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  • UN PIATTO FRESCO, IL CARPIONE ALLA PIEMONTESE

    8 luglio 2023 • CINQUE SENSI • 11516

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    Non è un piatto veloce, ma è uno di quelli che fanno estate e possono risolvere una cena programmata, così come può essere conservato e consumato per alcuni giorni senza pericolo di deterioramento, anzi!

    Stiamo parlando del Carpione alla piemontese, parente prossimo delSaor veneto e dello Scapece diffuso in tutto il Meridione. Le differenze fra le ricette sono minime, ma fanno sì che cambino in modo sostanziale sapori e colori. Al Saor viene aggiunto lo zucchero, l’uvetta e i pinoli, il gusto tenderà inevitabilmente all’agrodolce, mentre lo Scapece prevede l’uso dello zafferano e della menta, i cibi avranno quindi un sapore fresco e il colore del sole. L’uso di conservare i cibi sotto marinatura d’aceto risale alla civiltà romana, si trovano infatti tracce di ricette nei testi storici. Si pensa che questo metodo di conservazione sia arrivato dalla Spagna, ma che fosse originario dei paesi arabi e del Medio Oriente.

    Ma torniamo al nostro Carpione alla piemontese: senza dubbio è il piatto ideale da preparare nelle belle giornate estive, quando si possono tenere le finestre aperte e ricambiare l’aria in cucina. E’ anche il piatto della curiosità, si inizia magari con le fettine di pollo o le zucchine e poi viene voglia di sperimentare e di carpionare qualsiasi cosa. Non è un piatto facile al palato, ma se si amano i sapori aciduli e freschi diventa difficile rinunciarvi.

    Vogliamo proporvi quindi un misto in carpione, in modo da permettervi di gustare più cibi e soddisfare la curiosità vostra e dei vostri commensali.

    Ingredienti: Bistecchine di vitello e di pollo tagliate sottili, uova, asparagi, zucchine, farina, pan grattato, sale, pepe (a piacere), cipolla rossa di Tropea, carota, sedano bianco, aglio, salvia, aceto di vino bianco, vino bianco secco.

    E ora via con la preparazione.

    Prima di fare il carpione dovrete avere pronti tutti gli alimenti che andrete a coprire con la marinatura. Cominciate quindi impanando in un misto di farina e pangrattato le bistecchine che avrete passato nell’uovo sbattuto e leggermente salato. Fatele quindi cuocere in una padella con abbondante olio e successivamente ponetele su una carta assorbente per farle asciugare. Nel frattempo lessate gli asparagi e scolateli. Tagliate le zucchine nel senso della lunghezza a fettine sottili e fatele grigliare su una piastra ben calda e leggermente oliata, salate e pepate. In un piccolo padellino preparate le uova all’occhio di bue, salate e pepate anch’esse.

    Ora è il momento di preparare la marinata.

    Tagliate a fettine non troppo sottili la cipolla rossa, a bastoncini non troppo lunghi la carota e il sedano bianco e fate soffriggere il tutto in una padella ampia con olio extra vergine d’oliva e uno spicchio d’aglio. Quando le verdure saranno leggermente appassite, aggiungete un bicchiere di aceto bianco e due bicchieri di vino bianco secco, portate ad ebollizione, aggiungete una manciata di foglie di salvia e un pizzico di sale grosso, fate cuocere a fuoco medio per un paio di minuti.

    Assaggiate quindi la marinata, questo gesto è importante perché tutto può essere corretto; se il sapore è troppo acido, aggiungete un po’ d’acqua o vino bianco, viceversa dovesse risultare troppo morbido, rafforzate con un po’ di aceto.

    Prendete un contenitore di vetro trasparente, ponete sul fondo le vostre bistecchine e copritele con un mestolo di marinata, quindi aggiungete le zucchine e gli asparagi e coprite con altra marinata, per ultime mettete le uova e versate la marinata rimasta accompagnata dalle verdure soffritte e dalla salvia.

    Lasciate raffreddare, mettete in frigo e uscite a mangiare una pizza perché il vostro carpione non sarà pronto fino all’indomani.

    Utilizzando la stessa ricetta della marinatura potrete anche carpionare i pesciolini argentati che vanno precedentemente infarinati e fritti o pesci di fiume più grossi come trote, carpe e tinche che vanno sfilettate e preparate come le bistecchine. Buon appetito!

    Patrizia Durante

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  • GIROVAGANDO…IL SACRO MONTE DI VARALLO

    7 luglio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 5050

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    Una scoperta incredibile: arte, natura, religiosità che si fondono in uno dei luoghi più suggestivi del nostro Piemonte. Il Sacro Monte sorse per iniziativa del Beato Bernardino Caimi, che, di ritorno dalla Terra Santa (alla fine del 1400), volle ricreare, in piccolo, i luoghi della Palestina.

    Al progetto, settant’anni più tardi, si interessò anche S. Carlo Borromeo, che diede nuovo impulso all’opera e la denominò “Nuova Gerusalemme”.
    Il complesso degli edifici, una cinquantina, è stato costruito nel corso di un paio di secoli. Ogni cappella rappresenta, con affreschi (circa 4.000 figure) e con gruppi di statue (circa 400), scene della vita di Gesù e di Maria. Immersa in uno splendido bosco, ogni cappella, al vostro passaggio, viene illuminata da fari e fasci di luce che – sorprendemente – mettono in bella luce i capolavori che vi sono contenuti

    Fra gli artisti più importanti che hanno lavorato a Varallo c’è Gaudenzio Ferrari, che collaborò con il fondatore ad avviare il S. Monte: sua è la grandiosa cappella della Crocifissione. Un autentico capolavoro dove il famoso pittore ha interpretato i vari personaggi che assistono alla Crocifissione con i volti e le fattezze della gente del luogo, di quell’ epoca. E così molti sono raffigurati con il gozzo, tipica malformazione di quel periodo.
    Il S. Monte di Varallo, per la bellezza del luogo, per le sue testimonianze di fede e di arte, costituisce un monumento unico nel suo genere.

    Il Sacro Monte è raggiungibile a piedi seguendo un percorso di venti minuti in salita che parte dal centro di Varallo e che idealmente rappresenta il percorso di ascesa al Calvario di Gesù; in auto dalla strada carrozzabile dalla Frazione Crosa di Varallo oppure tramite funicolare riaperta nel 2003, dopo i lavori di ristrutturazione.

    È il più antico dei sacri monti italiani. E dal 2003 è inserito nella lista dei beni di interesse mondiale tutelati dall’UNESCO.

    Info:
    Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo Tel. 0163.53938
    www.sacromonte-varallo.com  info
    info.varallo@sacri-monti.com

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  • SUI SOCIAL TUTTI RESPONSABILI (O COLPEVOLI?)

    6 luglio 2023 • COSE NOSTRE • 1976

    PC Like

    Da settimane non si parla d’altro. Ed è giusto così.

    Mi riferisco alla tragedia di Casal Palocco, borgata di Roma, dove un bimbo di cinque anni è stato ucciso, la sorellina di tre e la mamma ferite in modo grave, da un gruppo di ragazzi che, alla guida di una fuoriserie, effettuavano un test estremo da pubblicare sui social. Si fanno chiamare (o meglio si facevano, perché hanno annunciato l’addio dai social, dopo la disgrazia) Borderline con milioni di seguaci (più esatto dire follower) sulla Rete.

    Un coro di critiche, financo insulti. Nei loro confronti e nei confronti dei loro genitori, per come li hanno cresciuti o educati.

    Nessun mea culpa.

    Chi ha fatto crescere la loro popolarità mettendo “like” ai  video che pubblicavano? E sarebbero milioni le visualizzazioni e i “mi piace” che in questi anni sono fioccati sui profili dei Borderline, con un fatturato di circa 200 mila euro, per ragazzi200 senza arte né parte.

    La macchina sulla quale viaggiavano, e si filmavano, era stata presa a noleggio. Gratuito, ovviamente: in cambio di una bella pubblicità in Rete.

    Tutti pronti a condannare i social che non controllano nulla: su Facebook vengono pubblicati 1,7 milioni di post al minuto, su Twitter 20 milioni all’ora, su YouTube ogni minuto vengono caricate 500 ore di video. Impossibile controllare questo immenso oceano di materiale.

    Quindi le responsabilità ricadono su di noi.

    Su ognuno di noi.

    Prima di aprire, prima di vedere, prima di mettere un “like”, mettiamo in azione il cervello. Ogni azione genera sempre una reazione, anche un semplice click.

    Il mondo è pieno di pazzi, da sempre. Ma anche di idioti che corrono dietro ai pazzi e applaudono.

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  • IL PINGUINO PEPINO COMPIE 85 ANNI

    1 luglio 2023 • CINQUE SENSI • 1857

    Pinguino_85
    “Il Pinguino l’originale dal 1938” è il logo, ideato e realizzato appositamente per la ricorrenza, che spiccherà su tutti i packaging del Pinguino a partire da questo avvio di estate, per celebrare l’unicità di un prodotto che ha attraversato e accompagnato la storia italiana. Ma l’azienda torinese ha in serbo altre interessanti iniziative per dare lustro e valore ad un prodotto unico e innovativo, momenti che costelleranno l’estate 2023 e che saranno svelati di volta in volta.
    Nato e brevettato a Torino nel 1938, il Pinguino è il primo gelato ricoperto su stecco prodotto al mondo, frutto dell’intuizione geniale e rivoluzionaria di Giuseppe Feletti e di suo genero, Giuseppe Cavagnino, titolari della Gelati PEPINO 1884. Come ogni pensiero rivoluzionario, ha avuto da subito un chiaro obiettivo: creare un prima e un dopo. Il Pinguino trasforma infatti il consumo del gelato, è il primo che si può gustare passeggiando. Il Pinguino è pratico e la copertura di cioccolato fa sì che il gelato rimanga all’interno del sottilissimo guscio, un perfetto equilibrio di ingredienti e lavorazione, risultato di lunghi studi. Quando il Pinguino fu messo in commercio, il successo fu immediato ed eclatante, era nato il gelato che non c’era. Morbido e cremoso con quel guizzo in più dato dalla croccantezza del cioccolato, il Pinguino costava una lira, lo stesso prezzo del biglietto del cinema: con due lire si entrava al cinema gustando il Pinguino e nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, molti ne approfittavano per concedersi il bis.
    “Per Gelati PEPINO 1884 questa è una ricorrenza importantissima, è il tangibile riconoscimento di un lavoro portato avanti nel tempo da tutti coloro che hanno in qualche modo preso parte alla storia di un’azienda che è tra i produttori di gelato più longevi d’Italia e d’Europa” – dichiara Alberto Mangiantini – AD Gelati PEPINO 1884 – “è un compleanno che viviamo con soddisfazione e orgoglio perché, seppur dopo anni complessi come quelli che abbiamo recentemente vissuto, PEPINO è oggi una realtà in crescita, con un percorso davanti a sé fatto di innovazione di prodotto e di nuovi progetti di sostenibilità e con performance che ci stanno confermando come il lavoro fatto bene, ogni giorno, sia riconosciuto dai consumatori che continuano a sceglierci”.
    Sono ben 85 anni che questo iconico gelato accompagna i nostri momenti piacevoli, il suo successo continua tutt’ora e non conosce flessioni: la ricetta è quella originale, prodotto con cura e attenzione, a partire dalla selezione di ingredienti di pregio. Negli anni ha acquistato importanza anche il packaging, diventato, via via, prezioso e accattivante, adatto a contenere e preservare un prodotto così goloso e curato. Sono 85 anni che il Pinguino percorre le strade del mondo, senza smettere di suscitare interesse e attenzione, diventando ambasciatore di una storia unica iniziata a Torino, ma soprattutto dell’ingegno e della ricerca dell’eccellenza, tratti distintivi di quel Made in Italy che tutto il mondo apprezza.
    Buon compleanno…e che il Pinguino sia con voi!
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  • SCAFFALE: PIEMONTE DA GUSTARE DI PIERO ABRATE

    30 giugno 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1917

    piemontedagustare

    Eccomi a sfogliare le pagine di un nuovo volume dedicato al mangiare. Piero Abrate, valente collega della carta stampata e dell’informazione on-line, ci fa da cicerone per le strade del Piemonte, comune per comune, alla scoperta di mille specialità, ricette o prodotti tipici. Divisa per province, questa guida va alla scoperta di quei piatti o di quelle golosità che si trovano solo nella nostra Regione: l’Italia ha un patrimonio unico al mondo nella norcineria, ma il salame cotto è solo piemontese. Lo stesso dicasi per i formaggi, ma il Montebore o la Robiola di Roccaverano si trovano esclusivamente in questi territori. Il Cardo gobbo nasce solo a Nizza Monferrato, la Mustardela deriva dalla cultura Valdese così come le Ravioles che si trovano in Valle Varaita e in tutte le comunità dove si parla ancora l’Occitano.

    E l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

    Una cucina, quella piemontese, frutto dell’influenza francese e delle ricette di Casa Savoia, certamente. Ma anche di tanta territorialità: mille i modi di fare i plin o la polenta, di assaporare gli amaretti e il cioccolato, di preparare lo zabaglione. Sempre, però, con una costante: è una cucina che nasce dalla povertà, dalla sopravvivenza. Specie nelle campagne si è cresciuti con l’imperativo categorico del “Non si butta via nulla. Mai!”. A cominciare dal rito invernale della macellazione del maiale.

    Piero Abrate va alla scoperta di queste caratteristiche per raccontarci che il Piemonte non è solo tartufo o Brasato al Barolo: la vera ricchezza  di questa terra non si trova unicamente nelle eccellenze, ma soprattutto nei cosiddetti piatti poveri, che tanto poveri non sono. La Supa Barbetta della Val Pellice, le Grive di Langa, la frittata di Porri di Cervere, il Bunet con i Nocciolini di Chivasso e i Torcetti di Lanzo, sono piatti da Regine e da Re.

    E vogliamo parlare della Soma d’Aj? Non la conoscete? Beh, non sapete cosa vi perdete… un motivo in più per sfogliare queste pagine e per incamminarvi per le strade del Piemonte alla ricerca di queste leccornie: sarebbe meglio andare a piedi, perché di calorie ne incamererete in grande quantità, stando con le ginocchia sotto il tavolo. E, comunque, di strade, sentieri e cammini questa terra, dolce e aspra allo stesso tempo, ne ha parecchi e sono tutti da scoprire.

     

    PIERO ABRATE

    PIEMONTE DA GUSTARE

    EDIZIONI PEDRINI

    16 euro

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  • TRA UN ANNO SI VOTA: E TORNANO LE PROVINCE, FORSE

    29 giugno 2023 • COSE NOSTRE • 2183

    ELEZIONI

    Esattamente tra un anno saremo chiamati alle urne per eleggere i rappresentanti del Nord-Ovest al Parlamento Europeo, per scegliere il Presidente della Regione Piemonte e il Consiglio Regionale, in centinaia di comuni si voterà anche per il Sindaco e il Consiglio Comunale. Si conosce già la data esatta dell’Election Day, il 9 giugno 2024. Così ha deciso l’Europa.

    Per il Parlamento Europeo tutto si stabilirà nelle varie segreterie dei partiti: candidature, capilista, collegi sono in mano ai notabili che tirano le fila della politica, e a noi cittadini non resterà che mettere una croce sul simbolo preferito. Nei Comuni, grandi e piccoli che saranno chiamati al voto, è un rincorrersi di voci su conferme, abbandoni, corteggiamenti e i prossimi mesi saranno decisivi per capire chi parteciperà alla corsa per la poltrona di primo cittadino.

    Per la Regione i giochi sembrano ormai definiti da una parte, e in alto mare dall’altra. Il presidente uscente, Alberto Cirio, ha già fatto capire – più o meno velatamente – la sua disponibilità a guidare il Piemonte per altri 5 anni. Se gli elettori lo vorranno. E la scomparsa di Silvio Berlusconi non dovrebbe cambiare le carte in tavola, nel centrodestra. Il centrosinistra invece è un cantiere aperto, anzi apertissimo. Nessun candidatura ufficiale, soltanto voci, smentite, nomi di papabili pronunciati al mattino, che muoiono entro sera. Dopo Chiamparino la sinistra pare incapace di aggregarsi attorno a un nome, a un gruppo dirigente, che possa concorrere con buone prospettive alla guida del Grattacielo Piemonte.

    Ma attenzione, si potrebbe andar al voto anche per l’elezione delle Province. Le ricordate? C’erano, poi furono abolite da Renzi, poi arrivarono le città metropolitane e adesso in Parlamento si sta discutendo una legge che prevede il ritorno con il suffragio diretto dei cittadini.

    La nostra politica non finirà mai di stupirci.

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  • LA TRUFFA DELLE AUTOSTRADE

    22 giugno 2023 • COSE NOSTRE • 2090

    AUTOSTRADAPEDAGGI

     

    Dicesi “truffa quel reato ai danni del patrimonio di un’altra persona eseguito mediante falsificazioni o raggiri allo  scopo di trarne profitto”.

    In base a questa spiegazione giuridica mi permetto di chiamare truffa quella che, da anni, stanno perpetrando le varie società che gestiscono le autostrade italiane ai danni degli automobilisti. E mi spiego ancora meglio: se tu mi fai pagare un pedaggio promettendomi un servizio che poi non mi garantisci mi stai dicendo il falso e mi stai raggirando. E’ chiaro?

    Sono disposto a pagare un prezzo (piuttosto elevato: fra i più cari d’ Europa e, in Piemonte, fra i più cari d’ Italia) in cambio della promessa che impiegherò meno tempo per percorrere quel tratto di strada. Ma se poi – causa cantieri, interruzioni, cambi di corsia, ecc – quel risparmio di tempo non c’è (o peggio mi trovo ad affrontare ritardi e blocchi nel traffico) non dovrei pagare nulla. E invece….

    Negli ultimi week end chi dal Piemonte ha voluto recarsi in Liguria si è trovato ad affrontare vere e proprie peregrinazioni. Chilometri e chilometri di code – 5 ore per arrivare da Marene a Savona – intasamenti, blocchi, ecc. Ma puntuale all’uscita, al casello, la sbarra per il pagamento del pedaggio è ben attiva.

    Sono intervenuti i presidenti di Piemonte e Liguria che hanno incontrato i vertici delle società Autostrade, promesse e assicurazioni per il futuro, ma…

    Le varie associazioni consumatori o automobilisti dove sono? Se si tratta di truffa, voglio essere rimborsato, ma so di non potermi permettere una causa legale personale. Quando ci sarà una class action collettiva? Se chi gestisce le autostrade italiane non è in grado di garantirmi un servizio, almeno non me lo faccia pagare, poi deciderò io stesso se andare lo stesso sulle loro vie di comunicazione, se prendere le statali, le provinciali, le mulattiere o stare a casa.

    Ma almeno non avrò, oltre al danno, anche la  beffa del pedaggio.

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  • ED ECCO IL CARPIONATO DEL MONDO

    17 giugno 2023 • CINQUE SENSI • 2132

    carpionato

    Il Carpionato del mondo vuole far “giocare” con un piatto tipico della nostra tradizione estiva, dandogli nuova dignità e visibilità. Il carpione è una marinatura con aglio, aceto, vino, cipolle e salvia. In questo “bagnetto” si fanno riposare (almeno per una notte prima di gustarli, rigorosamente freddi) ortaggi, uova, carni o pesci, prima fritti o bolliti. L’origine del carpione risale probabilmente al Medioevo (ma ce ne sono tracce già tra i Romani) e rispondeva alla necessità di conservare gli alimenti quando ancora i frigoriferi erano di là da venire.

    Il carpione è ecologico e a basso impatto ambientale. Non serve il freddo, basta il fresco. È un piatto della tradizione contadina estiva. Il Carpionato del mondo vuole rilanciare l’uso dell’agro, delle marinature e del classico aceto di vino piemontese.

    Dove si disputa questo “Carpionato del mondo”?

    Saranno coinvolti con la stessa vitalità e fantasia del Bagna Cauda Day un gruppo di ristoranti e agriturismo piemontesi che si rivolgeranno al grande pubblico dei bagnacaudisti proponendo il nuovo appuntamento da “carpionisti”.

    Il Carpionato del mondo si gioca tutta l’estate 2023 dal 23 giugno al 23 settembre per un totale di 12 settimane.

    Chi potrà partecipare

    Ristoranti, trattorie, agriturismi che si impegnino ad avere in carta per tutta l’estate 2023 un loro piatto di carpione proposto a prezzo libero e dichiarato. I locali possono aggiungere al prezzo indicato comunicandolo altre cose tipo antipastini, dolce, caffè, ecc.  (come avviene per il Bagna cauda day).

    Il locale metterà sul conto il piatto di carpione come da indicazione comunicata in precedenza. Altri piatti o servizi se richiesti e concordati saranno addebitati sul conto finale.

    Possono aderire per serate e week end speciali a tema anche alcune Pro loco, la cui adesione al Carpionato è da concordare volta per volta.

    I molti modi di fare il carpione

    Ogni locale dovrà fornire la ricetta e gli ingredienti dettagliati del proprio carpione (uova, carni, pesce, verdure, ecc) che sarà pubblicata e divulgata sul sito dell’evento. Le prenotazioni vengono raccolte direttamente dai responsabili dei locali che le gestiscono al meglio.

    Astigiani sul sito www.carpionatodelmondo.it , collegato a quello del bagnacaudaday.it pubblicherà l’elenco di tutti locali che partecipano al Carpionato del mondo con la loro descrizione (posti all’aperto ecc) e su come raggiungerli.

    Ogni locale avrà una scheda dove raccontare come fanno il carpione. Durante le settimane e i mesi dell’evento ogni locale oltre che la pagina fissa sul sito verrà presentato sui social con foto e scheda

    Fatevi dare il lasciapassare del Carpionato del mondo

    Ogni locale aderente riceverà da Astigiani il libretto-lasciapassare da regalare ai carpionisti. Il libretto conterrà il racconto del contesto storico del carpione nel mondo con interventi e citazioni letterarie. Potrete leggere la storia affascinante di questo piatto straordinario. Nelle due pagine centrali ci sarà lo spazio dove mettere i timbri identificativi del locale che certificano il passaggio del carpionista dal locale. I timbri con il logo del Carpionato del mondo saranno personalizzati con il nome del locale e forniti a tutti i locali.

    Premi ai carpionisti più assidui

    Al termine del Carpionato chi avrà raccolto tra i carpionisti più bolli di locali diversi (5- 10- 15) e lo presenterà o ne manderà la foto ad Astigiani riceverà una dotazione di prodotti o servizi da Astigiani tramite gli alleati dell’evento. Ci sono a disposizione decine di cene e altri premi gustosissimi per chi avrà raggiunto i dieci timbri. E infine chi arriverà ad avere 15 timbri entrerà nell’albo d’oro del “carpionato del mondo” con la celebre musica di sottofondo rivisitata: “We are the carpions”!

    Molti modi per dire “carpione” nelle cucine del mondo

    Una precisazione etimologica è necessaria per motivare la diffusione di questa preparazione. Lo storico Franco Cardini pone all’origine il termine castigliano escabeche, a sua volta proveniente dal persiano sikbaj. Sembra però che la tradizione culinaria araba non abbia recepito questo termine, mentre grande fortuna ha avuto negli idiomi della penisola iberica (escabeche) e italica (scapece). A questi paesi, e a quelli sotto l’influenza spagnola e portoghese, dobbiamo guardare per rintracciare i piatti “in agro”, il cui comune denominatore, a parte l’aceto e i variabili aromi aggiunti (aglio, cipolla, salvia, rosmarino, mentuccia, zafferano), è la frittura dell’alimento base.

    In Liguria c’è lo scabeccio, con piccoli pesci come le acciughe, al Centro-Sud predomina la/lo scapece: da quella molisana (a base di pezzi di pesce) a quella gallipolina, particolare per l’uso del pangrattato e dello zafferano, passando per la scapece di zucchine (Campania), per lo scapece trapanese (con le parti meno pregiate del tonno). In Sardegna, sia per il pesce sia per le olive, si fa su scabecciu, mentre a Orbetello lo scaveccio prevede l’anguilla a tranci. In Piemonte e in Veneto le parole cambiano: da un lato il carpione, dall’altro il saor, buono per marinare le sarde ma anche alcuni ortaggi.

    Nella cucina spagnola e portoghese è abituale trovare piatti “escabechados”: cozze, sardine, tonno, baccalà fino ad alcune carni bianche, come il pollo e le quaglie. Anche la Francia ne è toccata, con le provenzali sardine (o sgombri) en escabeche.

    Gli escabeche sono diffusissimi in Centro e Sud America: Argentina e Bolivia (con le carni), Perù, Cuba, Giamaica (con il pesce), Cile (con la cipolla fresca).

     

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  • SCAFFALE: TALLONE E LA RAGAZZA DEL BRISTOL

    16 giugno 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2145

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    Chi è Clarice Cavalcante? Con questa domanda apre la prima aletta di copertina de “La ragazza del Bristol” di Massimo Tallone, edito da Edizioni del Capricorno per la collana Piemonte in Noir. Ed è una domanda che ha risposta solo se siete disposti a mettervi in gioco in modo completo e senza alcun tipo di pregiudizio, interfacciandovi con la mente articolata e imprevedibile dell’autore.

    Anche questa volta, Tallone si diverte a scrivere un giallo di grande spessore, dove, a una trama coinvolgente e perfetta, aggiunge personaggi tridimensionali con l’animo scandagliato nel profondo e spiattellato nero su bianco.

    Le donne sono protagoniste indiscusse. Clarice Cavalcanti, con gambe sinuose e così perfette da produrre fascinazione in chiunque le guardi e destinate a “cavalcare” in modo prepotente e potente l’intero romanzo. Aurora, sua fidata collaboratrice, avvolta dalla luce riflessa di Clarice, disposta a tutto pur di continuare a condividere il progetto e la scena con lei. E Elena Tarso, che pur di diventare giornalista, è pronta a imbarcarsi in un’avventura che rivela subito torbidi contorni, un autentico lancio senza paracadute. Donne quindi: belle, affascinanti, spietate, ingenue, determinate e destinate a entrare in conflitto. L’autore, con la sua straordinaria capacità di scrittura, pare si diverta a spiare, e a farci spiare, le loro vite, i loro stati d’animo, le loro reazioni, quasi non fosse lui a crearle.

    Lo spunto è la partenza del leggendario “Postale dei Fiordi”, un esclusivo evento itinerante e blindatissimo, a cui possono avere accesso solo ricchi eccentrici, selezionati dalla stessa Clarice. Una tappa del Postale è in un castello della collina torinese, e proprio questa è la ghiotta occasione in cui Elena, aspirante giornalista, viene infiltrata per portare in redazione un reportage unico, destinato a destare curiosità e clamore mediatico. Uno degli ospiti viene però trovato morto nella piscina del castello e da qui parte l’avventura che si dipana con colpi di scena magistrali, quanto imprevisti. Quello che ha le caratteristiche di un classico “delitto in camera chiusa” in realtà trova spazi infiniti e ampi voli di fantasia.

    Lo sguardo e la penna di Tallone affondano nel mondo del jet-set fatto di maschere, di personaggi fasulli, di veri ricchi, di abili truffatori e di esser umani quanto meno discutibili.

    Tutto il romanzo regala ampi spunti di riflessione sull’animo umano, alla domanda “Chi è Clarice Cavalcanti ?” se ne aggiungono altre, “Chi è Aurora, chi è Elena?” e così via… Perché tutti noi abbiamo incrociato nel cammino della nostra vita un personaggio che ci ha affascinato e coinvolto al limite dell’adorazione, tutti noi abbiamo esperienza di persone che vivono di luce riflessa e non riescono a uscire da quel fascio di luce, nonostante quel faro nasconda abilmente ampie zone di buio.

    Massimo Tallone ci tiene incollati a più di trecento pagine con maestria, con la sua scrittura fantasiosa e potente, e con personaggi così unici, intagliati e reali, da appartenere all’animo sfaccettato di ciascuno di noi. E sfido chiunque ad affermare che non avreste mai voluto essere, almeno una volta nella vita, Clarice Cavalcanti.

    PATRIZIA DURANTE

     

    Titolo: La ragazza del Bristol

    Autore: Massimo Tallone

    Editore: Edizioni del Capricorno

    Prezzo: 13.00 euro

     

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  • E SE FACESSIMO CUNEO CAPITALE DEL PIEMONTE

    15 giugno 2023 • COSE NOSTRE • 1726

    CUNEO

    Cuneo supera e batte Torino per reddito pro-capite, per numero di persone che lavorano, per più basso tasso di disoccupazione, per sopravvivenza delle imprese, per crescita del numero di abitanti. E l’elenco potrebbe continuare. Insomma, la provincia di Cuneo continua a tenere botta e a dimostrarsi più solida e ricca del capoluogo Torino e dei suoi territori.

    I dati registrati dalla Camera di Commercio di Cuneo, peraltro, parlano molto chiaro. Il turismo in Granda nel 2022 è cresciuto del 30,1 per cento rispetto all’anno precedente; la disoccupazione è ferma al 3,7 per cento, anzi tra le difficoltà segnalate c’è quella di reperire – nel Cuneese – personale da assumere, i particolare quello specializzato.

    Se l’anno scorso il Piemonte ha perso complessivamente 101mila abitanti (a Torino nei primi tre mesi del 2023 sono nati soltanto 1210 bambini contro i 14mila di dieci anni prima), nel Cuneese il numero di residenti è sceso soltanto di 6mila unità.  Migliora, infine, il rapporto con l’estero sia per quel che concerne l’import che l’export.

    Insomma, dati incontrovertibili e che ci fanno dire che forse è giunto il momento di spostare la capitale del Piemonte da Torino a Cuneo.

    Non parlo di strutture amministrative: il grattacielo della Regione resti pure lì, a Torino-Sud.

    Ma è giunta l’ora che il presidente Cirio (d’altronde lui è un “langhetto”) e i suoi assessori, le istituzioni, le banche, insomma tutti coloro che operano in Piemonte, che organizzano eventi, che fanno informazione, ecc…. guardino con maggiore attenzione alla Provincia Granda piuttosto che sempre e solo a Torino.  Che pare una città ferma, bloccata.

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