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  • SCARSITA’ DI VOCAZIONI INFERMIERISTICHE

    22 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 217

    Nurse,,Woman,And,Arms,Crossed,For,Cardiology,With,Stethoscope,In

    In Piemonte mancano seimila infermieri. Specialmente in vista dell’arrivo dell’estate (quindi periodi di ferie e necessità di coprire tutti i turni) la carenza di personale infermieristico rischia di compromettere l’intero sistema sanitario regionale. L’allarme arriva dai sindacati di categoria, ma sembra ormai un male endemico. Si fatica sempre più a trovare persone disposte a fare gli infermieri. Non si tratta solo di numeri, ma di un impatto diretto sulla qualità dell’assistenza ai pazienti e sulle condizioni di lavoro di chi opera in corsia. È una questione che riguarda la salute di tutti.

     Particolarmente critica è la situazione nella Città della Salute di Torino, il principale polo ospedaliero della Regione, dove mancano circa 200 infermieri destinati ai servizi di urgenza e copertura dei turni estivi.

    Al di là dell’emergenza immediata, bisognerebbe interrogarsi sui perché di questa carenza di “vocazioni infermieristiche”.

    Ricordo che, ancora una cinquantina di anni fa, l’infermiera era una figura professionale ambita quanto stimata. Oggi non è più così. Oltre ai sempre più frequenti episodi di violenze al personale sanitario che accadono nei nostri reparti di emergenza e in corsia, è proprio l’immagine dell’operatore sanitario che ha perso fascino e appeal. Ma bisogna anche parlare di retribuzioni: lo stipendio medio di un infermiere, in Italia, varia a seconda dell’esperienza, della regione e del settore (pubblico o privato). In generale, si aggira sui 1.922 euro lordi al mese, nel Sistema Sanitario Nazionale.

    Tradotto in soldoni significa circa 12 euro netti all’ora. Quasi come una collaboratrice domestica. Ma – con tutto il rispetto per le collaboratrici domestiche – queste ultime hanno a che fare con le pulizie degli arredi, mentre l’infermiera ha in mano la salute e il benessere delle persone. Diversità sostanziali che non si traducono in riconoscimenti di merito ed economici.

    Non è solo questione di stipendi, certamente. Ma se mancano le vocazioni, forse, anche questo è un motivo valido da tenere in conto.

     

     

     

     

     

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  • CONDIVIDERE, UN RISTORANTE E UN INVITO A STARE INSIEME

    17 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 1757

    condividere

    Aggiungi un posto a tavola cantava Johnny Dorelli nell’ omonimo musical. E lo chef  Federico Zanasi, bolognese trapiantato a Torino e cresciuto alla scuola di Ferran Adrià, ha  applicato alla lettera questa filosofia nel ristorante Condividere aperto tre anni fa a Torino e che ha già conquistato una Stella Michelin.

    Condividere si trova all’ interno della Nuvola Lavazza, il centro direzionale creato dall’ azienda torinese anche con l’ obiettivo di riqualificare il popoloso quartiere Aurora  del capoluogo piemontese.

    Condividere non è solo il nome del ristorante è il marchio che anima la location, la cucina, tutto quanto trovate all’ interno di questo suggestivo angolo della vecchia Torino. “Le ricette e le portate non sono uniche, ma comunitarie per l’ intera tavolata, bisogna mangiarle insieme, condividerle, appunto…” spiega lo chef. E anche la location è caratteristica, all’ insegna del divertimento: non per nulla è stata realizzata dal Premio Oscar Dante Ferretti.

    Scopo di Condividere, quindi, è quello di far passare una serata intera insieme, a tavola. Ma le sorprese non sono finite. Al momento del dessert e del dolce, ci si alza da tavola e si va in un’ altra saletta caratteristica. Divanetti, angoli per stare insieme e concludere la serata, sempre insieme. Si va a cena per mangiare bene (e le ricette sono da favola) ma anche per condividere qualche ora con amici e famigliari,  per ritrovare il gusto della convivialità.

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  • SCAFFALE: UNA GUIDA GREEN PER IL PIEMONTE

    16 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 224

    GUIDAGREENPIEMONTE

    La natura a due passi da casa. Per tutti, per tutte le stagioni. Come scoprirla e come provarla? In punta di piedi, evitando il turismo di massa, con il tempo necessario per assaporare ambienti e territori ancora poco conosciuti? Due giovani fotografi, amanti delle camminate, collaboratori di diverse riviste di escursionismo, Annalisa Porporato e Franco Voglino, con il volume “Guida green Piemonte” portano i lettori alla scoperta di ambienti naturali, spesso incontaminati, raccontando 15 percorsi in aree geografiche ancora intatte a livello naturalistico, focalizzandosi sul trasporto sostenibile e possibilmente ecologico.

    Per ognuna di queste zone viene suggerita un’escursione da fare a piedi, con un occhio di riguardo per le vie storiche di montagna, tra tracce di sistemi difensivi, incisioni rupestri, villaggi Walser e molto altro, per favorire lo sviluppo di un turismo all’aria aperta.

    «Quello green è un tipo di turismo che si mette in rapporto con la natura all’insegna dell’armonia e del rispetto – spiegano gli autori – entra in essa in punta di piedi, senza frenesia, procedendo con calma, cercando il tempo necessario sia per apprezzare ogni sfumatura della natura che s’incontra, sia per entrare in contatto con le realtà culturali, storiche e gastronomiche del luogo».

    Annalisa e Franco, da esperti fotografi, corredano ogni percorso –  oltre alle indispensabili descrizioni tecniche – con fotografie inedite, note storiche, curiosità e focus sui prodotti tipici e sulle tradizioni locali.

    Dall’ Alessandrino al Pinerolese, dal Canavese all’ Astigiano, dal Biellese al Cuneese, senza tralasciare le valle di Lanzo e Susa, il Verbano-Cusio-Ossola: davvero non c’è che l’ imbarazzo della scelta per scoprire un Piemonte sconosciuto.

    ANNALISA PORPORATO – FRANCO VOGLINO

    GUIDA GREEN PIEMONTE

    CAPRICORNO EDIZIONI

    14,00 euro

     

     

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  • INFORMAZIONE? QUANTO SIAMO VERAMENTE LIBERI

    15 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 231

    GENTE-TV-TELEVISIONE

    La notizia dell’elezione di papa Wojtyla, nell’ ottobre del 1978, impiegò più di tre giorni per arrivare in tutto il mondo, per raggiungere anche i villaggi più sperduti della Foresta Amazzonica, dell’Africa o dell’Oceania.

    Internet non era ancora a disposizione e a portata di mano per tutti.

    La notizia della morte di Papa Francesco, invece, in meno di 30 secondi è arrivata in ogni angolo del pianeta.

    Ecco come è cambiato il mondo della comunicazione globale, ovunque. Questo significa che oggi siamo più informati? Che siamo più liberi? Domande che mi girano per la testa quando si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.

    Ogni anno ci si interroga sulla questione, si stilano classifiche per dire quali sono i Paesi più liberi, quelli dove circolano più facilmente le notizie, aggirando censure, divieti, blocchi dell’informazione. E anche in questi giorni ne sentiremo di tutti i colori.

    Ma al di là delle solite considerazioni (chi è governa la comunicazione, come difenderci dai Big Data, chi difende la nostra privacy, come riconoscere le fake news, ecc..) c’è una questione che oggi mi sta particolarmente a cuore: come attrezzarci ed essere preparati di fronte all’espandersi dell’Intelligenza Artificiale. Oggi, grazie all’ AI, è possibile campionare voci, modificare video e foto, creare dal nulla una notizia assolutamente verosimile…Altro che fake news…Tutto questo sembra accadere fra l’indifferenza generale, i governi paiono inermi. Nulla più che dichiarazioni di allarme e inviti a regolamentare il settore: ma chi deve farlo? A quali costi?

    La vera libertà di stampa, ora, deve competere con la tecnologia che avanza sempre più velocemente

     

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  • PIZZE DA CHEF DA TELLIA

    10 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 1941

    tellia

    Alla Carbonara, al Polpo, alla Gricia, alla Cesar salad, alla Salsiccia di Bra. Vegetariana.. Sono soltanto alcune delle 15 varietà di pizza che lo chef pizzaiolo Enrico Murdocco propone nei suoi locali Tellia, a Torino.

    Dopo aver frequentato vari corsi di panificazione e di pizzaiolo e dopo aver lavorato in cucina con chef stellati, Enrico Murdocco decide di intraprendere questa strada sicuramente innovativa: “Mio fratello faceva danza e quando tornava a casa la sera ci facevamo una pasta alla carbonara. Quindi quando abbiamo aperto la prima pizzeria non poteva mancare quella alla carbonara.  Oggi ne facciamo una quindicina di varietà, ognuna dopo uno studio rigoroso con prove su prove”.

    Alla base un impasto davvero eccezionale, incredibilmente croccante e soffice

    Il Gambero Rosso ha premiato quella al polipo fra le migliori pizze al taglio. Da Tellia si può infatti mangiare al tavolo oppure portarsene a casa vari tagli e poi riscaldarle in un normale pentolino.

    Ma si può chiamare ancora pizza? Risponde la critica enogastronomica Sarah Scaparone: “Si, anche se inorridiranno i Napoletani. La base è comunque farina, acqua e lievito e da Tellia l’ impasto è davvero straordinario”.

    VIA SAN TOMMASO 27 C, 10121 TORINO

     VIA MARIA VITTORIA 20, 10123 TORINO
     CORSO SEBASTOPOLI 241, 10136 TORINO

     

     

     

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  • GIROVAGANDO: CALOSSO FRA CRUTIN E RAPULE’

    9 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 3128

    crutin calosso

    Come facevano le massaie di un tempo, quando non erano ancora stati inventati i frigoriferi e i congelatori, a conservare i cibi? Usavano le ghiacciaie, le cantine, oppure i Crutin. Cosa sono i Crutin? Grottini scavati nel tufo, sottoterra, con scaffalature, angoli, ripostigli dove la temperatura rimane stabile fra i 5 e i 6 gradi e dove gli alimenti non si deteriorano.

    In altre zone li chiamano Infernot. Calosso, cittadina nel cuore del Monferrato, ha deciso di valorizzare questi suoi Crutin: parecchi sono stati riaperti, restaurati e sono tornati ad accogliere turisti, visitatori e curiosi.  Mario Barbero ne ha uno, chiamato “Gioia Barbero”, che addirittura scende di due piani sottoterra e una ghiacciaia costruita più di 150 anni fa. “Qui organizziamo anche cene e degustazioni dei vini tipici dell’ Astigiano” spiega.

    Ma quella dei Crutin non è l’ unica incursione nel passato di Calosso. In autunno – stagione favolosa in Monferrato per i colori che assumono le colline e le vigne – si celebra la festa del Rapulè. Per i contadini di un tempo nulla doveva andare sprecato e quindi – terminata la vendemmia – si mandavano i bambini nei filari a raccogliere dai tralci gli acini rimasti e gli ultimi grappoli (in piemontese rapulin, appunto). Ricordare queste tradizioni è diventata una festa e Calosso continua a vivere sospesa tra passato e futuro.

    Mentre il presente è rappresentato dall’ enogastronomia. In questa zona si produce il vino  Gamba di Pernice, la più piccola doc d’ Italia: 35-40mila bottiglie l’ anno di un vino che prende il suo nome dalla caratteristica forma dei grappoli, a tre tralci proprio come le zampe della pernice.

    Vito Nolè, chef del ristorante Duca Bianco, prepara con il Gamba di Pernice un favoloso risotto con crema di parmigiano e latte e, per finire, una grattata di tartufo.

    Dopo ave gustato questa delizia salite al Castello di Calosso e perdetevi con lo sguardo in un mare di colline e di vigne.

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  • LA CHIESA NON È SOLO IL VATICANO

    8 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 225

    pretisuoreperiferie

    In questi giorni, in tanti si dilettano e discettano sul nome del futuro Papa e sull’ eredità di Francesco. In tivù, sui giornali, sui social… un po’ ovunque. Ed è giusto che sia così. Non mi addentro in queste analisi di politica vaticana: non ne avrei la competenza. Però da credente (peccatore, ma credente), dopo anni da animatore in parrocchia, con tre zii sacerdoti (uno martire per mano dei Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale) mi sento di poter dire che qualcosa conosco della Chiesa.

    E la Chiesa non è soltanto il Vaticano.

    Limitandoci ai nostri territori, non possiamo non ricordare che la Chiesa è quel sacerdote dell’ Alta Langa la cui parrocchia è la sua automobile: deve accudire alle comunità di 5 paesini e quindi passa le sue giornate (soprattutto sabato e domenica) correndo da una chiesa all’altra per dire messa, per confessioni, funerali, battesimi, cresime, comunioni, matrimoni.

    La Chiesa è quella suora anziana che, nelle periferie delle grandi città, si occupa dei poveri, delle mense per chi non ha da mangiare. O di quella religiosa che lavora negli ospizi per dare assistenza agli anziani che noi parcheggiamo nelle case di riposo.

    La Chiesa è quel diacono, padre di due ragazzini, che qualche giorno fa ha celebrato il battesimo di un bimbetto a me molto caro. Impegna il suo tempo libero per dare una mano in parrocchia. Fa un po’ di tutto: dalle pulizie, alla somministrazione dei Sacramenti al posto dei sacerdoti, sempre più pochi e sempre più anziani.

    La Chiesa è quei giovani che animano gli ultimi oratori rimasti: stanno con i nostri ragazzi, cercando di far capire loro che è più importante stare insieme, giocare, divertirsi, magari pregare, che non vivere sul cellulare e sui social.

    Se poi allarghiamo gli occhi al mondo, come non ricordare le migliaia di missionari, preti, suore, volontari sparsi in ogni angolo della Terra.

    Papa Francesco, che sentivamo così vicino perché aveva le nostre stesse radici, aveva ben compreso dove sta la vera Chiesa. Siamo sicuri: quell’ insegnamento non andrà disperso.

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  • L’ OSTU DEL CASALOT IN VALLE VARAITA

    3 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 2484

    l-ostu-dal-casalot

    La Valle Varaita è lunga 70 chilometri e va dalle porte di Saluzzo fino a Pontechianale, sempre in provincia di Cuneo. A metà della Valle, in una frazione di Frassino, a 1000 metri di altitudine, 8 anni fa è nato l’ Ostu del Casalot, letteralmente Osteria del Piccolo Casale. Ma questo è molto più di un ristorante, anche se è doveroso cominciare dalla cucina. Qui regnano i Ravioles, gnocchetti di patate impossibili da descrivere, assolutamente da assaporare.

    Il menù offre mille altre scelte, ma se vogliamo vivere appieno la Valle Varaita lasciamoci condurre in un percorso di gusto locale per assaporare formaggi superlativi, dal Tomino di Melle al Blu di Becetto, con miele di Brossasco

    Ma come dicevamo L’ Ostu del Casalot non è solo ristorante, c’ è tanto altro. Tutto realizzato da Bruno, parigino di nascita ma originario della Valle Varaita, e da Marilena che invece è proprio una valligiana doc. E allora non fermiamoci all’ ottimo cibo, godiamoci un’ oasi di benessere con saune, idromassaggi, piscine e tanto relax in questa valle incantata.

    Se infine vogliamo riposarci Marilena ci propone una casetta fra gli alberi del bosco e Bruno la sua Bubble Room per una notte sotto le stelle.

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  • SCAFFALE: PAOLINO E IL PROFETA DI LUNGO TERMINE

    2 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 241

    PAOLINOPROFETA

    Una Torino attuale e ugualmente “fuori tempo”, quella dell’ ultimo romanzo noir di Michele Paolino. Diversi personaggi che intersecano le proprie vite attorno a una trama semplice quanto incredibile.

    Cade un piccolo velivolo alla periferia della grande città. Un contadino accorre. Vede cose che non dovrebbe vedere. Si impossessa di soldi non suoi. Tutto questo infastidisce la Torino della collina (che però fa affari con la malavita). A indagare una giovane luogotenente del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri e un vicecommissario di Polizia. Indagini complesse perchè personaggi importanti della città mettono i bastoni fra le ruote agli inquirenti.

    Michele Paolino, torinese di Borgo San Paolo, guida il lettore fra le pagine di questo noir alla ricerca di una verità che sembra sempre sfuggire, grazie anche a intrighi internazionali che si mischiano a feste mondane e appuntamenti erotici fra amanti del sesso e dell’ arte. Cadaveri che scompaiono, fuoristrada che invece ricompaiono.

    Tutto all’ ombra della Mole, simbolo di una città che affannosamente sta cercando un’ identità, dopo anni di sudditanza a monarchie, vere o industriali che siano.

    MICHELE PAOLINO

    IL PROFETA DEL LUNGO TERMINE

    CAPRICORNO EDITORE

    13

    euro

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  • IL CLIMA CAMBIA, NOI NO

    1 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 218

    Alluvione-del-Piemonte-del-5-Novembre-1994

    Mentre scrivo queste riflessioni ho ancora negli occhi le immagini del ciclone che si è abbattuto nella settimana di Pasqua sul Piemonte. Di fronte alla devastazione, al dolore, ai danni ingenti diventa difficile dire…lo sapevamo, era previsto e prevedibile. Eppure, è così. E non lo scopriamo, certo in questi giorni.

    Il cambiamento climatico è in atto e soltanto l’uomo sembra non rendersene conto. E non mi riferisco solo alla catastrofe di questi giorni. L’ alluvione del 1994 che seminò distruzione e decine di morti qualcosa ci ha insegnato: molte aree fluviali e montane sono state messe in sicurezza, ma di fronte all’eccezionale quantità di pioggia caduta in poche ore è difficile intervenire, anche solo per limitare i danni.

    Però ci sono altri fenomeni, ormai in atto da anni, nei confronti dei quali non siamo ancora stati in grado di prendere provvedimenti.

    Ad esempio la neve. Ormai è assodato: a Natale non nevica più e invece le precipitazioni nevose arrivano abbondanti in febbraio e marzo, addirittura aprile. Pasqua 2025 vede le nostre montagne imbiancate mentre tutti gli impianti sciistici sono chiusi, perché la stagione è finita e i contratti di lavoro scaduti.

    È una scemenza pensare a tenere gli impianti aperti quando c’è neve e chiusi quando non c’è?

    Passiamo all’agricoltura. Piove sempre meno e in maniera irregolare, e sovente si deve ricorrere all’irrigazione artificiale nel periodo estivo, ma mancano gli invasi: eppure, in pianura si continua a seminare mais che necessita di tanta acqua e in collina a puntare su vigneti esposti al sole. E, quindi, abbiamo vini con gradazioni alcoliche sempre più elevate (con tutti i problemi che ne conseguono) e vendemmie anticipate.

    L’ elenco potrebbe continuare. Turismo? Vacanze? Continuiamo a chiudere quasi tutte le attività produttive ad agosto, mese santo per le ferie.

    Insomma, il clima cambia e ce lo dice apertamente, ma noi facciamo finta di niente.

    Come mio nonno che tirava fuori il paletot all’ 8 dicembre e lo ritirava per san Giuseppe: “mica posso star dietro alle pazzie del meteo”, diceva….

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