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  • LA CUCINA VALDESE SENZA DIVIETI

    11 gennaio 2025 • CINQUE SENSI • 2442

    supabarbetta

    I Valdesi sono un popolo di fede protestante.  Per secoli sono fuggiti da varie persecuzioni in diversi paesi dell’ Europa prima di installarsi a cavallo tra le valli Pellice, Germanasca e Chisone, in provincia di Torino. La loro è quindi una cucina di sussistenza, cioè si mangia quello che si ha e quello che si riesce a coltivare, ma che ha subito nel corso dei secoli varie contaminazioni. I Valdesi, come i piemontesi,  sono infatti un popolo di emigranti e lo conferma una visita al Museo dell’ Emigrazione di Frossasco

    “Una cucina di sussistenza, dove però nulla è proibito, si può mangiare tutto tutti i giorni, a differenza di quasi tutte le altre religioni” spiega Franco Turaglio di Slow Food di Pinerolo.

    Il piatto forte è la Supa Barbetta a base di grissini rubatà, toma di montagna e burro. Una zuppa condita con brodo di verdure il cui nome deriva da barbet, il soprannome che veniva dato ai Valdesi per via della barba che portavano quasi tutti gli uomini.

    Per i Valdesi nulla è proibito in termini di cibo e bevande, quindi  nemmeno il vino, soprattutto quello realizzato con le uve coltivate sulle colline e sulle montagne di quelle valli.22

    Conoscere e assaporare la cucina valdese è anche l’ occasione per scoprire alcune vallate alpine del Pinerolese, magari meno conosciute e famose, ma – forse proprio per questo – ancora più belle perché incontaminate

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  • SCAFFALE: BALLARIO E L’ EQUIVOCO DEL SANGUE

    10 gennaio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 862

    MOROSINI

    L’Equivoco del sangue – edito da Capricorno – è la settima indagine effettuata dal maggiore Aldo Morosini – personaggio ideato da Giorgio Ballario – e ha inizio mentre il militare si gode qualche giorno di meritato riposo a Massaua: in una telefonata al fido maresciallo Barbagallo, il maggiore viene a sapere dell’uccisione, a coltellate e per strada, dell’irreprensibile e fidatissima domestica eritrea dei Bouchard, una delle famiglie italiane più note, ricche e potenti di Asmara, stanziali in Africa dalla fine dell’Ottocento.

    In un primo tempo, l’indagine sembra correre: è un omicidio avvenuto in seguito a un tentativo di stupro da parte di un paio di indigeni. Ma quello che parte come un caso risolto in una manciata di ore, si trasforma in un’indagine complessa, tanto da costringere Morosini ad un rapido e forzato rientro ad Asmara. Il maggiore della PAI, affiancato dal maresciallo Eusebio Barbagallo e dallo sciumbasci eritreo Tesfaghì, devono dipanare un gomitolo insidioso, fatto di verità celate e segreti inconfessati, che legano le vite dei coloni con quelle della popolazione locale.

    Anche in questo romanzo, ambientato in Eritrea alla fine del 1937, Ballario porta il lettore a conoscere e approfondire la storia della colonizzazione italiana, spesso dimenticata o appena e malamente accennata, nei testi scolastici.

    Ciascuna indagine è punto di partenza per analizzare usanze e costumi degli italiani insediati in quelle lontane terre, ma anche per approfondire le immancabili problematiche sollevate dal vivere in un paese così lontano dagli affetti e dalle tradizioni della patria.

    In questo romanzo, Giorgio Ballario mette sotto la lente d’ingrandimento il fenomeno del madamato: discussa pratica assai comune tra i coloni italiani, dettata dalle esigenze di una popolazione a netta prevalenza maschile. La sporadica presenza di donne italiane, faceva sì che i coloni stabilissero rapporti (non sempre limpidi e non sempre frutto di libera scelta) con donne indigene, sovente giovanissime. Un interessante articolo de La Stampa a firma Angelo Appiotti – cronista dell’epoca – dal titolo “Una città di scapoli. All’Asmara una donna ogni dieci uomini” – inserito da Ballario nel romanzo – aiuta a entrare in quello che è l’argomento principe del libro.

    Il romanzo è come sempre scorrevole, la scrittura diamantina dell’autore, così come l’inappuntabile ricostruzione storica, conducono il lettore in un mondo affascinante ed esotico, pieno di contraddizioni, ma senza dubbio interessante. I personaggi hanno, racconto dopo racconto, acquisito maturità e sono delineati da caratteristiche oramai familiari a chi ha percorso con loro le precedenti avventure. Anche il settimo episodio di questa fortunata serie  è un romanzo storico che cattura l’attenzione e fa viaggiare la fantasia. Ti fa venir voglia di leggere presto l’ottava indagine del maggiore Aldo Morosini nell’Africa orientale italiana!

    Patrizia Durante

    Giorgio Ballario

    L’equivoco del sangue

    Ed Capricorno

    € 14,00      

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  • INOLTRATO PIU’ VOLTE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

    9 gennaio 2025 • COSE NOSTRE • 639

    PC Like

    Nella marea di auguri ricevuti in questi giorni c’è qualcosa che colpisce. Non credo riguardi solo il sottoscritto, ma un po’ tutti.

    Cominciamo da quelle decine e decine di video, foto, cartoline giunte sul nostro telefonino con la dicitura, in alto, “inoltrato”, o addirittura “inoltrato più volte”. Qualcuno mi sa spiegare il senso di tutto ciò? Non sarebbe meglio scrivere “Ciao”, “Auguri”, o qualsiasi altra forma semplice, ma personalizzata?

    Magari ci si aggiunge il nome della persona alla quale quegli auguri sono rivolti, e così è chiaro che sono indirizzati proprio a me e non si tratta soltanto di un generico copia-incolla o di un tasto di inoltro.

    Persone che non senti e non vedi da un anno, che ti girano quel genere di whatsapp, mail, sms, meme, post… lo dico chiaramente: personalmente arrecano più fastidio che piacere!

    Ma c’è un altro fenomeno di queste feste 2024-25 che fa riflettere. Lo avrete notato in molti. Si tratta del video “Chi si ama, si baci” con una serie di personaggi che si scambiano effusioni. Combinazioni improbabili: Salvini e Vannacci, Meloni e Schlein, Vespa e Fazio, Maria Defilippi e Milly Carlucci, e così via… Un video davvero tanto credibile da sembrare vero. E invece è stato creato con l’ impiego dell’ Intelligenza Artificiale.

    Fin qui niente di male. È divertente, e contiene un messaggio anche positivo. Ma apre un quadro davvero poco rassicurante. Pensate cosa si può fare con l’ Intelligenza Artificiale. Immaginate quali truffe, quali inganni, quali campagne politiche o pubblicitarie si possono inventare. Un falso video inviato ad una persona anziana da un presunto figlio o nipote che chiede urgentemente soldi per una emergenza inventata… e scatta il bonifico. È solo un esempio. Se ne potrebbero fare migliaia di altri…

    Ecco perché le liete festività che stiamo trascorrendo non possono – in nessuno modo – evitarci di usare le buone maniere, e di tenere allenata la nostra intelligenza, quella umana e non quella artificiale.

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  • BUON COMPLEANNO AL PANETTONE BASSO E LARGO

    4 gennaio 2025 • CINQUE SENSI • 2707

    galuppanettone

    Il periodo delle feste sta finendo ma torniamo a parlare dei dolci del Natale. La ragione è un anniversario importante: il panettone basso e largo, tipicamente piemontese, compie 103 anni. Fu inventato, infatti, da Pietro Ferrua nella sua pasticceria di via Del Pino a Pinerolo, nel 1922.

    In Piemonte venne subito chiamato Galup perchè la moglie di Ferrua, la signora Regina, appena lo assaggiò disse “a le propi galup”, aggettivo che in dialetto significa, ghiotto, buono.

    Fu immediatamente un successo. Il panettone basso e largo (evidente la differenza con quello classico milanese) incontrò  fin da subito i favori del pubblico, soprattutto quello locale, del Pinerolese, del Torinese e in parte di quello che arrivava dalla provincia di Cuneo. Soprattutto perchè Ferrua aveva deciso di utilizzare un prodotto tipico del Piemonte, la nocciola, per fare una glassa che  ricoprisse il panettone basso e largo.

    Ma è soltanto grazie a un volto famoso, l’ immagine della piemontesità, il comico Erminio Macario, scelto come testimonial per gli spot televisivi, che la fama del galup piemontese uscì dai confini regionali e conquistò l’ Italia intera, con il famoso slogan “la parte alta del panettone”.

     

    Con il passare degli anni, il pasticcere Pietro Ferrua passa la mano e cede la sua pasticceria alla Galup, industria dolciaria con sede sempre a Pinerolo.

    Oggi come cento anni fa la produzione del panettone basso e largo continua con lo stesso metodo, con i medesimi ingredienti ed incontra sempre i gusti del pubblico, specie tra i giovani e i bambini che adorano la glassa di nocciole con le mandorle e i pezzettini di zucchero.

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  • GIROVAGANDO: MUSEO DELL’ OMBRELLO DI GIGNESE

    3 gennaio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2230

    museoombrello

    Cosa hanno in comune Julie Andrews cioè Mary Poppins e Gene Kelly che canta e balla Singing in the rain?

    Sicuramente avrete risposto giusto. L’ombrello..

    Ebbene, a Gignese, nel Verbano-Cusio-Ossola, sulle colline piemontesi sopra il Lago Maggiore c’è un museo unico al mondo dedicato proprio al l’ombrello e al parasole. Una raccolta incredibile con pezzi unici che ripercorrono la storia degli ombrellai. Perchè nei secoli scorsi da queste terre, in particolare da Carpugnino e Gignese partivano il 1 gennaio giovani ombrellai diretti in tutta Europa per costruire e vendere oppure riparare parasoli e parapioggia.

    Davvero un museo unico che rappresenta anche un’attrattiva turistica per questa cittadina di mille abitanti nell’Alto Vergante. Davvero tanti i visitatori ed è un doveroso riconoscimento per il lavoro, i sacrifici, la tenacia ma anche l’ abilità di tanti ombrellai di questa zona.

    E quindi se volete sentirvi un po’ Gene Kelly o Mary Poppins basta fare un salto a Gignese e visitare il Museo dell’Ombrello e del Parasole

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  • BERREMO SOLO IN CASA

    2 gennaio 2025 • COSE NOSTRE • 958

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    Tanto si è detto e scritto in queste settimane del nuovo codice della strada. Sul tema sono intervenuti fior di esperti e di polemisti. Per cui anch’io dico la mia, da ignorante in materia, solo con l’esperienza di più di quarant’anni di patente alle spalle.

    E non mi addentro in questioni tecniche: percentuali di alcol nel sangue, alcolock, sanzioni pecuniarie, decurtazione punti o sospensione patente. Mi limito a una sola affermazione. Perentoria.

    Per essere davvero sicuri di non incorrere nelle sanzioni del nuovo codice. dovremo bere un bicchiere di vino o un boccale di birra soltanto a casa, senza per altro mettersi alla guida. Avete capito bene. Il rischio di andare fuorilegge è troppo grande.

    Certo dipende dal diverso tipo di organismo, dal fatto che si beva a digiuno o a stomaco pieno e da tanti altri  fattori: ma, pare ovvio, che percentuali di 0.5 di alcol nel sangue significa aver bevuto uno o due calici di vino, oppure un grappino o un amaro a fine pasto. Per questa nuova legge ha lo stesso valore di una pesante ubriacatura.

    Per i neopatentati la realtà è ancora più restrittiva: 0, cioè ZERO. Tanto deve essere il tasso alcolemico nel sangue.

    Due semplici e banali osservazioni. La prima. Capisco che la ratio dei provvedimenti sia quella di portare maggior sicurezza sulle strade, ma la gran parte di noi usa l’auto per lavoro e quindi il rischio di perdere punti o la sottrazione della patente è troppo grande. Perciò meglio non correre rischi.

    Quindi meglio non bere.

    La seconda. Chi finora ha guidato da ubriaco secondo voi sarà scoraggiato e intimorito da queste recrudescenze dei provvedimenti? Credo proprio di no. Gli incoscienti, i menefreghisti o quelli che pensano di essere più furbi e farla franca, restano tali di fronte a qualsiasi pena.

    A cambiare abitudini saremo noi, impauriti dalla legge. E a farne le spese sarà tutto un settore (quello vitivinicolo e della distillazione) che vedrà crollare gli ordinativi da parte di ristoranti, bar, trattorie, osterie, pub, ecc. E temo che di risultati concreti – in termini di sicurezza sulle strade – ne vedremo pochi.

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  • SCAFFALE: NATALE A TORINO

    27 dicembre 2024 • LUOGHI E LIBRI • 990

    nataletorinoneos

    In questi giorni intrisi del clima delle Festività del Natale non possiamo non segnalare questa raccolta di sedici racconti che hanno per titolo “Natale a Torino”, anche se è il sottotitolo a dare l’ esatta dimensione del volume: “la città del cioccolato”.

    Ad essere più buoni, infatti, in questi giorni sono certamente i cioccolatini, il dolce tipico del capoluogo piemontese. Ed ecco che Teodora Trevisan, curatrice dell’ antologia, ha trovato la chiave di lettura per raccogliere questi personaggi e questi spunti narrativi – originali e divertenti – che popolano le 120 pagine del volumetto edito da Neos.

    Ce n’è per tutti i gusti, per tutti gli stili narrativi… dalle vicende di una vecchietta alla storia del tifoso ultras, dall’ assessore con soluzioni creative al clarinettista scorbutico, da Cagliostro alle Nougatine… insomma, soltanto pochi fili conduttori: Torino, il Natale e il cioccolato.

    Perchè, come dice Guido Gobino nell’intervista a Luca Borioni che precede l’ antologia di racconti, “in questa città tutto nasce dai sensi ed è per questo che non ci sarà mai un’ intelligenza artificiale  in grado di sostituirci ….io lo so: quando sperimento una nuova ricetta, i ragionamenti nascono da sensazioni olfattive e gustative che nessuna macchina ti può dare”

    NATALE A TORINO-LA CITTA’ DEL CIOCCOLATO

    a cura di TEODORA TREVISAN

    NEOS EDIZIONI

    15 euro

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  • SIAMO BRAVI, MA NON SAPPIAMO DIRLO

    26 dicembre 2024 • COSE NOSTRE • 716

    bollicine-SPUMANTE

    Si sta concludendo il 2024 e il Piemonte, in quest’anno, ha ottenuto alcuni riconoscimenti davvero importanti, che però non abbiamo saputo valorizzare e comunicare con opportuna enfasi.

    Alto Piemonte – Gran Monferrato ha ricevuto il riconoscimento di Città Europea del Vino 2024. Specificatamente le zone di produzione vinicola che fanno capo a venti comuni piemontesi (Acqui Terme, Barengo, Boca, Bogogno, Borgomanero, Briona, Brusnengo, Casale Monferrato, Fara Novarese, Gattinara, Ghemme, Grignasco, Maggiora, Mezzomerico, Ovada, Romagnano Sesia, Sizzano, Suno, Vigliano Biellese e Villa del Bosco), uniti per la prima volta sotto un’unica sigla, hanno potuto fregiarsi del titolo di “Città Europea del Vino”, per tutto l’ anno.

    Cuneo Città Alpina dell’anno 2024. “Essere città alpina ci permetterà di guardare al 2024 rispetto al tema della montagna e del territorio in modo importante e ci porrà in relazione con altre realtà, non solo italiane, che vivono il loro essere sul territorio montano, con tutte le difficoltà connesse. Guardiamo con molta fiducia a questa prospettiva”, così diceva la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero a inizio anno.

    La Città di Torino si è aggiudicata un nuovo e prestigioso riconoscimento internazionale: Capitale del Turismo Intelligente per il 2025, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea.

    Sono soltanto tre esempi di importanti riconoscimenti internazionali. Forse io sono stato troppo distratto, ma mi sono sfuggiti. Di Cuneo – Città Alpina l’ho saputo sfogliando un numero di Topolino, il giornalino a fumetti, dedicato proprio al capoluogo della Granda. Di Alto Piemonte-Gran Monferrato ne sono venuto a conoscenza, ai primi di dicembre, in un convegno a Casale, organizzato dalla Tela di Clio. Per quel che riguarda Torino centro del turismo intelligente vedremo cosa accadrà nel 2025.

    Chiedo solo – sommessamente – se questi medesimi riconoscimenti fossero andati a una città francese cosa sarebbe successo. La Grandeur transalpina ci avrebbe invaso di manifesti, spot pubblicitari, iniziative, slogan… noi invece , silenzio. Voliamo basso. Non facciamo sapere. Non montiamoci la testa.

    Insomma, ESAGERUMA NEN

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  • MAISON CAPRICCIOLI E IL PESCE A TORINO

    21 dicembre 2024 • CINQUE SENSI • 763

    PESCEMAISONCAPRICCIOLI
    La cucina classica di pesce proposta dallo chef Andrea Turchi all’interno della Maison Capriccioli di Torino guarda anche ai menù delle feste con proposte legate a Natale e Capodanno.
     
    Nel centro cittadino, dunque, nel locale aperto lo scorso mese di ottobre dalla stessa proprietà di Unforgettable (una stella Michelin) e con la collaborazione dell’head chef Christian Mandura, Maison Capriccioli resterà aperta nel periodo festivo proponendo nei giorni del 24 sera, 25 a pranzo e del 31 dicembre un’offerta gastronomica ittica dedicata alle feste nel cuore di Torino. 
     
    Menu di Natale: Gambero e carciofo; Ostrica, spinaci e burre blanc; Cozze e cardoncello; Pasta mista e bouillabaisse; San Pietro alla mugnaia; Zabaione e nocciole; Piccola pasticceria e panettone. Costo 120 euro; pairing di vino 3 calici a 40 euro, 5 calici a 60 euro). Menu di Capodanno: Assoluto di Seppia; Scampo e lenticchie; Lanzardo, funghi, cavolo nero; Tortello cavolfiore, aringa e caviale; Astice e spuma di patate; Cioccolato e mirtillo; Piccola pasticceria, panettone e zabaione. (Costo 150 euro; pairing di vino 3 calici a 40 euro, 5 calici a 60 euro). 
     
    “Sono piatti – spiega lo chef Andrea Turchi – che abbiamo scelto perché ricordano sapori classici e quei profumi di “casa” del periodo natalizio: parlo della mugnaia, della zuppa di pesce o dell’ostrica che riportano sempre ad occasioni speciali e di festa. Prendiamo la bouillabaisse, la tipica zuppa di pesce del sud della Francia servita con i pesci di scoglio e la andiamo a unire con una tradizionale pasta mista, tipica del sud Italia.
    Finiamo di cuocere la pasta mista nella salsa bouillabaisse  e sopra andiamo a servire i pesci più tradizionali di questa portata come triglia, scorfano e gallinella. 
    Il risultato? La pasta mista rimane molto morbida e cremosa con i pesci marinati o appena scottati sopra il piatto: è una portata dal forte legame Mediterraneo, elegante, che profuma di mare e di festa”. 
     
    Discorso analogo anche per il veglione: “Abbiamo chiari esempi legati alla tradizione di Capodanno – prosegue Turchi – materie prime nobili come lo scampo servito con le lenticchie o come l’astice. 
    C’è però anche un discorso diverso: questo menu racconta anche un pò di “miseria e nobiltà” perché oltre alle materie prime nobili c’è una forte concentrazione sulle materie prime più umili: è il caso del cavolfiore, ripieno del tortello, che viene servito con una salsa di aringa e impreziosito con il caviale”. 
     
    Negli altri giorni Maison Capriccioli proporrà il menu alla carta e le proposte di degustazione da 70 e 90 euro con piatti già iconici come i Plin di gallinella e la sua zuppetta, Rossini di rombo o ancora Spaghettone burro affumicato e ricci di mare, Cioccolato e caviale. 
     
    Con venticinque posti a sedere e una sala accogliente Maison Capriccioli è capace di far rivivere l’anima di una Torino classica proprio come accade nelle maison parigine. Qui si intrecciano una cucina di pesce contemporanea con tecniche di lavorazione e salse di ispirazione francese.
     
    Maison Capriccioli, che nel periodo delle feste sarà chiuso nei giorni 25 sera, 26 e 30 dicembre e 1 gennaio, si trova in via San Domenico, 40 a Torino (info al numero 011.436.82.33). Per prenotazioni: www.maisoncapriccioli.it
     
    LO CHEF
    Andrea Turchi, torinese, classe 1994, dopo gli studi all’Alberghiero N. Bobbio di Carignano ha cominciato a lavorare presso il ristorante Del Cambio di Torino con Matteo Baronetto, dove la sua strada e quella di Christian Mandura si sono incrociate per la prima volta. Tra le sue esperienze anche la Madonnina del Pescatore di Moreno Cedroni, Spazio 7 e il Castello di Grinzane al fianco di Alessandro Mecca.
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  • GIROVAGANDO: LA GROTTA DI BABBO NATALE A ORNAVASSO

    20 dicembre 2024 • LUOGHI E LIBRI • 788

    ORNAVASSO

    Perché andare fino in Lapponia per incontrare Babbo Natale, noi lo abbiamo trovato sulle montagne dell’ Ossola, in cima al Piemonte. A Ornavasso, cittadina di 3mila abitanti, c’è infatti la Grotta di Babbo Natale, dentro una cava delle Alpi Pennine dove nei secoli passati si estraeva il marmo che fu usato per costruire il Duomo di Milano.

    Dalla piazza principale di Ornavasso parte il Trenino delle Renne che ci porta all’ inizio del percorso che ci guiderà fino all’ imbocco delle grotta. Una breve visita ad uno storico presepe e poi l’ incontro con gli Elfi

    In attesa che giunga il nostro turno per accedere alla grotta (tutto è perfettamente organizzato grazie alle prenotazioni on line), ecco il villaggio di Babbo Natale con vari intrattenimenti, giochi, attrazioni, cantastorie, sogni per i bimbi. E non manca un  punto di ristoro gestito dalla locale sezione degli Alpini.

    Un percorso di 300 metri a piedi dentro il tunnel della cava muniti di caschetto protettivo e poi: eccoci dentro la Grotta una sala alta 30 metri, come un palazzo di 10 piani, e laggiù al fondo Babbo Natale che accoglie bimbi e adulti per la classica foto di rito.

    Ogni anno sono circa 30mila le persone, fra bimbi e adulti e nonni, che visitano la Grotta di Babbo Natale. E per gli organizzatori che lavorano un anno intero è sempre  una grande soddisfazione vedere – all’ uscita – gli occhi stupiti e felici dei bimbi che hanno potuto realizzare il loro sogno, incontrare Babbo Natale.

     

    FINALE CON GLI ELFI CHE INVITANO ALLA GROTTA

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