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  • QUANTO CIBO SPRECATO NELLE FESTE

    11 gennaio 2024 • COSE NOSTRE • 1250

    cibosprecato

    A cosa servono le statistiche quando basta avvicinarsi, in questi giorni, a un cassonetto dei rifiuti per accorgersi del tanto cibo sprecato durante cenoni, pranzi e festeggiamenti vari?

    Ben 9 italiani su 10, ovvero l’86%, confessano, infatti, di sprecare alimenti quando ci si riunisce attorno a una tavola che, quasi sempre, è fin troppo imbandita. Con il 37% di questi che getta via oltre un quarto del cibo acquistato. Tra loro, vi sono soprattutto giovani nella fascia 18-24 anni che sprecano il 25% della quantità di alimenti acquistata contro il 18,5% della fascia 25-44 anni.

    Ecco il paradosso: da un lato tutti sostengono che bisogna evitare lo spreco alimentare (è una tematica che sta a cuore al 97% degli Italiani) dall’altro è proprio durante le Festività che si tende a gettare più cibo.

    E dire che basterebbe pensare in anticipo al menù delle Feste e, per evitare di acquistare cibo in eccesso, mettere nel carrello solo quegli ingredienti facili da riutilizzare ad esempio in ricette di recupero. Ancora, fare una lista della spesa contenuta, subito dopo aver deciso il menù, tenendo conto del numero di persone a tavola e scegliendo prodotti freschi, ma con una buona durabilità.

    È, poi, inoltre fondamentale riporre subito gli avanzi in frigo, all’interno di contenitori per alimenti, così da conservare perfettamente il cibo in eccesso e dargli poi nuova vita nei giorni successivi, senza rischi. Infine, condividere il cibo avanzato con altri: vicini, meno fortunati, o parenti, la lista dei destinatari a cui poter donare il cibo che è avanzato, non mangiato o è ecceduto è assai lunga.

    E invece quei mucchi di cibo nei cassonetti dell’ immondizia (spesso con poveracci che vi rovistano dentro) sono una vergogna al cospetto di Dio.

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  • CANTINE RISSO, UN MIX DI SAPORI E NOSTALGIE

    6 gennaio 2024 • CINQUE SENSI • 2012

    CANTINERISSO

    Per chi è stato adolescente negli anni 70, era uno dei luoghi privilegiati per rifugiarsi quando si marinava la scuola. Il nome stesso – Cantine Risso – dava il senso dell’ evasione, della fuga, del proibito. E poi il luogo, un po’ nascosto, lungo corso Casale, ai piedi della collina di Torino, poco distante dalla casa di Emilio Salgari, insomma il luogo perfetto per nascondersi e vivere ore spensierate con un tagliere, una chitarra e del buon vino a poco prezzo.

     

    Negli anni 80 la famiglia Veronese ha rilevato quel locale e lo ha fatto diventare uno dei locali più rinomati della cucina piemontese. Anche se ha voluto mantenere lo stesso inconfondibile nome. Una piccola insegna per un grande locale, insomma un marchio, un brand.

    Aperto 7 sere su 7, 365 giorni l’ anno, e a pranzo anche nei festivi. Spesso con serate musicali o a tema (funghi, bolliti, bagna cauda), ma soprattutto attento ai tiratardi. Dopo teatro e dopo cinema passate e troverete sempre un tagliere o una fetta di torta con del buon vino e a servirvi una brigata giovane 12 dipendenti tutti sotto i 30 anni

    E in cucina Loredana Fiorio, un nome nella ristorazione torinese, una delle fondatrici dell’ Associazione Cuochi della Mole

    Alla Cantine Risso c’è un’ attenzione particolare ai nuovi gusti e alle nuove tendenze, non mancano i piatti e i menù gluten free e quelli senza latticini.

    un pergolato e tavoli all’ aperto, in estate una vera oasi

    Ma chi ha i capelli un po’ brizzolati, varca la soglia delle Cantine Risso e viene immediatamente avvolto da nostalgia e melanconia per quelle giornate, in gioventù, trascorse su quei tavoloni a sognare un mondo migliore

     

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  • GIROVAGANDO: LA FERROVIA VIGEZZINA HA COMPIUTO 100 ANNI

    5 gennaio 2024 • LUOGHI E LIBRI • 1295

    trenoferroviavigezzina

    La Ferrovia Vigezzina-Centovalli, che collega Domodossola alla città svizzera di Locarno, ha appena compiuto 100 anni, ma non dimostra assolutamente il suo secolo di vita. Una ventina di convogli al giorno che attraversano posti incantevoli, da fiaba, trasportando circa mezzo milione di passeggeri ogni anno. Estate, inverno, primavera ma soprattutto durante il foliage si godono panorami incantevoli, viste mozzafiato, colori cangianti ad ogni curva, davvero uno spettacolo della natura..

    Un secolo di storia per questo trenino che si arrampica fra montagne e valli del Nord Piemonte e della Svizzera

    Unica tappa intermedia a Santa Maria Maggiore, gioiellino incastonato nella Val Vigezzo, il paese degli spazzacamini.

    E quindi la Ferrovia Vigezzina-Centovalli si appresta ad affrontare il suo secondo secolo di vita. Un ponte vero, autentico fra Italia e Svizzera, un viaggio che regala meraviglie, serenità e immagini indimenticabili.

     

     

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  • CHE ORGOGLIO QUEL PINO IN VATICANO

    4 gennaio 2024 • COSE NOSTRE • 1650

    alberonatalevaticano

    Nei giorni scorsi sono stato a Roma e in piazza San Pietro. Voglio raccontare l’orgoglio che ho provato nel vedere al centro della piazza l’ albero di Natale che arriva dai boschi delle montagne piemontesi. Avrei voluto fermare la gente che attraversava il sagrato della basilica o che osservava il Presepe e il Pino addobbato e illuminato e dire – a voce alta e tonante – “ma lo sa che quell’ abete arriva dalla mia terra?”

    Quell’abete arriva dal piccolo comune di Macra, 48 abitanti, in provincia di Cuneo. Si tratta di un albero di 56 anni che presentava segni di deterioramento e che sarebbe stato abbattuto per sicurezza. È alto quasi 30 metri e dopo aver abbellito la basilica di Papa Francesco fino al 7 gennaio, verrà regalato a un’associazione che produce giocattoli in legno che la Caritas distribuirà famiglie in difficoltà.

    Osservandolo, ho sentito che c’è il Piemonte in questo abete. Un albero che ha vissuto decenni sotto La nostra neve, accarezzato dal vento che scende dalle nostre montagne, illuminato dal caldo sole o bagnato dalla pioggia impetuosa. Ha seguito il percorso di uomini e donne che, nei decenni scorsi, hanno lavorato nei boschi e nei prati delle nostre valli. Un abete decorato da 7mila stelle alpine, coltivate e essiccate proprio in Val Macra e Val Maira, che lo abbelliscono e lo fanno apparire come fosse tutto innevato.

    È un albero maestoso, sontuoso, che si erge al centro di piazza San Pietro con grazia, ma anche con austerità. Proprio come noi Piemontesi.

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  • IL CAVOLOVERZA, IL MAXI-ORTAGGIO DELLA TRADIZIONE

    30 dicembre 2023 • CINQUE SENSI • 1875

    cavoloverza

    L’ omologazione dei  banchi verdura nei supermercati lo avevano penalizzato, ma adesso invece è diventata la sua arma vincente. E’ la risposta italiana ai Cavolini di Bruxelles. Stiamo parlando del CavoloVerza, un ortaggio che nel Canavese e in particolare nel territorio di Montalto Dora trova il suo habitat di crescita e di coltivazione assolutamente privilegiato. E qui il CavoloVerza raggiunge davvero le dimensioni eccezionali incredibili. Nel secolo scorso la Gazzetta del Popolo ne fotografò uno addirittura di un metro e quaranta di diametro.

    Cresce bene in questi territori perchè a Ivrea la Dora, in passato, esondava dal suo alveo, allagava dappertutto e concimava i terreni, Il CavoloVerza viene seminato a maggio e lo raccolto in inverno, anzi se gela nei campi il su sapore è ancora migliore.

    Dicono che del CavoloVerza  si mangia tutto, compreso il torsolo iobn insalata.

    Sarà vero che di questo ortaggio si mangia tutto, ma il top lo si raggiunge con la zuppa di cavolo verza. Nella carta dei menù del Canavese è sempre presente per tutti i mesi invernali. Pane raffermo, brodo, fette di toma e foglie di CavoloVerza: la ricetta è semplice quanto antica.

    Già, perché gustando la zuppa di CavoloVerza si assapora davvero la tradizione.

     

     

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  • SCAFFALE: MELLA E QUELLI CHE FECERO L’ IMPRESA

    29 dicembre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1459

    feceroimpresa

    Quando si parla del Risorgimento, del fare l’Italia, “l’impresa” appunto, si pensa sempre ai grandi nomi come Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini e Cavour. Ma quella stagione di libertà, speranze e sogni d’indipendenza fu vissuta da migliaia di uomini e donne nei circoli politici, nella vita sociale e soprattutto sui molti campi di battaglia. Non basteranno decenni per scoprirli tutti. Alessandro Mella ha provato a raccoglierne alcuni dei meno noti, dei più curiosi, eppure non meno eroici, in un volume, per Marvia Edizioni, che si propone di custodirne la memoria. Esempi tra migliaia di esempi, spesso dimenticati. Figure da ricordare prima che l’oblio le porti via e le disperda nei gironi danteschi della grande storia. A completare il libro, in appendice, alcune parti speciali dedicate agli altri veterani, alle Donne del Risorgimento, alle medaglie di questo periodo storico ed al ruolo di Garibaldi come alfiere dei disabili ed invalidi in Italia.

    Il volume è aperto da un’introduzione della dott.sa Anna Poerio, saggista, storica e nipote del celeberrimo patriota Carlo.

    ALESSANDRO MELLA

    MARVIA EDIZIONI

    15 euro

     

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  • IN MONTAGNA QUANTI ZOZZONI

    28 dicembre 2023 • COSE NOSTRE • 1372

    20231213_120953

    Non era necessario lo studio di CleanAlp: basta camminare per sentieri e boschi, per rendersi conto di quanti zozzoni ci sono in giro perché le nostre montagne. Ma certo, lèggere nero su bianco, che quasi mezzo chilo di rifiuti, in gran parte in plastica, è disseminato ogni chilometro di escursione, fa veramente impressione.

    Si trova di tutto, a partire dai fazzoletti di carta ai mozziconi di sigarette, e poi confezioni per gli alimenti – bottiglie, contenitori per succhi, cioccolatini, caramelle, panini – e tutto ciò che, escursionisti e frequentatori della montagna, si portano dietro e disseminano in giro.

    Ma non mancano ritrovamenti singolari: mutande, pneumatici, preservativi, assorbenti femminili, lattine, cotton fioc, puntine da disegno, sacchetti con feci di cani. I padroni magari non li raccolgono in città, ma nei prati e boschi (dove si smaltirebbero naturalmente in poco tempo) invece sì, lasciandosi dietro la plastica. Quasi il 30% dei rifiuti risale a oltre 40 anni fa.

    Ed è giusto anche stilare classifiche, come ha fatto Franco Borgogno ideatore del progetto CleanAlp. Gli escursionisti più puliti sono quelli che sono transitati sul Sentiero dei Fiori in Valle Stura (Cuneo), mentre quelli sul Monte Barone in Val Sessera (Biella) hanno lasciato il maggior carico di rifiuti.

    Stupisce però che, a lasciare tante schifezze sui monti, siano proprio coloro che li frequentano con maggiore assiduità, perché proprio alpinisti, escursionisti e villeggianti, dovrebbero essere invece grandi amanti dell’ambiente e della natura. Ma il rispetto, lo dimenticano a casa.

     

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  • IN MONTAGNA QUANTI ZOZZONI

    28 dicembre 2023 • Archivio • 794

    20231213_120953

    Non era necessario lo studio di CleanAlp: basta camminare per sentieri e boschi, per rendersi conto di quanti zozzoni ci sono in giro perché le nostre montagne. Ma certo, lèggere nero su bianco, che quasi mezzo chilo di rifiuti, in gran parte in plastica, è disseminato ogni chilometro di escursione, fa veramente impressione.

    Si trova di tutto, a partire dai fazzoletti di carta ai mozziconi di sigarette, e poi confezioni per gli alimenti – bottiglie, contenitori per succhi, cioccolatini, caramelle, panini – e tutto ciò che, escursionisti e frequentatori della montagna, si portano dietro e disseminano in giro.

    Ma non mancano ritrovamenti singolari: mutande, pneumatici, preservativi, assorbenti femminili, lattine, cotton fioc, puntine da disegno, sacchetti con feci di cani. I padroni magari non li raccolgono in città, ma nei prati e boschi (dove si smaltirebbero naturalmente in poco tempo) invece sì, lasciandosi dietro la plastica. Quasi il 30% dei rifiuti risale a oltre 40 anni fa.

     

    Ed è giusto anche stilare classifiche, come ha fatto Franco Borgogno ideatore del progetto CleanAlp. Gli escursionisti più puliti sono quelli che sono transitati sul Sentiero dei Fiori in Valle Stura (Cuneo), mentre quelli sul Monte Barone in Val Sessera (Biella) hanno lasciato il maggior carico di rifiuti.

    Stupisce però che, a lasciare tante schifezze sui monti, siano proprio coloro che li frequentano con maggiore assiduità, perché proprio alpinisti, escursionisti e villeggianti, dovrebbero essere invece grandi amanti dell’ambiente e della natura. Ma il rispetto, lo dimenticano a casa.

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  • L’ ALBAROSSA, VITIGNO AUTOCTONO DI GRAN CORPO

    23 dicembre 2023 • CINQUE SENSI • 1729

    albarossa

    Barolo, Nebiolo o barbera? Non solo, c’è anche l’ Albarossa un vitigno creato nel 1938 in Piemonte con lo scopo proprio di sposare questi importanti vini del Piemonte. Un innesto opera del professor Dalmasso, preside della facoltà di agraria: è l’ unione del vitigno del Barbera e del Nebiolo

    In questi quasi 90 anni di vita l’ Albarossa ha conquistato la denominazione d’ origine controllata ed è diventato uno dei vini autoctoni che maggiormente piace al pubblico e agli esperti. Una produzione limitate fra Langhe Roero e Monferrato: circa 400mila bottiglie ogni anno commercializzate da 22 produttori.

    Un vino importante, corposo che raggiunge anche i 15 gradi alcolici, di colore rosso rubino, spesso intenso e profondo, al palato risulta speziato, e si adatta a piatti importanti, ma l’ Albarossa si sposa benissimo anche con i piatti tipici di osterie e trattorie

     

    Insomma Albarossa, un vitigno e un vino che davvero uniscono i territori di Langhe, Monferrato e Roero – patrimonio mondiale dell’ Unesco – e che è pronto a conquistare il mondo.

     

     

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  • GIROVAGANDO: GIAVENO, IL PAESE ILLUMINATO

    22 dicembre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2901

    GIAVENOLUCINATALE

    Giaveno, 17mila abitanti, capitale della Val Sangone in provincia di Torino, da 4 anni è diventata il paese illuminato con il suo Festival delle Luci di Natale che attira migliaia e migliaia di turisti dal Piemonte, ma anche da fuori regione. Per un mese questa cittadina ai piedi delle Alpi, ogni sera, indossa gli abiti variopinti con luci, filmati, video, tutti a tema natalizio che rivestono le case, le chiese, i monumenti, le fontane in un tripudio di colori e musiche, un’ immersione per ogni visitatore – adulto o piccino – nel magico fascino del Natale.

    Perché non bisogna dimenticarlo mai, Natale è la festa della luce. E ovviamente sono i bambini, i primi ad essere emotivamente coinvolti

    Ma la vera novità per questo Natale 2021 è il Bosco incantato. Gli alberi del Parco Palazzo Martini, sede del municipio, parlano, cantano, si illuminano invitano i bambini in una caccia al tesoro veramente fatata

    Insomma girando per Giaveno si torna bambini, gli occhi si illuminano con quell’ effetto sorpresa che da sempre caratterizza il Natale. E poi diciamolo, è anche un modo per dare un segnale alla nostra ripartenza…

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