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  • SCAFFALE: AMORE E GINNASTICA DI DE AMICIS

    5 settembre 2025 • LUOGHI E LIBRI • 301

    deamicis-amoreeginnastica

    Qualche volta bisognerebbe ringraziare gli editori, per il lavoro che fanno. Specialmente se non sono delle major e specialmente quando ci aiutano a scoprire piccoli tesori nascosti, o dimenticati, che ci consentono di “fare pace” con qualche scrittore.

    Quindi grazie alla casa editrice Capricorno che ha pubblicato, nella collana Capolavori Ritrovati, Amore e Ginnastica di Edmondo De Amicis.

    Devo confessare che era dall’inizio adolescenza che avevo accantonato De Amicis, forse condizionata da quello sciropposo e melenso libro Cuore, e non ero per niente incuriosita dal resto della sua produzione letteraria. Ma, c’è sempre un ma, mi sono dovuta ricredere. A parte il tipo di scrittura un po’ datata e l’uso di forme grammaticali e termini così superati da costringermi, di tanto in tanto, a ricerche sul dizionario, Amore e ginnastica e davvero un libro leggero, ironico e perfino divertente. Un libro, che quando lo finisci, ti lascia la soddisfazione di averlo letto, perché rappresenta un tassello che ti saprebbe spiaciuto perdere, non foss’altro per averti reso un’immagine diversa e più completa dell’autore. Ma anche per averti consentito di scoprire termini tanto desueti quanto accattivanti!

    La storia è semplice e scaturisce da subito dalla penna di De Amicis, una storia d’amore, (forse) non corrisposto tra il segretario Celzani, ex seminarista e la maestra di ginnastica Pedani, di origine lombarda, venuta a Torino per insegnare e coinquilina della maestra Zibelli. Ancora maestre quindi, ma molto diverse dalla più nota collega “dalla penna rossa”. La Pedani è un’innamorata della ginnastica e, forte dei suoi studi e delle conoscenze anatomiche, è convinta che la sua disciplina sia la panacea per tutti i mali che affliggono la gioventù, specialmente le ragazze, ancora obbligate in stretti corsetti: pertanto conduce una personale battaglia perché alla sua materia sia data la giusta importanza in tutte le scuole. La Zibelli è lunatica, pensava che tutti gli uomini stravedessero per lei e mal sopporta il successo della collega, dotata di un fisico invidiabile.

    La storia si svolge tra via dei Mercanti, dove sono domiciliati i tre, e le vie del centro storico di Torino. Fanno da contorno una serie di protagonisti che ben rispecchiano le caratteristiche, gli ideali e gli animi dei personaggi dell’epoca.

    Per gran parte del romanzo Celzani cercherà di far breccia nel cuore della Pedani, ma lei lo respingerà. È una donna libera e mette al primo posto la passione e la dedizione per la sua professione. Insomma, un’immagine di una donna libera e rivoluzionaria, che non vuole sottostare alle convenzioni dell’epoca, che la vorrebbero maritata e con uno stuolo di pargoli.

    Anche la figura di Celzani è innovativa, dietro a quell’aria da pretino mancato, si nasconde un uomo pieno d’ardore e di sensualità, che perde la testa per una caviglia scoperta o per un lembo di candida pelle della Pedani. Ma è anche consapevole che il confronto fisico è impietoso e quindi si macera tra le sue ambizioni amorose, i ripetuti rifiuti dell’amata e un forte senso di inferiorità nei confronti di questa donna così sicura e forte.

    Ovviamente non rivelo il finale del romanzo, perché voglio lasciarvi la possibilità di assaporarlo, immergendovi nelle parole e nei sentimenti così ben descritti da De Amicis.

    Patrizia Durante

     

    Edmondo De Amicis

    Amore e ginnastica

    Edizioni Capricorno

    Euro 12

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  • UN FUTURO SENZA IDRAULICI?

    4 settembre 2025 • COSE NOSTRE • 291

    idraulico

    I numeri parlano chiaro: l’artigianato italiano è al collasso. Quello piemontese in caduta libera.

    In dieci anni, in Italia, sono andate perdute circa 400.000 imprese artigiane. In Piemonte il saldo negativo tocca quota 43.000 unità: un’emorragia che non è più un segnale d’allarme, ma un grido disperato.

    Vogliamo andare avanti con dati sconfortanti? Secondo la CNA (Confederazione Nazionale Artigianato) nel primo semestre del 2025 la cassa integrazione è aumentata del 42% rispetto allo stesso periodo del 2024. E poi, ancora: quasi un’impresa su cinque in Piemonte (19,9%) è a rischio insolvenza nei prossimi 12 mesi.

    Le ragioni di questa crisi le conosciamo tutti: eccessivo peso fiscale sulle imprese, burocrazia sempre più soffocante, difficoltà e trasmettere il mestiere alle nuove generazioni, costo del lavoro difficile da sostenere, soprattutto in mancanza di agevolazioni per assumere giovani ai quali insegnare la professione, spese energetiche in crescita continua, accesso al credito pieno di ostacoli, ecc…

    Non si tratta solo di imprese, dietro ogni artigiano ci sono lavoratori, figli, famiglie. Realtà che stanno pagando un doppio prezzo: quello della crisi economica e quello dell’indifferenza politica.

    Siamo al punto di non ritorno: l’artigianato rischia di collassare definitivamente. E quindi avremo un futuro senza idraulici, elettricisti, orafi, muratori, imbianchini, tornitori, fresatori? E l’elenco potrebbe continuare.

    Oppure ci affideremo all’Intelligenza Artificiale anche per riparare una serranda, per fare un impianto elettrico o per tinteggiare i nostri appartamenti? Pura utopia.

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  • AGNOLOTTI E STUFATO D’ ASINO, A CALLIANO E NEL MONFERRATO

    30 agosto 2025 • CINQUE SENSI • 2404

    AGNOLOTTIASINO

    La leggenda narra che due abitanti di Calliano d’ Asti, nei primi anni del 1800, furono incaricati di guidare una mandria di asini dal monte Amiata in Toscana fino a Saint Jean de La Marienne in Francia. In quell’ occasione scoprirono che la carne d’asino poteva essere usata come alternativa a quella bovina, all’epoca decisamente più cara, e cominciarono a cucinarla. una carne decisamente gustosa, che regala un sapore particolare ad ogni pietanza e, inoltre, può essere cucinata in tantissimi modi: dallo stufato, a torte salate, fino ad agnolotti ripieni: la carne d’asino offre una rosa di piatti che ormai contraddistingue la cucina di Calliano e del Monferrato.

    Tanti i ristoranti della zona che preparano questi piatti e li servono caldi e fumanti, accompagnati dagli splendidi vini del Monferrato. A Bubbio, sempre in provincia di Asti, all’ agriturismo Tre colline in Langa, Paola Arpione cuoca contadina di Campagna amica, ha raccolto le antiche ricette di un’ anziana donna di Calliano, per riproporre piatti con carne d’ asino.

    Oggi sono tra i piatti più amati della tradizione culinaria piemontese, e ad essi sono persino dedicate due manifestazioni, la Sagra dell’Agnolotto d’Asino e la Sagra dello Stufato  che  si tengono ogni anno a fine giugno e ad agosto a Calliano Monferrato!

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  • GIROVAGANDO…IL RICETTO DI CANDELO

    29 agosto 2025 • LUOGHI E LIBRI • 6528

    RICETTO DI CANDELO

    Visitate il Ricetto di Candelo, nel Biellese, e vi troverete immersi in un attimo nel Medioevo. Tutto è rimasto intatto e uguale a seicento anni fa e forse più…

    Il Ricetto di Candelo è una fortificazione collettiva sorta per iniziativa della popolazione negli anni a cavallo tra XIII e XIV secolo. La gente di Candelo lo utilizzava come deposito per i prodotti agricoli in tempo di pace e come rifugio in tempo di guerra o di pericolo. Si è conservato grazie alla sua matrice contadina, infatti fino a pochi anni fa nelle “celle” si faceva il vino e si mettevano al sicuro i prodotti della terra. Il ricetto è a pianta pentagonale, ha un perimetro di circa 470 metri e una superficie di 13 mila mq, è largo 110 metri e lungo 120. In queste ristrette dimensioni trovano spazio circa 200 cellule, oggi quasi tutte di proprietà privata.

    Gli angoli del ricetto sono protetti da quattro torri rotonde, in origine tutte aperte verso l’interno per facilitare le operazioni di difesa.

    Varcata la torre-porta, ci si trova in una piazzetta pavimentata con le pietre tondeggianti del vicino torrente. La costruzione più imponente è il palazzo del principe, fatto costruire da Sebastiano Ferrero nel 1496. Le rue – francesismo con cui si chiamano le strade – sono a ciotoloni per permettere il deflusso delle acque.

    Dal Ricetto, scendendo lungo il tratto erboso a sinistra della torre di sud-ovest, si raggiunge la chiesa di Santa Maria attraverso un viottolo che costeggia la roggia Marchesa. La chiesa risale forse  al 1182 e conserva una bella facciata romanica costruita con pietre di torrente.

    E si può anche mangiar bene. Il prodotto del Ricetto è un salame sotto grasso chiamato salam‘d l’ula. Tipici anche i dolci croccanti del Ciavarin. Il piatto tipico è la paletta candelese, un salume costituito dalla scapola di suino sgrassata, salata e massaggiata manualmente e prodotta secondo tradizione in limitate quantità.

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  • LA RIVINCITA DELLA NOSTRE MONTAGNE

    28 agosto 2025 • COSE NOSTRE • 250

    montagna estate 2

    Che strana questa estate 2025. Da un lato il caro ombrelloni e spiagge private semideserte, dall’altro temperature equatoriali e fuga dalle città e quindi una crescita delle presenze nelle località di montagna. Ma attenzione: sarebbe sbagliato fare l’equivalenza fra questi fenomeni. Cioè non è che siccome al mare i prezzi sono inaccessibili, la gente va in montagna.

    Non può essere così, non deve essere così.  La montagna non è gratuita.

    La scelta delle vacanze al fresco, in altura deve essere consapevole, nel rispetto di chi la montagna la ama, la rispetta, ci vive tutto l’anno.

    Ho trascorso alcuni brevi periodi di questa estate 2025 sulle Dolomiti, nelle Valli di Lanzo e del Cuneese, ma anche all’ Alpe Devero, in Ossola. Ovunque ho respirato aria buona, mangiato piatti genuini, mi sono regalato momenti di relax e di benessere. Ma se in Trentino siamo ormai vicini all’overtourism con sentieri affollati come le nostre tangenziali, hotel e rifugi strapieni, in Piemonte, quasi ovunque, c’è ancora modo di godere di ampi spazi e non restare pigiati come sardine. Interessante, ad esempio, la scelta turistica dell’ Alpe Devero: qui il turismo è contingentato. Sono disponibili 900 posti auto: raggiunto quel limite, stop alle vetture. Chi vuole sale a piedi, oppure rinuncia.

    In questo modo il turismo diventa davvero sostenibile, nel rispetto della natura.

    Turismo consapevole significa anche rispetto delle comunità che vivono la montagna tutto l’ anno. Quindi acquisto di prodotti locali, nei negozi del posto. Che senso ha andare in montagna con la macchina piena di cibo comperato negli ipermercati cittadini e fare picnic nel primo prato libero?

    Le nostre montagne possono rappresentare bellezza e ricchezza.

    Ma attenzione.

    Io dico no e mi opporrò con forza a chi vuol farle diventare come la Riviera Romagnola, con tutto il rispetto per chi si è inventato quel “divertimentificio” e per chi è attratto da quel tipo di vacanza.

    Il pericolo c’è. Con la crescita delle temperature la fuga dalla pianura verso il fresco delle Alpi, è appena cominciata.

    Le nostre montagne vanno salvaguardate in ogni modo. Prima che sia troppo tardi.

     

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  • IL RISO DELL’ OSTERIA CONTEMPORANEA

    23 agosto 2025 • CINQUE SENSI • 1978

    OSTERIACONTEMPORANEA

    Si fa presto a dire riso. Come se di risi ce ne fosse una sola qualità, invece sono tantissime le varietà di questo cereale. E di piatti a base di riso? Un’ infinità. E allora siamo andati nel Novarese, a Caltignaga, zona tipica della coltivazione del riso da uno chef che lo ha scelto proprio come materia prima per i suoi piatti e per i suoi menù. Gianpiero Cravero con la sua Osteria Contemporanea

    Osteria di una volta, ma  contemporanea perché qui si cerca di modernizzare l’ intera offerta di piatti, soprattutto a base di riso. Cravero infatti è stato uno dei primi chef a sperimentare l’ uso del riso Venere, quello nero, negli Anni Novanta quando ancora nessuno lo conosceva.

    Abbiamo scoperto una rivisitazione del Risotto alla Milanese, o meglio allo zafferano con il midollo di carne, tritato e posto come base per un piatto di spaghetti di riso Artemide. Poi il trionfo del riso nero con code di gamberi e crema di Gorgonzola CentoCavalli, una varietà potente di questo formaggio piccante.

    I primi reperti di riso coltivato risalgono a 7mila anni fa. Oggi continuiamo a coltivarlo e mangiarlo. Bianco, nero, integrale, decorticato, perlato… Perché fa bene alla nostra salute, e soprattutto perché è buono in un’ infinità di ricette, dai piatti unici ai dolci, come contorno o come primo o secondo piatto, insomma il riso è davvero amato da tutti.

    E come recita il proverbio il riso nasce nell’ acqua e deve morire nel vino. Gianpiero Cravero propone i rossi delle Colline Novaresi, a partire dal Vespolina, vinificato in purezza.

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  • SCAFFALE: CRISTIANA FERRINI E IL CAPITANO DEI CAPITANI

    22 agosto 2025 • LUOGHI E LIBRI • 461

    Ferrini_libro_Cristiana

    Non è il solito libro su un giocatore del Torino, fatto di elenchi partite e risultati, quello scritto da Cristiana Ferrini, “Mio padre, il capitano dei capitani – Giorgio Ferrini, una storia granata”, è una storia d’Amore.

    Un Amore profondo, con la A maiuscola e onnicomprensivo.

    La scrittura di Cristiana ci rivela infatti, oltre all’incredibile carriera, i lati più legati all’ambito familiare, di suo padre Giorgio. Ma mette in luce anche l’amore che lui, nella sua breve vita, è riuscito a trasmetterle per Trieste e quella terra che l’ha visto nascere e crescere prima di approdare a Torino, sua seconda patria. Per le cose semplici, per le cene condivise in allegria con gli amici, per il mare, per le cose belle e i sentimenti puri, in generale.

    Giorgio Ferrini ha regalato a Cristiana e a suo fratello Amos – che è autore della bella prefazione – radici profonde e solidi valori, a cui attingere e in cui trovare conforto, nei momenti più complessi della vita.

    È un libro di ricordi, che consente al lettore di scoprire l’animo del Capitano dei capitani: la sua umanità, la sua timidezza sostenuta da un’incrollabile determinazione, ma anche le infinite attenzioni riservate alla sua amata moglie e ai suoi figli. Gesti delicati, ma importanti, destinati a lasciare tracce indelebili nelle generazioni a venire.

    Giorgio Ferrini è stato un uomo leale, generoso e di poche parole. Perché la generosità non è mai bella quando è raccontata, quando diventa vanto. Poche parole e tanti, tantissimi fatti, come quando sua moglie scoprì che altri componenti della rosa del Torino guadagnavano molto più di lui, che pure era il capitano: “Rossa, stai brava!” la zittì lui. Poche parole che rivelano quanto amasse quella squadra e quanto poco gli importasse del denaro e forse della riconoscenza dei piani alti, e quanto invece tenesse alla compattezza della squadra, del progetto, ma anche al rapporto con i tifosi, con la gente del Toro. Giorgio Ferrini, probabilmente, avrebbe giocato anche gratis, per quella maglia che gli era rimasta attaccata al cuore fin da bambino.

    La famiglia Ferrini era originaria di Sant’Arcangelo di Romagna, trasferita a Trieste, in cerca di lavoro, a seguito della Prima guerra mondiale. Giorgio Ferrini era nato il 18 agosto 1939, e cresciuto conoscendo il rumore delle bombe e i morsi della fame, ma tutto era reso più leggero e sopportabile dalla sua grande passione per il calcio, sublimata in un pallone di pezza e una maglia granata con il numero 8 cucito un po’ sghimbescio sulla schiena, entrambi opera della sua mamma. Quei due semplici oggetti facevano di lui un calciatore del Grande Torino. Un supereroe!

    Nel maggio del ’49 la squadra del cuore di Giorgio Ferrini, e di gran parte degli italiani, ferma la sua corsa a Superga e quel bambino elabora quell’immensa perdita facendosi una promessa: avrebbe continuato a giocare a calcio, per far rivivere il Torino.

    Mai promessa fu mantenuta così a fondo.

    Ma il libro di Cristiana è anche la scoperta di Ferrini come marito innamorato e padre dolcissimo, un uomo profondamente devoto alla sua famiglia, che ha dedicato loro tutto il tempo concesso da una professione che l’assorbiva forse più del dovuto, tanto da decidere di portare prima Cristiana e poi anche Amos, agli allenamenti al Filadelfia, luogo del cuore, dove i due sono cresciuti accumulando ricordi e stabilendo le basi di solide amicizie, tuttora condivise.

    Insomma, il viaggio nelle parole di Cristiana è una collana di perle, una più preziosa dell’altra, un omaggio, una delicata carezza al suo papà andato via troppo presto, ma soprattutto un vero regalo ai tifosi granata. Perché se è vero che Giorgio Ferrini, con il suo grande cuore, ha amato tutto quanto la vita gli ha offerto, è anche vero che è stato ed è tutt’ora molto amato. Perché nel Torino c’è sempre e solo un Capitano!

    Patrizia Durante

     Cristiana Ferrini

    Mio padre, il capitano dei capitani – Giorgio Ferrini, una storia granata

    Cairo Editore

    Euro 16,50

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  • CHIUSI E APERTI IN TEMPO DI VACANZA

    21 agosto 2025 • COSE NOSTRE • 308

    monviso

    07Cambiano i tempi, cambiano le mode ma sembra che, in Italia, le abitudini delle vacanze non cambino. La settimana di Ferragosto continua ad essere consacrata alle ferie. Succeda quel che succeda, ma nei giorni attorno alla metà del mese dedicato alle “Feriae Augusti” cioè “riposo di Augusto” (festa romana celebrata in onore dell’imperatore Augusto, che comprendeva riposo, giochi e corse di cavalli) l’ Italia intera si ferma.

    Tutti al mare o in montagna, a costo anche di indebitarci o pagare a rate la vacanza, ma bisogna fare le valigie, almeno per qualche giorno e proprio a Ferragosto!

    Certo non è più come qualche tempo fa, quando le città chiudevano ai primi di agosto (macchine cariche di bagagli davanti agli stabilimenti per partire subito, appena finito l’ ultimo turno di lavoro)  per poi riaprire a fine mese. Ma l’ idea di vacanze intelligenti sembra proprio non entrare nella mentalità degli italiani. E così ci si mette in coda, si intasano le autostrade, si affollano le spiagge, si riempiono hotel e ristoranti e – spesso – quel che dovrebbe essere meritato riposo, diventa ulteriore fonte di stress e di salassi economici: si paga sempre il doppio che nel resto dell’anno.

    Io, invece, resto in città a godermi Torino semideserta. A sentir parlare lingue straniere per le vie del centro. E così scopro che quest’anno, rispetto al 2024, è cresciuto del 30% il numero degli esercizi commerciali aperti anche a Ferragosto. Che il tasso di occupazione di hotel e ristoranti è raddoppiato. Che in Piemonte qualcosa si sta muovendo anche sotto il punto di vista dell’ accoglienza turistica. Che i nostri laghi, le vallate montane, le colline, le città e i piccoli borghi sono diventati attrattivi, richiamano gente dall’Italia e dall’estero.

    Da noi non è ancora arrivato il fenomeno dell’ overtourism, del tutto sovraffollato (e speriamo non arrivi mai), ma è davvero confortevole osservare gente che guarda ammirata le nostre vie, le nostre piazze, i paesaggi ameni e gli scorci più caratteristici. Che bello fermarsi per dare informazioni agli stranieri, o rendersi disponibili per scattare una foto col telefonino, a coppie e gruppi che vogliono immortalarsi davanti al Caval ‘d Brons, sotto la Mole e con lo sfondo del Monviso.

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  • ALTA LANGA VINO DELL’ ANNO 2025 PER IL PIEMONTE

    16 agosto 2025 • CINQUE SENSI • 2074

    altalanga

    L’Alta Langa docg è il “Vino dell’Anno Regione Piemonte” per il 2025: la proclamazione ufficiale è avvenuta nella Centrale della Nuvola Lavazza a Torino nell’ambito della settima edizione de La Prima dell’Alta Langa, che ha visto in degustazione oltre 200 cuvées dello spumante Metodo classico piemontese.

    Una denominazione dalla produzione contenuta, ma con una storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali sotterranee” di Canelli oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco.

    È vinificato con uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile, è esclusivamente millesimato (riporta cioè sempre in etichetta l’anno della vendemmia), può essere bianco o rosato, brut o dosaggio zero e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare di produzione (almeno 30 mesi).

    L’Alta Langa bianco ha sfumature da giallo paglierino a oro intenso e aromi che ricordano la frutta bianca e gli agrumi con sentori di crosta di pane. Al palato è armonico, caratterizzato da una delicata sapidità. L’Alta Langa rosé ha un colore rosa cipria o più marcato quando è giovane, l’intensità aromatica tipica del Pinot Nero, con profumi che spaziano dal pompelmo alle spezie.

    La zona di origine è situata nella fascia collinare del basso Piemonte alla destra del fiume Tanaro e comprende 149 Comuni delle province di Asti, Alessandria e Cuneo. I terreni collinari su cui coltivare i vitigni di Pinot nero e di Chardonnay devono essere marnosi, calcareo-argillosi, con una fertilità moderata. I vigneti possono essere posizionati solamente in collina, l’altitudine minima deve essere di 250 metri slm, e sono vietati i terreni di fondovalle e umidi. Il disciplinare prevede che ogni vigneto sia composto da almeno 4.000 ceppi ad ettaro (10.000 mq). La produzione delle uve non può superare le 11 tonnellate per ettaro e la resa in mosto di tutte le frazioni della pressatura deve essere inferiore al 65%, così da ricavare esclusivamente la parte derivante dalla polpa.

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  • GIROVAGANDO: CASA DEL MAESTRO A DOGLIANI

    15 agosto 2025 • LUOGHI E LIBRI • 1964

    CASADELMAESTRO

    Nel cuore di Dogliani, nel quartiere Castello, c’è una realtà dove il tempo sembra essersi fermato. E’ la Casa del Maestro, una stamperia d’ arte dove il lavoro prosegue da oltre 30 anni, sempre con la stessa passione.

    A pian terreno antichi torchi di stampa, macchine per le incisioni, linotype con caratteri mobili, e altri marchingegni che danno vita a libri d’ arte, opere in bianco e nero oppure a più colori,  come si usava fare a fine Ottocento, sempre utilizzando preziose carte fabbricate a mano.  Ivan Terreno vi accompagnerà alla scoperta di questo incredibile universo fatto di incisioni, acquetinte e ceremolli: in 30 anni di attività si è acquisita esperienza nel campo dei materiali e della manualità rigirosa dell’ esecuzione. I testi, composti rigorosamente con carattere mobili, sulla Linotype sono stampati con torchi antichi.

    Al piano superiore la sorella Teresita Terreno vi guiderà nel suo atelier di acquerelli, incisioni, acqueforti, libri illustrati.

    Ma non solo alla Casa del Maestro con la sua stamperia e l’ atelier si respira il profumo l’ arte,  è l’intero borgo di Dogliani Castello ad essere abbellito dall’ estro dei fratelli Terreno con dipinti sui muri, un bed and breakfast, una vineria… un tuffo nella raffinatezza dove regna il bello, un regalo per gli occhi e per lo spirito.

     

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    13 novembre 2025 • 67

    IO AMO LA CUCINA ITALIANA

    Manca circa un mese al 10 dicembre. Cosa accadrà in quella data? A Nuova Delhi, in India, si riunirà il Gotha...

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    30 ottobre 2025 • 223

    GLI AGNELLI VENDONO E TUTTI ZITTI

    Nel corso degli ultimi anni hanno venduto, in ordine sparso, la Fiat a Stellantis, l’Iveco, il Lingotto, parte di...

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    14 novembre 2025 • 11

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    SCAFFALE: LA RIVISTA STORIE E GENTI DI COLLINA

    Il sottotitolo la dice tutta. Rivista di Cultura e Attualità del territorio collinare fra il Po e il Monferrato....

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