Patrizia Durante

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  • GIROVAGANDO: L’ OFFICINA DELLA SCRITTURA

    23 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2783

    aurora-officinadellascrittura

    Fin dalla preistoria l’ uomo ha sentito il bisogno di comunicare con graffiti e disegni, poi con varie forme scritte a partire dai Sumeri 3mila anni Avanti Cristo. Oggi con gli emoticon siamo quasi tornati alla comunicazione dei graffiti dei disegni.

    Alle porte di Torino, presso lo stabilimento Aurora in strada Abbadia di Stura, c’ è l’ Officina della Scrittura, un progetto museale che ci aiuta a percorrere la storia dell’ uomo attraverso il suo modo di scrivere, di comunicare con i suoi simili.

    Dai graffiti trovati nelle grotte preistoriche si passa ai primi strumenti di scrittura, a cominciare dal calamo. Poi lo stiletto, la penna d’ oca, le prime stilografiche fino alle moderne penne a sfera o biro.

    La penna stilografica è diventata oggetto di lusso, di prestigio: all’ Officina della Scrittura potete ammirare le 13 Regine, cioè 13 stilografiche che davvero hanno fatto la storia.

    Poi con il progresso e la tecnologia irrompono le macchine per scrivere, le tastiere dei personal computer e infine gli smart phone. Tutti strumenti per scrivere sempre più velocemente. Anche se l’ amore per la bella scrittura, per lo scrivere elegante sembra non passare mai di moda.

    Per questo la cara vecchia penna stilografica è sempre di moda. Alla Aurora di Torino lavorano 60 dipendenti che realizzano ogni anno circa 50mila molteplici strumenti per la scrittura, esportati in tutto il mondo.

    La visita all’ Officina della Scrittura ci anche una riflessione. Scrivere a mano – sia con penne che con biro – è come viaggiare10 alla velocità del pensiero, quindi ci è permesso di riflettere su quello che scriviamo. Molto più che i whatsup.

     

     

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  • SCARSITA’ DI VOCAZIONI INFERMIERISTICHE

    22 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 473

    Nurse,,Woman,And,Arms,Crossed,For,Cardiology,With,Stethoscope,In

    In Piemonte mancano seimila infermieri. Specialmente in vista dell’arrivo dell’estate (quindi periodi di ferie e necessità di coprire tutti i turni) la carenza di personale infermieristico rischia di compromettere l’intero sistema sanitario regionale. L’allarme arriva dai sindacati di categoria, ma sembra ormai un male endemico. Si fatica sempre più a trovare persone disposte a fare gli infermieri. Non si tratta solo di numeri, ma di un impatto diretto sulla qualità dell’assistenza ai pazienti e sulle condizioni di lavoro di chi opera in corsia. È una questione che riguarda la salute di tutti.

     Particolarmente critica è la situazione nella Città della Salute di Torino, il principale polo ospedaliero della Regione, dove mancano circa 200 infermieri destinati ai servizi di urgenza e copertura dei turni estivi.

    Al di là dell’emergenza immediata, bisognerebbe interrogarsi sui perché di questa carenza di “vocazioni infermieristiche”.

    Ricordo che, ancora una cinquantina di anni fa, l’infermiera era una figura professionale ambita quanto stimata. Oggi non è più così. Oltre ai sempre più frequenti episodi di violenze al personale sanitario che accadono nei nostri reparti di emergenza e in corsia, è proprio l’immagine dell’operatore sanitario che ha perso fascino e appeal. Ma bisogna anche parlare di retribuzioni: lo stipendio medio di un infermiere, in Italia, varia a seconda dell’esperienza, della regione e del settore (pubblico o privato). In generale, si aggira sui 1.922 euro lordi al mese, nel Sistema Sanitario Nazionale.

    Tradotto in soldoni significa circa 12 euro netti all’ora. Quasi come una collaboratrice domestica. Ma – con tutto il rispetto per le collaboratrici domestiche – queste ultime hanno a che fare con le pulizie degli arredi, mentre l’infermiera ha in mano la salute e il benessere delle persone. Diversità sostanziali che non si traducono in riconoscimenti di merito ed economici.

    Non è solo questione di stipendi, certamente. Ma se mancano le vocazioni, forse, anche questo è un motivo valido da tenere in conto.

     

     

     

     

     

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  • CONDIVIDERE, UN RISTORANTE E UN INVITO A STARE INSIEME

    17 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 2136

    condividere

    Aggiungi un posto a tavola cantava Johnny Dorelli nell’ omonimo musical. E lo chef  Federico Zanasi, bolognese trapiantato a Torino e cresciuto alla scuola di Ferran Adrià, ha  applicato alla lettera questa filosofia nel ristorante Condividere aperto tre anni fa a Torino e che ha già conquistato una Stella Michelin.

    Condividere si trova all’ interno della Nuvola Lavazza, il centro direzionale creato dall’ azienda torinese anche con l’ obiettivo di riqualificare il popoloso quartiere Aurora  del capoluogo piemontese.

    Condividere non è solo il nome del ristorante è il marchio che anima la location, la cucina, tutto quanto trovate all’ interno di questo suggestivo angolo della vecchia Torino. “Le ricette e le portate non sono uniche, ma comunitarie per l’ intera tavolata, bisogna mangiarle insieme, condividerle, appunto…” spiega lo chef. E anche la location è caratteristica, all’ insegna del divertimento: non per nulla è stata realizzata dal Premio Oscar Dante Ferretti.

    Scopo di Condividere, quindi, è quello di far passare una serata intera insieme, a tavola. Ma le sorprese non sono finite. Al momento del dessert e del dolce, ci si alza da tavola e si va in un’ altra saletta caratteristica. Divanetti, angoli per stare insieme e concludere la serata, sempre insieme. Si va a cena per mangiare bene (e le ricette sono da favola) ma anche per condividere qualche ora con amici e famigliari,  per ritrovare il gusto della convivialità.

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  • SCAFFALE: UNA GUIDA GREEN PER IL PIEMONTE

    16 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 519

    GUIDAGREENPIEMONTE

    La natura a due passi da casa. Per tutti, per tutte le stagioni. Come scoprirla e come provarla? In punta di piedi, evitando il turismo di massa, con il tempo necessario per assaporare ambienti e territori ancora poco conosciuti? Due giovani fotografi, amanti delle camminate, collaboratori di diverse riviste di escursionismo, Annalisa Porporato e Franco Voglino, con il volume “Guida green Piemonte” portano i lettori alla scoperta di ambienti naturali, spesso incontaminati, raccontando 15 percorsi in aree geografiche ancora intatte a livello naturalistico, focalizzandosi sul trasporto sostenibile e possibilmente ecologico.

    Per ognuna di queste zone viene suggerita un’escursione da fare a piedi, con un occhio di riguardo per le vie storiche di montagna, tra tracce di sistemi difensivi, incisioni rupestri, villaggi Walser e molto altro, per favorire lo sviluppo di un turismo all’aria aperta.

    «Quello green è un tipo di turismo che si mette in rapporto con la natura all’insegna dell’armonia e del rispetto – spiegano gli autori – entra in essa in punta di piedi, senza frenesia, procedendo con calma, cercando il tempo necessario sia per apprezzare ogni sfumatura della natura che s’incontra, sia per entrare in contatto con le realtà culturali, storiche e gastronomiche del luogo».

    Annalisa e Franco, da esperti fotografi, corredano ogni percorso –  oltre alle indispensabili descrizioni tecniche – con fotografie inedite, note storiche, curiosità e focus sui prodotti tipici e sulle tradizioni locali.

    Dall’ Alessandrino al Pinerolese, dal Canavese all’ Astigiano, dal Biellese al Cuneese, senza tralasciare le valle di Lanzo e Susa, il Verbano-Cusio-Ossola: davvero non c’è che l’ imbarazzo della scelta per scoprire un Piemonte sconosciuto.

    ANNALISA PORPORATO – FRANCO VOGLINO

    GUIDA GREEN PIEMONTE

    CAPRICORNO EDIZIONI

    14,00 euro

     

     

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  • INFORMAZIONE? QUANTO SIAMO VERAMENTE LIBERI

    15 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 555

    GENTE-TV-TELEVISIONE

    La notizia dell’elezione di papa Wojtyla, nell’ ottobre del 1978, impiegò più di tre giorni per arrivare in tutto il mondo, per raggiungere anche i villaggi più sperduti della Foresta Amazzonica, dell’Africa o dell’Oceania.

    Internet non era ancora a disposizione e a portata di mano per tutti.

    La notizia della morte di Papa Francesco, invece, in meno di 30 secondi è arrivata in ogni angolo del pianeta.

    Ecco come è cambiato il mondo della comunicazione globale, ovunque. Questo significa che oggi siamo più informati? Che siamo più liberi? Domande che mi girano per la testa quando si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.

    Ogni anno ci si interroga sulla questione, si stilano classifiche per dire quali sono i Paesi più liberi, quelli dove circolano più facilmente le notizie, aggirando censure, divieti, blocchi dell’informazione. E anche in questi giorni ne sentiremo di tutti i colori.

    Ma al di là delle solite considerazioni (chi è governa la comunicazione, come difenderci dai Big Data, chi difende la nostra privacy, come riconoscere le fake news, ecc..) c’è una questione che oggi mi sta particolarmente a cuore: come attrezzarci ed essere preparati di fronte all’espandersi dell’Intelligenza Artificiale. Oggi, grazie all’ AI, è possibile campionare voci, modificare video e foto, creare dal nulla una notizia assolutamente verosimile…Altro che fake news…Tutto questo sembra accadere fra l’indifferenza generale, i governi paiono inermi. Nulla più che dichiarazioni di allarme e inviti a regolamentare il settore: ma chi deve farlo? A quali costi?

    La vera libertà di stampa, ora, deve competere con la tecnologia che avanza sempre più velocemente

     

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