Nelle scorse settimane ho intervistato il corriere di una nota piattaforma di vendite on-line, e alla mia domanda su quali fossero i prodotti di maggiore compravendita ha risposto: “Detersivi, deodoranti, ma anche assorbenti, pannolini per bimbi…”
Un’amica che voleva acquistare un libro – sempre on-line – e si è trovata di fronte al quesito del computer: “Lo vuole anche con autografo e dedica dell’autore?”
Non ho nulla contro il commercio telematico e capisco chi, per ragioni di lavoro, non ha tempo per recarsi al supermercato, per scegliere i prodotti, o per girovagare fra gli scaffali di una libreria o di un negozio di musica alla ricerca di qualcosa che catturi la sua attenzione.
Personalmente continuerò a recarmi in negozio, nel mercato del mio paese o nei grandi magazzini, alla ricerca dell’offerta migliore. Non rinuncio all’incontro con il venditore per farmi consigliare sulle pesche, sull’ultimo volume del mio scrittore preferito o sulla rimasterizzazione di quell’ellepì. E non critico né condanno chi sceglie tramite computer.
Mi chiedo, però, quali relazioni umane stanno costruendo le nuove generazioni.
Nell’ultimo anno (tra isolamento causa covid, scuola in DAD, coprifuoco, ecc.) i ragazzi sono vissuti fra videochiamate, chat, gruppi WhatsApp, acquisti on-line, attività fisica attraverso videolezioni, gare sportive con il joystick.
All’interno della sede Mediaset di Cologno Monzese c’è un enorme padiglione installato da una catena di grande distribuzione: tu fai la spesa on-line e poi te la trovi in un armadietto, la paghi con carta di credito, la ritiri prima di tornare a casa. Che comodità….
Abbiamo perso il contatto umano? Non importa: è decuplicato il consumo di psicofarmaci e sonniferi che, tanto, si comprano…on-line.
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