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  • WALSER SCHTUBA, TRIONFO DI SAPORI IN VAL FORMAZZA

    25 novembre 2023 • CINQUE SENSI • 3214

    RIALE

    Riale è una frazione del comune di Formazza, a 1750 metri di altitudine: una ventina di case, due chiese, la strada finisce lì. Al di là delle montagne e della Diga di Morasco c’è la Svizzera.

    Eppure vale davvero la pena arrivare fin lì, dopo aver superato le cascate del Toce, per assaporare la cucina di Matteo Sormani e l’ospitalità della sorella Francesca. I due infatti hanno dato vita, 20 anni fa, alla Walser Schtuba, un piccolo, accogliente hotel (7 camere) con un ristorante davvero sorprendente. Cucina tradizionale dei  walser, quelle popolazioni che secoli addietro arrivarono e si stabilirono in questa fetta del nord Piemonte: una cucina però rivisitata con i gusti dei nostri giorni.

    Vogliamo parlare della Pasta Walser (ditalini con verza e formaggio) oppure della Polenta Pasticciata, della Zuppa di Patate con uovo poscè, del maialino o dei dolci (insuperabile la crema di patate e topinambur e rabarbaro). Matteo Sormani usa solo e unicamente prodotti delle sue montagne, a cominciare dal Bettelmann un formaggio pieno di profumi e di sapori: addentandolo ritrovi il gusto di quelle montagne, di quei pascoli dove ovunque ti giri c’è acqua, sorgenti, torrenti, ruscelli. E le vacche pascolano libere, brucando e ruminando erba grassa, nutriente. E’ evidente che il latte prodotto riporti tutto quel ben di Dio nel piatto.

    “Con questa materia prima, metà dell’ opera è già bell’e che compiuta”  dice sorridendo Matteo Sormani. Ma non è soltanto così. Lui ci aggiunge tocchi d’esperta maestria, da vero chef. Non abbiamo dubbi che se la Walser Schtuba fosse in un grande città avrebbe già guadagnato una Stella Michelin.  Ma va bene così, i fratelli Sormani devono restare a Riale perché salendo fin lassù – seduti a tavola – godremo di un panorama divino e di una cucina assolutamente …. all’ altezza. .

     

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  • FIERE E SAGRE: SERVE UNA CABINA DI REGIA

    23 novembre 2023 • COSE NOSTRE • 1615

    sagre-fiere

    Citiamo solo a caso. In questo mese  di novembre in Piemonte ci sono la Fiera del Tartufo a Alba, a Murisengo, a Rivalba. Quella della mela a Cavour e Caprie. Il Porro è in festa a Cervere, la Rapa a Druento, il Cavolo-Verza a Montalto Dora, la Zucca a Santena, RossoBarbera a Costigliole d’Asti, la Polenta a Biella. Non dimentichiamo Peccati di Gola a Mondovì. A Torino ci sono Cioccolatò, una Mole di Panettoni e Dolcissima. Tra poco partiranno i Bagna Cauda Days.

    E chissà quante sagre o fiere, o manifestazioni enogastronomiche abbiamo dimenticato. Teniamo in considerazione che si arriva da un ottobre di Feste del Fungo, Sagre dell’ Uva, eccetera…Poi, a dicembre partiranno i Mercatini di Natale e i tanti inviti per brindisi, auguri, cene…

    Ho provato a cercare nel calendario gli appuntamenti per gennaio e febbraio. Poco o nulla.

    Ma perché?

    Certo, bisogna tenere conto della stagionalità. Sono consapevole che il Peperone lo si raccoglie in estate, mentre il Cavolo-Verza in autunno-inverno… Ma la polenta la si mangia sempre, la Bagna Cauda anche, i dolci non hanno stagione, così come la Barbera.

    Continuando con questi periodi di sovraffollamento, e periodi di desertificazione degli eventi, si finisce per contendersi e strapparsi turisti, visitatori, estimatori, in certi periodi dell’anno, da una località all’altra, per poi morire di inedia in altri mesi.

    Per non parlare poi, del mondo della comunicazione: nei periodi “pieni” al massimo si pubblica un trafiletto di segnalazione o si finisce nel calderone degli appuntamenti del week end, mentre invece, ognuno di questi prodotti e ogni evento, meriterebbero un approfondimento a sé, oltre a servizi particolareggiati, per raccontare le bontà del nostro territorio.

    Suggerimento per i prossimi anni: una cabina di regia.

    Una sorta di calendario condiviso  per far sì che l’autunno-inverno in Piemonte non si trasformi sempre in una grande e ingestibile abbuffata, per poi passare alla carestia di altre stagioni.

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  • E’ TEMPO DI BAGNA CAUDA

    18 novembre 2023 • CINQUE SENSI • 4107

    BAGNA CAUDA

    Acciughe, aglio e olio, questi sono i tre ingredienti della bagna caoda. Va servita in ciotole di terracotta che ne mantengano la giusta temperatura e accompagnata con ortaggi autunnali crudi e cotti. Nessuno dubbio sul fatto che sia un piatto tipico piemontese, ma per quanto riguarda le origini, sono in molti a contendersi la paternità. I cugini francesi, che proprio non sopportano di essere secondi a qualcuno, dicono la loro: la nostra amata bagna caoda deriverebbe dalla loro Anchoiade, nata nella notte dei tempi in Provenza e importata dai mercanti astigiani durante le spedizioni in quella terra per rifornirsi di sale e acciughe, peut-être.

    Ci piace di più la storia che parla dei mercanti francesi, provenienti dalla Provenza e dalle foci del Rodano, che attraversavano le Alpi Marittime, sulle antiche vie del sale, e portavano nel basso Piemonte acciughe sotto sale per avere in cambio vini, carni e ortaggi. Le acciughe sono infatti molto utilizzate nella cucina piemontese, non solo nella bagna caoda, ma anche conservate con il bagnet verd o ross o anche solo adagiate su una falda di peperone arrostito.

    Nei testi storici di gastronomia piemontese purtroppo è difficile trovare tracce della bagna caoda, perché considerata un piatto contadino e riservato alla tavola dei poveri; il suo alto contenuto d’aglio con le temibili conseguenze, la escludevano dalle mense dei nobili. Ma nel mondo contadino non era considerata un piatto della quotidianità, la bagna caoda si preparava nei momenti di convivialità e di festa. Era il piatto della fine della vendemmia, in cui ci si lasciava alle spalle un’annata di lavoro e si poteva perdere tempo a tavola.

    Ancora oggi la bagna caoda ha questa caratteristica, è bello mangiarla in compagnia, spendendo il tempo tra chiacchiere, risate e un buon bicchiere di vino.

    La ricetta della Bagna caoda ha regole precise: la vera anima del piatto è l’aglio ma anche le acciughe devono essere di prima qualità e belle carnose, per mantenere un’elevata qualità è obbligatorio aggiungere solo olio extra vergine d’oliva. Le verdure da intingere sono quelle degli orti piemontesi, immancabili i cardi gobbi di Nizza Monferrato o gli spadoni di Chieri, i peperoni in tutte le versioni, i topinambur, i cavoli di ogni tipo crudi o cotti, i porri, i cipollotti, le patate bollite ecc… Ma anche la polenta fritta e per finire, un uovo crudo da strapazzare nell’ultimo cucchiaio di bagna caoda rimasto nel tegamino di coccio.

    Patrizia Durante

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  • SCAFFALE: I PADOVANI E LE STORIE DI CIOCCOLATO

    17 novembre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1666

    COPERTINAStoriedicioccolato

    Il cioccolato è di casa in Piemonte. Almeno dal Settecento, quando a Torino nascono i primi artigiani fornitori della Real Casa Savoia.
    Nella prima parte del libro di Clara e Gigi >Padovani, grazie a un attento lavoro di ricerca che ha rivelato nuove e golose curiosità storiche, gli autori ricostruiscono le vicende che hanno portato Torino a diventare capitale italiana del cioccolato, narrando la storia dei tanti «cioccolatai» che hanno dato vita a quest’eccellenza regionale: dai pionieri ottocenteschi alla vicenda industriale di Gualino e della UNICA, dai cioccolatieri svizzeri scesi in Piemonte per imparare tecniche e segreti di lavorazione all’epopea della Ferrero, fino alla nascita recentissima di Choco-Story Torino, il nuovo museo del cioccolato destinato a diventare un luogo imperdibile per tutti gli appassionati del «cibo degli dei».
    Ma nel libro c’è anche molto altro: la descrizione delle specialità al cioccolato di origine piemontese; e, soprattutto, una «guida» illustrata ai cioccolatieri piemontesi antichi, moderni e contemporanei e ai loro prodotti, compresi i locali torinesi dove si può gustare la migliore cioccolata in tazza.

    Clara e Gigi Padovani sono stati definiti la «coppia fondente» del food writing italiano, tra i primi in Italia a diffondere la cultura del cioccolato. Critici gastronomici, hanno pubblicato oltre trenta libri di cultura agroalimentare, tradotti in sei lingue.  Quest’ ultimo è davvero una guida indispensabile per chi vuole imparare a conoscere (e gustare…) tutti i segreti del cioccolato in Piemonte.

    Clara e Gigi Padovani
    STORIE DI CIOCCOLATO A TORINO E IN PIEMONTE
    EDIZIONI DEL CAPRICORNO
    Prezzo: 14,00€

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  • CARO SCI, PENALITA’ PER TUTTI

    16 novembre 2023 • COSE NOSTRE • 1637

    famigliasciatori,jpg

    La stagione invernale che si sta per aprire sarà all’insegna del caro skipass: i biglietti giornalieri e stagionali avranno aumenti che vanno ben oltre il valore  dell’inflazione. Sull’intero arco alpino, in due anni, i prezzi sono saliti in media del 15-20 per cento. Gli stagionali avranno incrementi tra il 5 e il 6,5% rispetto al 2022, ma sui giornalieri gli aumenti superano anche il 10%. 

    Sciare in Alta Valle di Susa nel comprensorio ViaLattea (Sestriere, Cesana e Claviere, Pragelato e Sansicario, Sauze e anche il Monginevro) costerà 50 euro al giorno in alta stagione (dal 23 dicembre al 7 gennaio e dal 3 febbraio al 3 marzo) e 48 in bassa. Un anno fa lo ski pass costava 44 euro. Più contenuti i rincari a Bardonecchia dove il giornaliero salirà da 44 a 46 euro.

    Le piccole stazioni, avendo a disposizione meno chilometri di piste, con bollette e costi della manutenzione degli impianti ridotti, fanno la differenza. Decisamente più bassi i costi nel Cuneese: va infatti controtendenza Limone Piemonte dove i prezzi del giornaliero sono rimasti quelli di un anno fa: 43 euro alle casse. Si cerca di recuperare la clientela degli ultimi anni, in vista della riapertura del Tenda. Dai 35 ai 45 euro per le altre stazioni piemontesi del Cuneese (Mondolè, Artesina, Pratonevoso, ecc), del Biellese e del Verbano Cusio Ossola. Piccoli rintocchi in alto per Domobianca365.

    «Lo sci non sarà mai più uno sport di massa», dicono i gestori delle varie stazioni sciistiche. Verissimo. Non lo è più da almeno 20 anni.

    Intanto sono aumentati anche i prezzi dei ristoranti, del panino o della brioche consumati nei bar sulle piste, dei bed & breakfast, degli affitti nelle seconde case. Insomma per una giornata sulla neve una famiglia di 4 persone dovrà sborsare, a dir poco, 200 euro (magari portandosi i panini da casa) a cui bisogna aggiungere i costi del viaggio. Quanti se lo potranno permettere? E quindi entreranno in crisi le scuole e i maestri di sci, il mondo della ristorazione, degli affitti di seconde case…e chi più ne ha più ne metta.

    Sempre sperando che nevichi….

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  • ALLA SCOPERTA DELL’ AGLIO DI CARAGLIO E DEL PORRO DI CERVERE

    11 novembre 2023 • CINQUE SENSI • 3296

    aglio_cipolla_porro

    Ci sono ortaggi che ingiustamente godono di una nomea sofferta. Parliamo di aglio, cipollotti, porri solo per citare i più famosi. Ma, al di là di problematiche legate a allergie o intolleranze alimentari, vi proponiamo un viaggio per scoprire virtù e bontà di aglio e porri.

    Partiamo da Caraglio, alle porte di Cuneo, patria dell’ aglio. Una pianta che non solo allontana i vampiri ma è un potente antibiotico, antinfiammatorio, utilissimo per controllare la pressione e il colesterolo: inoltre è un gusto indispensabile per aromatizzare un’ infinità di piatti in cucina, a cominciare dalla classica bagna caoda.

    “Sembra una favola, ma non lo è. Il nostro aglio non rinviene, si digerisce bene, non puzza” dice con orgoglio Debora Garino, presidente del Consorzio di Tutela dell’ Aglio di Caraglio che proprio nella via centrale della cittadina cuneese ha il suo punto informativo. E aggiunge: “Il nostro è  prodotto famoso nel mondo proprio per queste sue caratteristiche organolettiche. Lo esportiamo in tutti i continenti. Una ricchezza per la nostra economia”. E un giovane coltivatore di aglio spiega che si semina in novembre, si raccoglie a giugno: “Io e la mia fidanzata  ci baciamo tranquillamente perchè non puzza!”.

    Da Caraglio spostiamoci a Cervere, sempre in provincia di Cuneo, patria del porro.  50 anni fu il parroco con Cavallo a convincere i coltivatori a piantare i porri per evitare che la gente se e andasse e frenasse così l’ esodo dai campi. Con il passare degli anni il porro di Cervere è diventato un’ eccellenza della cucina piemontese. Lo si semina in febbraio, lo si trapianta a maggio e lo si raccoglie da settembre a gennaio.

    E adesso in cucina. Gian Piero Vivalda, due stelle Michelin con la sua Antica Corona Reale di Cervere, ci propone una super-ricetta per esaltare il porro: “Il raviolo ripieno di porro di Cervere, formaggio Bra duro Dop e all’ interno si mette anche un uovo di quaglia per dare una suadenza particolare”.

     

     

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  • GIROVAGANDO: LE CATTEDRALI SOTTERRANEE DI CANELLI

    10 novembre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 5379

    17a_bosca_

    La caratteristica più originale di Canelli è anche la meno visibile,  le cosiddette Cattedrali Sotterranee.

    Le quattro Cattedrali Sotterranee attualmente visitabili sono le cantine storiche di altrettante blasonate Case vinicole: Bosca, Contratto, Coppo e Gancia,  le quali aprono ai visitatori le proprie cantine in occasione delle principali manifestazioni canellesi.

    Io ho visitato le Cantine Contratto e le Cantine Bosca, le più antiche: risalgono infatti al 1831.  Scendendo sottoterra, respiri davvero la storia fra filmati e testimonianze dirette di canellesi che hanno lavorato presso questa prestigiosa casa vinicola. Giochi di luci, suoni, opere d’ arte esposte ti trasportano in un mondo lontano e arcaico, ma carico di umanità. Quelle mura trasudano del lavoro di migliaia di uomini e donne.

    Si tratta di chilometri di tunnel e gallerie scavati, direttamente nel tufo delle colline tra il XVI ed il XIX secolo. Solo in questi spazi, i cui silenzi richiamano appunto l’atmosfera che si può trovare in antiche cattedrali, con la protezione di una terra millenaria, si potevano trovare giusta temperatura e umidità costante ideali per affinare vini e spumanti pregiati che ancora oggi qui maturano in attesa di conquistare le tavole di tutto il mondo.
    Da qui è partito il progetto che ha contribuito al riconoscimento dei Paesaggi Vitivinicoli Piemontesi quale 50° sito Unesco in Italia eletto a Patrimonio dell’Umanità. Un riconoscimento che ha identificato l’unicità del rapporto secolare tra vitivinicoltura ed industria vinicola, che ha integrato natura e lavoro dell’uomo.

    Luoghi magici, da vederre, visitare, respirare per capire davvero la storia del nostro Piemonte e l’ amore per la terra e per i suoi vini.

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  • ADDIO NEGOZI DI QUARTIERE, UNA ROVINA

    9 novembre 2023 • COSE NOSTRE • 1924

    negozi chius

    “Entrano in negozio, si misurano un paio di scarpe, specificando modello marca e numero, poi escono e se le comprano su Internet. Questa la mia quotidianità. E allora io a fine anno tiro giù le serrande, per sempre”. L’ amaro sfogo di un commerciante di via Cibrario a Torino. Stessa sorta per un altro negozio di calzature in Vanchiglia dal 1956, sempre gestito dalla stessa famiglia.

    Le nostre città stanno diventando una teoria di saracinesche abbassate, per sempre. Nei paesi piccoli la situazione è decisamente peggiore. Tutti chiudono e nessuno apre.

    In dieci anni l’apertura di nuovi negozi in Piemonte è calata del 70%. Il 2023 si sta concludendo con il risultato peggiore degli ultimi dieci anni: nel 2013 le  inaugurazioni furono 4.581; nel 2023 si riducono a 1380. Il Piemonte, inoltre, fa peggio della media nazionale (-54% di nuovi negozi nell’ultimo decennio e -8% nell’ultimo anno).  Fra i settori maggiormente colpiti, con una flessione superiore al 70%, i negozi di articoli da regalo e per fumatori, di abbigliamento e calzature, stazioni di servizio carburanti, edicole.

    “Ma certo, io compro su Internet spendo molto meno. Sono mica scemo”. La classica risposta. Giusto. Ma le piattaforme possono fare prezzi più bassi perché non pagano le tasse in Italia, sono allocate in qualche paradiso fiscale e quindi è un gatto che si morde la coda. Dove è la tanto declamata Europa? Interviene sulle misure delle vongole o sulla produzione di vino e salumi, ma non sulla pace (vedi le crisi in Ucraina e Medio Oriente), inutile sul tema dei migranti, e – vedi il caso in questione – non fa nulla sull’ equità fiscale fra Stati.

    Non è solo questione di prezzi e di tasse. Senza commercio di vicinato saranno più poveri anche vie e quartieri delle nostre città, non saranno più vivibili senza coesione sociale e sicurezza, oltre che per possibilità  di scelta e livello di servizi offerti ai consumatori. I nostri anziani, soli, passeranno le giornate magari senza nemmeno scambiare una parola con il panettiere o con il verduriere. E si nutriranno di cibi confezionati, acquistati nei grandi magazzini.

     

     

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  • SCAFFALE: FARINETTI E 10 MOSSE PER AFFRONTARE IL FUTURO

    3 novembre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1799

    farinetti-10mosse

    Una via nuova attraverso il piacere e la bellezza. Dialoghi nientepopodimeno che con Leonardo da Vinci.

    Chi non conosce Oscar Farinetti potrebbe pensare di trovarsi di fronte ad un megalomane, ma chi invece ha seguito il suo percorso tortuoso di imprenditore, guru del cibo, ambientalista, oratore internazionale e scrittore non si stupirà nel leggere questo nuovo volume dell’ inventore di Eataly, Green Pea, Fontanafredda… e mille altre iniziative. Alcune riuscite, altre no.

    “Su dieci cose che faccio, sei sono fallimenti e 4 successi, ma se non le facessi tutte, nessuna avrebbe successo” osa ripete Oscar nei suoi tanti appuntamenti e incontri con la gente: sempre tanta, tantissima gente.

    “Se mi chiedessero di definire con una parola il futuro, risponderei il futuro è provarci” si legge nella quarta di copertina di questo libro che non è un saggio, non è una tesi ma un fantasticare dell’ autore a colloquio con il genio di Leonardo. E proprio Farinetti racconta a Leonardo cosa è successo nei secoli che sono seguiti alla sua morte, citando – tra gli altri – i  Beatles e Martin Luther King, Marylin Monroe e Malcom X. Un libro visionario nel quale Farinetti ringrazia di vivere in un periodo di crisi, perchè è solo nelle difficoltà che l’ uomo tira fuori il meglio di sè.

    Quali sono le 10 mosse per affrontare il futuro? Non possiamo certo svelarle qui. Altrimenti a cosa servirebbe la lettura nel libro di Oscar?

    OSCAR FARINETTI

    10 MOSSE PER AFFRONTARE IL FUTURO

    SOLFERINO EDITORE

    17,50 euro

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  • TUNNEL, AUTOSTRADE E TANGENZIALI: TEMPESTA PERFETTA

    2 novembre 2023 • COSE NOSTRE • 2107

    TUNNELMONTEBIANCO

    Poi non dite che non l’ avevamo detto. Da mesi scriviamo che, tra ottobre e novembre, si sarebbero verificati eventi tali da mandare in tilt la circolazione stradale del Piemonte.

    Ebbene, eccoci giunti alla tempesta perfetta.

    Da qualche giorno la tangenziale di Torino rischia di esplodere a causa del traffico che è confluito sulle strade con la chiusura del traforo Monte Bianco, interessato per nove settimane dai lavori. Un problema a cui si aggiunge il blocco della linea ferroviaria verso la Francia, causa una frana in Alta Savoia, senza dimenticare i tanti cantieri nelle gallerie autostradali dell’autostrada del Frejus. Un danno enorme per la nostra economia con già centinaia di lavoratori in cassa integrazione e una perdita di Pil del 5,4% nel Nord Ovest, stimata da Confindustria. I dati parlano chiaro: secondo le previsioni dei gestori della rete autostradale sono circa tremila, 1800 quelli pesanti, i veicoli che, anziché dal Monte Bianco, transiteranno ogni giorno dal traforo del Frejus e poi dalla tangenziale di Torino.

    La Francia ha già annunciato che la linea ferroviaria Torino-Parigi riaprirà non prima della primavera 2024. L’ unico collegamento percorribile per merci e persone resta la Valle di Susa, e quindi la A32. Ma se – per caso e speriamo vivamente di no – in queste settimane un tir prendesse fuoco (ovviamente per problemi meccanici, senza feriti o vittime) sotto una delle ultime gallerie in alta quota, quelle collegate da viadotti, cosa succederebbe? Danni alla struttura della galleria, quindi chiusura dell’autostrada.

    Piemonte e Italia completamente isolati dal resto dell’ Europa.

    Intanto, senza pensare a queste catastrofiche conseguenze, il traffico è già decuplicato e l’aria che si respira in Valle è sempre più pesante. Mentre, Canavese e Valle d’ Aosta, lamentano un crollo di passaggi e quindi crisi economica per tutto il comparto della ristorazione e dell’accoglienza.

    Ma dove erano i politici piemontesi, gli amministratori locali e nazionali, nei mesi passati? Una situazione imprevedibile? Certamente no. Si tratta di lavori programmati da tempo.  Se oggi il Tav già viaggiasse tra Torino e Lione trasporterebbe merci e servizi solo dal Piemonte per un valore di 8,2 miliardi di euro. Ma il Tav non c’è e chissà quando ci sarà.. e intanto si pensa al Ponte sullo Stretto!

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