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  • PIZZE DA CHEF DA TELLIA

    10 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 1957

    tellia

    Alla Carbonara, al Polpo, alla Gricia, alla Cesar salad, alla Salsiccia di Bra. Vegetariana.. Sono soltanto alcune delle 15 varietà di pizza che lo chef pizzaiolo Enrico Murdocco propone nei suoi locali Tellia, a Torino.

    Dopo aver frequentato vari corsi di panificazione e di pizzaiolo e dopo aver lavorato in cucina con chef stellati, Enrico Murdocco decide di intraprendere questa strada sicuramente innovativa: “Mio fratello faceva danza e quando tornava a casa la sera ci facevamo una pasta alla carbonara. Quindi quando abbiamo aperto la prima pizzeria non poteva mancare quella alla carbonara.  Oggi ne facciamo una quindicina di varietà, ognuna dopo uno studio rigoroso con prove su prove”.

    Alla base un impasto davvero eccezionale, incredibilmente croccante e soffice

    Il Gambero Rosso ha premiato quella al polipo fra le migliori pizze al taglio. Da Tellia si può infatti mangiare al tavolo oppure portarsene a casa vari tagli e poi riscaldarle in un normale pentolino.

    Ma si può chiamare ancora pizza? Risponde la critica enogastronomica Sarah Scaparone: “Si, anche se inorridiranno i Napoletani. La base è comunque farina, acqua e lievito e da Tellia l’ impasto è davvero straordinario”.

    VIA SAN TOMMASO 27 C, 10121 TORINO

     VIA MARIA VITTORIA 20, 10123 TORINO
     CORSO SEBASTOPOLI 241, 10136 TORINO

     

     

     

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  • GIROVAGANDO: CALOSSO FRA CRUTIN E RAPULE’

    9 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 3148

    crutin calosso

    Come facevano le massaie di un tempo, quando non erano ancora stati inventati i frigoriferi e i congelatori, a conservare i cibi? Usavano le ghiacciaie, le cantine, oppure i Crutin. Cosa sono i Crutin? Grottini scavati nel tufo, sottoterra, con scaffalature, angoli, ripostigli dove la temperatura rimane stabile fra i 5 e i 6 gradi e dove gli alimenti non si deteriorano.

    In altre zone li chiamano Infernot. Calosso, cittadina nel cuore del Monferrato, ha deciso di valorizzare questi suoi Crutin: parecchi sono stati riaperti, restaurati e sono tornati ad accogliere turisti, visitatori e curiosi.  Mario Barbero ne ha uno, chiamato “Gioia Barbero”, che addirittura scende di due piani sottoterra e una ghiacciaia costruita più di 150 anni fa. “Qui organizziamo anche cene e degustazioni dei vini tipici dell’ Astigiano” spiega.

    Ma quella dei Crutin non è l’ unica incursione nel passato di Calosso. In autunno – stagione favolosa in Monferrato per i colori che assumono le colline e le vigne – si celebra la festa del Rapulè. Per i contadini di un tempo nulla doveva andare sprecato e quindi – terminata la vendemmia – si mandavano i bambini nei filari a raccogliere dai tralci gli acini rimasti e gli ultimi grappoli (in piemontese rapulin, appunto). Ricordare queste tradizioni è diventata una festa e Calosso continua a vivere sospesa tra passato e futuro.

    Mentre il presente è rappresentato dall’ enogastronomia. In questa zona si produce il vino  Gamba di Pernice, la più piccola doc d’ Italia: 35-40mila bottiglie l’ anno di un vino che prende il suo nome dalla caratteristica forma dei grappoli, a tre tralci proprio come le zampe della pernice.

    Vito Nolè, chef del ristorante Duca Bianco, prepara con il Gamba di Pernice un favoloso risotto con crema di parmigiano e latte e, per finire, una grattata di tartufo.

    Dopo ave gustato questa delizia salite al Castello di Calosso e perdetevi con lo sguardo in un mare di colline e di vigne.

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  • LA CHIESA NON È SOLO IL VATICANO

    8 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 241

    pretisuoreperiferie

    In questi giorni, in tanti si dilettano e discettano sul nome del futuro Papa e sull’ eredità di Francesco. In tivù, sui giornali, sui social… un po’ ovunque. Ed è giusto che sia così. Non mi addentro in queste analisi di politica vaticana: non ne avrei la competenza. Però da credente (peccatore, ma credente), dopo anni da animatore in parrocchia, con tre zii sacerdoti (uno martire per mano dei Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale) mi sento di poter dire che qualcosa conosco della Chiesa.

    E la Chiesa non è soltanto il Vaticano.

    Limitandoci ai nostri territori, non possiamo non ricordare che la Chiesa è quel sacerdote dell’ Alta Langa la cui parrocchia è la sua automobile: deve accudire alle comunità di 5 paesini e quindi passa le sue giornate (soprattutto sabato e domenica) correndo da una chiesa all’altra per dire messa, per confessioni, funerali, battesimi, cresime, comunioni, matrimoni.

    La Chiesa è quella suora anziana che, nelle periferie delle grandi città, si occupa dei poveri, delle mense per chi non ha da mangiare. O di quella religiosa che lavora negli ospizi per dare assistenza agli anziani che noi parcheggiamo nelle case di riposo.

    La Chiesa è quel diacono, padre di due ragazzini, che qualche giorno fa ha celebrato il battesimo di un bimbetto a me molto caro. Impegna il suo tempo libero per dare una mano in parrocchia. Fa un po’ di tutto: dalle pulizie, alla somministrazione dei Sacramenti al posto dei sacerdoti, sempre più pochi e sempre più anziani.

    La Chiesa è quei giovani che animano gli ultimi oratori rimasti: stanno con i nostri ragazzi, cercando di far capire loro che è più importante stare insieme, giocare, divertirsi, magari pregare, che non vivere sul cellulare e sui social.

    Se poi allarghiamo gli occhi al mondo, come non ricordare le migliaia di missionari, preti, suore, volontari sparsi in ogni angolo della Terra.

    Papa Francesco, che sentivamo così vicino perché aveva le nostre stesse radici, aveva ben compreso dove sta la vera Chiesa. Siamo sicuri: quell’ insegnamento non andrà disperso.

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  • L’ OSTU DEL CASALOT IN VALLE VARAITA

    3 maggio 2025 • CINQUE SENSI • 2497

    l-ostu-dal-casalot

    La Valle Varaita è lunga 70 chilometri e va dalle porte di Saluzzo fino a Pontechianale, sempre in provincia di Cuneo. A metà della Valle, in una frazione di Frassino, a 1000 metri di altitudine, 8 anni fa è nato l’ Ostu del Casalot, letteralmente Osteria del Piccolo Casale. Ma questo è molto più di un ristorante, anche se è doveroso cominciare dalla cucina. Qui regnano i Ravioles, gnocchetti di patate impossibili da descrivere, assolutamente da assaporare.

    Il menù offre mille altre scelte, ma se vogliamo vivere appieno la Valle Varaita lasciamoci condurre in un percorso di gusto locale per assaporare formaggi superlativi, dal Tomino di Melle al Blu di Becetto, con miele di Brossasco

    Ma come dicevamo L’ Ostu del Casalot non è solo ristorante, c’ è tanto altro. Tutto realizzato da Bruno, parigino di nascita ma originario della Valle Varaita, e da Marilena che invece è proprio una valligiana doc. E allora non fermiamoci all’ ottimo cibo, godiamoci un’ oasi di benessere con saune, idromassaggi, piscine e tanto relax in questa valle incantata.

    Se infine vogliamo riposarci Marilena ci propone una casetta fra gli alberi del bosco e Bruno la sua Bubble Room per una notte sotto le stelle.

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  • SCAFFALE: PAOLINO E IL PROFETA DI LUNGO TERMINE

    2 maggio 2025 • LUOGHI E LIBRI • 257

    PAOLINOPROFETA

    Una Torino attuale e ugualmente “fuori tempo”, quella dell’ ultimo romanzo noir di Michele Paolino. Diversi personaggi che intersecano le proprie vite attorno a una trama semplice quanto incredibile.

    Cade un piccolo velivolo alla periferia della grande città. Un contadino accorre. Vede cose che non dovrebbe vedere. Si impossessa di soldi non suoi. Tutto questo infastidisce la Torino della collina (che però fa affari con la malavita). A indagare una giovane luogotenente del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri e un vicecommissario di Polizia. Indagini complesse perchè personaggi importanti della città mettono i bastoni fra le ruote agli inquirenti.

    Michele Paolino, torinese di Borgo San Paolo, guida il lettore fra le pagine di questo noir alla ricerca di una verità che sembra sempre sfuggire, grazie anche a intrighi internazionali che si mischiano a feste mondane e appuntamenti erotici fra amanti del sesso e dell’ arte. Cadaveri che scompaiono, fuoristrada che invece ricompaiono.

    Tutto all’ ombra della Mole, simbolo di una città che affannosamente sta cercando un’ identità, dopo anni di sudditanza a monarchie, vere o industriali che siano.

    MICHELE PAOLINO

    IL PROFETA DEL LUNGO TERMINE

    CAPRICORNO EDITORE

    13

    euro

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  • IL CLIMA CAMBIA, NOI NO

    1 maggio 2025 • COSE NOSTRE • 233

    Alluvione-del-Piemonte-del-5-Novembre-1994

    Mentre scrivo queste riflessioni ho ancora negli occhi le immagini del ciclone che si è abbattuto nella settimana di Pasqua sul Piemonte. Di fronte alla devastazione, al dolore, ai danni ingenti diventa difficile dire…lo sapevamo, era previsto e prevedibile. Eppure, è così. E non lo scopriamo, certo in questi giorni.

    Il cambiamento climatico è in atto e soltanto l’uomo sembra non rendersene conto. E non mi riferisco solo alla catastrofe di questi giorni. L’ alluvione del 1994 che seminò distruzione e decine di morti qualcosa ci ha insegnato: molte aree fluviali e montane sono state messe in sicurezza, ma di fronte all’eccezionale quantità di pioggia caduta in poche ore è difficile intervenire, anche solo per limitare i danni.

    Però ci sono altri fenomeni, ormai in atto da anni, nei confronti dei quali non siamo ancora stati in grado di prendere provvedimenti.

    Ad esempio la neve. Ormai è assodato: a Natale non nevica più e invece le precipitazioni nevose arrivano abbondanti in febbraio e marzo, addirittura aprile. Pasqua 2025 vede le nostre montagne imbiancate mentre tutti gli impianti sciistici sono chiusi, perché la stagione è finita e i contratti di lavoro scaduti.

    È una scemenza pensare a tenere gli impianti aperti quando c’è neve e chiusi quando non c’è?

    Passiamo all’agricoltura. Piove sempre meno e in maniera irregolare, e sovente si deve ricorrere all’irrigazione artificiale nel periodo estivo, ma mancano gli invasi: eppure, in pianura si continua a seminare mais che necessita di tanta acqua e in collina a puntare su vigneti esposti al sole. E, quindi, abbiamo vini con gradazioni alcoliche sempre più elevate (con tutti i problemi che ne conseguono) e vendemmie anticipate.

    L’ elenco potrebbe continuare. Turismo? Vacanze? Continuiamo a chiudere quasi tutte le attività produttive ad agosto, mese santo per le ferie.

    Insomma, il clima cambia e ce lo dice apertamente, ma noi facciamo finta di niente.

    Come mio nonno che tirava fuori il paletot all’ 8 dicembre e lo ritirava per san Giuseppe: “mica posso star dietro alle pazzie del meteo”, diceva….

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  • LA CREDENZA DI SAN MAURIZIO, INNOVAZIONE NELLA TRADIZIONE

    26 aprile 2025 • CINQUE SENSI • 2263

    LaCredenza

    Innovazione nel solco della tradizione. E’ questa la ricetta del ristorante La Credenza, di San Maurizio Canavese, in provincia di Torino. Aperto nel 1991 ha ormai superato i 30 di vita e da quindici anni riceve, regolarmente e senza interruzioni, il riconoscimento della Stella Michelin.

    “Sempre al passo con i tempi, abbiamo cambiato gli arredi, le tecniche e il personale – spiega Giovanni Grasso, titolare – si si chiama  La Credenza non per ricordare il mobile di casa, ma perchè La Credenza, nel Medioevo, era il luogo dove si ritrovava la comunità con i nobili per fare feste e per discutere i problemi più urgenti. Noi vogliamo che il nostro locale sia un po’ così, il ritrovo della comunità”.

    Ultimo grande investimento, nell’ estate scorsa, il rifacimento completo della cucina con attrezzature ultramoderne. Ma l’ innovazione nel solco della tradizione è anche nei prodotti usati per i piatti del menù della credenza,  a cominciare dalle  verdure dell’ orto che qui a San Maurizio Canavese sono a cm zero.

    Innovazione, come dicevamo, è anche nel personale con un sommellier che arriva addirittura dal Giappone, il giovane Takè.

    E’ giunto il momento di passare ai piatti. Al centro del menù, ovviamente, i  classici della cucina piemontese rivisitati alla moda della Credenza di San Maurizio Canavese

    L’ innovazione passa infine per la tecnologia con il menù e la scelta dei vini che possono essere fatti dai clienti su carta ma anche su tablet. “E da più di 30 anni la clientela e la critica ci premiano con il loro affetto e la frequentazione del nostro locale nel cuore di San Maurizio” conclude Giovanni Grasso

     

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  • GIROVAGANDO: IL VILLAGGIO ERRANTE DI FONTANAFREDDA

    25 aprile 2025 • LUOGHI E LIBRI • 2612

    fontanafredda

    Da una storia d’ amore nasce la tenuta di Fontanafredda, sulle colline del Barolo attorno ad Alba, in Piemonte. Fontanafredda venne infatti acquistata dal re Vittorio Emanuele II come dono per la “Bella Rosina”, Rosa Vercellana, donna popolana, dapprima sua amante e poi sposata in nozze morganatiche (celebrate fra persone di ranghi nobiliari diversi).

    E nella casa principale è ancora possibile ammirare le camere da letto – separate – della Bela Rosina e del re Vittorio Emanuele II, le biciclette che usavano per le passeggiate nel bosco, le sale da pranzo, i piatti realizzati da Richard Ginori con l’ emblema di Rosa Contessa di Mirafiori. Insomma, si respira la storia a Fontanafredda, in ogni angolo di questi 120 ettari di bosco e soprattutto vigneti

    Oggi quella tenuta è diventato un Villaggio Narrante con tanto di hotel, centro convegni, ristoranti e cantine.

    40mila alberi danno vita al Bosco dei Pensieri con percorsi per camminate e tappe segnate da scritte e ricordi di grandi maestri della letteratura e della filosofia.

    È rimasto intatto il villaggio, così com’ era nei secoli scorsi, con chiesa, scuola e dove vivono tuttora una dozzina di famiglie

    Ma Fontanafredda è famosa nel mondo soprattutto per i suoi vini. Circondata da un anfiteatro di vigneti coltivati – con metodo bio – a uve nebiolo per il Barolo e le Cantine sono state selezionate fra le migliori 100 in Europa, con un vino che viene esportato in tutto il mondo.

    Ed infine tutti a tavola con il piatto reale e principesco della cucina piemontese, i ravioli al plin preparati dalla famiglia di chef Alciati, senz’  altro uno dei piatti preferiti dal Re Vittorio Emanuele II e dalla sua Bela Rosin

     

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  • ELEZIONI, TAGLIO DEL NASTRO… E POI?

    24 aprile 2025 • COSE NOSTRE • 291

    inaugurazione

    Che bello sarebbe se ogni anno ci fossero importanti scadenze elettorali… Pensate quanti tagli di nastri.. Quante inaugurazioni.. Quante cerimonie…

    Peccato che poi…. Poi cosa? Proviamo ad andare a vedere?

    Nel 2024 ci fu l’ inaugurazione in pompa magna del collegamento ferroviario veloce fra Torino e l’aeroporto di Caselle. Ministri, sindaci, presidenti… c’erano proprio tutti. “Finalmente un treno che dall’aereo ti porta direttamente in centro città”, “Siamo a livello delle principale città europee”, “Un collegamento che aspettavamo da decenni” quelle frasi solenni mi risuonano ancora nelle orecchie. Ma nel corso di un anno quel treno ha sempre e solo funzionato a singhiozzo: infiniti ritardi, sospensioni, interruzioni, disagi e rabbia per i viaggiatori. Al punto che è arrivata la decisione: il collegamento Torino-Caselle verrà soppresso per tutta l estate per correre ai ripari e rendere il servizio, in futuro, perlomeno accettabile. Ovviamente proprio in estate, quando l’afflusso all’aeroporto è maggiore.

    Passiamo oltre. Praticamente ogni anno c’è qualche candidato che assicura che la Asti-Cuneo è finalmente completata. E invece è come la Tela di Penelope… manca, ancora e sempre, quella manciata di chilometri.

    Completamento della linea 1 della metropolitana di Torino, e avvio della linea 2? In base alle promesse elettorali ogni stagione potrebbe essere quella buona, anzi sicuramente “ci siamo”, “finalmente ecco il taglio del nastro”, “pronto il finanziamento”. La realtà è che si va solo da Fermi a Bengasi e alle 21.30, in settimana, stop alle corse. 21.30, capite?

    L’elenco potrebbe continuare con decine di altre opere pubbliche mai finite, limitando il nostro sguardo al solo Piemonte.

    Ma tranquilli: l’ abito elegante, la cravatta azzeccata, le forbici sono lucide: prossime elezioni? Prossimo taglio del nastro! Ennesima promessa (o bugia) elettorale.

     

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  • TRATTORIA CROCE D’ ORO…..UN ANGOLO DI PARADISO, GRANATA

    19 aprile 2025 • CINQUE SENSI • 17968

    CROCE2

    “Il miglior ristorante del mondo” come dice il grande Franco, il proprietario? E io lo correggo… Diciamo “i migliori tajarin”, per il loro cuore, per il sapore e per la passione che ci mettono i titolari nel prepararli tutti i giorni. Per quanto mi riguarda è sicuramente fra i top dei ristoranti tipici, assolutamente da provare, lasciandosi consigliare e trascinare nell’atmosfera unica di questo locale.

    La “Croce d’ oro” è una trattoria tipica piemontese con cucina del territorio, situata a S. Anna Avagnina, zona panoramica di Mondovì. Propone piatti della tradizione, antipasti, primi piatti (tajarin, gnocchi, ravioli), carni piemontesi e dolci preparati in casa. Vini piemontesi e grappe con liquore casalingo.

    Se volete provare un ristorante a conduzione famigliare dove la simpatia e la cortesia sono di casa , non esitate a farci un salto. Il posto è accogliente ed il cibo ottimo, i dolci fantastici non andate via senza aver provato uno zabaglione veramente indimenticabile . Imbattibile il rapporto qualità-prezzo .

    Si dovrebbe partire dal proprietario più che dal cibo: sempre pronto a scherzare e a sorridere. È uno spasso. Non ricordo di aver conosciuto altri proprietari di ristoranti particolari come lui..bisognerebbe venire alla Croce d’Oro solo per “IL TRRRUUTTA”…questa infatti è la frase con la quale Franco propone – per secondo – l’ ottima trota. E come non citare quella santa donna di Silvana, sua moglie, che sta dietro ai fornelli.

    Tutto il cibo è ottimo e le porzioni sono decisamente abbondanti! La cucina è tipica piemontese, ovviamente.

    Un’ avvertenza, però. Se non siete del Toro meglio non parlare di calcio…se non volete guai…

    Beppe Gandolfo

    Trattoria Croce D’Oro

    Via Sant’Anna, 83, 12084 Mondovì (CN) 0174 681525

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