Finita la scuola. Per gran parte delle famiglie si apre un problema enorme: il tempo libero dei ragazzi.
Un problema che ci accompagnerà per tutta l’ estate, tranne le poche settimane di ferie che tutta la famiglia trascorrerà insieme. Spesso ci sono i nonni che suppliscono e seguono i bimbi più piccoli, ma sono soprattutto gli adolescenti a non saper come riempire giornate intere, se non chattando con il telefonino. Ed è proprio in questi giorni che mi torna – forte, molto forte – la nostalgia dell’ oratorio.
Io ho frequentato due oratori, quello della mia parrocchia Madonna Divina Provvidenza e quello del Martinetto, dove andavo a giocare a basket. Entrambi a Torino.
Ho ricordi meravigliosi di quegli anni, forse anche perchè rappresentano la mia adolescenza e l’ età in cui vivi e imposti tutte le speranze del futuro. Oggi sembra che gli oratori siano scomparsi e i ragazzi forse non sanno nemmeno cosa voglia dire ritrovarsi per interminabili partite di pallone, per suonare la chitarra, per stare insieme ore e ore a discutere e ridiscutere su tutto, dalla pace nel mondo al calcio, dagli amori giovanili alla canzone dell’ estate. Oggi li vedo: preferiscono passare le giornate davanti al computer o al cellulare.
Certamente c’ è carenza di vocazioni, quindi di sacerdoti, ma anche di animatori. Sono a conoscenza di molte parrocchie e comunità che, con sforzi enormi, tengono aperti gli oratori, i campeggi estivi, i centri per estate ragazzi. Ma che tristezza vedere quei cortili, quei campi di calcio assolati e deserti, abbandonati mentre i nostri ragazzi passano le giornate a bighellonare per le vie delle città e dei paesi.
Non so cosa possa stimolare le comunità a riaprire le tante sale chiuse, a rispolverare i tavoli da ping pong e i calciobalilla, a rimettere in sesto i campi di calcio, di basket e di pallavolo, a riaccordare le vecchie chitarre. Ma so che tenerli chiusi è una sconfitta, per tutti
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