Breaking
  • 6 dicembre 2025 | In Piemonte non c’ è il mare, ma le acciughe sì
  • 5 dicembre 2025 | SCAFFALE: I RACCONTI DEL NATALE IN LANGA
  • 4 dicembre 2025 | SE CUNEO SURCLASSA TORINO
  • 29 novembre 2025 | IL PANETTONE PIEMONTESE HA PIÙ DI UN SECOLO DI VITA
  • 28 novembre 2025 | SCAFFALE: L’ UOMO DEI PRODIGI DI GRANDE E MANERA
  • 27 novembre 2025 | LUCI DI NATALE GIA’ IN AGOSTO?
  • 22 novembre 2025 | CIBO AVANZATO AL RISTORANTE? PORTIAMOLO A CASA
  • 21 novembre 2025 | GIROVAGANDO: RIALE E LA VAL FORMAZZA
  • 20 novembre 2025 | QUEI CIMITERI COSI’ DESERTI
  • 15 novembre 2025 | GRISSINOPOLI, DELIZIE DI UNA BISTECCA STORICA

Il Punto

MENU
  • Archivio
  • CINQUE SENSI
  • COSE NOSTRE
  • LUOGHI E LIBRI
  • Home
  • Biografia
  • Contatti
  • Facebook
  • CI SIAMO GIOCATI L’ UFFICIO?

    23 luglio 2020 • COSE NOSTRE • 2793

    Smartworking ritagliato

    La decisione del governo di prorogare lo smart working per tutto il 2020 può essere un’opportunità o una iattura: dipende dai punti di vista. Quel che è certo, è che ci impone una serie di riflessioni da fare subito, perché domani è troppo tardi.

    Partiamo dall’aspetto urbanistico e commerciale. Avete visto come sono cambiate le zone centrali delle nostre città? Quasi la metà dei dipendenti pubblici (e forse anche di più per quel che riguarda le imprese private) non vanno più in ufficio. E quindi troviamo strade più percorribili, mezzi pubblici con passeggeri non più stipati come sardine, complice anche il distanziamento obbligatorio. Ma anche bar, tavole calde, ristoranti deserti per le colazioni e i pranzi: parecchi gestori hanno già deciso di non aprire più a mezzogiorno. Altri hanno definitivamente tirato giù le serrande. Ma ci sono anche altri esercizi commerciali, come i negozi di abbigliamento, in grave difficoltà perché mancano gli impiegati che in pausa pranzo facevano due passi, si fermavano di fronte alle vetrine e spesso ci scappava pure l’acquisto.

    Insomma, dobbiamo ripensare la funzione dei centri urbani per non farli diventare isole deserte. Nel contempo può essere la rivincita dei piccoli paesi: tante famiglie possono decidere di lasciare le grandi città e andare a vivere in provincia, dove gli affitti e il costo della vita sono senz’altro meno onerosi: purché ci sia la fibra, la rete internet.

    Lavorare da casa cambia, però, anche lo stile di vita di tutti noi. Nei mesi di lockdown mi sono sempre recato in redazione, ma ho parecchi amici e colleghi che invece hanno intrapreso il lavoro agile, e quasi tutti mi dicono che non tornerebbero indietro. Si sta a casa, si lavora anche in maglietta e pantofole, c’è più tempo per vivere la famiglia, si consumano i pasti in casa, si guarda maggiormente la tv. Ma c’è pure il rischio di impigrirsi e non aver più voglia di uscire. Si trasformano i rapporti umani: le call conferenze sostituiscono le riunioni, gli esami universitari si affrontano tramite schermi di computer e non de visu, la pausa caffè viene fatta in tinello e non più di fronte alla macchinetta scherzando e chiacchierando con i colleghi.

    Diventeremo una società di solitari? I rapporti interpersonali saranno sempre più filtrati dai computer e dai telefonini? Mi auguro di no, ma certo siamo di fronte a cambiamenti epocali e purtroppo sembra che non ce ne stiamo rendendo conto.

    Read More »
  • LO SCAFFALE: LA PELLE DEL LUPO DI FABIO GIRELLI

    17 luglio 2020 • LUOGHI E LIBRI • 3085

    Lupo 657x360

    “Il camoscio fu ucciso il sabato, scuoiato la domenica e all’alba del lunedì la sua pelle venne appesa tra i rami di un platano in corso Stati Uniti.” Questo è l’incipit, dal vago sentore sudamericano, dell’ultimo libro di Fabio Girelli “La pelle del lupo” edito da Edizioni del Capricorno.

    E l’incipit si rifà ad un episodio di cronaca realmente accaduto, nella nostra Torino, una manciata di anni fa. Quello che ne consegue è opera della fantasia dell’autore che aggancia, a questa prima forte immagine, una serie di misteriosi delitti su cui indaga il vicequestore Andrea Castelli, personaggio complicato ma intrigante, già noto ai lettori di Girelli.

    Il vicequestore fiuta e indaga con il suo metodo, senza apparente ordine e logica, che suscita non poche perplessità fra i componenti della sua squadra.

    Al suo fianco, ancora Georgine, la bella transessuale che è sempre più unica confidente, coscienza, punto di riferimento e porto sicuro per Andrea Castelli. Assieme a lei, una nuova importante figura femminile: Maria Celeste, affascinante fotografa, che colpisce e graffia il cuore del vicequestore.

    Le montagne piemontesi sono lo scenario dove si svolgono le indagini, popolate da personaggi bizzarri quanto reali, che i frequentatori dei borghi alpini, non faticheranno a percepire familiari. Vipera, verme, lupo, i loro soprannomi, hanno assonanza caratteriale con i personaggi di riferimento.

    L’indagine parte da una cascina abbandonata sulle Alpi, ma arriverà fino al Vaticano nella sede della più importante banca pontificia. Un’intricata matassa di indizi che pare sempre più confusa. Castelli approderà alla verità e alla soluzione del caso attraverso la conoscenza di un’antica leggenda delle nostre montagne, con un finale rivelatore e quanto inquietante.

    La scrittura di Fabio Girelli è sempre più matura e accattivante e trascina il lettore in paesaggi oscuri e giornate terse dal cielo blu, come solo le nostre montagne possono avere, i suoi personaggi sono ben tratteggiati e il loro animo è scandagliato in profondità. Il risultato è un bel libro con giuste dosi di sentimenti e mistero, un giallo appassionante che ci porta a quella che, ancora oggi, è la realtà di molte comunità incastrate e oramai cristallizzate tra le rocce dei nostri monti.

    Patrizia Durante

    Titolo: La pelle del lupo

    Autore: Fabio Girelli

    Editore: Edizioni del Capricorno

    Prezzo: 12.00 euro

    Read More »
  • QUI NON PAGA MAI NESSUNO, E’ SEMPRE COLPA D’ ALTRI

    16 luglio 2020 • COSE NOSTRE • 2450

    Stop ritagliato

    Cinque ore per andare in Liguria, causa controlli nelle gallerie: controlli che si potevano benissimo fare durante il lockdown. Spesso tutti i caselli Telepass della stazione di Oulx sulla Torino-Bardonecchia erano chiusi e quindi code interminabili al rientro. Cantieri aperti a luglio (periodo di circolazione intensa) sulla tangenziale di Torino, sull’ Autostrada per Aosta, sulla Verdemare, sulla A21, quella dei Vini. Tutti lavori – anche in questo caso – che si potevano effettuare nei mesi scorsi, quando il traffico era scarso, quasi nullo.

    Negli ultimi 40 anni il conto dei soldi pubblici (cioè nostri) girati per salvare Alitalia arriva alla cifra record di 40 miliardi di euro. E non è ancora finita, visto che la compagnia di bandiera continua a perdere soldi, passeggeri e credibilità.

    A gennaio, agli albori dell’ emergenza Coronavirus, tanti soloni ci hanno detto che le mascherine erano inutili e si sono assiepati in bar e ristoranti (facendosi fotografare) per dimostrare che non c’erano pericoli, che la pandemia da noi non sarebbe arrivata. Abbiamo visto i risultati.

    Per non parlare solo di vicende recenti, facciamo un salto indietro di qualche decennio. Gli inquirenti e i magistrati che hanno arrestato e condannato l’innocentissimo Enzo Tortora hanno fatto carriera. Tutti promossi.

    Alcuni esempi per dimostrare che l’Italia è il paese dove non paga mai nessuno. Qui, le colpe sono sempre di altri. Vince lo scaricabarile. Se io sbaglio, o inciucco un servizio, è sicura la reprimenda del direttore, e al terzo richiamo scritto può scattare anche il licenziamento. Perché altrove non avviene? Non mi riferisco solo agli Intoccabili. Se qualche manager, responsabile dei lavori, funzionario, dirigenti di secondo e terzo livello pagassero in prima persona per i propri errori le cose comincerebbero a cambiare. Troppo spesso invece, in Italia, incapacità e scarsa professionalità vanno a braccetto con impunità.

    Read More »
  • NON ESISTE INFORMAZIONE GRATIS

    9 luglio 2020 • COSE NOSTRE • 5884

    macchine-fotografiche-usate

    L’ 82 per cento dei giovani italiani dichiara di non aver acquistato nemmeno un quotidiano nel corso dell’ ultimo anno. E’ il dato clamoroso che emerge da un’ indagine condotta dall’ Istituto Demopolis per l’ Ordine dei Giornalisti su un campione di mille ragazzi fra i 18 e i 29 anni. Il 90 per cento degli under 30 fruisce quotidianamente della Rete e il 60 per cento è di fatto sempre connesso a Internet .

    I dati dei sondaggi – lo sappiamo – vanno sempre presi con le molle come per i polli di Trilussa (se in media due italiani mangiano un pollo, è possibile che ne mangino mezzo a testa, oppure che uno se lo divori e l’ altro digiuni). Detto questo, analizzando il sondaggio si scopre che il 75 per cento si informa sui siti web (come questo che state leggendo), sui portali di informazione o sui siti online dei quotidiani, il 66 per cento attraverso i telegiornali, il 63 per cento grazie a Facebook e Youtube e il 30 per cento ascolta le notizie in radio. Sta cambiando il mondo. Ce ne stiamo accorgendo? Eppure i giovani intervistati sono convinti che la funzione del giornalismo sia importante (40 per cento)  e fondamentale (33 per cento), solo il 20 per cento la ritiene poco utile e il 7 per cento ininfluente. E c’ è anche un ritorno al localismo: il 70 per cento degli under 30 è interessato ai fatti della propria città e della regione, contro un  42  che si informa sull’ Europa e sul mondo.

    Ma quel che emerge – complessivamente – dall’ indagine è che i giovani cercano e vivono di informazioni  gratuite. Non si compra più il giornale ma lo si legge sul computer o sul telefonino. Ebbene, lo dico senza paura: L’ INFORMAZIONE E’ UNA COSA SERIA E NON ESISTE INFORMAZIONE GRATIS. Compito essenziale dei giornalisti – e lo si evince anche da questo sondaggio – resta e resterà sempre quello di raccontare i fatti senza fare sconti a nessuno, a nessun governo (di qualsiasi colore) e a nessun potere, comprese le grandi piattaforme Internet.

    Read More »
  • LO SCAFFALE: SERENDIPITY DI OSCAR FARINETTI

    3 luglio 2020 • LUOGHI E LIBRI • 3459

    Serendipity

    E’ chiaro che Oscar Farinetti, autore del libro “Serendipity – 50 storie di successi nati per caso”, edito da Slow Food Editore, non ha bisogno di una recensione in più per affermare il successo di questo volume, ma l’idea è interessante, sviluppata con scrittura arguta e intelligente e vale la pena sia presente nel nostro scaffale.

    Serendipity, è un termine coniato nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole, per definire una scoperta nata per caso, ed è questo il filo conduttore che unisce tutte le 50 storie di successi nati per caso.

    Le 50 Serendipity raccontate da Farinetti riguardano, com’è ovvio, il settore enogastronomico. Molte scoperte casuali sono avvenute nel nostro amato Piemonte e alcune sono dei veri e propri errori diventati clamorosi e irripetibili successi planetari, come il gianduiotto, il Barolo, il grissino, la Nutella, le raviole del plin, il tartufo bianco, altre, pur non essendo nate nel nostro paese, come il ghiacciolo, è diretto ispiratore del Pinguino di Gelati PEPINO 1884, primo gelato su stecco al mondo, nato a Torino più di ottant’anni fa.

    Ma l’autore si diverte a spaziare in varie zone dello stivale e del globo per mettere in evidenza molte altre invenzioni avvenute per errore o per caso, come i corn flakes Kellog’s, la farinata, il gorgonzola, le patatine fritte, il sandwich o il Viagra.

    Insomma è un vero e proprio viaggio nella casualità che diventa opportunità, tra scintille di destino che sono l’inizio di grandi imprese

    Un capitolo è dedicato alla più incredibile e assoluta Serendipity esistente sulla faccia della terra: l’uomo. Infatti, come dice Farinetti nella sua prefazione “…siamo il frutto di una serie di imperfezioni che hanno riscosso un certo successo.”

    Patrizia Durante

     

    Titolo: Serendipity – 50 storie di successi nati per caso

    Autore: Oscar Farinetti

    Editore: Slow Food Editore

    Prezzo: 16,50

    Pagine: 293

    Read More »
  • SUI PEDAGGI INTERI AVEVAMO RAGIONE

    2 luglio 2020 • COSE NOSTRE • 2904

    Immagine9

    Tra le frasi che maggiormente mi infastidiscono sono “Te l’ avevo detto…”, ma anche “Visto che avevo ragione?”. Eppure stavolta devo usarla io.

     Circa 5 mesi fa, proprio in questa rubrica “Il Punto”, mi occupai delle tariffe autostradali con un commento dal titolo: “Ma perché devo pagare il pedaggio intero?”. Il riferimento era ai tanti cantieri che ostacolano e rallentano il traffico sulle nostre autostrade. Allora? E’ di questi giorni la notizia che l’Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Autostrade per l’Italia, in relazione al mancato adeguamento del pedaggio a fronte della riduzione delle corsie di marcia, nonché di specifiche limitazioni ad 80 km/h della velocità massima consentita.

    Se io percorro la Torino-Aosta so che – da mesi – poco prima di Scarmagno, ci sono un paio di chilometri con doppia circolazione su una sola corsia. Sulla Torino-Savona – da anni – c’è un’ intera corsia di un ponte, nei pressi di Fossano, chiusa per lavori, e anche in quel caso c’ è la doppia circolazione. Sono soltanto alcuni esempi, quelli che vanno più indietro nel tempo. Perché nelle settimane di lockdown si è intervenuti massicciamente con altri cantieri, approfittando del fatto che fossero poche le auto in circolazione. Ovviamente quei lavori non sono ancora conclusi e quindi basta percorrere qualsiasi tratto autostradale in Piemonte, per imbattersi in continui scambi di corsia, riduzioni della velocità, tratti intasati.

    “Fantastico, ottima notizia!” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

    E’ evidente, che chi va in autostrada, è disposto a pagare il pedaggio sulla base del presupposto di poter raggiungere una località in breve tempo e a più alta velocità rispetto alle strade normali. Se invece resta imbottigliato perennemente ad 80 km/h per lavori in corso, il pedaggio è giusto che sia adeguato in modo corrispondente. Basterebbe una riduzione di qualche centesimo di euro relativa al tratto interessato dalle interruzioni. E’ questione di giustizia.

    Non so come finirà l’ indagine dell’ Antitrust, ma è comunque una bella notizia il fatto che ci si sia immessi su una buona strada. Anzi, autostrada.

    Read More »
  • CALCIO E DISCOTECHE RIPARTONO, LA SCUOLA CHISSA’…

    25 giugno 2020 • COSE NOSTRE • 3236

    scuola2

    CALCIO E DISCOTECHE RIAPRONO

    LA SCUOLA CHISSA’…

     

    “E’ senza futuro un paese che freme per la ripresa del calcio e non per la scuola”. La frase è di Piero Angela. La sottoscrivo, parola per parola.

    La Coppa Italia è già ripartita e conclusa, adesso toccherà al campionato di calcio. Per le discoteche sono i giorni decisivi. Così come per cinema e teatri. I musei hanno riaperto le sale a inizio giugno. Ristoranti, bar, fabbriche e attività produttive stanno lavorando da settimane. Insomma, l’ Italia riprende il suo cammino, seppur con mille difficoltà e giuste restrizioni, visto che in giro c’è ancora il rischio contagio.

    Soltanto la scuola è al palo. Istituti chiusi da marzo, ragazzi a casa con lezioni on-line a singhiozzo. E sulla ripresa di settembre si addensano mille ombre. Studenti in gabbie di plexiglas? Doppi turni? Classi dimezzate? Ingressi e uscite contingentati? Siamo di fronte a una ridda di proposte (a volte a dir poco ridicole)  ma nulla di concreto.

    Comprendo che sia difficile da trovare una soluzione ottimale per la ripresa delle lezioni in sicurezza. Ma forse si poteva ricominciare – in forma sperimentale – in questo mese di giugno. In fondo i ragazzi e gli insegnanti sono a casa da mesi. Perché non tentare, in questi giorni, di fare qualche ora in classe? E’ una proposta troppo banale? E poi, chi paga? Meglio chiudere l’ anno cosi’, senza nemmeno l’ ultimo giorno di scuola insieme.

    Lasciatemelo dire: è una vergogna. La scuola rappresenta il futuro per le prossime generazioni. Dovrebbe essere il settore nel quale investire tutte le nostre risorse. Ciò accadrebbe in un paese normale. Appunto…

    Ma tranquilli. In questi giorni riaprono anche le sale gioco e i negozi con slot machine. E’ questa l’ esigenza primaria della nostra povera Italia.

    Read More »
  • UN INVITO, TORNIAMO A MANGIARE FUORI CASA

    18 giugno 2020 • COSE NOSTRE • 3853

    RISTORANTE

    “Dopo 28 anni di attività, l’ altra sera, per la prima volta da quando sono qui in via Madama Cristina a Torino, ho registrato zero ingressi”. Nicola, titolare del ristorante Pasta e Basta, è sconsolato. E’ rimasto chiuso per tutto il periodo di lockdown, poi si è attrezzato, ha seguito tutte le direttive, adesso il locale è perfettamente a norma. La cucina è sempre allo stesso livello, superottimale, soltanto la clientela latita.

    Cambiamo città e tipologia di locale. Franco gestisce l’ osteria Croce d’ Oro a Sant’ Anna Avagnina, alle porte di Mondovì: “Le cose non vanno bene. La gente non viene. Forse ha paura. Forse è senza soldi”. Eppure i suoi prezzi sono popolari, da trattoria, e la cucina rinomata, non soltanto nella zona.

    Sono soltanto due esempi. Le lamentele di Nicola e Franco potremmo raccoglierle un po’ ovunque. Se il problema è grande per i proprietari dei ristoranti, diventa enorme per i loro dipendenti.

    “Nei mesi di chiusura ho calcolato di aver perso all’ incirca 70mila euro di incassi, ma quel che più mi ha fatto star male è il fatto che i miei camerieri e i miei cuochi non hanno visto un euro, speriamo nella cassa integrazione…” Racconta Nicola: a 80 chilometri di distanza, Franco conferma la medesima situazione.

    E’ per questo che dobbiamo tornare a mangiare fuori casa. Durante il lockdown abbiamo spadellato e cucinato nei nostri fornelli. Adesso è il momento di ricominciare a uscire per cena, almeno una volta alla settimana. Una pizza, un piatto di tajarin, una grigliata di carne o di pesce, accompagnati da un buon bicchiere di vino sono lì che ci aspettano, preparati e serviti con la cura e la maestria della nostra straordinaria cucina piemontese.

    Soltanto con il ritorno alla normalità, con i locali nuovamente frequentati, l’ economia tornerà a girare. Non voglio fare gli interessi dei ristoratori. L’ invito è motivato dal fatto che è la loro attività a muovere l’ economia, i mercati, i trasporti, il lavoro di milioni di persone.  Mangiando ogni tanto fuori casa daremo un contributo indispensabile alla ripresa, che è dura per tutti. Ma di fronte a un piatto succulento, la risalita ci sembrerà un po’ meno faticosa.

     

    Read More »
  • UNA STORIA TERRIBILE, PER NON DIMENTICARE

    11 giugno 2020 • COSE NOSTRE • 3814

    CORONAVIRUS

    “Sono guarito, lo confermano due tamponi negativi. Ma sono sempre debole e continuo ad avere incubi”. Paolo ha una cinquantina d’ anni. Ha superato il Covid-19, così come la sorella. Il papà invece non ce l’ ha fatta. E’ mancato nel mese di marzo.

    Ho scelto di mangiare la mia prima pizza della Fase2 con Paolo perché è un amico e non lo vedevo da mesi. Questa non è un’ intervista. E’ il suo racconto, spontaneo, terribile. Ma importante per non dimenticare.

    “Non riesco a cancellare dalla mia testa quei giorni in ospedale. Ero in terapia intensiva ma non ero intubato. Ho ancora negli occhi e nel cuore quei medici e infermieri straordinari: mi facevano i prelievi di sangue, venosi e quelli arteriosi dolorosissimi, anche nel cuore della notte. Eravamo proprio nelle settimane dell’ inizio della pandemia: giorno e notte sentivo solo le sirene delle ambulanze che viaggiavano ininterrottamente. Il personale sanitario non aveva un attimo di sosta. Io soffrivo per la mancanza di respiro e per la febbre alta. Sapevo che mia sorella e mio papà erano stati contagiati. Ma la preoccupazione più grande era per la mamma, anziana, rimasta a casa, da sola”

    “In quel periodo ho saputo che papà era morto. E io non potevo far nulla. Ero bloccato in ospedale, e mia sorella era nella mia medesima situazione”.

    “Superata la fase più acuta mi hanno trasferito in una Rsa e lì si sono dimenticati di me e di tutti gli altri malati di Coronavirus portati in quella struttura. Settimane e settimane senza che nessuno si interessasse di noi. Ci misuravano la temperatura e basta. Ho cominciato a tempestare l’ Unità di crisi di telefonate ricevendo sempre le solite risposte: “noi non siamo a conoscenza della sua situazione”, “non è di nostra competenza ma di un’ altra Asl”, “ma chi l’ ha portata lì?”…. Io non sapevo cosa dire: ero stato trasportato in ambulanza in quella RSA, ricordavo poco o nulla. Loro avrebbero dovuto essere a conoscenza dell’ intera mia situazione. Alla fine, dopo mille insistenze telefoniche con gli addetti dell’ Unità di crisi e anche furibonde incazzature con i responsabili della Rsa, sono venuti a farmi i tamponi: al secondo negativo sono scoppiato a piangere e sono tornato a casa”

    “La scorsa settimana con mia sorella abbiamo accompagnato mamma al cimitero. Chissà se dietro quella lapide c’è davvero mio papà… Non ci hanno nemmeno chiesto gli abiti per vestirlo… Difficile farsene una ragione”.

    Niente da aggiungere. Buona fortuna Paolo, a te, a tua sorella e soprattutto alla tua mamma.

    Read More »
  • ORATORI E CENTRI ESTIVI APRITE PER I NOSTRI BIMBI

    4 giugno 2020 • COSE NOSTRE • 2999

    bimbi mascherina

    ORATORI E CENTRI ESTIVI

    APRITE PER I NOSTRI BAMBINI

    Oltre a chi non ce l’ha fatta, a chi si è ammalato e a tutte le famiglie coinvolte, sono i bambini le principali vittime dell’ isolamento a cui siamo stati costretti in questi ultimi mesi. La maggior parte non ricorderà questo periodo con la gioia per la vicinanza in casa dei genitori, ma – lo dicono gli esperti – molti di loro usciranno, dalla fase uno e due, gravemente danneggiati, con piccoli e grandi traumi che non saranno facilmente cancellabili. Quell’ uso continuo e obbligatorio delle mascherine non verrà ricordato come un gioco di Carnevale, ma alla stregua di un incubo.

    L’ assenza di socialità, del gioco, della scuola si faranno sentire, a lungo. Ed è per questo che diventa importantissimo quel che accadrà nei prossimi mesi. I genitori dovranno tornare a lavorare, e i bambini? Chi starà con i piccoli?Toccherà ancora ai nonni, con tutti i rischi di contagio che questo comporta?

    Oratori, Centri Estivi, Estate Ragazzi, Associazioni Sportive sono chiamati a un ruolo determinante per garantire ai nostri ragazzi un ritorno vero alla normalità.

    Mi pare già di sentire le varie lamentele: già ma chi ci paga? Chi garantisce che non correremo rischi? Tutte domande legittime, ma di fronte abbiamo il futuro delle nuove generazioni. Se ci teniamo ai nostri bambini e ai nostri ragazzi mettiamo in campo tutte le nostre forze, i nostri educatori e offriamo un pacchetto di giornate serene.

    Quest’ estate vedere oratori deserti, case-vacanza vuote, campi sportivi abbandonati sarà una pugnalata allo stomaco. Già ma la distanza di sicurezza? Le mascherine? Il gel? Tranquilli. La fantasia degli animatori saprà inventare giochi e momenti di aggregazione sicuri e divertenti.

    La posta in palio è la salute mentale e la crescita delle giovani leve. Il maestro degli educatori, San Giovanni Bosco, non si sarebbe certamente tirato indietro di fronte a questa emergenza.

    Read More »
« 1 … 61 62 63 64 65 … 75 »

Cose nostre

  • inalpiarena

    4 dicembre 2025 • 137

    SE CUNEO SURCLASSA TORINO

    Negli ultimi giorni due eventi hanno catapultato il Piemonte al centro dell’attenzione, non soltanto italiana. Il...

    COSE NOSTRE Read More


  • GIAVENOLUCINATALE

    27 novembre 2025 • 149

    LUCI DI NATALE GIA’ IN AGOSTO?

    Non credo di averlo notato soltanto io. Con l’arrivo di novembre, le luci natalizie hanno iniziato a comparire...

    COSE NOSTRE Read More


  • cimitero

    20 novembre 2025 • 180

    QUEI CIMITERI COSI’ DESERTI

    Nei giorni solenni delle Ricorrenze dei Santi e dei Morti mi è capitato di visitare alcuni cimiteri, nel Torinese e in...

    COSE NOSTRE Read More


  • Cose nostre

LUOGHI E LIBRI

  • Cop_Natale_Langa

    5 dicembre 2025 • 104

    SCAFFALE: I RACCONTI DEL NATALE IN LANGA

    Storie che parlano di ritorni alle radici, memorie familiari, nostalgia e piccoli miracoli quotidiani. Quattordici...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • images - 2025-11-26T083927.814

    28 novembre 2025 • 191

    SCAFFALE: L’ UOMO DEI PRODIGI DI GRANDE E MANERA

    La vita di Gustavo Rol nei ricordi del suo medico personale. Il sottotitolo del libro sul grande e discusso personaggio...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • cascata Toce_Riale

    21 novembre 2025 • 2946

    GIROVAGANDO: RIALE E LA VAL FORMAZZA

    Ripartire da una camminata all’aria aperta o da un’escursione in bicicletta o in e-bike per scoprire gli...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • LUOGHI E LIBRI

©2014 Enneci Communication - Powered by Managersrl