Sono 44 i ristoranti del Piemonte che potranno vantare la stella Michelin nel 2023. Tra i tre stelle una new entry per la nostra regione: Villa Crespi a Orta San Giulio dello chef Antonino Cannavacciuolo. All’altro ristorante tristellato piemontese, Piazza Duomo ad Alba di Enrico Crippa, è stata assegnata anche la stella green. Raggiunge le due stelle la Locanda del Sant’ Uffizio di Penango d’ Asti, oltre ai confermati Antica Corona Reale di Gianpiero Vivalda a Cervere e Piccolo Lago di Verbania. Agli altri una stella, con tante conferme e quasi nessuna bocciatura.
Il Piemonte si piazza al terzo posto in Italia per numero di ristoranti stellati dalla prestigiosa guida francese, dietro alla Lombardia e alla Campania. E adesso – parlando di ristoranti – si tratta di capire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Ad occhio, sarei assolutamente soddisfatto e ottimista.
C’è però un dato assai preoccupante. Il capoluogo, Torino, non ha nemmeno un due stelle, per non parlare dei tre stelle….lontani anni luce. Come dice l’amico Guido Barosio – direttore di Torino Magazine e profondo conoscitore del mondo della ristorazione, non solo piemontese – “Torino è sostanzialmente una piazza arenata. Manca un due stelle dal 1995, cioè 27 anni. E parliamo della Vecchia Lanterna”.
Non è solo questione di fascino, anche se al capoluogo del Piemonte un po’ di prestigio servirebbe. Eccome. C’è un valore assai più sostanziale. Secondo gli stessi redattori delle Guide Michelin ogni stella ha una ricaduta sul territorio (non soltanto per il ristorante premiato, quindi, ma per tutto l’indotto) di circa un milione di euro. Se in una zona c’è un ristorante con tre Stelle Michelin il brand di quel territorio vale dai 75 ai 200 milioni di euro. Parliamo di nuovi posti di lavoro, ma anche di turisti e visitatori che – attratti dallo chef premiato – visitano il circondario, spesso pernottano, acquistano prodotti tipici, esaltano e pubblicizzano la zona. Inoltre, tutto il restante mondo della ristorazione viene spinto verso l’alto.
Ecco perché Torino deve riflettere su questa carenza di riconoscimenti. E’ vero che uno chef tristellare non lo inventi né lo crei dal nulla. Ma puoi cercarlo, corteggiarlo, lusingarlo, convincerlo anche con ingaggi importanti…. Gli Albesi insegnano.
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