Il Vermouth è nato in Piemonte. Quindi il Vermouth è Piemonte e Piemonte è Vermouth.
La conferma è arrivata dal Primo Salone dedicato proprio a questa bevanda alcolica: la recente manifestazione, tenutasi nell’aulica sede del Museo del Risorgimento, ha fatto registrare numeri record. Migliaia di visitatori, decine di espositori, un’ infinità di assaggi e di cocktail.
Poi, però, se andate in qualsiasi bar, all’ora dell’aperitivo… ecco che quasi tutti – specie i clienti più giovani – ordinano uno Spritz. Quindi Prosecco Veneto, Aperol o Campari.
L’invito è caloroso: provate un Vermouth con ghiaccio, oppure un Vermouth e soda. Volete essere più sofisticati? Andate su un cocktail, più o meno alcolico, Hair Raiser, Burnsides, Stormy Weather, Manhattan, Bobby Burns, Negroni. Tutti hanno un ingrediente in comune, il Vermouth appunto.
Antonio Benedetto Carpano, questo è il nome del distillatore che lo inventò nel 1786 nel laboratorio di piazza Castello a Torino: vino moscato, una miscela di circa cinquanta erbe e spezie e zucchero caramellato per dare quel colore ambrato e il nuovo liquore era pronto. Il giovane Carpano ebbe un’intuizione degna del miglior ufficio marketing: inviò alcune bottiglie del suo Vermouth a Palazzo Reale, il re Vittorio Amedeo II ne fu talmente entusiasta da far sospendere le forniture di Rosolio, che fino ad allora la faceva da padrone nei salotti cittadini: il Vermouth fece quindi un trionfale ingresso in tutti i Palazzi. Fu un successo. Il nuovo vino aromatizzato divenne l’aperitivo, il momento di sosta e di ristoro preferito dai Piemontesi.
E io sarò il primo a dire: “Uno Spritz? No grazie. Meglio un Vermouth”.
LA NICCHIA DI CAVOUR, TRIONFO DI SAPORI E VINI Next Post:
GIROVAGANDO: IL FORTE DI FENESTRELLE