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  • SCAFFALE: PIEMONTE RINASCIMENTALE DI CALDANO E D’ ITALIA

    7 febbraio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 288

    Piemonte rinascimentale

    E’ assai radicato il pregiudizio secondo cui il Rinascimento non interessò il Piemonte. Il volume di Simone Caldano e Serena D’Italia va nella direzione opposta e cerca di  sfatare quella errata credenza:  il Rinascimento piemontese viene sdoganato con 55 luoghi che dimostrano come le novità rinascimentali centroitaliane siano state recepite appieno, in pittura (Giovanni Martino Spanzotti, Defendente Ferrari, Macrino d’Alba, Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone, Bernardino Lanino) come in architettura, facendo convivere tutti gli elementi del Rinascimento anche nella nostra Regione.

    Nel prologo ci si sofferma su tre edifici di impianto gotico ma che contengono già echi rinascimentali (Santa Maria della Scala a Chieri, Collegiata di Santa Maria Assunta a Chivasso e San Giovanni a Saluzzo), mentre nel capitolo conclusivo ci si sofferma su una serie di edifici manieristi che segnano il passaggio tra Rinascimento e Barocco (Santa Croce a Bosco Marengo, Palazzo Scaglia di Verrua a Torino, i Castelli Tapparelli d’Azeglio a Lagnasco, la Cappella di San Dalmazzo a Cigliè, San Gaudenzio a Novara e Palazzo del Maresco a Savigliano).

     

    Gli autori Simone Caldano è dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, mentre Serena D’Italia è dottoressa di ricerca in Storia del patrimonio archeologico e artistico. Il volume è corredato da un’ ampia documentazione fotografica che dimostra come il Rinascimento visse anche qui in Piemonte e  tante opere d’ arte lo dimostrano, tutte da scoprire e ammirare

     

    Simone Caldano e Serena D’ Italia

    PIEMONTE RINASCIMENTALE

    CAPRICORNO EDIZIONI

    15,00 euro

     

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  • NOZZE FRA PICCOLI COMUNI? NEANCHE A PARLARNE

    6 febbraio 2025 • COSE NOSTRE • 331

    MUNICIPIO

    In Italia ci sono 7.896 Comuni, il 70% con meno di 5mila abitanti: in questi 5.519 Municipi vivono complessivamente 9,7 milioni di abitanti, pari al 16,4% del totale nazionale. In Piemonte i Comuni sono 1.180 e la nostra è la regione con il maggior numero di piccoli comuni, con meno di mille abitanti: 1.045, cioè il 18,93% del totale nazionale.

    Ebbene, provate ad andare in qualcuno di questi comuni a proporre una raccolta di firme per l’accorpamento di uno o più municipi: sarete cacciati a suon di randellate.

    Negli ultimi anni nel nostro Paese si sono tenuti 274 referendum per la fusione tra Comuni, 150 sono stati approvati. Il numero maggiore di consultazioni si è tenuto in Lombardia (64), in Piemonte è stato approvato l’85% delle 27 consultazioni (l’ultima nel 2023 con la fusione tra Moransengo e Tonengo nell’Alessandrino e la nascita, di Moransengo-Tonengo, poco più di quattrocento abitanti).

    E dire che le nozze tra Comuni sarebbero una bella occasione: il quadro legislativo statale è particolarmente favorevole ai Municipi che decidono di mettersi insieme, a cui spetta l’erogazione, per 15 anni, di un contributo pari al 60% dei trasferimenti statali, fino a un massimo di 2 milioni di euro. A queste risorse, si aggiungono ulteriori incentivi di livello regionale. Ovviamente, sono soprattutto i micro-municipi quelli che fanno più fatica a fornire i servizi necessari, molti sono in aree isolate o montane e spesso combattono con la desertificazione. Per questo era partito, una decina di anni fa, un percorso di aggregazione che consentisse loro di unire le forze.

    La catena, però, si è interrotta o fermata.

    Spesso non si trovano nemmeno i candidati sindaci o consiglieri comunali, ma di accorpamenti? Nemmeno a parlarne.

    Il campanile è sempre un orgoglio da difendere, anche se poi non hannno nemmeno i preti per dire la Messa di Natale, come è successo a Levone e Barbania, nel Canavese.

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  • LA GALLINA BIANCA DI SALUZZO

    1 febbraio 2025 • CINQUE SENSI • 2507

    gallinasaluzzo

    La bianca di Saluzzo è una gallina diffusa soprattutto nella provincia di Cuneo, fra Piemonte e Francia. Piumaggio bianco, cresta e bargigli rosso intenso, becco e zampe gialle. Una razza molto rustica, adatta a razzolare libera nei prati e a dormire sui rami , sulle staccionate, comunque quasi sempre in alto.

    Alle porte di Saluzzo c è una bella oasi faunistica con centinaia di animali che crescono e vivono liberi con tantissime altre specie di volatili, dagli aironi ai pavoni, dai fenicotteri alle anatre. Ma soprattutto tantissime galline bianche proprio della razza autoctona di Saluzzo

    La Gallina Bianca di Saluzzo è un presidio Slow Food, uno dei pochi per quel che riguarda gli animali con il nome del paese d’ origine nella dicitura. Nell’ oasi ne vivono 500-600 esemplari l’ anno insieme con tanti altri animali. Le galline vivendo sempre allo stato brado, hanno una carne molto magra, adatta ai giovani, ai bambini e agli sportivi.

    Accanto all’ oasi faunistica, infatti,  c’è un agriturismo denominato – guarda caso – La Gallina Bianca. Ed è ovvio che il menù principale sia a base di questo prodotto non a kilometri ma a metri zero, a partire dall’ insalata di gallina su un prato di verdure, per continuare con i plin  ripienidi carne di gallina bollita e per secondo una rolata di petto e coscia di ….gallina, ovviamente.

     

     

     

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  • GIROVAGANDO: IL CENTRO STORICO FIAT

    31 gennaio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 360

    centrostoricofiat

    Il Centro Storico Fiat, l’edificio di Via Chiabrera – sede delle prime officine di produzione dell’azienda – ha riaperto le sue porte al pubblico  giovedì 12 dicembre.

    A questa prima apertura prenatalizia – pensata per i visitatori che vorranno scoprire questo luogo di riferimento per la storia dell’automobilismo durante le festività – seguirà, nel mese di febbraio, una inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità.

    L’accordo prevede l’intervento del Museo Nazionale dell’Automobile nel rilancio del Centro Storico Fiat quale parte di un polo espositivo d’eccellenza per la Città di Torino. Tale obiettivo sarà perseguito attraverso l’attivazione di una strategia di sviluppo e valorizzazione culturale della sede storica Fiat, dell’archivio e della collezione che conserva. Un programma di mostre, eventi e attività di studio e ricerca volte a intensificare il dialogo e le interazioni con le università e i centri di formazione consentirà di coinvolgere un pubblico quanto più ampio e variegato possibile, insieme alla strategia di marketing culturale già avviata dal Museo e finalizzata a un racconto trasversale della storia dell’automobile e delle sfide future.

    LA STORIA DELL’EDIFICIO E I MATERIALI ESPOSTI

    Il Centro Storico Fiat ha sede in un edificio liberty che fu il primo ampliamento (1907) delle officine di corso Dante nelle quali nacque l’azienda. Fin dall’inizio è stato teatro di momenti importanti nella storia della Fiat e ora ospita una collezione di cimeli, modellini e manifesti pubblicitari che copre l’intera storia dell’azienda. Oltre, ovviamente, alle automobili più significative della storia dell’azienda: dalla 3 ½ HP, la prima vettura prodotta dalla Fabbrica Italiana Automobili Torino alla Eldridge Mefistofele del 1923 che, con la sua silhouette slanciata e la sua mole possente, segna uno dei primi esempi di vettura da record. E poi ci sono il primo trattore, il Fiat 702 del 1919; l’autocarro 18BL, che motorizzò le truppe italiane nella prima guerra mondiale, la Littorina, protagonista del trasporto ferroviario a partire dagli anni Trenta e il caccia G91, il velivolo disegnato da Giuseppe Gabrielli e poi adottato dalla NATO.

    Nello stesso edificio è presente anche l’archivio aziendale, consultabile su appuntamento: oltre 9.000 metri lineari di documenti cartacei, 400.000 disegni tecnici, 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale, più di 6 milioni di immagini (stampe, diacolor, lastre e negativi), 200 ore di filmati storici. Di particolare interesse il fondo del progettista Dante Giacosa, il “papà” delle utilitarie – la Topolino, la 600, la 500 – che hanno motorizzato l’Italia.

    MOSTRA TEMPORANEA

    Nell’ottica di progettare eventi in sinergia con la programmazione culturale del MAUTO, il Centro Storico ospita fino a domenica 4 maggio il progetto espositivo Memoria e conflitti, spin off della mostra 125 volte FIAT. La modernità attraverso l’immaginario Fiat. 

    Il Centro Storico Fiat conserva più di duemila immagini e trecento faldoni di documenti dedicati al tema della conflittualità. Scioperi, manifestazioni, vertenze, volantini, comunicati aziendali, lungo tutto il corso del Novecento. Parte di questo materiale è stato raccolto da chi aveva il compito di garantire la sicurezza aziendale. Foto scattate da dietro le finestre degli uffici verso il basso e il fuori di chi stava premendo ai cancelli. Colpisce, in particolare, la collezione di volantini, unica nel suo genere. Giorno per giorno, attraverso i decenni, i sorveglianti – con cura più attenta di qualsiasi archivista – annotano e allegano tutti i volantini lanciati, distribuiti o fatti trovare dentro e fuori gli stabilimenti. Qualche volta specificano luogo e ora esatti: quale porta di Mirafiori; quale bagno di operai o impiegati; quale striscione, in quale officina.

    È tempo di accedere a questi documenti e discuterne a più voci. Allargare il campo, grazie ai contributi di materiali e competenze di: Associazione culturale Vera Nocentini; Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini; Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci; Gruppo Dirigenti Fiat; ISMEL – Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali. 

    Nessuna grande trasformazione avviene senza conflitti. Gli archivi aiutano a parlarne senza mitizzare, esecrare o rendere pop.

    ORARI

    I visitatori potranno accedere al Centro Storico Fiat dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18) acquistando il biglietto online sul sito del MAUTO (www.museoauto.com) o alle biglietterie del MAUTO (Corso Unità d’Italia, 40) e del CSF (Via Chiabrera, 20).

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  • FESTE SENZA CILIEGIE

    30 gennaio 2025 • COSE NOSTRE • 365

    fruttainvernale

    Quest’anno ce l’ho fatta. Sono riuscito a evitare – tramite proibizione assoluta – che sul mio tavolo, nei banchetti delle feste arrivassero ciliegie, fragole e qualsiasi altro tipo di frutta fuori stagione. Ho chiesto a moglie, parenti e amici di non comprarli e quindi di non servirli. E vi assicuro che non ci è mancato nulla: a fine pasto un grande cesto con arance, mandarini, frutta secca, mele, kiwi, ci ha regalato davvero bontà e delizia.

    E’ una personale battaglia che conduco da tempo e quest’anno sono riuscito a vincerla.

    E non riguarda solo la frutta, ma qualsiasi prodotto della terra. Praticamente ogni mese i campi ci regalano frutta e verdure diverse, in grado di soddisfare tutti i palati. Ora che è inverno, è stagione di carciofi, cavoli, verze, spinaci, porri, broccoli, finocchi… perché andare a inseguire asparagi, pomodori, zucchine? Sicuramente questi ortaggi saranno coltivati in serre o importati dall’estero e perciò – oltre a costi maggiorati – arrecano un danno diretto all’ambiente. Lo stress dell’habitat credo sia sotto gli occhi di tutti.

    Il nostro pianeta Terra è già inquinato e ferito (ce ne rendiamo conto ogni giorno) le nostre scelte alimentari sono solo una piccola goccia nell’ oceano, ma se non si comincia da qualche parte, non cambierà mai nulla. Cominciamo con il rispettare i tempi della Natura, come facevano i nostri nonni.

    La fortuna dell’Italia è di avere una biodiversità alimentare che il resto del mondo ci invidia.

    Non approfittarne è un peccato grave: per l’economia del Paese, per le nostre tasche, per contrastare, anche minima misura, il mutamento climatico.

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  • IL TRAMEZZINO E’ TORINESE E SI AVVIA AL SECOLO

    25 gennaio 2025 • CINQUE SENSI • 3128

    tramezzinipomodoromozz

    Più di 97 anni e non sentirli. Buon compleanno al tramezzino!

    “In questo locale nel 1926 la signora Angela Demichelis Nebiolo inventò in tramezzino” Così recita la targa che si trova all’interno in uno dei più belli e conosciuti caffè storici di Torino: Mulassano.

    La storia di questo delizioso paninetto è torinese, che più torinese non si può. A partire dal pancarrè. Questo morbidissimo pane è legato alla figura dell’ultimo boia cittadino, Piero Pantoni, operante al Rondò della Forca verso la metà dell’800. Quest’uomo era talmente disprezzato che il panettiere porgeva, alla povera moglie, il pane capovolto. La consegna del pane capovolto era però considerato segno di sventura e un’ordinanza vietò quel gesto, i fornai più intraprendenti iniziarono quindi a cuocere il pane in una forma rettangolare, in modo che non ci fosse differenza tra sopra e sotto: una pagnotta a forma di mattone.

    Oltre al pane torinese, è torinese anche Angela Demichelis, donna audace e determinata: ha avuto una vita che ben figurerebbe immortalata in una pellicola cinematografica.

    Angela si sposa a 14 anni con Onorino Nebiolo che di anni ne ha 29 e fa il garzone nella bottega dei suoi genitori. Ben presto i due attraversano l’Oceano e, assieme a molti torinesi in quegli anni di grande emigrazione, approdano in America. Si stabiliscono a Detroit dove, con i fratelli di lui, gestiscono ristoranti e locali. Quando Angela ha 20 anni è già madre di 2 bambini. È tra le prime donne a prendere la patente e sovente, a causa del Proibizionismo, attraversa boschi e sentieri poco battuti, per raggiungere il Canada e procurare liquori per i suoi locali.

    La Polizia non la fermerà mai, ma la ferma la mafia italoamericana che, per costringerla a rifornirsi da loro, la minaccia di rapirle i figli. La famiglia Nebiolo decide di cambiare aria e di ritornare a Torino. Hanno fatto fortuna e, oltre ad alcune sale cinematografiche, per 300.000 lire, acquistano il caffè aperto da Amilcare Mulassano, in piazza Castello.

    Angela ha portato dall’America alcune novità, come il tostapane, sono infatti i primi a proporre il toast ai torinesi, dall’utilizzo del pancarrè tostato a proporlo naturale, senza crosta e farcito con deliziosi ripieni, il passo e breve: nel 1926, nelle vetrine di Mulassano appare il primo (super torinese) tramezzino al burro e acciughe.

    Il successo è immediato, anche se allora si chiamava sandwich o paninetto e veniva servito in accompagnamento al Vermouth come aperitivo. È stato infatti battezzato con il nome attuale, qualche anno dopo, addirittura da Gabriele D’Annunzio che, volendo replicare quanto appena gustato chiese alla cameriera se fosse possibile avere ancora “uno di quei golosi tramezzini”.

    Il nome è perfetto e complice del successo, sia perché si tratta di due fette di pane tramezzate da golosi ripieni, sia perché un tramezzino si inserisce perfettamente tra il pranzo e la cena.

    Patrizia Durante

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  • SCAFFALE: “NON ESISTE L’ AMOR” DI CEPOLLINA E BISCARO

    24 gennaio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 547

    martine

    Non tragga in inganno il titolo di questo volume. Titolo, peraltro, preso da una canzone di Adriano Celentano. Non ci troviamo davanti a un romanzo rosa, bensì alla ricostruzione della vita e della tragica morte di Martine Beauregard, giovane prostituta francese uccisa a Torino nella notte fra il 17 e il 18 giugno 1969. Un caso irrisolto: l’assassino (o gli assassini) di Martine, a 56 anni dall’omicidio, non ha tuttora un nome e un volto.

    E siamo di fronte a uno dei casi più inquietanti della cronaca nera subalpina.

    Con un lavoro certosino Livio Cepollina e Andrea Biscaro ricostruiscono l’intera vicenda dal ritrovamento del cadavere, fin quasi ai nostri giorni. Anche perché sull’ assassinio di Martine Beauregard i colpi di scena non sono mancati, fino al 2017 con la riapertura del fascicolo d’inchiesta e la sua successiva archiviazione, sempre senza risultati.

    Nelle 140 pagine del volume è ricostruita l’intera vicenda con spezzoni di articoli di giornale (ne furono scritti a bizzeffe), brani di interrogatori (quel che resta in quanto parecchi atti giudiziari sono incredibilmente svaniti nel nulla), rimandi ad altri libri scritti sul caso (uno su tutti, L’ ultima notte con Martine di Claudio Giacchino), e nuove testimonianze raccolte dagli autori. Senza dimenticare i personaggi ambigui, i suicidi, le lettere anonime, i tentativi di depistaggio  che hanno costellato per più di mezzo secolo questo caso.

    Ma gli autori dedicano un’attenzione particolare alla personalità della vittima, traendo parecchia ispirazione dal suo diario personale. Cepollina e Biscaro non tralasciano di puntare il dito su quegli anni Sessanta dove, la Torino Bene e la Torino del Male, spesso vanno a braccetto: imprenditori, notai, avvocati, industriali, tutori dell’ordine e della giustizia, non hanno paura di sporcarsi le mani con elementi della malavita (spacciatori, papponi, prostitute) per il gusto di trasgredire. E proprio in una di quelle notti di trasgressione la giovane Martine finì tragicamente i suoi giorni. Una morte che ancora oggi continua a incutere timore, se non serpeggiante paura.

    LIVIO CEPOLLINA ANDREA BISCARO

    NON ESISTE L’ AMOR

    AMAZON EDITORE

    14 euro

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  • PANETTONE TUTTO L’ ANNO

    23 gennaio 2025 • COSE NOSTRE • 343

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    Vetrina di negozi alimentari, pasticcerie, grande distribuzione. Vengo attratto dalla scritta: “Panettone e Pandoro al 50%”. L’ ho letta, in queste settimane, in diverse città italiane. E credo che molti di voi avranno notato lo stesso annuncio.

    Ma perché? Panettone e pandoro, specie quelli prodotti dai grandi marchi, hanno una scadenza ad almeno di 6 mesi dalla data di produzione.

    La realtà è che noi italiani mangiamo il panettone solo a Natale. Dopo la Befana non va più bene.

    E’ un’ abitudine soltanto nostra, italica. Non c’è alcuna controindicazione, è proprio solo una abitudine. Che però trovo assurda. E che si ripete a Pasqua con le Colombe…

    Questa usanza ha una serie di conseguenze negative.  Innanzitutto si costringono le aziende produttrici – sia quelle industriali che artigiane – nei mesi di ottobre, novembre, dicembre a stress occupazionali (tripli turni, straordinari, ecc.) per poi rallentare, o addirittura interrompere il contratto lavorativo, subito dopo le feste natalizie.

    E poi tutto l’invenduto che fine fa? Va al macero?

    Qualche anno fa mi presentai a una grigliata estiva con un panettone, dopo aver controllato la data di scadenza, ovviamente. Non mancarono occhiate strane e battute ironiche da parte degli amici. Quando a fine pasto quel panettone fu servito con gelato alla crema, pistacchio e cioccolato fu un successo incredibile. Non mancarono i bis e i tris…

    In Francia, così come negli States, lo trovi disponibile 12 mesi all’ anno. Eppure è un dolce tipicamente italiano, perchè dobbiamo farci insegnare dagli stranieri che si può consumare sempre?

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  • L’ INSALATA RUSSA E’ PIEMONTESE?

    18 gennaio 2025 • CINQUE SENSI • 3440

    insalatarussa

    Noi la chiamiamo insalata russa e in Russia è conosciuta come insalata italiana. Come tante altre prelibatezze culinarie, le sue origini sono sconosciute e anche la motivazione di certi appellativi.

    E’ certo che nella Francia della Bella Epoque, alla fine dell’ Ottocento, e quindi anche in Piemonte, era di moda consumare un’ insalata di patate, fagiolini, piselli, carote condita con una maionese densa e arricchita con capperi e acciughe. Uno chef francese, in servizio presso Casa Savoia, la portò in Russia, all’ Hotel Hermitage di Mosca, e ne fece il suo cavallo di battaglia. Fu molto apprezzata dall’ aristocrazia moscovita e forse di lì deriva il suo nome.

    Quel che è certo è che in Piemonte non c’è massaia o famiglia dove non la si sappia preparare e apprezzare con gusto. Ognuno ha la propria ricetta segreta: chi ci aggiunge il tonno, chi le uova sode, chi le barbabietole.

    Ecco un’ altra spiegazione all’ appellativo “insalata russa”. L’ inserire la barbabietola fra i suoi ingredienti fa sì che il piatto assuma una tipica colorazione rossa, “rusa” in dialetto piemontese. Quindi l’ origine è piemontese? Mah, resta il mistero.

    Sicuramente non è originaria della Russia, forse francese, forse piemontese. Certamente da quasi 200 anni è un piatto inserito in tutti i menù delle feste, quasi sempre come antipasto della tradizione.

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  • GIROVAGANDO: ZOOM BIOPARCO CUMIANA

    17 gennaio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2363

    zoom

    A Cumiana, provincia di Torino, c’ è Zoom, un’immensa area verde, interamente pedonale, dove è possibile seguire un percorso tra Asia e Africa, alla scoperta di molti posti incantevoli: il Madagascar dei lemuri e delle tartarughe giganti; la Giungla Asiatica dei gibboni e delle tigri; la Fattoria del Baobab con gli asini somali, i dromedari e i buoi dei watussi; l’Anfiteatro di Petra con i suoi maestosi rapaci; il Serengeti con giraffe, zebre, struzzi e tante altre specie, tra cui l’imperdibile Hippo Underwater, il primo speciale acquario all’aperto, in Italia, dove è possibile vedere gli ippopotami nuotare sott’acqua tra 2.000 pesci tropicali coloratissimi; l’area dedicata all’interazione con animali docili, considerati domestici nei luoghi di origine delle specie, come caprette tibetane, pecore comisane e agnellini; lo Yangon che ospita il Panda Rosso, l’habitat di Manakara con le lontre, i boa e i pitoni.

    E’ possibile scoprire  infine come vive il popolo di Gengis Khan nel nuovo habitat ispirato alla Mongolia: vivi l’esperienza di entrare in una YURTA e non perdere l’opportunità di vedere gli yak della steppa e i cammelli del deserto Gobi.

    Ultimo arrivato al Bioparco Zoom di Cumiana, è  un esemplare maschio di rinoceronte bianco meridionale del peso di 1.236 chili, donato dallo zoo di Zurigo al bioparco Zoom di Torino. L’animale è un esemplare di quattro anni, nato in cattività nel gennaio del 2017 in uno zoo di Tel Aviv, quindi trasportato in Svizzera nel dicembre 2019, dove è rimasto fino a qualche giorno fa.

    Da Zoom, quindi, c’è tutto quello che serve per trasformare una giornata a contatto con la natura, in un’esperienza istruttiva e divertente.

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Cose nostre

  • pallonesgonfio

    26 giugno 2025 • 110

    IL PALLONE SI È SGONFIATO

    Il nostro calcio è finito. E’ morto. Ben prima della figuraccia con la Norvegia, dell’ esonero di Spalletti e di...

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  • Verona Folla di turisti in centro tra shopping e monumenti      foto Sartori  - Folla di turisti in centro tra shopping e monumenti - fotografo: Sartori

    19 giugno 2025 • 124

    DAVVERO VOGLIAMO DIVENTARE UNA REGIONE TURISTICA

    Ho avuto la  fortuna (o jella?) di essere a Roma nel week end del 2 giugno: Festa della Repubblica, parata militare...

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  • lavoromanuale

    12 giugno 2025 • 157

    COSA FARANNO I NOSTRI FIGLI DA GRANDI?

    Una piccola impresa su due, in Piemonte, vorrebbe procedere, nei prossimi sei mesi, a nuove assunzioni. Questa...

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  • Cose nostre

LUOGHI E LIBRI

  • architettura

    27 giugno 2025 • 67

    SCAFFALE: DEL SANTO E MARINARI CON LE LORO ARCHITETTURE MODERNE

    170 pagine, sette capitoli per identificare altrettante aree urbane e suburbane di Torino: dalla GAM al MAUTO, alla...

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  • piandellamussa

    20 giugno 2025 • 2689

    GIROVAGANDO: IL PIAN DELLA MUSSA DECIMO LUOGO DEL CUORE

    Il Piemonte ha un cuore che batte forte tra le montagne. Lo dimostrano i 6.807 voti che hanno spinto il Pian della...

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  • ALESSANDROMELLA

    13 giugno 2025 • 191

    SCAFFALE: MELLA E I FALO’ PROIBITI

    Dopo i molti saggi storici l’autore torinese  Alessandro Mella torna in libreria con un volume assolutamente nuovo...

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