Ci sono ortaggi che ingiustamente godono di una nomea sofferta. Parliamo di aglio, cipollotti, porri solo per citare i più famosi. Ma, al di là di problematiche legate a allergie o intolleranze alimentari, vi proponiamo un viaggio per scoprire virtù e bontà di aglio e porri.
Partiamo da Caraglio, alle porte di Cuneo, patria dell’ aglio. Una pianta che non solo allontana i vampiri ma è un potente antibiotico, antinfiammatorio, utilissimo per controllare la pressione e il colesterolo: inoltre è un gusto indispensabile per aromatizzare un’ infinità di piatti in cucina, a cominciare dalla classica bagna caoda.
“Sembra una favola, ma non lo è. Il nostro aglio non rinviene, si digerisce bene, non puzza” dice con orgoglio Debora Garino, presidente del Consorzio di Tutela dell’ Aglio di Caraglio che proprio nella via centrale della cittadina cuneese ha il suo punto informativo. E aggiunge: “Il nostro è prodotto famoso nel mondo proprio per queste sue caratteristiche organolettiche. Lo esportiamo in tutti i continenti. Una ricchezza per la nostra economia”. E un giovane coltivatore di aglio spiega che si semina in novembre, si raccoglie a giugno: “Io e la mia fidanzata ci baciamo tranquillamente perchè non puzza!”.
Da Caraglio spostiamoci a Cervere, sempre in provincia di Cuneo, patria del porro. 50 anni fu il parroco con Cavallo a convincere i coltivatori a piantare i porri per evitare che la gente se e andasse e frenasse così l’ esodo dai campi. Con il passare degli anni il porro di Cervere è diventato un’ eccellenza della cucina piemontese. Lo si semina in febbraio, lo si trapianta a maggio e lo si raccoglie da settembre a gennaio.
E adesso in cucina. Gian Piero Vivalda, due stelle Michelin con la sua Antica Corona Reale di Cervere, ci propone una super-ricetta per esaltare il porro: “Il raviolo ripieno di porro di Cervere, formaggio Bra duro Dop e all’ interno si mette anche un uovo di quaglia per dare una suadenza particolare”.
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