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  • GIROVAGANDO: IL MUSEO DI CAVALLERIA DI PINEROLO

    9 giugno 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2143

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    Per tantissimi la città di Pinerolo rimane sinonimo di Cavalleria, tant’è che in questi anni si è coniata l’identità: Pinerolo è Cavalleria. Il Museo Storico nazionale, che dal 1968 ha sede nell’antica Caserma Principe Amedeo, ripercorre la vita della famosa Scuola e dell’Arma attraverso l’evoluzione dell’uniforme, i copricapo, le medaglie e le decorazioni, le bandiere e gli stendardi.

    Con le sue 33 sale si tratta di uno dei musei più importanti d’Europa dedicati alla Cavalleria. Le collezioni permanenti comprendono le carrozze della Belle Époque, la Scuola di Cavalleria di Pinerolo e le memorabili imprese del Capitano Caprilli, le uniformi di Cavalleria degli ultimi 300 anni di storia, le migliaia di soldatini rievocativi con i giganteschi plastici della Battaglia di Waterloo, la preziosa la raccolta documentaria delle fotografie d’epoca dalle imprese ai protagonisti, delle telepittoriche e dei bozzetti bronzei, dei trofei.

    Il Museo, adatto a tutte le fasce d’età, è in grado di far rivivere gli ultimi tre secoli della storia d’Italia attraverso una ricchissima collezione di uniformi, dipinti, fotografie e sculture e, in particolare la storia di Pinerolo con la sua Scuola di Cavalleria e le memorabili imprese del Capitano Caprilli, maestro mondiale di equitazione.

    Con la collezione di migliaia di soldatini rievocativi, le ambientazioni con i cavalli imbalsamati e le carrozze della Belle Époque, è considerato uno tra i più ricchi musei militari a livello europeo.

    La visita al  Museo è gratuita al pubblico e le sale sono visitabili nei giorni di martedì, giovedì e domenica

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  • CODE AL SALONE E LIBRERIE SEMIVUOTE

    8 giugno 2023 • COSE NOSTRE • 2018

    CODESALONE

    Tutti contenti ed entusiasti – io per primo – dei risultati dell’ edizione 2023 del Salone Internazionale del Libro di Torino. 215mila visitatori, crescita generalizzata delle vendite, folla agli stand delle case editrici, ressa agli incontri con gli scrittori. Ne ha tratto giovamento non soltanto l’ organizzazione della kermesse letteraria, ma l’ insieme del sistema Torino e Piemonte. Hotel, ristoranti, bed and breakfast al completo.

    Quindi, tutti felici. E mi aggrego alla festa.

    Però mi pongo anche una domanda: quei 215mila visitatori sanno che in tutte le città e i paesi del mondo ci sono librerie aperte tutto l’ anno? Che quei volumi che hanno acquistato al Salone si possono trovare anche fra gli scaffali, freschi o polverosi, delle rivendite di libri o delle centinaia di biblioteche sparse sul territorio. E invece spesso regna il deserto e per una libreria che apre altre decine abbassano le serrande definitivamente. Molti per le loro letture preferiscono scegliere sulle piattaforme on-line; sono sempre in aumento quelli che usufruiscono dei volumi digitali e degli audiolibri. Mentre i librai fanno fatica a sopravvivere.

    Per diversi giorni, passeggiando fra gli stand e osservando le code – anche sotto la pioggia battente – ho cercato una risposta al perché i visitatori preferissero pagare il prezzo del biglietto (senza peraltro uno sconto garantito sull’ acquisto dei volumi) piuttosto che andare tranquillamente in libreria. Quella risposta non l’ ho trovata. Mi auguro, però, che l’ andare al Salone non sia solo una moda passeggera, una caccia al selfie, all’ autografo, all’ incontro con il vip. Ma che ognuno di quei 215mila visitatori leggano quest’ anno almeno un libro in più, uno per ciascuno.

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  • Napoleone e le Cantine Bonaparte, a Mondovi’

    3 giugno 2023 • CINQUE SENSI • 8531

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    01Riuscite a immaginare Napoleone, il grande condottiero e conquistatore, che rimane senza fiato davanti a un panorama? Ebbene, pare che questo sia accaduto a Mondovì quando l’Empereur si affacciò alla sommità della torre del Belvedere. La sua esclamazione fa parte della storia: “Noi siamo qui, nel più bel paese del mondo!”

    Così come è storia che Napoleone non si trovasse a Mondovì per turismo ma per la prima Campagna d’Italia. La stessa cittadina fu conquistata per due volte dalle truppe francesi e il 21 aprile del 1796 è ricordato per la battaglia in cui furono sconfitte le truppe austro-piemontesi. Qui si posero le basi per l’armistizio di Cherasco e le successive vittorie sull’Austria.

    L’eco delle battaglie e oramai lontano ma Mondovì, come allora,  continua a essere una deliziosa cittadina e il panorama che la circonda è ancora mozzafiato.

    Napoleone, come in molte città piemontesi e non solo, ha lasciato tracce del suo passaggio in alcuni punti aulici e storici, ma a Mondovì lo ha fatto anche in un locale meno pretenzioso dal punto di vista storico, ma certamente importante per quello del palato: le Cantine Bonaparte.

    Si tratta di un ottima osteria vineria situata in piazza Maggiore, il salotto di Mondovì, la scala che porta nelle Cantine è a lato della piazza, sotto l’insegna della farmacia. Il palazzo che le ospita  risale al 1500, ma si presume che le sue fondamenta siano ancora più antiche e che fossero quelle della prima cattedrale della cittadina. L’ambiente è curato e accogliente senza però abbandonare l’insegna della tranquillità e dell’informalità. Con il clima favorevole, potrete cenare sulla meravigliosa terrazza che si affaccia sulle Langhe Monregalesi, il panorama vi lascerà stupiti e anche voi come Napoleone rimarrete senza fiato.

    I menù proposti sono elaborazioni dei piatti della tradizione piemontese: ottime le carni, ma anche i primi meritano attenzione.  La cantina ha un’ampia scelta di vini nazionali e internazionali, serviti anche a calice, accompagnato da paste di meliga per un dopocena sfizioso, o per un aperitivo con gli amici. Nella pausa pranzo vengono proposti piatti veloci e leggeri, ideali per chi deve tornare al lavoro.

    L’ultimo venerdì del mese, finita la cena, si può godere dell’esibizione live di gruppi musicali, vario e articolato è il repertorio che spazia dal jazz, al blues alla musica d’autore. Insomma, se vi trovate a passare per Mondovì, fate una sosta e godetevi il cibo e il panorama, un’accoppiata formidabile!

    Patrizia Durante

    CANTINE BONAPARTE – PIAZZA MAGGIORE 3 – MONDOVì – TEL 0174 553074

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  • SCAFFALE: BLINI E TORINO LA CHIUSURA DEL CERCHIO

    2 giugno 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2067

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    L’amore per Lucento, noto quartiere torinese, è davvero sempre presente nel cuore di Maurizio Blini, che qui è nato e vissuto ed è sfondo silenzioso, ma molto reale, in molti suoi libri e racconti. E anche nell’ultimo  lavoro, pubblicato da Fratelli Frilli Editori, con il titolo “Torino la chiusura del cerchio”, assume ruolo importante: proprio durante uno scavo in un’area giochi per bambini, vengono rinvenute delle ossa umane. Da questo episodio partono le indagini della sezione omicidi della Questura cittadina. In contemporanea la DIGOS sta seguendo le tracce di un terrorista che pare sia riuscito a nascondersi e a condurre per decenni una nuova vita. Tra le due indagini Blini inserisce la storia di Mario, un pensionato alle prese con un figlio, esasperato e guidato da una moglie senza scrupoli, che vorrebbe disfarsi del padre ricoverandolo in una RSA per poter vendere l’appartamento.

    Tre storie distinte e separate, in cui il lettore si trova immerso, chiedendosi quali siano gli intrecci e soprattutto come riuscirà l’autore a dare un senso a episodi così slegati e apparentemente lontani.

    L’ispettore Federico scopre ben presto che le ossa appartengono a tre donne e giacciono sottoterra dal lontano 1974. Un vero e proprio Cold case che pare senza soluzione, anche per l’oggettiva difficoltà nel reperire testimoni ancora vivi e con buona memoria. Vivaldi e Meucci, storici personaggi dei Gialli firmati Blini, aiutano l’amico ispettore con preziosi consigli inviati da Cuba via mail, palesando la loro assoluta volontà di rimanere a godere della bellezza della loro nuova vita nell’isola.

    L’indagine della DiGOS ci accompagna indietro nel tempo, in un mondo apparentemente lontano e con cui non abbiamo fatto ancora bene i conti. Se però rispolveriamo la memoria, tra le righe scritte da Blini, possiamo ancora sentire riecheggiare gli spari, così come possiamo quasi toccare con mano, il clima grigio e di terrore che permeava la nostra città e l’Italia intera.

    La storia del pensionato Mario è una vera chicca: Blini riesce a farci capire l’amarezza, la disillusione e la frustrazione del suo personaggio. Così simile a quella di molti anziani che si trovano spiazzati e confusi, davanti a decisioni prese da chi dovrebbe amarli, accudirli e proteggerli. Mario però non si rassegna all’ipotesi di un’esistenza vuota e alienante e trova il modo per combattere contro un destino che pare segnato.

    In questo intreccio tra storie diverse, tra passato e presente Maurizio Blini prende per mano il lettore e lo accompagna con maestria tra le strade, i locali e i personaggi del suo quartiere, facendo vivere la vera essenza di quella periferia così caratterizzata da essere paese e vera comunità. È un libro profondo, dove il “Giallo”, seppur costruito in modo impeccabile, è una scusa per scandagliare l’animo umano e sollecitare nel lettore alcune riflessioni sul nostro recente passato, ma anche sul futuro e sui valori che sembrano imperanti nella nostra società.

    Patrizia Durante

    MAURIZIO BLINI

    TORINO LA CHIUSURA DEL CERCHIO, UNA NUOVA INDAGINE PER VIVALDI E MEUCCI

     

    FRATELLI FRILLI EDITORI

    16.90 Euro

     

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  • IN ARGENTINA IL PIEMONTESE E’ PATRIMONIO CULTURALE, E DA NOI?

    1 giugno 2023 • COSE NOSTRE • 1721

    bandiera-piemontese

    Come ha raccontato Andrea Parodi su La Stampa, a San Francisco, cittadina di 60mila abitanti nella provincia di Cordoba, al centro dell’ Argentina, è stata firmata, nei giorni scorsi, una dichiarazione ufficiale per sancire che la lingua piemontese è «Patrimonio Culturale Intangibile» della città. Attenzione, lingua piemontese e non dialetto. Un atto di appartenenza senza precedenti.

    San Francisco è il cuore pulsante della comunità piemontese d’Argentina. Qui il 90% degli abitanti è di origine piemontese. Le popolazioni di quella lontana regione sudamericana parlano una lingua ancora integra e perfettamente comprensibile, senza accenti. Nei negozi della cittadina si trovano i grissini fatti artigianalmente. Ci sono gruppi che insegnano balli e canti della tradizione piemontese, praticati anche dai più giovani. Come e forse più di quanto avviene nelle realtà del Cuneese, del Torinese e dell’Astigiano e di altre fette della nostra Regione.

    Qui da noi, ci sono interi paesi e zone dove la lingua piemontese è sconosciuta, straniera. Trovare un bambino che conosca o comprenda qualche parola dei nonni, è impresa assai ardua. A differenza – ad esempio – del Veneto e del Napoletano dove tutti parlano quasi unicamente la lingua locale, che è appunto una lingua e non solo un dialetto. Per non parlare della musica: le canzoni napoletane di Murolo o di Pino Daniele vengono trasmesse a ripetizione, quelle di Gipo Farassino semisconosciute perchè ritenute incomprensibili.

    Eh boia fauss….

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  • MA QUANTO COSTA UN BANCOMAT?

    25 maggio 2023 • COSE NOSTRE • 1882

    BANCOMAT

    Il numero di sportelli bancomat presenti sul territorio piemontese è diminuito negli ultimi mesi dell’8,3% e su tutto il territorio nazionale del 7,8%. Succede nelle città che contano migliaia di correntisti. Ma soprattutto nelle piccole realtà dove non è rimasto nulla.

    A Pessinetto, in provincia di Torino, una banda di ladri ha fatto saltare in aria lo sportello della Popolare di Novara. E non è più stato riaperto: è un grosso problema, soprattutto per le persone anziane che avevano imparato ad usare il servizio. Stessa situazione a Lombriasco. A Coazze, in Val Sangone, Unicredit  ha disposto la soppressione dell’ultimo sportello. A nulla sono valse le quasi 500 firme raccolte, né la lettera di protesta che il sindaco e la sua squadra hanno inviato ai vertici dell’azienda per persuaderli a rivedere la decisione. A risentire dei disagi sono soprattutto le persone che non sono in grado di raggiungere le ultime filiali nei paesi limitrofi.

    I comuni delle province di Asti, Cuneo, Biella, Verbania, Vercelli e Alessandria stanno ancora peggio. Ma, sommessamente, domando: quanto costa tenere aperto uno sportello bancomat?

    L’utile netto del 2022 di IntesaSanpaolo è stato di 5.499 milioni di euro, cioè 5 MILIARDI E MEZZO DI UTILE NETTO.

    I sindaci e le amministrazioni comunali hanno spesso messo a disposizione, gratuitamente, locali per ospitare un bancomat, inutilmente.

    Sarebbe facile populismo denunciare che non possiamo nemmeno prelevare o pagare con i soldi nostri depositati in banca. Ma noi lo diciamo ugualmente.

    E’ un nostro diritto: già ci hanno tolto le filiali, almeno lasciateci i bancomat sotto casa per disporre dei risparmi come e quando vogliamo.

     

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  • GIROVAGANDO: LA VALLE DI VIU’

    19 maggio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 3825

    MALCIAUSSIA

    E’ la più meridionale delle tre Valli di Lanzo, ed è una vallata ricca di laghi.

    Nell’alta valle ci sono un piccolo lago artificiale, il Lago di Malciaussia a 1805 metri e uno più grande a Nord Ovest, il Lago della Rossa, posto ai piedi del monte Croce Rossa. La diga del lago della Rossa, situata ad un’altitudine di 2716 metri, venne costruita negli Anni Trenta del secolo scorso ed era al tempo lo sbarramento idrico a quota più elevata d’Europa. A quote più elevate si trovano ii laghi dell’ Autaret.

    La Valle prende il nome da Viù che è un classico paese di montagna a  775 metri di altitudine. Dei tre paesi che compongono la Valle (Viù, Lemie e Usseglio), Viù è il più popoloso (1150 abitanti) e dista da Torino 48 chilometri; attraverso il Colle del Lys è possibile scendere sulla Val di Susa, attraverso il Colle della Djeta (valico per ora aperto solo nella stagione estiva) si può viceversa scendere su Mezzenile e quindi raggiungere la Val d’Ala e la Val Grande, le altre due valli di Lanzo.

    Il territorio è ricco di acque: i laghetti alpini (del Civrari, dei Vailèt, di Viana e di Pian Motte), i numerosi torrenti che scendono dai diversi crinali, andando ad arricchire le acque della Stura di Viù. Tra i monti, il più imponente è sicuramente il Civrari mt. 2302, a cavallo tra la Val di Viù e la Val di Susa, altra montagna significativa e peraltro non impegnativa da raggiungere è l’Uja di Calcante (1602 metri), decisamente particolare la catena delle Rocche Moross, che per l’alto contenuto di ferro delle rocce che la compongono si tinge di un bel colore rosato, simile, per certi versi, a quello delle più famose Dolomiti. Caratteristica infine, la sagoma triangolare di Montù mt. 2195, che domina il vallone dei Tornetti.

    Altra particolarità del territorio sono i boschi, soprattutto le faggete, di particolare rilievo quelle tra Viù e Col San Giovani, dove si possono ammirare esemplari di straordinaria bellezza.

    Tra le specialità gastronomiche della Valle di Viù  spiccano in assoluto quelli di provenienza casearia a partire dalla Toma di Usseglio con la sua importante Sagra.  Vi sono poi i formaggi di capra, i “ciavrìn”, che possono essere consumati freschi oppure stagionati. Rinomato è poi il burro di montagna, specialmente quello realizzato durante la monticazione.

    Tra le carni, sono i salumi a farla da padroni: il più conosciuto è però il “salame di Turgia”, ottenuto dalla macellazione di bovini a fine carriera, che può essere consumato fresco o stagionato.

    Tra i prodotti da forno, oltre al pane che risulta particolarmente gustoso grazie anche alla qualità dell’acqua utilizzata, ad avere un legame stretto con le valli è il grissino stirato a mano e i “torcetti”, prodotti di pasticceria a lievitazione naturale.

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  • E INTANTO L’ ACQUA SE NE VA….

    18 maggio 2023 • COSE NOSTRE • 1975

    INVASI

    Dopo quasi due anni di siccità (manco fossimo nel Sahara) finalmente è piovuto. In alcune zone d’ Italia anche troppo e in Piemonte è arrivata pure la grandine a danneggiare i raccolti. Ma se avessimo potuto trattenere anche solo una piccola parte dell’acqua caduta dal cielo, e subito defluita nei fiumi, avremmo messo al sicuro le coltivazioni per tutta l’estate. Due giorni di pioggia finalmente abbondante, caduta sui campi, sui frutteti, sui prati e sui boschi del Piemonte. In alcune zone sono scesi fino a 120 millimetri di acqua

    Una quantità  sufficiente per tutto l’anno, se fosse presente una rete di infrastrutture di trattenuta e accumulo (piccoli invasi, laghetti) e che costituirebbe una preziosa scorta per salvare i raccolti in caso di siccità. E invece la pioggia scesa è subito “transitata” verso il mare, una quantità pari al 50% della portata media del Po a Torino. Se fossimo stati in grado di immagazzinare anche solo un decimo di questa acqua, avremmo accumulato circa 15 milioni di metri cubi, pari a circa la metà della capacità della diga idroelettrica di Ceresole Reale, che avrebbero permesso di gestire un’eventuale crisi idrica estiva.

    Oltre i 2000 metri di quota è nevicato, ma questa neve non è sufficiente per rimpinguare le portate dei fiumi nel periodo estivo, visto che i ghiacciai sono ormai quasi inconsistenti in tutte le montagne piemontesi e valdostane.

    La Coldiretti è pronta con decine di progetti per piccoli invasi e per laghetti atti a trattenere l’acqua piovana e poi ridistribuirla. Manca solo il via libera della Regione e del Governo. E intanto l’ acqua se ne va.

     

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  • SCAFFALE: EROI CON LE STELLETTE DI ALESSANDRO MELLA

    12 maggio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 1912

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    Soldati, partigiani, ufficiali, soccorritori, carabinieri, vivandiere e patriote, garibaldini, marinai, aviatori, pompieri, sommergibilisti e tanti altri ancora. Questo è il paesaggio umano che riempie le pagine di “Eroi con le stellette – Storia e storie di soldati italiani”, il volume in cui Alessandro Mella ha raccolto, per Marvia Edizioni, una parte dei suoi vent’anni di studi. Un panorama dell’Italia dell’Ottocento e del Novecento, il nostro paese visto attraverso gli occhi di grandi eroi della straordinarietà e non meno grandi eroi della quotidianità.

    Alcuni noti ed altri quasi sconosciuti.

    Uomini e donne che con il proprio coraggio, con l’abnegazione, con il senso del dovere, hanno concorso a fare dell’Italia un paese libero e migliore. Tante piccole storie incastonate, come gemme, nella più grande storia. Raccontate con passione perché l’oblio non se le porti via. Il volume è aperto da una prefazione di SAR il Principe Aimone di Savoia e da un’introduzione di Francesco Garibaldi Hibbert nipote del celeberrimo Eroe dei Due Mondi.

    ALESSANDRO MELLA

    EROI CON LE STELLETTE

    MARVIA EDIZIONI

    25 euro

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  • IL BELLO SOTTO CASA

    11 maggio 2023 • COSE NOSTRE • 1993

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    “Andrà tutto bene”, “Saremo tutti migliori”, sono alcuni degli slogan che sentivamo ripetere quotidianamente durante il lockdown per la pandemia.

    Non è andata proprio così.

    Il Covid-19 è stato quasi del tutto debellato, ma sono rimasti un nervosismo e una litigiosità latenti, un senso di insicurezza, difficoltà sanitarie, problematiche economiche e realtà di disagio.

    Forse, però, il lockdown almeno un merito lo ha avuto: quello di farci scoprire il turismo di prossimità e quindi di farci innamorare del bello che c’è sotto i nostri occhi, vicino a casa.

    Perché andare fino in Provenza per ammirare i campi fioriti di lavanda, quando a Sale Langhe o nel Pinerolese ne troviamo di altrettanti suggestivi? Ho visto bambini carezzare e scoprire la corteccia pelosa dell’altissima sequoia nel Parco del Castello di Miradolo, senza dover attraversare l’oceano e andare in California… Le cascate del Toce non sono grandiose e spettacolari come quelle del Niagara, ma lasciano comunque a bocca aperta…

    Le acque dei torrenti dell’Alessandrino e del Biellese sono ricche di pagliuzze d’oro, come quelle del Klondike…

    I cammini di Oropa o la via Francigena sono in grado di offrire fatica, ospitalità e suggestioni, quasi alla pari con Santiago de Compostela… vuoi mettere passeggiare a cavallo per Langhe, Monferrato o Roero, forse addirittura meglio che andare in Borgogna…Percorrere salite e discese in mountain bike? Basta andare su e giù per la Via del Sale senza trasferirci in Olanda….

    E l’elenco potrebbe continuare all’ infinito. Il bello c’è, e a un tiro di schioppo dalle nostre città. Si risparmiano soldi e si incrementa il turismo locale. Scusate se è poco! E così potremo dire che, alla fine, il lockdown ci ha resi migliori.

    Almeno un pochino.

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