Quando ero bambino e andavo dai nonni in Langa, dormivo nel lettino accano alla stufa a legna e mi scaldavo con il “prete” e la boule dell’acqua calda. Il risveglio non era segnato dal profumo della caffè della moka, ma dall’aroma del minestrone che già bolliva, di primo mattino, sul potagè. Sono cresciuto, sono diventato un uomo alto un metro e 85 e peso più di 90 chili. Ricordo quell’infanzia caratterizzata dalla quasi assenza di raffreddori e influenze: il mio libretto delle assenze alle scuole elementari e medie era praticamente intonso.
Oggi i nostri ragazzi crescono con una media di 20-22 gradi di temperatura in casa e in classe, li accompagniamo a scuola con l’automobile fin dentro l’atrio per paura che prendano freddo, si bagnino quando piove e si ammalino. Se non bastano i piumoni, usiamo anche le termocoperte per scaldar loro i lettini. Sono più robusti e più sani di noi? No.
Eppure sento genitori allarmati per la crisi energetica e la necessità di ridurre di qualche grado i caloriferi e di diminuire le ore di accensione degli impianti di riscaldamento.
E invece forse è l’occasione per tornare ad una vita o un po’ più spartana ma altrettanto sana. Una felpa o un maglioncino in più, anche quando si sta in casa nel prossimo inverno, non saranno la fine del mondo. E chi ce l’ha potrà usare magari la stufa o il camino a legna. Il fascino di quel fuoco è garantito e poi – ve lo assicuro con assoluta certezza – il minestrone cotto sul potagè è molto più saporito di quello preparato sui fornelli a gas o sulle piastre a induzione.
LA BONTA’ DELLE CASTAGNE DELLA VAL PELLICE Next Post:
GIROVAGANDO: LA FETTA DI POLENTA A TORINO