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  • MASSIMO CAMIA, STESSA FAMIGLIA NUOVA ESPERIENZA

    1 marzo 2025 • CINQUE SENSI • 883

    CAMIA

    Dopo 12 anni di fruttuosa e amichevole collaborazione con la famiglia Damilano a La Morra, il Massimo Camia Ristorante, 25 anni di stella Michelin, si trasferisce in una nuova sede mantenendo intatta la sua tradizionale cucina ma con una location che promette un’esperienza ancora più esclusiva e coinvolgente.

    Un nuovo capitolo per il Massimo Camia Ristorante

    Dopo anni di successi nelle storiche sedi di Barolo e La Morra, il ristorante apre le porte in una nuova location di proprietà nel comune di Novello.

    Il nuovo spazio, elegantemente rinnovato, racconta l’evoluzione di una cucina che sa reinterpretare la tradizione con uno sguardo rivolto al futuro, con un design studiato per offrire ai propri ospiti una nuova e completa sensazione.

    La stessa Famiglia, una nuova esperienza.

    La loro filosofia culinaria, basata su ingredienti locali di altissima qualità e sull’arte della sperimentazione, continuerà ad essere il cuore pulsante del ristorante, sotto la guida di Massimo e Luciana, ora sempre di più affiancati dai loro due figli Elisabetta e Iacopo.

    La cucina, che ha conquistato appassionati di tutto il mondo, sarà arricchita da nuovi piatti ispirati all’unicità del territorio che li circonda e al valore della famiglia.

    Un invito speciale rivolto ai più affezionati ospiti e a quelli nuovi.

    La Famiglia ringrazia i clienti fedeli che li hanno accompagnati nel loro percorso.

    Il loro affetto e sostegno sono stati la forza motrice dietro ogni piatto e in ogni momento e sarà di sostegno per il nuovo progetto.

    I Camia vi invitano a scoprire questa nuova fase della loro avventura culinaria, certi che ogni visita sarà ancora più indimenticabile nella nuova sede.

    Un luogo da scoprire
    La nuova location si presta anche a eventi esclusivi, con ampia corte, camere e giardino con piscina. Un ambiente che eleva l’esperienza gastronomica, avvolgendo gli ospiti nella bellezza del territorio e della natura.

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  • GIROVAGANDO….IL SANTUARIO DI VICOFORTE MONDOVI’

    28 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 4084

    SANTUARIO VICOFORTE

    E’ un vero gioiello architettonico-urbanistico. Ma la vera particolarità è che si può ammirare la più grande cupola ellittica del mondo.

    A 6 km da Mondovì, in una piccola valle ai piedi di Vicoforte, sorge il Santuario Regina Montis Regalis, meta di pellegrinaggio per la venerata immagine della Madonna con Bambino.

    Fu costruito a partire dal 1596 come luogo dedicato al culto della Vergine e, nelle intenzioni, per ospitare le tombe dei Savoia. L’opera fu affidata all’orvietano Vitozzi; nel ‘700 un nuovo slancio venne da Francesco Gallo e dal progetto della cupola; le decorazioni furono il risultato di una lunga sfida…Erano in molti a pensare che sarebbe stato impossibile realizzare quella cupola così ardita. I lavori si conclusero più di 300 anni dopo, solo nel 1891, dopo vari interventi di completamento di facciate e campanili; ed è appunto negli esterni che resta più leggibile l’avvicendarsi di epoche e fasi costruttive.

    Tutto nacque da un pilone votivo del ‘500 fatto costruire da un fornaciaio per l’avvenuto miglioramento dei suoi affari. Un giorno il pilone fu colpito per sbaglio da un cacciatore e dall’affresco della Madonna con Bambino sgorgarono gocce di sangue.

    L’episodio miracoloso innescò pellegrinaggi che in breve divennero veri flussi da Italia, Francia, Spagna, Svizzera e Paesi Bassi. Il pilone e lo schioppo sono ancora lì; intorno sorse il santuario.

    Il progetto della cupola ellittica fu perfezionato da Francesco Gallo nel 1732, con il parere favorevole di Filippo Juvarra. Alta 76 metri nel centro, con un asse maggiore di oltre 36, la maestosa cupola da primato ricopre una superficie interna di 6036 mq. (quasi un campo da football!). Per le decorazioni si alternarono diversi artisti, tutti volti a rappresentare il più grande affresco esistente a tema unico: la Vergine, la sua vita terrena, l’attesa della redenzione e l’assunzione in cielo. Il grande lavoro pittorico fu portato a termine nel 1752 da Mattia Bortoloni di Rovigo e Felicino Biella di Milano.

    L’annesso convento è sede della Casa Regina Montis Regalis, struttura per pellegrini e turisti.

    Insomma, un luogo da scoprire, visitare e magare soggiornarvi qualche giorno.

    Mario Castelli

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  • VOGLIONO FARCI SMETTERE DI BERE VINO?

    27 febbraio 2025 • COSE NOSTRE • 739

    rossorubino

    “Nuoce alla tua salute”. “Questo prodotto provoca dipendenza”. “Fumare fa male a te e a chi ti sta vicino”. “Il fumo provoca il cancro”. Ormai abbiamo fatto l’abitudine a queste scritte sui pacchetti di sigarette, e anche alle crude e macabre foto che accompagnano questi avvisi allarmistici.

    Ma se scritte e foto comparissero sulle belle etichette delle bottiglie di vino?

    Non è una boutade. L’ ipotesi è assai realistica: l’Unione europea vorrebbe, infatti, impegnarsi ad apporre delle scritte sulle bottiglie, finalizzate a scoraggiare l’uso di alcolici, oltre ad aumentare la tassazione sul consumo di vino.

    Una follia tutta ideologica? Certamente la prevenzione e la promozione di stili di vita sani sono obiettivi fondamentali, che meritano il massimo impegno da parte delle Istituzioni e della società.

    Ma non credo che le campagne allarmistiche perseguano questi scopi, più che meritori. O se invece non siano subdoli modi per aumentare la pressione fiscale su un settore che in Italia è vitale e prospero: 240mila i viticoltori italiani che offrono opportunità di lavoro per 1,3 milioni di occupati. Il comparto conta ben 6.500 imprese, 16.800 ettari di superficie vitata e una produzione di quasi 1 milione di ettolitri, pari a circa 100 milioni di bottiglie all’anno, perlopiù a marchio DOC o DOCG.

    Il vino rappresenta un patrimonio importantissimo del Made in Italy.

    Le nostre forze sindacali (la Coldiretti è già pronta alla mobilitazione) e le forze politiche debbono difenderlo da tentativi di colpevolizzazione, senza tener conto di una storia millenaria che ha contribuito, non solo a far grande il nostro sistema agroalimentare, ma si inserisce appieno nella Dieta Mediterranea, che in questi anni ha visto gli italiani primeggiare per longevità a livello europeo e mondiale.

    Come sempre va punito l’abuso e non il parco consumo.

    E poi, educhiamo i giovani a bere consapevolmente, senza rovinare le belle etichette delle nostre bottiglie di vino con scritte allarmistiche, inutili e deturpanti.

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  • LA CASTIGLIA, UNA FORTEZZA E UN RISTORANTE DA SCOPRIRE

    22 febbraio 2025 • CINQUE SENSI • 2070

    CASTIGLIA

    Da qualunque parte si arrivi a Saluzzo, provincia di Cuneo, non si può non rimanere affascinati dalla maestosità del castello dei Marchesi: al culmine della città vecchia, la Castiglia rappresenta l’ espressione più alta del ruolo di piccola ma importante capitale che Saluzzo ebbe per 4 secoli. All’ interno il Museo della Civiltà Cavalleresca che racconta la storia della Castiglia dalla sua costruzione attorno all’ anno 1270 fin circa al 1500.

    E nei sotterranei il Museo della Memoria Carceraria, più di un secolo di storia delle prigioni a Saluzzo e più in generale in tutta Italia.

    Ma parlando della Castiglia non si può non parlare di un ristorante, guarda caso chiamato anch’ esso la Castiglia, che si trova all’ interno della cinta muraria dell’ antica fortezza. Un angolo di prelibatezze da gustarsi sempre vivendo nel cuore della storia: anche gli arredi insieme con le spesse e antiche mura ci ricordano che siamo dentro a un vecchio maniero. Lo chef Fabio Banchio  presenta un menù tradizionale e moderno allo stesso tempo.

    Osservando le finestre ecco le inferriate che ci ricordano ancora che siamo in un castello e l’ ingresso della cantina assai simile a quello della cella di una prigione.

    Non c’è che l’ imbarazzo della scelta: potete prima visitare la fortezza e i suoi musei e poi godervi i deliziosi piatti del ristorante La Castiglia, o fare al contrario. Belle e intense emozioni, in ogni caso, sono sempre garantite

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  • SCAFFALE: I CAMMINI DI AMERIO E CORRADINO

    21 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 1026

    cammini

    Cos’ hanno in comune un caporedattore della Stampa (in pensione) e un medico oculista? La passione per le camminate. Il passo lento consente a entrambi di vedere le cose che ci circondano con occhi nuovi, scoprire realtà che si pensava di conoscere benissimo e che invece nascondono meraviglie a pochi passi da casa.

    E così Dario Corradino (il giornalista)  e Gianni Amerio (l’ oculista), qualche anno fa, cominciano a percorrere, a piedi, migliaia di chilometri in Piemonte, ma anche all’ estero. Per puro divertimento, ma anche alla scoperta di esperienze nuove. Nascono così vademecum sull’ “Altra Via da Torino a Savona”, sul “Cammino d’ Irlanda”, sulla “Via del Sale”, sul “Cammino di Santiago in 110 storie”. Alcuni scritti insieme, altri individuali.

    Ed infine il divertente “Come inventarsi un cammino e rovinarsi la vita”. Un racconto ironico (e allo stesso tempo amaro) delle difficoltà pratiche e burocratiche legate alla progettazione, all’ esplorazione, alla tracciatura, alla promozione e al riconoscimento di un cammino, magari già esistente e praticato da centinaia di persone. Da esperti conoscitori di cammini, Amerio e Corradino allargano lo sguardo sull’ escursionismo tout court: il tutto con leggerezza e umorismo perchè  – come spiegano – “un sorriso nel bel mezzo di una fatica lunga molti chilometri, aiuta a sopportare meglio il peso di uno zaino”

    GIANNI AMERIO – DARIO CORRADINO

    COME INVENTARE UN CAMMINO

    EDIZIONI DEI CAMMINI

    14 euro

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  • DIAMO UN VOTO ALLA NOSTRA SANITA’

    20 febbraio 2025 • COSE NOSTRE • 712

    VACCINI

    Dare un voto alla nostra sanità direi che è quasi impossibile. Perché è come un Giano Bifronte.

    Da un lato abbiamo eccellenze assolute. Arrivano quasi ogni giorno notizie di interventi eccezionali effettuati negli ospedali del Piemonte. E chi ha avuto la sventura di finire in qualche reparto specializzato, ha potuto accorgersi che il personale è preparato, solerte, vicino alle esigenze dei malati.

    Assoluta efficienza. Lo può testimoniare Elena, persona a me molto cara, ricoverata in un grande ospedale pubblico di Torino con un ictus in atto e dimessa nel giro di una settimana. L’ hanno rivoltata come un calzino, scoperto la causa e assegnato la cura. Adesso gode di buona salute. Anche Paolo, amico fraterno, che è corso al Pronto Soccorso perchè il suo cuore faceva le bizze: ha ottenuto diagnosi e terapie opportune. In entrambi i casi, tutto gratis.

    Gabriella, invece, non riesce a guarire da una brutta influenza, febbre alta e dolori ovunque, ormai da quasi un mese. Nonostante le ripetute chiamate al suo medico di base, non è ancora riuscita a farsi visitare a domicilio: “Non ce la faccio, troppi pazienti ammalati… prenda il paracetamolo e quando riesce venga in studio” è la risposta che si sente ripetere, ogni volta, come un disco rotto. E che dire di Bianca, 86 anni, di San Mauro Torinese: colpita da trombosi alle gambe necessita di esame ecodoppler ogni tre mesi. L’ ultima volta si è sentita rispondere dal Centro Unico Prenotazioni: “C’è un posto a Domodossola a novembre 2025, la prenoto?”, “Ma io deve portare l’ esito dell’esame al mio specialista a marzo” ha provato a dire Bianca. “E allora vada in un centro privato”, la lapidaria risposta.

    E quindi? Come sta la nostra sanità? Da eccellenza o da Terzo Mondo? Non so rispondere.

    Però mi viene un sospetto: forse stiamo andando verso un sistema sanitario all’americana. Dove vieni curato in base alla tua carta di credito… E’ solo un sospetto, però – in ogni caso – è sempre meglio godere di buona salute.

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  • Niente apericena, solo merenda sinoira

    15 febbraio 2025 • CINQUE SENSI • 16684

    merenda sinoira

    Per favore non invitatemi a fare apericena, NON CI VERRO’ …

    Non  è questione di dieta, è che io VOGLIO FARE SOLO MERENDA SINOIRA

    Cos’ è? Blasfemi e ignoranti…

    Chiedete a un torinese, un cuneese, un novarese, un alessandrino, un astigiano, comunque un uomo di campagna, di quando il tempo era ancora scandito dalle campane e dal lavoro. Il Piemonte dei romanzi di Fenoglio dove il fiasco di vino e un pezzo di pane, le bocce e la pallapugno erano il cuore dell’aggregazione sociale. A quei tempi, quando si lavorava fino a quando faceva scuro, verso le 18-19 ci si fermava per uno spuntino e per raccontarsi i fatti del giorno.

    Allora come oggi si parte dagli affettati: salame artigianale, pancetta, prosciutto e lardo alla campagnola. Si passa ai formaggi: Raschera, Bra, Toma di Langa  e un pezzo di Castelmagno accompagnato da miele o Cugnà. La Cugnà è un mosto di vino insieme con nocciole, mele, pere e altri ingredienti fino a creare una sorta di marmellata unica e perfetta per accompagnare formaggi di particolare sapore e carattere.

    Il menu continua con le immancabili acciughe al verde e i tomini elettrici (formaggi accompagnati da peperoncino),  un po’ di insalata russa, qualche frittatina, la salsiccia di Bra.

    Niente tartine ma pane fatto in caso o i grissini rubatà.

    Nel bicchiere si versa il vino che ognuno preferisce, ma io scelgo i rossi  come Barbera, Bonarda, Barbaresco o Nebbiolo. Non certo il Barolo, troppo raffinato per la merenda sinoira che è rustica. Per i bianchi vada per l’ Arneis, il Gavi, l’ Erbaluce, l’ Alta Langa con le bollicine.

    Insomma, qualcosa di tipicamente piemontese dove la natura conviviale, il profumo e il sapore dei cibi e dei vini si fondono insieme per concludere la giornata con amici, risate e il gusto di stare insieme.

    Quindi niente apericena, ma MERENDA SINOIRA.

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  • GIROVAGANDO.. IL MELETO DI AGLIÈ

    14 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2568

    premio-letterario-il-meleto-di-guido-gozzano-10-edizione

    Aglié è una cittadina di 2600 abitanti nel cuore del Canavese. Un pò fuori dal centro abitato c’ è Il Meleto, una villa liberty che fu residenza estiva ma anche rifugio per tanti anni per Guido Gozzano. Il poeta piemontese nato a Torino il 19 dicembre 1883 e morto cento anni fa, nell’ agosto 1916.

    Oggi Il Meleto è un museo dedicato proprio all’ autore della Signora Felicita e di Cocotte. Ci sono le scatole in cui teneva i famosi confetti, il busto di Napoleone, il pappagallo Loreto impagliato, due tele di Massimo D’ Azeglio, pareti damascate, lo studio, le camere da letto…ma soprattutto c’ è un sapore di antico e di poetico. Insomma, si respira davvero un’ aria gozzaniana.

    Proprio il centenario della sua morte può essere un’ occasione per scoprire questa villa liberty e soprattutto per riassaporare la poesia di Guido Gozzano

    Signorina Felicita, a quest’ora
    scende la sera nel giardino antico
    della tua casa. Nel mio cuore amico
    scende il ricordo. E ti rivedo ancora,
    e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
    e quel dolce paese che non dico.

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  • QUEI LAVORI CHE NON FINISCONO MAI

    13 febbraio 2025 • COSE NOSTRE • 793

    CANTIERIAUTOSTRADE

    Come gli esami di Eduardo che non finiscono mai….ci sono cantieri infiniti, che sembrano non arrivare mai alla conclusione dei lavori.

    Da quanto è chiuso il sottopasso del Lingotto a Torino? Quello che collega corso Giambone con corso Unità d’ Italia e quindi con tangenziale e autostrade? Da anni, lavori ininterrotti: aperture a singhiozzo, in un senso o nell’ altro,  e adesso si annuncia un’ ulteriore tranche di interventi strutturali…Restando a Torino vogliamo parlare delle scale mobili della metropolitana? Quella di Pozzo Strada, ad esempio, è in panne da più di 700 giorni…

    Ed eccoci al Tunnel del Tenda. Una quindicina di anni fa erano quindi stati avviati i primi lavori per valutare il raddoppio del tunnel, con la costruzione di una nuova galleria e l’ammodernamento di quella già esistente: la prima sarebbe servita per il traffico in direzione verso la Francia e la seconda per quello diretto in Italia. Nessuna riapertura nel 2024 per il Col di Tenda: le autorità francesi hanno deciso di rinviare l’apertura del tunnel, fissandola per la primavera del 2025. Il Col di Tenda costituisce uno dei principali collegamenti transalpini fra Francia e Italia. I lavori del raddoppio stradale – avviati nel 2013 – hanno subito continui e notevoli ritardi a causa delle difficoltà geologiche dovute alla quota di scavo relativamente elevata e, soprattutto, a seguito dei danni della tempesta Alex del 2 ottobre 2020. Fra pochi mesi ci sarà il taglio del nastro? Meglio fare come San Tommaso.

    Per la Asti-Cuneo ci sono già stati – nel corso degli ultimi decenni – una pletora di proclami e presunte inaugurazioni, ma…adesso si dice che sarà completamente utilizzabile entro dicembre di quest’ anno. Staremo a vedere.

    Stendiamo un velo pietoso sui cantieri fra Masone e Ovada della A26. Ormai mi rifiuto di prendere quell’ autostrada, tanto sono sicuro di restare imbottigliato per ore in code infinite.

    13L’ elenco potrebbe continuare, ma ormai siamo quasi rassegnati e ci affidiamo alla locuzione latina “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”, che tradotta significa «Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?».

     

     

     

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  • SCAFFALE: PIEMONTE RINASCIMENTALE DI CALDANO E D’ ITALIA

    7 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 625

    Piemonte rinascimentale

    E’ assai radicato il pregiudizio secondo cui il Rinascimento non interessò il Piemonte. Il volume di Simone Caldano e Serena D’Italia va nella direzione opposta e cerca di  sfatare quella errata credenza:  il Rinascimento piemontese viene sdoganato con 55 luoghi che dimostrano come le novità rinascimentali centroitaliane siano state recepite appieno, in pittura (Giovanni Martino Spanzotti, Defendente Ferrari, Macrino d’Alba, Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone, Bernardino Lanino) come in architettura, facendo convivere tutti gli elementi del Rinascimento anche nella nostra Regione.

    Nel prologo ci si sofferma su tre edifici di impianto gotico ma che contengono già echi rinascimentali (Santa Maria della Scala a Chieri, Collegiata di Santa Maria Assunta a Chivasso e San Giovanni a Saluzzo), mentre nel capitolo conclusivo ci si sofferma su una serie di edifici manieristi che segnano il passaggio tra Rinascimento e Barocco (Santa Croce a Bosco Marengo, Palazzo Scaglia di Verrua a Torino, i Castelli Tapparelli d’Azeglio a Lagnasco, la Cappella di San Dalmazzo a Cigliè, San Gaudenzio a Novara e Palazzo del Maresco a Savigliano).

     

    Gli autori Simone Caldano è dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, mentre Serena D’Italia è dottoressa di ricerca in Storia del patrimonio archeologico e artistico. Il volume è corredato da un’ ampia documentazione fotografica che dimostra come il Rinascimento visse anche qui in Piemonte e  tante opere d’ arte lo dimostrano, tutte da scoprire e ammirare

     

    Simone Caldano e Serena D’ Italia

    PIEMONTE RINASCIMENTALE

    CAPRICORNO EDIZIONI

    15,00 euro

     

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