L’Italia sembra non imparare mai dagli errori o dalle sciagure del passato. L’alluvione colpì Firenze nel 1966, sono passati quasi 60 anni ed è cambiato poco o nulla. Ogni volta che piove, da qualsiasi parte nel nostro Paese, si registrano ingenti danni, spesso – purtroppo – anche vittime. La lezione di allora pare non abbia insegnato niente. E gli esempi potrebbero continuare, a iosa.
Ma soffermiamoci su un caso più recente e che ci tocca da vicino. Nel 2006 a Cesana fu realizzata la pista di ghiaccio per le gare di bob e slittino. Un’opera faraonica assolutamente mai più usata dopo le gare delle Olimpiadi.
Uno scempio nel cuore delle Alpi piemontesi, una vera cattedrale nel deserto. Ebbene a Cortina, in previsione dei Giochi del 2026, hanno intenzione di costruirne un’altra, costo 120 milioni di euro. A nulla è servita l’offerta del Piemonte di usare la nostra: offerta, anzi, respinta con sdegno, ce ne costruiamo una noi. A quel punto la popolazione è insorta, sono nati numerosi comitati spontanei di protesta. E allora si pensa di chiedere ospitalità a Innsbruck, in Austria, o addirittura a Pechino.
Una follia.
O meglio una vera e propria speculazione edilizia, come quella che fu fatta, 18 anni fa, nelle nostre valli. La pista di Cesana è là, grigia e tetra sotto il sole e la pioggia, a ricordarci l’errore madornale compiuto. Gli atleti che utilizzano quell’impianto costosissimo da realizzare (e soprattutto da mantenere) sono in tutto una cinquantina – tra bob, slittino e skeleton – ma a Cortina lo vogliono fare ugualmente, con enorme sfregio all’ambiente, alla montagna, al risparmio energetico e spreco di denaro.
Cosa può indurre un amministratore a respingere l’offerta del Piemonte e a intestardirsi nel voler spendere soldi pubblici per una pista che alla chiusura dei Giochi sarà solo una colata di cemento fra le meravigliose Dolomiti? Dispettucci e ripicche politiche? Non riesco davvero a capirlo.
Sarebbe assai più logico riprendere i contatti con il Piemonte o tentare un accordo con l’Austria?
Appunto sarebbe più logico, ma in certi ambienti la logica pare proprio non abitare.
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