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  • LO SMACCO DELLE LISTE D’ ATTESA, NELLA SANITA’

    3 agosto 2023 • COSE NOSTRE • 1924

    OSPEDALE

    Una persona anziana, a me molto cara, sofferente da mesi di trombosi venosa profonda, necessitava nelle settimane scorse di un ecodoppler. La figlia ha contattato il Centro Unico Prenotazioni e si è sentita proporre un appuntamento per il mese di maggio del prossimo anno. E perdipiù a Novara: lei abita nel Torinese e quindi impossibilitata a recarsi da sola. Ma quell’esame era urgente, indispensabile per sapere come proseguire con le cure. Si è rivolta a un centro privato e l’ecodoppler glielo faranno nei prossimi giorni.

    E’ solo uno dei tanti esempi che si possono fare dello stato della sanità in Piemonte. La prima visita oculistica disponibile è per l’11 luglio 2024, inutile cercare altrove. Al Mauriziano la gastroscopia il 18 giugno 2024. Oppure al San Luigi il 23 settembre del prossimo anno. Per una visita dermatologica: la prima disponibilità è alle Molinette il 23 agosto 2024, più di un anno d’attesa al Cup regionale. Prima si può andare a Rivarolo l’11 marzo del 24 o a Ceva il 5 febbraio. Dicono sia frutto della pandemia degli anni scorsi quando tutta la sanità fu paralizzata dall’emergenza Covid. Adesso si stanno cercando di recuperare i ritardi e il Piemonte è ai primi posti in Italia per il recupero delle prestazioni sanitarie nel 2022, secondo l’ultimo rapporto della Corte dei Conti. Figuriamoci cosa accade nelle altre regioni.

    Eppure in Italia abbiamo una legge stringente sulle liste d’attesa. Il Servizio sanitario nazionale deve garantire una prestazione in 72 ore, se urgente; in 10 giorni se si tratta di un paziente in codice “breve”; entro 30 giorni se l’esame è differibile; entro 120 giorni se è programmato.

    Dall’assessorato rispondono che è sempre stato così, anche ai tempi delle giunte regionali di sinistra. Magra consolazione. Finirà come negli Stati Uniti, dove vieni curato in base alla disponibilità delle tue carte di credito?

     

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  • PESCHE RIPIENE, IL DOLCE PIEMONTESE PER L’ ESTATE

    29 luglio 2023 • CINQUE SENSI • 3531

    Pesche-ripiene

    Quando a inizio estate cominciamo a vedere dal fruttivendolo le pesche,  la voglia di prepararle ripiene e cotte al forno, diventa ingestibile.  Persi pien, ovvero le pesche ripiene, sono un’autentica delizia della cucina piemontese: una vera leccornia!

    Questo dolce d’ estate è un’ usanza antichissima in Piemonte, anche se le nonne lo preparavano in modo semplice e un po’ frettoloso: mettevano semplicemente a bollire in pentola, tagliate a grossi tocchi con qualche amaretto sbriciolato, poco zucchero e qualche cucchiaino di cacao. Il risultato era quasi una marmellata che si serviva in ciotole di vetro trasparente. Buonissima, ma l’aspetto era molto poco soddisfacente e appagava poco la vista. Volete mettere con il piacere di osservare una bella pesca spaccata in due con il suo ripieno e servita su un piattino?

    Quindi partendo da quei semplici ingredienti, ecco l’ antica ricetta delle pesche ripiene alla piemontese.

    Solo un paio di raccomandazioni: le pesche devono essere mature ma sode e compatte, e devono (se possibile) staccarsi facilmente dal nocciolo. Non lesinate sulla qualità degli ingredienti e comperate cacao e amaretti di buona qualità.

    Prendete quindi 10 pesche mature, 200 gr di amaretti secchi, 30 gr di cacao amaro e 30 gr di zucchero.

    Tritate gli amaretti non troppo finemente, lavate le pesche e dividetele a metà, eliminate il nocciolo e con uno scavino o un cucchiaino,levate un po’ di polpa. Mettela in una ciotola e unitela al trito di amaretti e aggiungete lo zucchero e il cacao, quindi amalgamate con cura. Se le pesche fossero poco mature e il composto risultasse troppo asciutto, aggiungete un po’ di vino Moscato o succo di frutta alla pesca, fino a raggiungere una consistenza morbida ma non liquida. Preriscaldate il forno a 180° (cottura ventilata) e intanto disponete le pesche su una teglia coperta con un foglio di carta da forno, riempitele quindi con il ripieno. Mettete su ciascuna un piccolo fiocco di burro e infornate nel forno caldo per 35/40 minuti. Lasciate raffreddare e servite a temperatura ambiente. Se gradite, sono ottime anche accompagnate da una pallina di gelato alla crema e da un buon bicchiere di Moscato.

    Patrizia Durante

     

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  • SCAFFALE: EDOARDO DI MARCO BERNARDINI

    28 luglio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1972

    edoardoagnelli

    “L’essere stato figlio dell’ Avvocato Gianni Agnelli non deve essere stato facile” scrive il regista Mimmo Calopresti nella prefazione. E nelle 170 pagine del libro di Marco Bernardini lo si evince a ogni riga, a ogni capoverso.

    “Edoardo. L’intruso tra gli Agnelli”  il titolo di questa biografia non facile, travagliata, sofferta, che solo Bernardini poteva scrivere. Un’ amicizia profonda ha legato l’autore e il protagonista, Marco e Edoardo, al punto che il figlio dell’Avvocato un giorno disse al giornalista-scrittore “se mai ti dovesse capitare, racconta qualcosa di me”. E l’autore lo ha fatto con questo volume che ripercorre la vita del figlio di uno tra i più potenti uomini che hanno contribuito a fare dell’Italia una nazione competitiva.

    Edoardo era l’erede designato per nascita, ma Edoardo è un sognatore, ingenuo, utopista. I suoi modi di fare e di pensare sono lontani mille miglia dal sistema industriale e di relazioni che ha intessuto il padre. E quindi nel figlio germogliano i semi di quel male di vivere che lo porteranno all’ ultimo estremo gesto, il salto nel vuoto.

    Un principe generoso e sfortunato: il figlio. Un uomo freddo, incapace di amare, eppure amatissimo: il padre.  Questo il ritratto di famiglia (l’ultima vera monarchia italiana) che emerge dal volume di Marco Bernardini, giornalista, autore televisivo, scrittore, ma soprattutto un uomo che è stato vicino per anni a quel ragazzo sfortunato, che amava la vita, la Juve così come amava quel padre che invece…

    MARCO BERNARDINI

    EDOARDO – L’ INTRUSO TRA GLI AGNELLI

    COMPAGNIA EDITORIALE ALIBERTI

    16,90 euro

     

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  • POCHI LETTORI, MA TUTTI SCRITTORI

    27 luglio 2023 • COSE NOSTRE • 1772

    libri

    Il 40 per cento degli italiani con più di 6 anni ha letto un libro negli ultimi 12 mesi. Siamo, come sempre, in fondo alla classifica dei lettori in Europa. In testa Norvegia e Francia. E dire che, a partire dal 2021 si registra un aumento delle vendite di libri in carta, una tendenza questa legata alla riscoperta della lettura durante la pandemia che, a quanto pare non si è persa neppure nel 2022, arrivando a quota 1,67 miliardi di euro di vendite.

    Leggiamo poco ma, in compenso, scriviamo tanto.

    Nel 2022 sono stati pubblicati 76mila libri in Italia, 10mila in meno rispetto al 2021 (evidentemente durante la pandemia eravamo diventati tutti scrittori). Ma… certo c’è un ma!

    Il 30 per cento dei libri pubblicati non vende nemmeno una copia, o al massimo ne vende una. Tra tutti i libri usciti nel 2022, 35mila non hanno raggiunto le 10 copie vendute. Nell’ultimo decennio le case editrici in Italia sono diminuite da 5.491 nel 2012 a 4.623 del 2021. Intanto la produzione di libri ha registrato una continua crescita a partire dal 2016. E allora c’è qualcosa che non va.

    Forse alcune case editrici si sono trasformate in uno specchietto per le allodole? Fomentano l’egocentrismo di ognuno di noi invitando a pubblicare libri (spesso a spese dell’ autore) che poi nessuno compra. E quindi pochi, pochissimi leggono. E’ un gatto che si morde la coda. Se metto in circolazione libri di qualità scadente, continueranno a diminuire le vendite, e nel mare di offerte, si perderà anche la scoperta del possibile nuovo autore di best-sellers.

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  • UN PANETTONE D’ ESTATE? PERCHE’ NO….

    22 luglio 2023 • CINQUE SENSI • 1675

    PANETTONEESTATE.JPG

    Ma chi l’ha detto che il Panettone sia solo il dolce di Natale. In tanti altri paesi, in Francia ad esempio, lo si consuma tutto l’anno. Anche d’ estate .

    Partendo da questa premessa, una nota industria dolciaria di Pinerolo (Torino), la Galup,  lancia il panettone estivo: il panettone D’AMARE con frutti tropicali e con limone candito profumato al basilico. Un Panettone con un nome originale, che rimane facilmente impresso nella memoria per via dell’assonanza tra le parole “d’amare” e “da mare”, un divertente gioco che riporta alla leggerezza della bella stagione.

    I due Panettoni hanno la fragranza tipica del panettone ma con un twist in più caratteristico dei freschi sapori dell’estate.

    Nel PANETTONE CON LIMONE CANDITO AL PROFUMO DI BASILICO il soffice impasto è arricchito con scorzoni canditi di limoni di Sicilia e avvolto dall’intenso profumo naturale del basilico. Il PANETTONE AI FRUTTI TROPICALI è invece caratterizzato da un mix di frutti tropicali – cubetti di ananas, mango e papaya semicanditi – sapori esaltati dal gusto della pasta d’arancia miscelata direttamente nell’impasto.

    Spesso il Panettone d’ estate si trova sugli scaffali di Eataly. Qualche anno fa ne comprai uno e lo portai per una grigliata di Ferragosto a casa di amici. Dapprima diffidenza e sorpresa e poi… un successo.

    Un’idea golosa e originale per arricchire le tavole estive, da gustare in abbinamento al gelato o semplicemente per godere di un momento di gustoso piacere.

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  • GIROVAGANDO: I TERRAZZAMENTI DELL’ ALTA LANGA

    21 luglio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 9181

    TERRAZZAMENTI ALTA LANGA

    Da quando, nel 2018, l’Unesco ha dichiarato l’arte del­la costruzione in pietra a secco  Patrimonio Im­materiale dell’ Umanità, si è riaccesa l’ attenzione sui paesaggi terrazzati dell’Alta Langa. Cascine, ciabot e muri a secco, tutti costruiti in pietra e tutti tirati su a mano, un sasso dopo l’altro: questo è il patrimonio architettonico dell’ Alta Langa che si estende fino alla Liguria.

    Nella motivazione dell’Unesco si legge che l’arte del costruire muri, ciabot e terrazzamenti a secco  riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture in cui le pietre vengono ammassate l’una sull’ altra non usando nessun altro elemento tranne, a volte, la terra. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese.

    In Alta Langa corrono migliaia di chilometri di muri a secco, pazientemente costruiti utilizzando la pietra di Langa, presente in grandi quantità in tutta quell’area collinare che dall’Appennino giunge  fino all’Albese.

    Le cave di pietra delle Langhe, oggi ben visibili a Cortemilia, fornivano dunque materiali preziosi per il terrazzamento dei declivi, sui quali nascevano orti o vigneti. I muri a secco formavano anche il contrafforte necessario alla costruzione delle vie di comunicazione e spesso venivano impegnati per le fondamenta delle case. Il maggior numero di pietre, dette lòse, venina recuperato durante lo scasso eseguito per impiantare nuovi vigneti.

    Dopo decenni di abbandono e cementificazione indiscriminata, oggi il muro a secco torna protagonista di molte costruzioni contemporanee. Non solo per l’indubbia qualità estetica, ma per la sua importanza “ambientale”. Tra i vantaggi del muro a secco ci sono l’impiego di materiali locali, la migliore tenuta idrogeologica dei terreni e, non meno importante, la culla di biodiversità che il muro a secco garantisce. Al contrario del cemento, il terrazzamento con muri a secco è un’architettura viva, capace di ospitare al suo interno colonie di insetti, erbe, licheni e piccoli animali preziosi per l’equilibrio dell’ecosistema.

    E dopo aver osservato e percorso sentieri e scalinate, da Cortemilia a Castino, da Gorzegno a Cravanzana, da Torre Bormida a Castelletto Uzzone (solo per citare alcune delle decine di località di Alta Langa) obbligatoria una tappa in una delle tante osterie del territorio per assaporare un’ infinità di delizie: tajarin, ravioli del plin, insalata russa, selvaggina, tome e robiole per finire con l’ immancabile torta di nocciole.

     

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  • QUELLE CROCI SULLE VETTE DELLE MONTAGNE

    20 luglio 2023 • COSE NOSTRE • 1845

    CROCIMONTAGNA

    Vado spesso in montagna, mi piace scarpinare per sentieri e mulattiere, a volte, arrivo anche in vetta. Quindi incontro croci e cappelle votive. Ebbene, ogni volta che mi imbatto in questi simboli, mi viene da pensare e riflettere sulle vittime della montagna e non sul loro senso religioso. Quelle croci, quelle madonnine, mi richiamano ai soldati caduti, nel corso dei secoli, sulle nostre montagne, magari per difendere un confine (deciso dai potenti e non certo da loro), oppure ai tanti giovani morti per raggiungere una vetta, una cima o per aiutare persone in difficoltà. Al Passo del Pordoi ho visitato il cimitero militare germanico e una cappella piena di foto e lapidi di eroi delle guerre, e non solo.

    La croce esisteva già ben prima di Gesù Cristo, è un simbolo antico che richiama il senso verticale e orizzontale della vita umana. Non può disturbare davvero nessuno. Così come non disturbano quelle piramidi o torrette fatte coi sassi che si incontrano sui sentieri di montagna. Non ne conosco il senso, ma chi le ha realizzate, nel corso degli anni, voleva significare qualcosa e io lo rispetto.

    Su una funivia delle Dolomiti  l’altro giorno c’ erano due volontarie del Club Alpino Italiano che illustravano ai turisti le montagne, indicando nomi, altezze e suggerendo ogni tipo di escursione. BRAVE!!! Quello è il ruolo di chi ama davvero la montagna. E lasciate stare le croci. Sono lì da secoli e devono restare lì, nel tempo.  Ad ammonirci sulla caducità dell’ uomo,

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  • ERBALUCE, IL VITIGNO DELL’ ANNO

    15 luglio 2023 • CINQUE SENSI • 2054

    ERBALUCE

    “Elbalus è uva bianca così detta, come Albaluce, perché biancheggiando risplende: fa li grani rotondi, folti e copiosi e fa li vini buoni”. Così scriveva Giovan Battista Croce, agronomo di Sua Altezza il Duca Carlo Emanuele I, nel 1602.

    E’ questo  il primo documento ufficiale in cui si parla dell’ Erbaluce, vitigno autoctono del Canavese, provincia di Torino,  che quest’ anno è stato proclamato Vitigno dell’ Anno dalla Regione Piemonte. Viene prodotto in 36 comuni del Canavese attorno a Caluso: circa un milione di bottiglie l’ anno. Bartolomeo Merlo, presidente della Cooperativa Produttori di Erbaluce ci spiega che “se ne fanno tre tipi di vini,  quello bianco fermo, il brut e il passito”

     A Caluso, capitale dell’ Erbaluce, è stata recentemente inaugurata una vigna urbana, cioè proprio in mezzo alla cittadina, con l’ auspicio che diventi una vigna didattica per gli studenti di enologia del Canavese. 

    Prima doc per un vino bianco piemontese dal 1967, dal 2010 vino a denominazione d’ origine controllata e garantita, in questo 2023 la proclamazione a vitigno dell’ anno. Passato e futuro sono quindi splendenti e luminosi per l’ Erbaluce, come si evince dal profumo, dal colore e soprattutto dal nome. Erbaluce uguale Albaluce o Elbalus

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  • SCAFFALE: MICHELE FERRERO DI GIANNELLA

    14 luglio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2120

    micheleferrerolibro

    E’ stato l’ italiano più ricco nella classifica mondiale di Forbes. Sicuramente uno dei più famosi in tutti i 5 continenti. Eppure non era – ancora – mai stata pubblicata una sua biografia. Così come in vita non ci fu mai nessuna intervista. Parliamo ovviamente di Michele Ferrero, l’ inventore della Nutella e di mille altre dolcezze che deliziano il palato di miliardi di persone nel mondo.

    Salvatore Giuntella, giornalista di lungo corso, colma questa lacuna con la prima biografia dedicata al genio industriale delle Langhe, a 8 anni dalla sua morte, avvenuta a Monte Carlo all’ età di 90 anni. Una narrazione asciutta (mancano quasi totalmente aneddoti, veri o presunti, che si raccontano ancora oggi per le strade di Alba sulla vita e sulle abitudini del signor Michele), una ricostruzione rigorosa della vita imprenditoriale di quest’ uomo partito dal poco e nulla della pasticceria famigliare e giunto a governare un impero sparso in ogni angolo del pianeta.

    Un resoconto fatto di testimonianze dirette di chi è vissuto a fianco di Michele Ferrero, di chi ha collaborato in azienda e di chi ha condiviso il suo quotidiano. Una vita esemplare (dal libro di Giannella non emerge nemmeno un difetto del signor Michele…), una dedizione totale per il lavoro, un rispetto assoluto per i collaboratori (mai chiamati dipendenti). Insomma, un uomo che ha dato molto alla sua terra e agli abitanti di Langa, che non ha mai lesinato un investimento in solidarietà e in progetti di sviluppo nel Terzo Mondo, ma che soprattutto ha regalato – e regala ancora – a milioni di persone  eccelsi momenti di gusto e di estasi del palato.

    SALVATORE GIANNELLA

    MICHELE FERRERO

    SALANI EDITORE

    18 Euro

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  • TURISMO IN PIEMONTE, BENE MA NON BENISSIMO

    13 luglio 2023 • COSE NOSTRE • 1892

    TURISTI

    Leggendo i dati sul turismo in Piemonte nei primi mesi di quest’ anno mi tornano alla mente le parole, in dialetto, di mia mamma che, quando incrociava un pullman di turisti, commentava sconsolata: “Ma cosa vengono a fare? Cosa c’è da vedere da queste parti?”

     Quanto tempo è passato e quanto è cambiata la percezione nei confronti del nostro territorio.

    Con orgoglio scopriamo che tra gennaio e maggio di quest’anno sono arrivati in Piemonte oltre 2 milioni di turisti per 5 milioni di pernottamenti. Nel 2022 si erano raggiunti 5,5 milioni di arrivi e quasi 15 milioni di presenze. Tornando ai dati della primavera, i numeri dimostrano che è la Germania il primo mercato di provenienza estera, seguita da Svizzera, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi. Al sesto posto si piazzano gli Stati Uniti d’America con un incremento di circa il 50 per cento.

    Ma dove vanno questi turisti? Sono cresciute del 6,7 per cento le preferenze relative alla zona dei laghi, dell’8 per cento quelle per la montagna, del 10,2 per cento quelle per la zona delle colline e dell’11,8 per cento quelle di Torino e prima cintura.

     Bene, ma non crogioliamoci. Ricordiamo che partiamo da quel “ma cosa vengono a fare i turisti in Piemonte?”. Abbiamo fatto balzi da gigante, ma tanto resta ancora da fare.

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