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ADDIO NEGOZI DI QUARTIERE, UNA ROVINA

by • 9 novembre 2023 • COSE NOSTREComments (0)642

“Entrano in negozio, si misurano un paio di scarpe, specificando modello marca e numero, poi escono e se le comprano su Internet. Questa la mia quotidianità. E allora io a fine anno tiro giù le serrande, per sempre”. L’ amaro sfogo di un commerciante di via Cibrario a Torino. Stessa sorta per un altro negozio di calzature in Vanchiglia dal 1956, sempre gestito dalla stessa famiglia.

Le nostre città stanno diventando una teoria di saracinesche abbassate, per sempre. Nei paesi piccoli la situazione è decisamente peggiore. Tutti chiudono e nessuno apre.

In dieci anni l’apertura di nuovi negozi in Piemonte è calata del 70%. Il 2023 si sta concludendo con il risultato peggiore degli ultimi dieci anni: nel 2013 le  inaugurazioni furono 4.581; nel 2023 si riducono a 1380. Il Piemonte, inoltre, fa peggio della media nazionale (-54% di nuovi negozi nell’ultimo decennio e -8% nell’ultimo anno).  Fra i settori maggiormente colpiti, con una flessione superiore al 70%, i negozi di articoli da regalo e per fumatori, di abbigliamento e calzature, stazioni di servizio carburanti, edicole.

“Ma certo, io compro su Internet spendo molto meno. Sono mica scemo”. La classica risposta. Giusto. Ma le piattaforme possono fare prezzi più bassi perché non pagano le tasse in Italia, sono allocate in qualche paradiso fiscale e quindi è un gatto che si morde la coda. Dove è la tanto declamata Europa? Interviene sulle misure delle vongole o sulla produzione di vino e salumi, ma non sulla pace (vedi le crisi in Ucraina e Medio Oriente), inutile sul tema dei migranti, e – vedi il caso in questione – non fa nulla sull’ equità fiscale fra Stati.

Non è solo questione di prezzi e di tasse. Senza commercio di vicinato saranno più poveri anche vie e quartieri delle nostre città, non saranno più vivibili senza coesione sociale e sicurezza, oltre che per possibilità  di scelta e livello di servizi offerti ai consumatori. I nostri anziani, soli, passeranno le giornate magari senza nemmeno scambiare una parola con il panettiere o con il verduriere. E si nutriranno di cibi confezionati, acquistati nei grandi magazzini.

 

 

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