In questo 2022 si festeggiano i centesimi anniversari della nascita di Pierpaolo Pasolini e di Beppe Fenoglio. Due letterati che hanno segnato profondamente la cultura del nostro paese. Pasolini con i suoi romanzi, le sue poesei, ma anche con i suoi film, le sue denunce sociali. Fenoglio con la sua partecipazione alla Resistenza e alla Liberazione e poi con la sua opera di scrittore e traduttore.
Ma questi anniversari vengono celebrati in maniera assai diversa. In pompa magna, con tanto di convegni, mostre, dibattiti, paginate sui giornali, servizi televisivi e programmi radiofonici per Pasolini. Più in sordina, quasi soltanto nell’ Albese – sua terra natale – per Fenoglio. Nessuna voglia di rivalità o di mettere a confronto le due personalità, il valore culturale dei due: è soltanto una constatazione. Che lascia il tempo che trova. E deve magari stimolare il mondo intellettuale piemontese.
Pasolini ottenne la sua consacrazione a Roma e – si sa – la Capitale è assai affezionata ai suoi figli, di nascita e di adozione. Addirittura si sono aperte le porte del Senato per un omaggio allo scrittore-regista, sottolineando l’ attualità del suo pensiero e delle sue denunce.
Fenoglio, invece, è sempre rimasto legato alla sua Langa, alle sue colline. Cos’ hanno in programma Torino e la sua Regione per ricordare i 100 anni di uno dei suoi figli più illustri?. Magari se ne parlerà – en passant – al prossimo Salone del Libro. Ma fuori dai confini del Piemonte praticamente nulla. E dire che basta leggere qualche pagina dei suoi libri sulla Resistenza per cogliere la drammatica attualità di quelle parole, di quelle riflessioni. Proprio mentre scorrono in tivù le immagini terribili dall’ Ucraina.
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