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  • Torino capitale della birra

    6 luglio 2024 • CINQUE SENSI • 17593

    Inversion

    Bosio & Caratsch è il nome del primo birrificio nato in Italia. Era il 1845 e lo stabilimento apriva i battenti, grazie a Giacomo Bosio, in via della Consolata. A Torino.

    Il motto era: Bona cervisia laetificat cor hominum, la buona birra allieta il cuore degli uomini. Già nel 1870 il birrificio venne trasferito in Borgo San Donato, in corso Principe Oddone, 81. Proprio questo borgo divenne il luogo d’eccellenza dei birrifici torinesi per la possibilità di sfruttare le acque del Canale di Torino, una deviazione del Canale della Pellerina. Le sue acque erano descritte all’epoca come: “Purissime, leggere e dolci, poco soggette a sbalzi di temperatura nonostante il susseguirsi delle stagioni”. Il canale forniva quindi la materia prima per produrre la birra, ma anche energia a basso costo, proprio per questo oltre a concerie e fabbriche di dolciumi, sorsero anche i due birrifici più antichi della città. Oltre al già citato Bosio e Caratsch , non possiamo dimenticare lo stabilimento della Metzger che veniva inaugurato nel 1862 sulla via del Borgo, l’attuale via San Donato, al numero 68. Lo slogan era ed è famosissimo, perché riportato in auge da Renzo Arbore in una pubblicità di qualche anno fa: “Chi beve birra campa cent’anni”.

    Il consumo della birra a Torino era piuttosto usuale e di antica tradizione ma, ancora per tutto l’800, fu considerata una bevanda di lusso, ben lontana dall’essere consumata con frequenza da tutti. Prima dell’insorgenza dei birrifici nazionali, gran parte della birra consumata in Italia, proveniva dalla Francia, dall’Inghilterra e dalla Germania, paesi con antica tradizione e patria dei Mastri birrai. I primi produttori italiani si ispirarono quindi al modello tedesco, sovente annoveravano, tra le maestranze, operai specializzati e ingegneri tedeschi. Accanto al corpo dello stabilimento, quasi sempre sorgevano ampie aree destinate alla degustazione, veri e propri saloni arredati e decorati con gusto, adatti ad accogliere una clientela raffinata ed esigente. Piero Fenoglio, un maestro del Liberty, diede il suo contributo all’ampliamento dello stabilimento di Bosio & Caratsch, suo era il progetto della ciminiera che svettava sul complesso. Qui si svolgeva ogni anno la Oktoberfest e nel 1887 venne installata la prima caldaia a vapore poiché l’acqua del Canale non riusciva a fornire energia sufficiente per la produzione in crescita costante. La birra Bosio & Caratsch era nota per il suo metodo di lavorazione che utilizzava solamente luppolo e orzo, senza aggiunta di alcool. La birra veniva poi sterilizzata e resa adatta per l’esportazione, poteva infatti resistere fino a sei mesi a temperatura ambiente.

    L’ultimo dei maggiori birrifici torinesi fu quello di Boringhieri &C. Fondato da Andrea Boringhieri nel 1876, si trovava in corso Vittorio Emanuele II all’altezza di piazza Adriano, questa zona avrebbe poi ospitato il macello, il foro boario e le carceri. L’edificio tagliava corso Vittorio impattando sullo scenario delle Alpi che i torinesi tanto amavano e amano. Fin dagli anni ’20 iniziò la lunga diatriba tra chi proponeva di abbattere il birrificio e chi invece voleva mantenerlo attivo. La questione fu risolta solo negli anni ’50 quando l’azienda chiuse i battenti e la fabbrica fu abbattuta. Solo allora corso Vittorio divenne quell’arteria importante che possiamo percorrere oggi.

    Sull’onda del successo delle fabbriche cittadine, molti piccoli birrifici si diffusero sul territorio regionale, una citazione è dovuta al birrificio G. Menabrea e figli di Biella e ai Fratelli Metzger di Asti.

    Il successo di questa antica bevanda è iniziato quindi nella nostra città, grazie all’impegno di industriali illuminati e grandi architetti, ma la passione del Piemonte per la birra non ha conosciuto battute d’arresto. Negli anni sono cambiati i marchi e le località di produzione, gli antichi birrifici hanno però gettato le basi per quelli che sono gli attuali produttori e che tutt’ora si distinguono per l’elevata qualità. Sono infatti 102 le etichette di birra artigianale censite nella nostra regione, tra loro alcuni nomi noti a livello nazionale come la San Michele di Sant’Ambrogio di Susa o la Baladin di Piozzo, che fa impazzire il palato dei migliori chef.

    E adesso tocca a voi descriverci la vostra birra artigianale preferita, e anche il pub dove gustarla.

    Patrizia Durante

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  • GIROVAGANDO: MOMBRACCO LA MONTAGNA DI LEONARDO

    5 luglio 2024 • LUOGHI E LIBRI • 2111

    mombracco

    In un manoscritto Leonardo da Vinci racconta di essere affascinato dal Mombracco, i n particolare dalla pietra bianca e dura che veniva cavata dal monte. Una roccia paragona bile, secondo lui, al marmo toscano.

    Il Mombracco, con la sua inconfondibile conformazione, sembra nato per solleticare la fantasia e il desiderio di scoperta di chi lo osserva da lontano, o cerca di percorrere i suoi sentieri fino alla sommità. 16 i sentieri da percorrere in mountain bike o a piedi, con lo sguardo rivolto sul Monviso.

    E poi, ancora, passeggiate medievali, incisioni rupestri, , visita delle balme (case isolate), scoperta dei resti della Certosa.

    Si può partire da Rifreddo o da Boves, da Paesana o da Sanfront, sempre territori del Saluzzese: comunque sempre emozioni e paesaggi indimenticabili. Così come indimenticabili sono i piatti che i ristoranti, le locande, le osterie fanno gustare a tutti i visitatori del Mombracco, la montagna di Leonardo.

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  • COMPITI DELLE VACANZE, UTILI O TORTURA?

    4 luglio 2024 • COSE NOSTRE • 632

    compiti vacanze

    Ecco, ci risiamo. E’ finita la scuola, e puntuale arriva il tormentone “compiti delle vacanze”. E’ giusto darli? E’ meglio lasciare i ragazzi per tre mesi liberi di giocare, divertirsi, riposarsi, annoiarsi?  Così com’è la situazione è sbagliata.

    Non è questione di quantità di compiti, ma di qualità. Una scuola che funziona deve appassionare gli studenti e quindi dovrebbe indurre i ragazzi – quando non si hanno obblighi di frequenza, di interrogazioni, di compiti in classe – a cimentarsi in un lavoro che appassioni, che interessi, che coinvolga. Che ne so.. a mo’ di esempio dico: perché non invitarli a realizzare reportage sui luoghi di vacanza, con fotografie, filmati, schede, interviste, ovviamente utilizzando i dispositivi elettronici, che tanto amano. Insomma incuriosire i ragazzi alla scoperta, alla conoscenza di usi, luoghi, costumi, abitudini alimentari dei territori che si frequentano nei luoghi estivi. Per chi (purtroppo) rimane a casa, gli stimoli possono essere altrettanto forti: scopri il tuo quartiere, o paese – storia, origine del nome, edifici particolari – e chi più ne ha, più ne metta.

    Se tutto passa attraverso l’obbligo e la costrizione, il risultato è vano, inutile, e sovente controproducente. Se invece l’apprendimento è una sfida, un gioco, un divertimento – proprio perché si è in vacanza – i risultati saranno garantiti.

    O forse mi sbaglio.

    D’ altronde sono boomer e la mia scuola è quella del secolo scorso.

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  • SCAFFALE: ALBI E LA CUCINA DI BUROLO E DEL CANAVESE

    28 giugno 2024 • LUOGHI E LIBRI • 1097

    trattoriatrecolombe

    Il titolo del volume è Trattoria Tre Colombe. E rimanda a uno storico locale di Burolo, ridente cittadina del Canavese. Adriano Albi, burolese di nascita, dopo aver lavorato una vita nel mondo dell’ alimentazione, da pensionato è tornato alle sue origini e si è dedicato alla sua passione per la cucina tradizionale e alla ricerca e alla pubblicazione del ricettario di nonna Beatrice, l’ anima delle Tre Colombe.

    E così l’ autore si è messo con paziente rigore a ricostruire quelle storiche ricette ridonando loro i profumi autentici delle origini. Profumi di una cucina povera, ma che anticipava di decenni quei “piatti a km 0”, tanto di moda oggi. Piatti che rappresentano l’ ultimo stadio di una cultura gastronomica basata sull’ utilizzo di quelle carni, verdure, salumi, formaggi un tempo utilizzabili solo nel luogo di produzione.

    Ne emerge un testo pratico di cucina della tradizione canavesana, autentica, vera, quella della nonna di Adriano Albi, nonna Beatrice Borga. Appunto.

    120 pagine di ricette semplici, che ognuno può replicare in casa propria: dalle conserve ai risotti, dalle frittate ai brodi, dalle lumache alla pasta fatta in casa. Senza dimenticare i dolci, la frutta spiritosa e i piatti unici.

     

    ADRIANO ALBI

    TRATTORIA TRE COLOMBE

    EDIZIONIPEDRINI

    18 euro

     

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  • PIEMONTE CAMPIONE D’ ITALIA PER BANDIERE VERDI

    27 giugno 2024 • COSE NOSTRE • 997

    montagna estate 2

    La nostra regione ha conquistato il primo posto nella classifica delle Bandiere Verdi assegnate da Legambiente ai territori dell’ intero arco alpino.

    Ma ovviamente la notizia è passata quasi sotto silenzio. Perché i piemontesi sono fatti così. Mai vantarsi troppo dei successi: piace il basso profilo.

    E’ invece noi vogliamo ribadirlo a gran voce. ll Piemonte si conferma la regione più green d’alta quota, con le sue cinque bandiere verdi. Seguono Friuli-Venezia Giulia con quattro, Veneto con tre bandiere, Lombardia e Valle d’Aosta con rispettivamente due bandiere, Alto Adige, Liguria e Trentino rispettivamente con una bandiera.

    Ci sarebbero anche delle bandiere nere assegnate a quelle realtà che invece si sono distinte in negativo. Ce ne sono anche in Piemonte. Ma in quest’ occasione vogliamo parlare solo delle cose belle e stigmatizzare il silenzio che ha circondato questo riconoscimento.

    Queste notizie dovrebbero girare; dovremmo far sapere all’Italia intera che Legambiente ha eletto il Piemonte prima regione per Bandiere Verdi. Altrimenti poi i turisti (almeno quelli che scelgono la montagna) finiscono per privilegiare altre regioni.

    E noi mugugniamo. Però, anche quando vinciamo i campionati, non lo diciamo a nessuno!

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  • IL PANETTONE D’ AMARE, DA MANGIARE IN ESTATE

    22 giugno 2024 • CINQUE SENSI • 929

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    Galup festeggia il solstizio d’estate con la presentazione della nuova linea del PANETTONE D’AMARE. Un Panettone con un nome originale, che rimane facilmente impresso nella memoria per via dell’assonanza tra le parole “d’amare” e “da mare”, un divertente gioco che riporta alla leggerezza della bella stagione.

    La nuova linea del PANETTONE D’AMARE – che l’azienda di Pinerolo ha presentato nella sua prima versione nell’estate 2023 ottenendo un considerevole consenso – quest’anno si arricchisce di una nuova proposta: il PANETTONE CON YOGURT INALPI E PESCA CANDITA, una fresca proposta tutta estiva che celebra il gusto della sperimentazione in pasticceria e la collaborazione creativa tra aziende del territorio.
    Della linea fanno inoltre parte il PANETTONE CON LIMONE CANDITO AL PROFUMO DI BASILICO con un soffice impasto arricchito con scorzoni canditi di limoni di Sicilia e avvolto dall’intenso profumo naturale del basilico e il PANETTONE AI FRUTTI TROPICALI caratterizzato da un mix di frutti tropicali – cubetti di ananas, mango e papaya semicanditi – e pasta d’arancia miscelata direttamente nell’impasto.

    Il PANETTONE D’AMARE– confezionato a mano con rafia ed incarti dai toni pastello è arricchito da un pendaglio che è anche una cartolina postale. La tipologia d’impasto è di tipo Milano da 750 gr., prodotto con lievito madre Galup, impastato e lievitato lentamente per 40 ore per garantirne la tipica fragranza, a cui si aggiunge un originale tocco di profumi e di freschi sapori tipici dell’estate. Ottimo degustato in ogni momento della giornata, è perfetto anche per pic-nic estivi, perché no, come una merenda al mare da condividere con amici e parenti o per fine pasto accompagnato da una pallina di gelato!

    “Abbiamo scelto e voluto festeggiare il solstizio d’estate presentando la linea 2024 del PANETTONE D’AMARE, perché per Galup questo è il proseguimento di un importante progetto lanciato lo scorso anno. I riscontri sono stati estremamente positivi ed è per questa ragione che abbiamo deciso di ampliare la gamma con una nuova proposta di eccellenza. Proseguiamo inoltre un percorso iniziato in questi ultimi 12 mesi, con il quale vogliamo costruire un filo rosso che accompagni ogni momento dell’anno, creando quella destagionalizzazione che ci consentirà di avere nuove proposte per i nostri consumatori in inverno o in estate, per le festività o per tutti i giorni,  per fare di Galup la più dolce compagnia di ogni nostra giornata” – ha dichiarato Elisa Mereatur – Responsabile Marketing dell’azienda pinerolese.

    Le 3 ricette PANETTONE D’AMARE sono disponibili in tutta Italia presso i migliori rivenditori Galup, nei Galup Store di Pinerolo e Torino e online su www.galup.it

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  • GIROVAGANDO: LA FERROVIA LENTA VIGEZZINA

    21 giugno 2024 • LUOGHI E LIBRI • 2427

    trenoferroviavigezzina

    Viaggi e lentezza. Un binomio perfetto per chi decide di dedicare qualche ora o un intero weekend alla scoperta di luoghi, profumi, colori ed emozioni. Perchè il viaggio lento sulla ferrovia panoramica che collega Domodossola, nell’alto Piemonte, alla svizzera Locarno, sul Lago Maggiore, racchiude proprio questi semplici e genuini ingredienti.

    Sui binari della “Vigezzina-Centovalli” è una vera esplosione di colori e atmosfere dorate. È l’autunno la stagione ideale per godersi il lento viaggio sui binari che collegano Piemonte e Canton Ticino, tra Alpi e Lago Maggiore. Ferrovia alpina per eccellenza, la Vigezzina-Centovalli attraversa nei mesi autunnali paesaggi suggestivi, che cambiano radicalmente l’esperienza di viaggio di chi ha già percorso la medesima tratta in altre stagioni. E dunque le visuali estive immerse nella rigogliosa vegetazione di queste valli si tramutano negli scenari mozzafiato del periodo compreso tra settembre e novembre: le calde tonalità delle foglie infiammano i boschi, i pascoli dorati illuminano le montagne, il sottobosco si arricchisce di frutti della terra e di profumi che solo l’autunno può sprigionare nei territori attraversati dalla linea ferroviaria.

    Il viaggio può iniziare, a libera scelta, da uno dei due capolinea o anche dalle stazioni intermedie. Approfittando dell’atmosfera rarefatta del Lago Maggiore in versione autunnale, può essere dunque Locarno il punto di partenza. Elegante cittadina adagiata sul versante svizzero del Lago Maggiore, merita certamente una visita, ma una volta saliti a bordo, lo sguardo raggiungerà presto i filari ambrati. Più in alto l’attenzione dei viaggiatori verrà catturata dai pianori baciati dal sole, circondati dalle cime imbiancate dalla prima neve, e poi ancora, lungo viadotti vertiginosi e profonde gole, si spingerà nel cuore della montagna ticinese, per ammirare i borghi in pietra delle Centovalli.

    Qui una sosta è d’obbligo nei tipici grotti. Locali rustici, ospitati in zone discoste e ombreggiate, in cui gustare solo prodotti e piatti nostrani: salumi, minestrone, risotto, polenta con brasato, coniglio, funghi, castagne e formaggi d’alpeggio. Il passaggio attraverso la frontiera italo-svizzera aprirà le porte della Valle Vigezzo, che anche nel periodo autunnale merita una visita approfondita.

    Sono poi le degustazioni di prodotti tipici, anche in occasione di sagre ed eventi molto frequentati a completare l’offerta autunnale per una sosta in Valle Vigezzo.  Ma se ad appassionare, oltre alle prelibatezze alpine, è anche la bellezza paesaggistica, questo immenso pianoro soleggiato è davvero il luogo perfetto. In autunno, la Valle Vigezzo, conosciuta come “Valle dei Pittori”, regala scorci davvero unici e meravigliosi: dai graziosi borghi dalle architetture tradizionali della bassa valle fino ai 2.000 metri delle cime più alte, si alternano paesi e paesaggi illuminati dai caldi colori della stagione più suggestiva dell’anno. I boschi della valle alpina accolgono i viaggiatori con il loro spettacolare foliage, per piacevoli passeggiate alla ricerca dei frutti del sottobosco: castagne, funghi e noci, infatti, abbondano in queste zone e richiamano sempre molti cercatori golosi. Il viaggio, raggiunto il punto più alto della linea, prosegue in discesa attraversando montagne e colline in avvicinamento a Domodossola, il capolinea italiano.

    Ulteriori informazioni sulla Ferrovia Vigezzina-Centovalli sul nuovo sito web www.vigezzinacentovalli.com e su Facebook: www.facebook.com/FerroviaVigezzinaCentovalli

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  • CHE BELLI GLI ANNI DELLE TV PRIVATE

    20 giugno 2024 • COSE NOSTRE • 3184

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    20Erano gli Anni Settanta, anni di fabbriche, di sviluppo urbanistico, di lotte, di fermenti sociali e culturali incredibili. Ed è proprio in quegli anni che esplode il fenomeno delle tv private, chiamate pure tv locali. Anche  se qualcuno preferisce definirle tv libere. Tele Torino International, Grp, Telestudio, Videogruppo, Tele Europa 3, Telecupole, Telesubalpina…. Chi non le ricorda? Magari con un po’ di rimpianto e nostalgia…

    Per chi come il sottoscritto ha mosso i primi passi della professione giornalistica proprio nelle tv private,  è stata una piacevole sorpresa leggere il libro “Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile” di Riccardo Humbert. Sfogliare queste trecento pagine è come smanettare con il telecomando, proprio come si faceva a quei tempi. E’ l occasione e per ritrovare volti, nomi, programmi che erano lí, in un angolino della nostra memoria ma sempre piacevolmente famigliari. Alba Parietti. Piero Chiambretti, Ramona Dell Abate, il mago Gabriel hanno mosso i primi passi proprio davanti alle telecamere delle tv private piemontesi. Alcuni programmi hanno fatto la storia della  televisione,  proprio come “Lo spogliarello della casalinga”   di Tele Torino International, trasmissione di cui si parlò anche negli Stati Uniti

    Per non parlare dell’informazione. I TG delle tv private facevano concorrenza alla Rai, raccontavano il Piemonte vero, quello della gente. Proprio per questo erano seguitissimi.

    Travolte dal crollo della pubblicità e dall’ avvento del digitale terrestre, dalla scarsa lungimiranza degli editori molte di quelle tv private sono sparite, altre sopravvivono a fatica.

    Ma leggendo il libro di Humbert, come scrive Piero Chiambretti nella prefazione,  “pagina dopo pagina si avrà la sensazione di entrare nella macchina del  tempo e correre a ritroso negli Anni Settanta per vivere la grande avventura delle tv private”.

    E scoprire anche aspetti meno conosciuti del Piemonte e di Torino, nella speranza che – come conclude Humbert – arrivi qualcuno come quella generazione di creativi, geniali e intraprendenti  che “con pochi quattrini ma grandi entusiasmi  è riuscita a creare un nuovo modo di fare comunicazione”.

     

     

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  • I TORCETTI SONO SOLO PIEMONTESI

    15 giugno 2024 • CINQUE SENSI • 1212

    torcetti

    Sono ottimi al naturale, ma i veri golosi spesso li tuffano nella panna montata, nella cioccolata e persino nello zabaione..

    Una cosa è certa, i torcetti sono come le ciliegie, uno tira l’altro e, fino a quando non si arriva all’ultimo, è difficile smettere di gustarli.

    Non esistono dubbi neppure sulle loro origini, sono piemontesi. Fin dal 1700 vengono citati come torchietti, ma anche come torcét, nei testi culinari. Nati dalla pasta di pane allungata, tagliata, piegata in forma ovale e passati nello zucchero che si caramella lentamente nel calore del forno, devono il loro nome alla torsione che si pratica per unire le punte del bastoncino di pasta, per donare loro il tipico aspetto a goccia.

    Di fatto sono la versione dolce del grissino, un biscotto comune quindi, che serviva per allietare le tavole dei poveri spesso prive di altri tipi di golosità.

    In origine il torcetto era di sicuro più grande, la riduzione delle dimensioni e la pasta più leggera e raffinata, lo fecero uscire dalle case dei contadini e lo resero un prodotto adatto alla pasticceria e ai palat fini, infatti divenne in breve tempo il dolcetto della domenica.

    I torcetti, allineati in modo ordinato sui cabaret, allietavano il fine pasto, era uso gustarli intinti nella panna spolverata con caffè d’orzo, una vera delizia.

    Ma in quale luogo del Piemonte i torcetti divennero pasticcini? Esistono due versioni e sono giudicate ambedue attendibili, poiché è possibile che lo stesso dolce fosse conosciuto in diverse zone della regione: quella storica, e più accreditata, ne identifica l’origine a Lanzo Torinese, come citano alcuni dizionari di gastronomia piemontese: i torcetti di Lanzo hanno la caratteristica peculiare di avere la superficie lucida e granulata, ottenuta con una spennellatura d’acqua e successiva spolverata di zucchero semolato.

    La seconda tradizione risale invece a tempi più recenti: nei primi del ‘900, il pasticciere Pana di Agliè, utilizzando degli avanzi di pasta usata per confezionare un dolce, fece dei biscotti a forma di tarallo e li spolverizzò con zucchero che si caramellò durante la cottura in forno. L’esperimento ebbe un tale successo  che i torcetti divennero parte della produzione quotidiana del forno, e arrivarono fino alla tavola della famiglia Reale. Furono così apprezzati che 1939 , la principessa Bona di Baviera, figlia del Duca di Genova, conferì una patente di merito a Pana Francesco panettiere in Agliè, e lo nominò suo fornitore ufficiale.

    Nei giorni nostri la produzione del torcetto è diffusa nel Canavese e nel Biellese, con qualche variante nella forma e nel colore, a seconda delle percentuali degli ingredienti usati. Al fine di tutelarne l’originalità è stato elaborato un disciplinare di produzione che prevede che venga usata farina di grano 00, con aggiunta di acqua, burro, lievito, malto e sale, che la pasta sia tagliata in pezzetti lunghi 5 centimetri, arrotolata in bastoncini che raggiungano lunghezza di 10 centimetri, chiusi poi ad anello ovale e infine cosparsi di zucchero. Devono quindi essere lasciati lievitare per un paio d’ore e messi a cuocere in forno per circa mezz’ora. I torcetti sono stati persino inseriti nell’elenco dei Prodotti agroalimentari  tradizionali della Regione Piemonte.

    Un biscotto tutelato quindi, ma la tutela non lo salva dalla golosità dei piemontesi che da sempre lo apprezzano.

    Patrizia Durante

     

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  • SCAFFALE: MARINA ROTA E CERTE DONNE, A TORINO

    14 giugno 2024 • LUOGHI E LIBRI • 1503

    DONNEROTA

    Marina Rota, ha messo a segno un altro colpo vincente. Il suo ultimo libro “Certe donne, a Torino – Incontri ravvicinati con figure straordinarie – Edito da Buendia Books, è un libro interessante e godibilissimo.

    La sua scrittura pulita ed efficace e la sua capacità di cesellare testimonianze, che si stemperano tra il sogno e la realtà, rendono merito, non solo ad alcune straordinarie donne torinesi, ma alle donne in generale. Regalando al lettore una descrizione precisa e unica del mondo femminile e del cammino, non certo semplice, compiuto negli anni per liberarsi da stereotipi e ruoli definiti.

    Le donne scelte da Marina hanno caratteristiche comuni: sono coraggiose, determinate e intelligenti, hanno idee elevate e pioneristiche, e lottano per realizzarle, senza mai perdere un grammo di femminilità. Lidia Poët, Teresina Tua, Paola Lombroso, Gemma Cuniberti, l’amata Amalia Guglielminetti, Helen König (detta Lenci), Isa Bluette e Bella Markman Hutter, sono le compagne del viaggio onirico di Marina Rota, che le incontra e le fa diventare reali, tanto che ci si chiede se l’autrice abbia davvero la capacità di viaggiare nel tempo.

    Le donne di Marina sono davvero figure straordinarie, che si sono distinte nel loro tempo e si distinguerebbero ancora oggi: veri esempi di modernità, arguzia e intelligenza, con quel pizzico di spregiudicatezza, che dona loro un fascino irraggiungibile.

    È un libro che si legge con il gusto della scoperta e tutte le volte che una delle interpreti saluta Marina, è un brusco risveglio. La si vorrebbe trattenere ancora un po’ per curiosare nella sua straordinaria vita o ammirarla, appena un  momento, mentre sorseggia con eleganza, un caffè.

    Il volume è impreziosito da una nota di Margherita Oggero, dalle illustrazioni di Renata Arnaldi, che rendono ancor più visiva l’atmosfera dei racconti e da una tavola inedita di Andrea Maino, che omaggia i viaggi nel tempo dell’autrice.

    Marina Rota dichiara, in questo libro, di non sentirsi adatta alla nostra epoca e che avrebbe voluto vivere in un tempo diverso. A fine libro non so se credere alla reincarnazione, perché le descrizioni, sia degli stati d’animo che dell’insieme, sono così precise e accurate che, secondo me, lei ci è veramente stata in quei posti e in quelle epoche. E ci torna sovente nei sogni, che condivide con noi lettori.

    Patrizia Durante

     

    Marina Rota

    Certe donne, a Torino – Incontri ravvicinati con figure straordinarie

    Buendia Books Edizioni

    18.50 €

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