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  • MA NON CHIAMATELI VINI

    27 marzo 2025 • COSE NOSTRE • 683

    freisa-vino-03

    Sono trascorsi tre mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada e quelli che sembravano solo timori, oggi, sono una triste realtà. Il consumo del vino è calato drasticamente! Basta chiedere ai produttori, ai venditori, ai ristoranti, ai baristi. È arrivata la paura. Paura di quanto possa costare, in termini di sanzioni, quel paio di bicchieri di vino mangiando, quell’aperitivo o quel grappino a fine pasto.

    “Se l’intento era quello di punire uno dei pochi settori attivi del nostro Paese, sappiate che ci siete riusciti” scrivono in un loro documento i Vignaioli di Castellinaldo (Cuneo). “L’impegno per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti, indipendentemente dalle quantità consumate” afferma, da parte sua, la Coldiretti.

    Tutti abbiamo a cuore la sicurezza: sulle nostre strade, ma anche nelle case e nei quartieri delle nostre città. Invece sembra che l’attenzione sia solo concentrata a individuare e punire chi è al volante. Sì alla sicurezza stradale ma sì anche al rispetto di chi lavora: altrimenti anche le cantine saranno come, purtroppo, tante altre realtà produttive: in seria difficoltà! E ci saranno i ristori o la cassa integrazione per i viticoltori?

    Ma arriva la risposta, semplice semplice. Perché non vi mettere a produrre vini dealcolati? Attenzione. La parola «vino» non va proprio utilizzata, intanto perché sono proprio bevande completamente diverse. Si, tratta, infatti, di un prodotto non agricolo, ma processato, energivoro e molto costoso, che va paragonato a un prodotto industriale piuttosto che al frutto della natura. Pertanto non chiamateli vini, ma piuttosto succhi d’uva, bevande private della componente alcolica tramite estrazione dell’alcol, per evaporazione, distillazione o per osmosi.

    Sarebbe questa la soluzione? Non credo proprio. Anziché arzigogolarsi su queste fantasie, lavoriamo per educare al buon uso del vino, e combattiamone l’abuso.

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  • CIACCI’S PIZZA, DA SAN MAURO E RIVOLI AGLI USA

    22 marzo 2025 • CINQUE SENSI • 2391

    spizza

    Catullo Ciacci è stato un affermato ciclista professionista degli anni ’50 e ’60. Nato nelle Marche si trasferì a Torino insieme alla sorella Carmen. Gareggiò con Merchx, Van Loy, arrivò secondo in una tappa del Giro d’ Italia, vinse parecchi trofei. Appesa la bicicletta al chiodo si dedicò al mondo della ristorazione. Lui amministratore e la sorella Carmen ai fornelli. “Lui si occupava di fare la spesa, io di cucinare, arrivammo anche a preparare 5 quintali di pesce al venerdì” racconta l’ arzilla Carmen.

    Poi oltre alla cucina tradizionale, con una predilezione per quella marchigiana, il passaggio a fare le pizze. Una ricetta speciale quella di Carmen Ciacci, oggi riprodotta dai figli Ivan e William nei locali Ciacci’s Pizza di Rivoli e San Mauro, in provincia di Torino, dove vengono sfornate più 50mila pizze all’ anno

    Una pizza sottilissima, simile a quella romana,  tirata al mattarello, 40 centimetri di diametro. Viene usata una combinazione di farine, quella Manitoba e la OO, poi solo prodotti naturali e italiani.. Ne risulta un impasto molto sottile, servito in una 50ina di varietà.

    Nel 2021 il colpo di scena. Nel locale di San Mauro arriva un cliente americano che fa una di quelle  offerte che non si possono rifiutare. Vuole portare la pizza di Carmen Ciacci negli States, nel suo locale-gelateria.

    E così Ivan vola negli States per insegnare a fare la Ciacci’s Pizza a Wilmington, nel North Carolina: ed è subito un successo. In America sui tavolini all’ italiana con la 500 stilizzata, oppure nei locali torinesi di Rivoli e San Mauro, sempre  si gusta la pizza fumante, sottile e croccante con la ricetta di nonna Carmen Ciacci

     

     

     

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  • SCAFFALE: VIBERTI E LE GRANDI BATTAGLIE DEI SAVOIA

    21 marzo 2025 • LUOGHI E LIBRI • 698

    battaglie

    Chi non ha mai sentito parlare della Battaglia dell’ Assietta o di quella di San Quintino? Per non parlare di Goito o di Custoza. E la “fatal” Novara o l’ epopea di Solferino? Non foss’ altro che per le vie, piazze o strade a loro dedicate in tante città: sono eventi bellici entrati nella nostra vita dei quali, invece, sappiamo, ben poco o nulla.

    Pier Giorgio Viberti, fossanese di nascita ma torinese d’ adozione, dopo aver dato alle stampe una lunga pubblicistica in editoria scolastica, si cimenta – ora – nel raccontarci la storia del Piemonte attraverso le sue battaglie storiche, combattute dai Savoia. E leggendo questo volume di Capricorno, pagina dopo pagina, entriamo veramente nei campi di guerra, scopriamo gli armamenti, le tattiche, incontriamo i protagonisti con una cronaca dettagliata ma allo stesso tempo avvincente e un ricco repertorio di disegni, mappe, fotografie.

    Contro i Francesi, gli Spagnoli, i Russi l’ esercito dei Savoia seppe distinguersi per abilità bellica, strategie e coraggio. Vogliamo parlare dell’ Assedio del 1706 con il voto di Superga e l’ eroico sacrificio di Pietro Micca? Oppure delle vittorie di Palestro, Magenta e Solferino che dettero vita a sconvolgimenti nella politica europea e – più o meno direttamente – portarono alla nascita dell’Italia?

    Il volume di Viberti ci racconta il nostro Piemonte attraverso immagini anche forti e cruente, ma che hanno attraversato secoli e secoli di storia e che ben ci spiegano come questo piccolo staterello in mezzo all’ Europa – grazie a Casa Savoia – sia potuto diventare un elemento centrale nella narrazione di un intero continente.

    PIER GIORGIO VIBERTI

    LE GRANDI BATTAGLIE DEI SAVOIA

    CAPRICORNO EDITORE

    14 euro

     

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  • NON FA PIU’ INVERNO

    20 marzo 2025 • COSE NOSTRE • 714

    clima-inverno-record-italia-2023-2024

    Siamo in  primavera e – per il meteo – è già tempo di bilanci. Più che inverno, quello passato per il Piemonte, è stato un autunno prolungato. Poca neve in media-alta montagna. E in pianura la temperatura media in dicembre-gennaio-febbraio è stata di 6,4 gradi, 1,4 gradi sopra la norma: quindi l’inverno 2024-25 è al quarto posto tra i più tiepidi dall’inizio delle misure, cioè dal 1753.

    Per il resto: lunghe fasi in stile autunnale, senza gelo e solo in alta montagna, dal Monte Bianco all’Ossola, e oltre i 1300 metri, ha nevicato molto. Scarsità altrove, e proprio la latitanza della neve in bassa montagna e pianura è stata una delle caratteristiche più evidenti di questo inverno sbiadito, in accordo con gli scenari del riscaldamento globale.

    Colpa del cambiamento climatico? Mah… Sui ghiacciai del Monte Rosa, a quattromila metri di altitudine, nel 2022, è stata rivenuta la più antica mummia di marmotta, esposta adesso al Castello di Saint Pierre. Dagli esami radiografici è risultato che è vissuta 6.500 anni fa ed è morta di morte naturale. Vuol dire che è ha passato la sua vita a quelle altitudini e si cibava di erbe. E vuol dire che a quei tempi lassù c’erano pascoli. Poi è arrivata l’era glaciale,  e ora il disgelo ci ha restituito quella mummia.

    Forse tutto è nella normalità dei millenni, mentre noi ragioniamo in termini di giorni, settimane, mesi, al massimo anni.

    D’altronde, con gli inverni più miti di 3 gradi rispetto a un secolo fa, quella che un tempo era neve oggi è, almeno a bassa quota, sempre più spesso pioggia E nei prati e nei boschi ormai trionfano le primule.

     

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  • CARRU’, IL BUE GRASSO E I BOLLITI

    15 marzo 2025 • CINQUE SENSI • 2360

    bollito-misto-alla-piemontese

    La Fiera del Bue Grasso di Carrù come risposta alla carne sintetica e al via libera degli Stati Uniti alla ricerca per la produzione di carne in laboratorio, da cellule animali. Nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio questa cittadina del Cuneese viene letteralmente invasa da capi di bestiame di eccezionale valore e bellezza, da allevatori, macellai, gastronomi, curiosi, appassionati ghiotti della carne di Fassone Piemontese nei classici piatti della battuta al coltello e dei bolliti serviti in tutti i ristoranti. Nei week end è davvero difficile trovare un posto per mangiare e assaporare questi piatti della nostra tradizione culinaria.

    Padrone di casa il Consorzio Coalvi che raccoglie gli allevatori e i macellai specializzati nella carne di Fassone Piemontese. “Abbiamo una tradizione millenaria e non ci sarà laboratorio o carne sintetica che possano scalzare il lavoro e la cura che migliaia di famiglie dedicano a questi animali” dice il presidente Guido Groppo. E l’ agronomo Luca Varetto ricorda che “anche il bue grasso, seppur con moderazione, può essere mangiato, una volta ogni tanto, anche perchè questa carne è ricca di grassi buoni, quelli che non fanno salire troppo il colesterolo”.

    Nel giovedì di dicembre della Festa del Bue Grasso di Carrù allo stand della Pro Loco ci sono code interminabili dalle prime ore del mattino e fino a notte fonda. C’è chi assapora i bolliti intinti nelle varie salse già alle 8 del mattino: a sera si conteranno oltre 2mila persone che hanno consumato il menù completo.

    Ristoranti come Al Bue Grasso fanno il tutto esaurito per settimane intere.  Sette i tagli del bollito alla piemontese: capocollo, stinco, scaramella, scamone, testina, lingua, cotechino. Sempre serviti con un’ infinità di salse anche se a Carrù va per la maggiore il bagnet verde.

     

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  • GIROVAGANDO: CORTEMILIA E L’ ALTA LANGA

    14 marzo 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2550

    cortemilia

    Tutti la conoscono come l’ indiscussa capitale della nocciola tonda e gentile, ma il territorio di Cortemilia in provincia di Cuneo, è disseminato di piccoli borghi, antichi come la pietra di Langa che ne è materia prima e anima, luoghi che le pagine di Pavese e Fenoglio hanno reso immortali. Da Cortemilia si raggiungono facilmente con passeggiate o escursioni a cavallo e in e-bike luoghi come Castino, Pezzolo, Torre Bormida, Perletto, Bergolo.

    Nel capoluogo, Cortemilia appunto, da apprezzare l’ enogastronomia, a cominciare dalla nocciola e da tutti i suoi derivati. Ma anche l’ artigianato a cominciare dalla lavorazione della pietra arenaria. La storia e l’ arte? I resti del Castello e la sua torre, ma anche la Pieve di Santa Maria e il Convento di San Francesco. L’ ambiente con i terrazzamenti che sono la vera anima del territorio di Cortemilia.

    Insomma, una gita a Cortemilia e in Alta Langa per trovare natura, arte e tradizioni nella capitale della Nocciola. Ultimo suggerimento. Da fare adesso, in estate, nel pieno della raccolta del prelibato frutto e di feste che lo celebrano

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  • LA VERA PARITA’ E’ NELLO STIPENDIO

    13 marzo 2025 • COSE NOSTRE • 728

    lavorodonna

    Abbiamo appena celebrato l’ 8 marzo,  Festa della Donna, con il solito corredo di mimose e dibattiti sulla parità.

    Proprio in quest’ occasione ho detto e ribadisco quanto sostengo da anni. In Italia la vera parità la si avrà soltanto quando ci sarà la parità di stipendio e di opportunità lavorative. E oggi siamo ancora molto, molto distanti dall’ averla raggiunta.

    Lo ha affermato l’ Inps con un dato incontrovertibile. In tutti i settori economici esaminati gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle donne. Nello specifico, in dieci settori su 18 esaminati le donne percepiscono oltre al 20% in meno; nelle attività finanziarie e assicurative le donne percepiscono mediamente il 32,1% in meno, nelle attività professionali scientifiche e tecniche il 35,1% in meno e in quelle immobiliari il 39.9% in meno.

    Inoltre, in Italia le donne hanno un tasso di occupazione di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini. La ragione di tale gap dipende da vari fattori tra i quali il maggiore utilizzo del part-time tra le donne, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari.

    Considerando il livello di istruzione, le donne hanno superato gli uomini sia tra i diplomati (52,6%) sia tra i laureati (59,9%), ma questa superiorità non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro. Nonostante siano mediamente più istruite, infatti, fanno più fatica a fare carriera: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri è donna.

    Raggiungiamo, prima, uguaglianza di stipendio e di opportunità lavorative, poi potremo anche discutere di tutte le altre questioni circa la parità di genere. Importanti certo, ma mai quanto l’ indipendenza economica.

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  • AI CACCIATORI DI CARTOSIO, UNA CUCINA SOLO A LEGNA

    8 marzo 2025 • CINQUE SENSI • 1998

    fuocoalegna

    Da 200 anni a Cartosio, in questo angolo di Piemonte sulle colline dell’ Acquese, arde una stufa a legna per preparare da mangiare. I primi documenti del 1818 raccontano di un’ osteria che però svolgeva anche il ruolo di tabaccheria e rivendita di alimentari. Da allora e da sempre si cucina su una stufa a legna: l’ attuale fu installata nel 1952 per sostituire quella del 1818.

    E da due secoli alla Trattoria I cacciatori di Cartosio si preparano i cibi rigorosamente solo sulla stufa a legna, non soltanto un vezzo, ma una vera e propria filosofia di cucina.

    E la chef Federica Rossini, moglie e contitolare con Massimo Milano, ha imparato, poco per volta, a cucinare rispettando e seguendo i ritmi del fuoco e della stufa a legna. Già perché si deve lavorare quasi contemporaneamente su tutte le portate, stando attenti ad avvicinare o allontanare dal calore più forte le pentole in cui cuociono i cibi. Una cucina sana, genuina per un pranzetto con i fiocchi: involtini di verza ripieni, agnolotti al burro e salvia e il classico francese coque au vin che a noi piace chiamare galletto al vino

     

    In cucina si respira un profumo d’ altri tempi, non solo per l’ aroma dei cibi ma anche per quella legna che arde costantemente. E i piatti hanno una qualità in più perchè ci troviamo ad assaporare piatti cotti senza addensanti, strutto, eccetera… Ai Cacciatori di Cartosio è l’ acqua che consente di procedere con la preparazione perfetta.

    Una premiata trattoria italiana che da più di due secoli offre pranzo e cena a gente che arriva da ogni dove, perché ai Cacciatori di Cartosio non si capita per caso, ci si va apposta per mangiare bene. E lo sanno i tanti artisti che in questi decenni hanno fatto visita alla famiglia Milano e spesso hanno pagato i loro pasti  con opere d’ arte che adesso fanno bella mostra nella sala da pranzo ristrutturata pochi anni fa..

     

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  • SCAFFALE: 19 STORIE PER LE TORINESI RIBELLI

    7 marzo 2025 • LUOGHI E LIBRI • 882

    torinesi-ribelli

    Anzichè mimose per la Festa della Donna perchè non regalare un libro? Magari che racconti proprio storie di donne.

    Come, ad esempio, “Le torinesi ribelli”, il volume – a cura di Loredana Cella – che raccoglie 19 storie, scritte nel bell’ intento di ricordarle. “Compagne di viaggio, amiche, confidenti, soprattutto testimoni di chi eravamo e di quanti sforzi sono stati fatti per renderci donne in grado di ascoltarci, comprenderci, perdonarci al fine di comporre di nostro pugno un piccolo pezzo nel puzzle della Storia” come scrive Silvia Garbarino nella prefazione.

    Si tratta di donne che hanno contribuito a costruire la storia di Torino. Alcune hanno ricoperto posti di potere, altre hanno combattuto la loro battaglia in famiglia o nei luoghi di lavoro per affermare se stesse, ma anche per aprire quella strada che altre donne hanno percorso dopo di loro.

    Lidia Poet, le Tabacchine della Manifattura Tabacchi, Isa Bluette, Rita Levi Montalcini, il Trio Lescano, Carol Rama, Fernanda Pivano sono soltanto alcune di queste 19 “torinesi ribelli”.  E a tracciarne il ritratto sono soprattutto scrittrici donne (con poche eccezioni maschili) che restituiscono – con il proprio stile di scrittura – la vitalità, il coraggio, la determinazione di questi esempi da non dimenticare. Anzi, donne vive e presenti più che mai .

    LE TORINESI RIBELLI – DICIANNOVE STORIE PER RICORDARLE

    a cura di LOREDANA CELLA

    NEOS EDIZIONI

    16 euro

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  • QUANTO CIBO SPRECHIAMO

    6 marzo 2025 • COSE NOSTRE • 573

    cibosprecato

    Qualsiasi italiano, in media, getta via due etti di cibo – sprecato – ogni mese. Un dato che fa inorridire per chi, come me, è cresciuto in una famiglia dove non si buttava via niente: anche di un frutto un po’ “vecchiotto”, si cercava di recuperare la parte ancora buona per mangiarla o farla cuocere.

    Nel mondo si sprecano 1 miliardo di tonnellate di cibo in un solo anno: le famiglie sono responsabili del 60%, la ristorazione del 28% e la vendita al dettaglio del 12%. Le famiglie sprecano almeno un miliardo di pasti al giorno. 

    Sempre come dato mondiale e in media, ogni persona butta 79 kg di cibo all’anno. E’ da evidenziare che la lotta allo spreco porterebbe anche vantaggi concreti. Gli sprechi alimentari provocano infatti fino al 10% delle emissioni globali di gas serra, quasi 5 volte le emissioni totali dell’intero traffico aereo.

    E dire che ci vorrebbe così poco per abbattere questi sprechi. Basterebbe fare maggiore attenzione negli acquisti e nei consumi di alimenti.

    Ecco un decalogo redatto dalla Coldiretti

    1) Prima di andare a fare la spesa, fai una lista e compra solo quello che ti sei appuntato

    2) Procedi con acquisti ridotti e ripetuti nel tempo 

    3) Preferisci le produzioni locali e compra nei mercati a km 0

    4) Acquista seguendo la stagionalità dei prodotti

     5) Prendi la frutta con il giusto grado di maturazione

     6) Separa le diverse varietà di frutta e verdura

    7) Non tenere insieme i cibi che consumi in tempi diversi

    8) Controlla sempre l’etichetta

    9) Chiedi la doggy bag al ristorante per consumare a casa gli avanzi

    10) Cucina gli avanzi consultando le tante ricette antispreco

    E soprattutto quando vai a buttare nell’ immondizia il tuo cibo avanzato ripeti a te stesso: VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA!06

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