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  • Piemonte terra di porcini, ecco il risotto ai funghi

    28 ottobre 2023 • CINQUE SENSI • 13175

    FUNGHI PORCINI

    Esiste un solo fungo degno di tale nome: sua maestà il Porcino. Tutto il resto sono tentativi fatti dalla natura per avvicinassi alla perfezione.

    Piemonte terra di funghi e soprattutto terra di porcini. e questa è una stagione eccezionale. Lo abbiamo toccato con mano e gustato a Ceva per la Sagra del fungo.

    A Giaveno siamo nel cuore  della grande kermesse con Fungo in Festa. Un occasione imperdibile per visitare la città e immergersi nei profumi e nei sapori autunnali. Tutti i ristoranti propongono menù a base di porcini, insomma una festa per la vista, per l’olfatto e soprattutto per il palato! Saranno presenti più di 200 bancarelle che celebreranno il porcino ma anche i molti prodotti locali della nostra regione. Ma è festa anche in altre città del fungo: Boves, Frossasco, e Pinerolo, solo per citarne qualcuna. Realtà che hanno fatto del porcino il loro fiore all’occhiello. A Pinerolo esiste il Museo del Fungo e a Frossasco quello del Gusto, dove i sapori e il profumo di questo meraviglioso prodotto, vengono messi in giusta evidenza.

    Portate a casa un piccolo paniere di porcini, potrete sbizzarrirvi in molte ricette, sono buonissimi tagliati a fettine sottili e adagiati crudi sulla carne all’albese ma anche trifolati come accompagnamento ad arrosti di carni rosse, ottimi grigliati e sublimi fritti.

    Uno dei piatti che ne esalta maggiormente le caratteristiche è però il risotto. La polpa del porcino non annerisce neppure dopo il taglio e conserva tutto il suo sapore e l’inconfondibile profumo, anche dopo la cottura. Vi proponiamo la ricetta che è di facile esecuzione e vi regalerà un primo indimenticabile.

    Ingredienti per 4 persone: Porcini 400 gr, Riso Arborio o Carnaroli 320 gr, burro 60 gr, Olio extravergine d’oliva 2 cucchiai, 1 Cipolla piccola dorata, 1 spicchio d’aglio, pepe macinato al momento (facoltativo), 2 cucciai rasi di prezzemolo tritato, parmigiano reggiano grattugiato 50 gr, 1 litro di brodo vegetale.

    Preparazione: Preparate il brodo vegetale con carota cipolla sedano alloro e rosmarino, meglio la sera prima.

    Pulite accuratamente i funghi togliendo la terra alla base del gambo, staccate poi le cappelle dai gambi e strofinatele delicatamente con un panno umido e pulito o con della carta da cucina inumidita. Una volta puliti affettate le cappelle e i gambi.

    In un tegame piuttosto ampio mettete a fondere metà del burro aggiungete la cipolla pulita e finemente tritata e fatela appassire a fuoco moderato per circa 10 minuti, non deve bruciarsi altrimenti rovinerà il sapore del vostro risotto. Unite il riso e fatelo tostare per un paio di minuti, aggiungete quindi un cucchiaio di brodo vegetale e fate cuocere a fuoco moderato unendo all’occorrenza il brodo vegetale.

    In un’altra pentola in acciaio o in materiale antiaderente mettete l’olio e uno spicchio d’aglio schiacciato, fate rosolare qualche istante, unite i funghi e fateli saltare a fuoco vivace, se necessario bagnateli con il brodo vegetale fino al termine della cottura che deve essere di 10/12 minuti. Spegnete quindi il fuoco e, se gradite, aggiungete il prezzemolo tritato.

    Cinque minuti prima che il riso termini la cottura, unite i funghi, tenendone da parte un paio di cucchiai che serviranno per guarnire i piatti

    A cottura terminata spegnete il fuoco, aggiungete il parmigiano e mantecate con il burro rimasto e lasciate riposare qualche secondo. Dividete il risotto nei piatti, aggiungete quindi i funghi messi da parte e servite immediatamente. Mettete comunque in tavola del parmigiano grattugiato e il macinino del pepe, in modo che i commensali che lo gradiscono possano servirsi. Buon appetito!

    Patrizia Durante

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  • GIROVAGANDO: OASI E MONASTERI IN VALSUSA

    27 ottobre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2812

    novalesa

    Tutti la conoscono come la valle della Tav o delle Montagne Olimpiche, ma la Valle di Susa può anche essere un’ oasi di silenzi e monasteri. Basta percorrere la Via Francigena che nel Medioevo era attraversata dai pellegrini che si dirigevano a Roma. Oggi è ancora ben visibile l’ eredità che quella storia ha lasciato. Basta saperla scoprire. Questa valle è una concentrazione straordinaria di monasteri di rilievo internazionale ma anche di suggestive chiese minori o cappelle  campestri.

    Partiamo da Avigliana dove è forte la presenza francescana  con la Certosa o Convento di San Francesco fondato nel 1515 e dove oggi l’ associazione Libera di don Luigi Ciotti ha creato un luogo di sosta e di pensiero: anche Vasco Rossi ha apprezzato questo posto ameno, bello e candido nella sua semplicità. La Sacra di San Michele è certamente il richiamo religioso più suggestivo e da tutti conosciuto e ammirato. Meno famosa, ma altrettanto carica di spiritualità, l’ abbazia benedettina dei Santi Pietro e Paolo, meglio nota come Novalesa, nei pressi di Bussoleno. E’ sede di un monastero ma anche punto di accoglienza per ospiti che possono soggiornare nei 20 posti letto vivendo una sorta di ritiro in meditazione. Non è luogo di villeggiatura, ma occasione per seguire da vicino l’ attività dei monaci e assaggiare anche i prodotti da loro coltivati come il miele di tiglio e castagno o le deliziose marmellate di albicocche, prugne, ciliegie e pesche.

    Una sosta la meritano anche la Certosa della Madonna della Losa a Gravere, Montebenedetto a Villarfiocchiardo, la parrocchiale di Celle, nel comune di Caprie a quasi mille metri sul Monte Caprasio dove si può ammirare una splendida cripta affrescata.

    Insomma, un’ occasione per passeggiate e meditazioni che nulla avrebbero da invidiare al Cammino di Santiago con i suoi milioni di pellegrini all’ anno. Quello che manca è quell’ accoglienza, quei sentieri ben tracciati e ben riconoscibili quel richiamo pubblicitario che ci sono in Spagna. I prossimi anni potrebbero essere l’ occasione per dare il via ad un cammino spirituale sulla Via Francigena in grado di richiamare un turismo religioso assai redditizio per questi territori.

    Se solo qualcuno ci pensasse.

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  • ARRIVANO TOUR E GIRO D’ITALIA, OCCASIONE DA NON PERDERE

    26 ottobre 2023 • COSE NOSTRE • 1761

    giro-ditalia_2

    “Il Giro d’Italia non ha date. Ogni giorno è domenica”: la frase è di Indro Montanelli e coglie alla perfezione quelli che dovrebbero essere i sentimenti che pervadono i piemontesi all’annuncio delle prime tappe del prossimo Giro d’Italia. Sentimenti di gioia, di festa, di orgoglio perché la “corsa in rosa” partirà dal Piemonte il 4 maggio 2024 e per 4 giorni girerà per le nostre strade. Venaria, Superga, Torino, San Francesco al Campo, Oropa, Novara, Fossano, Acqui Terme sono alcuni dei luoghi che verranno toccati dalla carovana.

    Il sindaco di Borgofranco d’ Ivrea, Fausto Francisca, nel 2022 parlò di “sogno che diventa realtà per una comunità di 4mila anime” quando fu annunciato che una tappa della passata edizione del Giro sarebbe partita proprio dal suo Comune. Si pensi che sono 20 i Paesi nel mondo dove vengono trasmesse le tappe del Giro, per non parlare dei servizi tv, delle cronache dei giornali, delle immagini sui siti web…. Insomma, una vetrina internazionale da far tremare i polsi e da far fare salti di gioia. Si calcola che siano 100mila le persone (tra sportivi, team, organizzatori, sponsor, sportivi) che si muovono attorno a questa corsa ciclistica, quindi è facile immaginare le ricadute economiche sul territorio. Ma per vivere in pieno questa manifestazione e per godere dei suoi benefici occorre prepararsi per tempo e “mettere il vestito della festa”.

    E anche il Tour de France farà tappa nella nostra Regione. Se il Giro muove 100mila persone, il Tour più del doppio.

    Deve essere un’opportunità straordinaria per far conoscere il Piemonte, le sue bellezze, i suoi prodotti. Non lasciamocela sfuggire. Occorre però muoversi per tempo, non aspettare l’ultimo giorno. Preparare manifestazioni a corredo della corsa; tirare a lucido edifici, monumenti, chiese, insomma tutti i nostri gioielli; predisporre il meglio dell’accoglienza alberghiera e enogastronomica; cancellare gli obbrobri (e sono tanti!) che deturpano le nostre città e le nostre strade.

    Insomma, come facevano i nostri nonni nel giorno della festa: regalare agli occhi del mondo la grande bellezza, naturale e artistica, del nostro Piemonte

     

     

     

     

     

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  • SCAFFALE: LA BRAVA GENTE DI MARGHERITA OGGERO

    20 ottobre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1630

    bravagente

    Quanti possono essere i colori dell’animo umano? E quante le sfumature che lo compongono? Può, lo stesso animo passare dalla notte più buia al fulgore di gesti generosi e imprevedibili?

    Un continuo contrappunto, tra una storia e l’altra, con cambi di scena repentini, quanto imprevisti, caratterizzano l’inizio del romanzo. Storie che si intrecciano nel susseguirsi delle pagine dando quindi completezza alla storia. In questa infinita tavolozza, Margherita Oggero, si diverte a pennellare, con tratti decisi o delicati, e ci restituisce una tela preziosa e raffinata su cui possiamo osservare e approfondire i racconti individuali, prima che si intreccino e diventino collettivi. La sua amata Barriera di Milano, così ricca di umanità, diventa nostra, perché esalta e condivide le sfaccettature appartenenti a ciascuno di noi: invidie, gelosie, ma anche solidarietà e compassione. Sentimenti comuni da cui nessuno può dirsi fuori.

    Deborah, detta Debby, che vuole convincere la madre Linda a uccidere il marito e padre, individuato come unico colpevole dei loro mali, o la vedova Caterina che vive nel terrore di finire dimenticata in casa di riposo per volontà del figlio, o la voglia di riscatto di Florin che ha il desiderio di comprarsi una casa, o l’antica rivalità fra Linda e Giuseppina scatenata dall’amore per lo stesso ragazzo. Storie comuni e reali che diventano trama e tessuto di una società viva e vivace, con cui l’imprevedibilità del destino, si diverte a giocare.

    Margherita Oggero si conferma ancora, se mai ne avesse bisogno, un’acuta osservatrice dell’umanità e ci regala un romanzo scorrevole e intenso che si legge con grande piacere. La sua capacità di scrittura, che la conferma ancora una volta tra le più grandi scrittici italiane, riesce a mettere in evidenza, gesti e situazioni comuni, restituendo loro la giusta profondità. Sullo sfondo un ambiente sovente al limite della legalità, dove solidarietà ed empatia non sono così comuni e tutt’altro che scontate, ma, di fatto, si trasformano nella vera forza che muove verso il cambiamento.

    Patrizia Durante

     

    BRAVA GENTE

    Margherita Oggero

    HarperCollins Edizioni

    19.00 euro

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  • I FIGLI NON SI COMPRANO

    19 ottobre 2023 • COSE NOSTRE • 1640

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    A una giovane donna (a me molto cara), insegnante di sostegno e precaria nella scuola elementare statale, non è stata rinnovato l’incarico per quest’anno scolastico perché si è diffusa la voce che fosse incinta, nonostante mancassero molti mesi al periodo di permesso per maternità. Non sono rari i casi di ragazze a cui, al primo colloquio per assunzione, venga ancora chiesto se è sposata e se intende avere figli.

    Riflettendo su questi fatti mi imbatto nella notizia che – certificato dall’ Istat – in questa estate 2023 in Italia i single hanno superato le coppie: in base all’ultimo rapporto annuale chi vive da solo rappresenta il 33,2 per cento della popolazione contro il 31,2 delle coppie.

    Sommando questi due dati capisco perché l’Italia resti uno dei paesi d’Europa con il più basso dato di natalità. 1,25 nascite per donna, davanti solo alla Spagna con 1,19 e Malta ultima con 1,13.

    L’ inversione di questa rotta, per cui presto saremo un paese di vecchi, non può arrivare solo con i soldi, cioè con un maggior sostegno economico. Non è vero che non si fanno figli perché non si hanno soldi: mia nonna, che è vissuta all’epoca della Malora di Beppe Fenoglio, partorì e crebbe 7 figli.

    La risposta deve essere soprattutto culturale e sociale: una nascita deve essere vissuta come un dono, cioè proprio come si diceva un tempo come un lieto evento. E invece sembra che l’annuncio di una gravidanza sia quasi una tragedia.

    E invece, qualsiasi governo, per invertire la tendenza della denatalità – nelle varie proposte che ho letto – mi pare ragioni sempre e solo in termini economici.

    Dare più soldi alle madri, aumentare gli assegni famigliari, regalare qualche settimana di permesso in più per i padri…. Forse ha preso alla lettera quel detto piemontese per cui “i figli si comprano”…. Continue Reading

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  • LE MELE, DALL’ ALBERO AL PIATTO

    14 ottobre 2023 • CINQUE SENSI • 1617

    MELE

    Abbiamo seguito alla lettera il consiglio di Angelo Branduardi nella canzone “Cogli la prima mela” e  siamo andati a raccogliere le mele. Siamo andati nel Saluzzese, in provincia di Cuneo, una delle zone in Italia più vocate alla frutticoltura,  dove si  producono, oltre a varie qualità di mele, anche pesche, mirtilli, pere, kiwi e uva da tavola. Tremila quintali di mele prodotti ogni anno in questi filari con le gala estive e rosse di Cuneo igp.

    Siamo nel pieno della raccolta in questa che è l’ attività finale e principale di una stagione intensa. Le mele non crescono e maturano da sole, vanno curate e seguite per tutto l’ anno: dalla potatura al diradamento dei rami con fiori e frutti, alla raccolta tutta fatta rigorosamente a mano.

    Come utilizzare le mele in cucina? Sono tantissime le ricette con questo frutto, noi siamo andati alla Creperie Vecchia Saluzzo nel cuore della città della provincia di Cuneo per scoprire da Simona Bersano un uso delle mele davvero insolito quanto gustoso: crepes salate con grano saracena condite con mele, gorgonzola e speck. Ma anche le classiche dolci con gelato alla crema e arance amare

    Mangiando una mela, mangiamo la pioggia, le nuvole, tutti gli alberi che hanno portato alla nascita della pianta da cui è spuntata, gli insetti che l’ hanno impollinata, nonché il sudore e la fatica di chi l’ ha coltivata e raccolta, l’humus e il vento che hanno nutrito quel melo. Ma alla fine a noi importa soprattutto che sia buona, cruda o cotta

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  • CHE BELLO, UN’ALTRA PISTA PER IL BOB!

    12 ottobre 2023 • COSE NOSTRE • 1812

    pistabobcesana

    L’Italia sembra non imparare mai dagli errori o dalle sciagure del passato. L’alluvione colpì Firenze nel 1966, sono passati quasi 60 anni ed è cambiato poco o nulla. Ogni volta che piove, da qualsiasi parte nel nostro Paese, si registrano ingenti danni, spesso – purtroppo – anche vittime. La lezione di allora pare non abbia insegnato niente. E gli esempi potrebbero continuare, a iosa.

    Ma soffermiamoci su un caso più recente e che ci tocca da vicino. Nel 2006 a Cesana fu realizzata la pista di ghiaccio per le gare di bob e slittino. Un’opera faraonica assolutamente mai più usata dopo le gare delle Olimpiadi.

    Uno scempio nel cuore delle Alpi piemontesi, una vera cattedrale nel deserto. Ebbene a Cortina, in previsione dei Giochi del 2026, hanno intenzione di costruirne un’altra, costo 120 milioni di euro. A nulla è servita l’offerta del Piemonte di usare la nostra: offerta, anzi, respinta con sdegno, ce ne costruiamo una noi. A quel punto la popolazione è insorta, sono nati numerosi comitati spontanei di protesta. E allora si pensa di chiedere ospitalità a Innsbruck, in Austria, o addirittura a Pechino.

    Una follia.

    O meglio una vera e propria speculazione edilizia, come quella che fu fatta, 18 anni fa, nelle nostre valli. La pista di Cesana è là, grigia e tetra sotto il sole e la pioggia, a ricordarci l’errore madornale compiuto. Gli atleti che utilizzano quell’impianto costosissimo da realizzare (e soprattutto da mantenere)  sono in tutto una cinquantina – tra bob, slittino e skeleton – ma a Cortina lo vogliono fare ugualmente, con enorme sfregio all’ambiente, alla montagna, al risparmio energetico e spreco di denaro.

    Cosa può indurre un amministratore a respingere l’offerta del Piemonte e a intestardirsi nel voler spendere soldi pubblici per una pista che alla chiusura dei Giochi sarà solo una colata di cemento fra le meravigliose Dolomiti? Dispettucci e ripicche politiche? Non riesco davvero a capirlo.

    Sarebbe assai più logico riprendere i contatti con il Piemonte o tentare un accordo con l’Austria?

    Appunto sarebbe più logico, ma in certi ambienti la logica pare proprio non abitare.

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  • I VINI PASSITI ATTRAVERSANO TUTTA ITALIA

    7 ottobre 2023 • CINQUE SENSI • 1761

    VINIPASSITI

    Dalla Valle d’ Aosta all’ Isola di Pantelleria. I vini passiti attraversano davvero tutta Italia. Si tratta di vini ottenuti da uve sottoposte a processi di disidratazione, naturale sulla pianta, oppure forzata, in cantina dopo la vendemmia. Le origini dei passiti risalgono nella notte dei tempi. Pare che addirittura gli Egizi producessero questi distillati da uve secche

    Famosissimi i passiti di Pantelleria e delle Isole Lipari che godono dell’ eccezionale clima delle terre siciliane, ma sorprendenti anche quelli che arrivano dalle montagne della Valle d’ Aosta (prodotti con uve Chambave) e delle colline del Canavese, soprattutto con l’ Erbaluce

     

    Conosciuti soprattutto come vini da meditazione oppure da abbinare al dolce, ma possono essere abbinati anche agli aperitivi o ai primi piatti

     

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  • SCAFFALE: CIELI SERENI DI LUCA PEYRON

    6 ottobre 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1910

    CIELI

    Può un sacerdote appassionarsi alla scoperta del cosmo tanto da scriverci un libro? Certo che può!

    E “Cieli sereni – Trovare Cristo seguendo le stelle” di Luca Peyron – Edizioni San Paolo – ne è la prova. Un libro che, a detta dello stesso autore, non ha la pretesa di essere scientifico, ma potrebbe aiutare uno scienziato a scoprire quanto possa essere serio ciò che non è solo scienza. Non è un libro per gli astronomi, ma potrebbe aiutare i massimi esperti del settore a scoprire quanto possa essere preciso il suo rapporto con Dio. E, a differenza di quanto potremmo aspettarci, non è neppure un libro per i credenti, ma un credente potrebbe scoprire quanto è bello mettere in pratica le scoperte scientifiche dal proprio balcone.

    Ha ragione don Luca, questo non è un libro per qualcuno in particolare, di fatto, è un libro per tutti. La sua esperienza , così empirica e sperimentale, coinvolge e stupisce. La condivisione della bellezza sconosciuta del cielo affascina e far venir voglia di provare a infrangere quella nera volta puntinata e scoprire i colori nascosti, che solo il telescopio può rivelarci.

    La distanza e il tempo sono concetti complicati per noi piccoli uomini che viviamo concentrati e ripiegati sul nostro ombelico e sul nostro fazzoletto di terra, questo libro, con le sue spiegazioni semplici, ci apre all’immensità e all’eternità. L’idea di osservare oggi, una luce partita da una sella migliaia di anni fa, è angosciante, ma anche illuminante e porta a inevitabili domande: cosa ci sarà ora nell’universo al posto di quella stella? Quale sarà stata la sua evoluzione? Starà ancora inviando il suo impulso luminoso o sarà spenta per sempre?

    E se una stella, che è parte di un sistema perfetto, dove il movimento è armonico e puntuale, che segue una logica che noi uomini abbiamo ingabbiato in leggi fisiche, può smettere di vivere, perché noi minuscoli esseri occupanti di un minuscolo pianeta, pensiamo ( e perfino pretendiamo) di essere eterni? Luca Peyron osserva la volta celeste (anzi, nera più del nero!) con gli occhi di un bambino e ci conduce, con gioia e stupore, a scoprire la meraviglia.

    Pagina dopo pagina, apre la nostra mente e soprattutto il nostro cuore all’immenso, a quello vero, a quello che ci lascia spiazzati e senza fiato, ma ci aiuta a ridurre i nostri piccoli problemi quotidiani alla dimensione reale. Come le stelle, siamo solo di passaggio, e come le stelle, solo una cosa potrà arrivare a chi osserverà la nostra vita dopo di noi: la bellezza, la luce e gli infiniti colori della nostra anima.

    Patrizia Durante

    Cieli sereni – Trovare Cristo seguendo le stelle (e con l’uso di un telescopio)

    Luca Peyron

    Edizioni San Paolo

    15.00 euro

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  • ASSENTI IN AULA, SCATENATI SULL’ EGIZIO

    5 ottobre 2023 • COSE NOSTRE • 1246

    MUSEO EGIZIO

    Negli ultimi giorni sono saltate alcune sedute del Consiglio Regionale del Piemonte per mancanza del numero legale. Troppi consiglieri e assessori assenti. Dall’ inizio legislatura, cioè 4 anni fa, su 270 sedute ne sono state cancellate 95, sempre per troppi scranni vuoti. Più di un terzo delle assise di Palazzo Lascaris, il parlamentino della nostra regione, non si è tenuto per colpa di chi non c’era

    Ma, scusate, cosa li abbiamo eletti a fare? La domanda sarà tacciata come banale e qualunquistica. Mah…

    Se poi andiamo a guardare i dati delle Camere del nostro Parlamento, vediamo che il tasso di presenza in aula è del 75%. Per 126 fra deputati e senatori il tasso scende a meno del 60% di presenze. Infine ci sono 37 nostri rappresentanti che vanno in aula tra le 0 e le 15 volte in una legislatura.

    Mi si dirà: non è in quei luoghi che si fa politica. La politica la si fa tra la gente, oppure sui giornali e in tv. E qui, invece, è una vera gara – a suon di sgomitate – per essere presenti, apparire, farsi notare.

    A costo di dire delle sonore stupidaggini.

    E’ accaduto ancora. Un assessore regionale e un pezzo grosso di un partito della maggioranza di governo, hanno tuonato contro Christian Greco, direttore del Museo Egizio, e hanno perorato la causa per una sua cacciata o per il non-rinnovo del suo incarico.

    La sua colpa? “Non è dei nostri”.

    Peccato sia ritenuto- da tutti gli esperti del settore – il miglior egittologo al mondo.

    Peccato abbia portato il Museo torinese a sfiorare il milione di visitatori l’anno.

    Peccato stia lavorando alacremente, e con grande passione, per celebrare il bicentenario del secondo Museo Egizio al mondo, dopo quello del Cairo.

    E scusate se è poco.

    Tra meno di un anno andremo alle urne per rinnovare anche il Consiglio Regionale del Piemonte. In migliaia verranno a chiederci il voto. Poi si stracceranno le vesti per la scarsa affluenza alle urne.

    Ma se nemmeno voi andate a votare in aula…

    Mi verrebbe da dire: vorrei essere governato da un Faraone!

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