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  • GIROVAGANDO: LA VALLE VARAITA

    3 marzo 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2871

    pontechianale

    03La Valle Varaita si estende per circa 70 chilometri risalendo da Costigliole Saluzzo fino al Colle dell’Agnello, dove una strada panoramica che culmina ai 2744 m del valico la unisce alla valle francese del Queyras.
    Il Monviso, piramide di roccia oceanica incombe sulla valle, ma la sua vista si perde quando i tornanti della strada principale si inerpicano verso i primi contrafforti. Il suo profilo inconfondibile riappare solo in quota, per regalare panorami indimenticabili.
    Paesaggi straordinari si alternano: i dolci e fertili declivi del tratto iniziale si trasformano in paesaggi alpini, verdi pascoli e ripide praterie, vaste foreste di latifoglie e pinete di larici e cembri. Da sempre la valle cosiddetta “smeraldina” risplende nelle mille sfumature del verde della sua vegetazione rigogliosa.

    L’intera valle è percorsa dal torrente Varaita, ricco di pesci e soprattutto di trote. Con un’estensione boschiva molto omogenea e fitta in tutta la sua superficie, la Valle Varaita ospita soprattutto il Bosco dell’Alevè che, con i suoi 825 ettari distribuiti tra i 1.500 e i 2.500 metri sul livello del mare, è la più grande estensione di Pino Cembro  d’Italia e una delle più grandi d’Europa. Di notevoli dimensioni, ben 696 dei 825 ettari di bosco sono “in purezza”; esso si estende tra i comuni di Sampeyre, Casteldelfino, Pontechianale, spingendosi fino al confine con la Francia.

    La gastronomia della Valle Varaita offre un’interessante carrellata di prodotti tipici locali, tra i quali primeggiano i formaggi freschi come i toumin dal Mel o stagionati come il gris e varie tome d’alpeggio a latte crudo

     

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  • AUTOSTRADE DAI LAVORI MAI FINITI

    2 marzo 2023 • COSE NOSTRE • 2124

    CANTIERIAUTOSTRADE

    Nelle ultime settimane, per vari motivi, mi è capitato di percorrere tutte le autostrade che attraversano il Piemonte e la Liguria. Ebbene, non c’è un solo tratto autostradale che non sia interessato da continui lavori, con cambi e restringimenti di corsia.

    Nulla di nuovo sotto il sole.

    E’ così da sempre, forse dal giorno successivo all’ inaugurazione.

    Da quanti mesi ci sono cantieri fra Masone e Ovada, fra Asti Est e Asti Ovest, prima di San Giorgio Canavese, nei pressi di Ceva?… e così via. Ma quel che accade nei week end sulla Torino-Bardonecchia ha dell’incredibile.  Intere gallerie chiuse da mesi e auto incolonnate per chilometri e chilometri che viaggiano su un’ unica corsia di marcia. Proprio nei giorni in cui il traffico è maggiore per la presenza di vetture e autobus carichi di turisti, sciatori e gitanti verso le località delle montagne olimpiche.

    Non sono un ingegnere e non intendo insegnare a nessuno il mestiere: ma è proprio impossibile riaprire le gallerie almeno nei week end?

    Tutti in coda a protestare e quando arrivi al casello trovi lo sconto o una riduzione del pedaggio? Ma nemmeno per idea, paghi per intero un servizio dimezzato.

    Uno scandalo. E nessuna autorità interviene.

    Incrociamo le dita e facciamo tutti gli scongiuri del caso. Non aspettiamo che accada la tragedia – come successo nelle Marche con la morte dell’ atleta paralimpico e dei suoi due figli – per correre ai ripari. Guarda caso anche lì l’incidente è avvenuto proprio in un tratto dove erano in corso lavori. E ora sono partiti gli esposti-denuncia contro le società che gestiscono le autostrade.

    Sempre dopo che ci è scappato il morto.23

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  • SCAFFALE: CRISTIANO BUSSOLA E UNA FETTA DI SORRISO

    24 febbraio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2255

    20230125_110609

    E’ il sottotitolo a spiegare il senso di questo volume di Cristiano Bussola: “Renzo Villa, l’ inventore della tv commerciale raccontato da chi lo ha conosciuto”.

    Cristiano è un giovane giornalista piemontese, alessandrino di nascita, per anni impegnato nella comunicazione istituzionale della Regione Piemonte e oggi direttore di un quotidiano on-line: ha scritto questo libro perchè “appassionato di televisione” e soprattutto perchè fin da bambino seguiva i programmi di Antennatre. “Un giorno, il 16 dicembre 2010, in una pausa di lavoro, scorrendo le pagine sul pc mi colpisce la notizia della morte di Renzo Villa. Un duro colpo”. E da lì scatta l’ idea di raccontare l’ epopea di quest’ uomo che, insieme con Enzo Tortora e un altro manipolo di folli visionari, negli anni Settanta, sfidando il monopolio Rai, diede vita ad Antennatre, l’ emittente che cambiò la storia della televisione italiana.

    In 230 pagine Cristiano Bussola ha raccolto le testimonianze di una serie di personaggi, famosi e non, che raccontano la nascita di quella televisione commerciale, con aneddoti, curiosità, retroscena che ci fanno rivivere quegli anni favolosi delle tivù che chiamavamo “libere”, “private” o “commerciali”, ma che comunque allietavano le nostre serate. Ed ecco, allora, le testimonianze di  Ettore Andenna, Massimo Boldi, Memo Remigi, Fabio Ravezzani, Donatella Rettore e di tanti altri.  Ne emerge uno spaccato incredibile del pionierismo ma anche della professionalità di quel mondo della televisione che rivoluzionò la storia e il costume della nostra vita.

    Il volume è arricchito da una serie eccezionale di documenti fotografici: sono gli scatti che artisti e collaboratori di Antennatre avevano nel cassetto e risalenti al periodo d’ oro dell’ emittente, cioè dal 1977 al 1987, quello che è stato definito “il decennio d’ oro”.

     

    CRISTIANO BUSSOLA

    UNA FETTA DI SORRISO

    PAOLACARAMELLA EDITRICE

    18 euro

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  • DAI SASSI DI TORTONA ALLA BICI DEI MURAZZI

    23 febbraio 2023 • COSE NOSTRE • 1812

    murazzi

    Agli inizi della mia vita professionale di cronista mi trovai a seguire il caso dei sassi di Tortona.

    Ancora oggi, confesso, rimasi sconvolto da quell’assurda vicenda. Ma soprattutto dalle motivazioni (???) che quei ragazzi dettero al loro folle gesto: “Non sapevamo cosa fare, nelle fredde sere, quando ci trovavamo allo spiazzo di fronte all’ ipermercato di Tortona. Non sapevamo come far passare il tempo e così decidemmo di andare sul cavalcavia della Cavallosa…”.

    Sono passati 26 anni da quel 27 dicembre del 1996 quando fu uccisa Maria Letizia Berdini.

    Sto leggendo le dichiarazioni dei 5 giovani arrestati per aver lanciato una bicicletta dalla balconata dei Murazzi del Po, a Torino, ferendo in modo grave un ragazzo che tranquillamente si beveva una birra. “Eravamo un po’ ubriachi… prima giocavamo a sputare ai passanti, poi è saltata fuori quella bici e l’abbiamo lanciata giù…”

    E poco dopo, mentre tutti si preoccupavano di soccorrere e salvare il ragazzo colpito, due dei giovani fermati dai Carabinieri si baciano – ripresi dalle telecamere – in un parcheggio.

    Cosa è cambiato in questi 30 anni? Cosa abbiamo insegnato ai nostri figli? E’ sempre una questione di come ammazzare il tempo vuoto?

    Resto basito, sconcertato.

    Poi, davanti alla tv, vedo un pazzo che prende a calci i fiori del palco di Sanremo e capisco tutto. Se questi sono i modelli, gli esempi da seguire non posso più stupirmi. Di niente.

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  • GIROVAGANDO: IL CASTELLO DI GRINZANE CAVOUR

    17 febbraio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2990

    Grinzane_cavour_castello

    Da visitare in qualsiasi stagione dell’ anno. Dalla balconata si  lasci andare lo sguardo sull’ oceano di colline e vigneti delle Langhe, patrimonio mondiale Unesco.

    Il Castello prende il nome da Camillo Benso conte di Cavour, lo statista risorgimentale che di Grinzane fu sindaco per diciassette anni. Nominato primo cittadino nel maggio 1832 a ventidue anni, mantenne tale carica fino al febbraio 1849. Alla sua morte il castello passò alla prediletta nipote Giuseppina che sposò il Conte Carlo Alfieri di Sostegno. L’ultima discendente di questa casata, marchesa Adele Alfieri, lasciò il castello al comune di Alba, di cui Grinzane era frazione.

    Il comune si divide in due centri, Gallo e Grinzane Cavour. Gallo ospita molteplici attività artigianali e industriali (tra cui la Torrone Sebaste e la Mondo che realizza piste di atletica e parquet sportivi in tutto il mondo), mentre il centro storico del paese è costituito da Grinzane Cavour, con le sue poche case, strette attorno alla sagoma austera del Castello.

    Costruito nella prima metà del XIII secolo, il castello ha subìto alcune modifiche di carattere architettonico. L’odierno aspetto è il risultato di restauri iniziati nel 1961, in occasione dei primi 100 anni dello stato italiano. L’imponente edificio in laterizio ha pianta trapezoidale, con quattro corpi irregolarmente disposti intorno all’esiguo cortile principale. Nel XVI secolo fu ampliato con l’aggiunta delle due pittoresche torricelle cilindriche; dello stesso periodo è, nella Sala delle maschere, il soffitto a cassettoni con 157 tavolette dipinte in occasione del matrimonio di Pietrino Falletti, recanti raffigurazioni di stemmi araldici, animali, allegorie e ritratti.

    Ovviamente dopo la visita al maniero, immancabile un salto all’ enoteca dove si possono degustare e acquistare i prelibati vini albesi (Barolo, Barbaresco e Nebiolo in testa), si può consumare un lauto pranzo nel ristorante  del castello, oppure girare per le osterie della Langa: ovunque si mangia bene. E’ assicurato.

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  • DOPO COVID, POVERI BAMBINI

    16 febbraio 2023 • COSE NOSTRE • 2298

    BIMBIMASCHERINE

    Sono passati tre anni e paiono trenta. I giorni del lockdown, dei tamponi, dei green pass, delle mascherine, e – purtroppo e soprattutto – dei contagiati e delle vittime. Come spesso fa la nostra mente, dimentichiamo in fretta. Il Covid è un lontano ricordo, quasi non fosse mai esistito.

    E invece?

    Le conseguenze sono ancora tante, e gravi. A cominciare dalle liste d’attesa nella sanità pubblica. Anni di visite e interventi chirurgici azzerati (se non quelli urgenti) si ripercuotono adesso sulle prenotazioni: per una visita d’urgenza dal chirurgo mi è stata prospettata una data fra due mesi e mezzo. Le ripercussioni sull’economia sono tuttora pesanti: quanti ristoranti, bar, esercizi pubblici sono rimasti definitivamente chiusi, anche dopo il lock-down?

    Ma c’è un dato impressionante. La pandemia ha messo a dura prova la salute mentali dei cittadini dell’Unione Europa, e in particolare fra giovani e bambini: secondo dati dei Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza il 20-25 per cento dei nostri ragazzi manifesta disturbi di ansia, di depressione, oppure legati all’alimentazione. Uno studio dell’Università di Stanford dimostra che il Covid ha modificato fisicamente il cervello dei più giovani, facendolo invecchiare precocemente. La chiusura in casa, le lezioni scolastiche via computer, la mancanza di relazioni, ha inciso profondamente sui minori: in crescita le diagnosi di autismo, i casi di bullismo, gli episodi di autolesionismo, i tentativi di suicidio, i ricoveri per anoressia e bulimia. Ci vorranno decenni per uscirne. Ma mi domando: la scuola e le famiglie sono capaci e attrezzate a intervenire in questa situazione di emergenza?

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  • SCAFFALE: GRANATA ROSSO E VERDE DI QUAREGNA

    10 febbraio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 2083

    20230124_180052

    Cossa accomuna le squadre  del Toro, del Manchester United e della Chapecoense? Il filo del destino. Tre drammatici incidenti aerei che hanno unito nel medesimo tragico destino queste compagini calcistiche: Superga nel 1949, Monaco nel 1958 e Medellin nel 2016.

    Il volume di Paolo Quaregna, giovane torinese e torinista, è dedicato al ricordo di quei meravigliosi giocatori e soprattutto ai loro tifosi perchè “una squadra di calcio non può morire perchè vivrà sempre attraverso l’ amore dei suoi sostenitori”.

    Giovani e anziani, uomini e donne uniti dal dolore di un’ enorme perdita che li accomuna e li premia nel campionato della sofferenza e della resilienza. Si parla di un calcio assai diverso da quello dei nostri giorni perchè – come scrive il supertifoso granata Giancarlo Caselli nella prefazione – “è un calcio dal volto umano, migliore di quello ossessionato dai calcoli sui bacini d’ utenza, dai listini di borsa, dai calcoli dell’ audience, dai contratti pubblicitari, quando non devastato da scommesse e doping”.

    I ragazzi della Chapecoense, dello United e del Toro “non moriranno mai” fintanto che ci sarà qualcuno che li ricorderà negli stadi, sulle pagine dei libri, nei cori dei tifosi, nel silenzio delle preghiere, nello sventolìo di una sciarpa e di una bandiera:  le loro gesta e il tragico destino che li ha colti nel cuore della gioventù sono Invincibili e Immortali.  Restano sempre vivi nei nostri cuori.

     

    PAOLO QUAREGNA

    GRANATA ROSSO E VERDE

    ULTRA’ SPORT EDITORE

    16,50 euro

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  • UN PEZZETTO DI OLIMPIADI? CE LE MERITEREMMO…

    9 febbraio 2023 • COSE NOSTRE • 1719

    olimpiadi torino 2006

    Torino e il Piemonte potrebbero ospitare qualche gara delle Olimpiadi Invernali del 2026? Il sindaco di Torino Lo Russo e il presidente della Regione Cirio hanno offerto la disponibilità per una serie di strutture e impianti (soprattutto per gli sport del ghiaccio) a Milano e Cortina, visti i ritardi nella realizzazione di alcune opere, conseguenza degli incrementi dei costi e del reperire materiali da costruzione dei mesi scorsi.

    Dal presidente lombardo, Attilio Fontana, in piena campagna elettorale, un netto rifiuto: “Non ci avete voluto, non ci meritate, facciamo da soli”. Staremo a vedere. Ma se fosse?

    Sarebbe un ingresso solo dalla porta di servizio? Un contentino dopo il no categorico alle Olimpiadi della giunta pentastellata di Chiara Appendino? Peraltro oggi l’ex sindaca dice che utilizzare gli impianti piemontesi sarebbe la scelta migliore…. Che voltafaccia!

    Non importa. Su queste colonne da sempre abbiamo sostenuto che i Giochi Olimpici sono una vetrina eccezionale per farsi conoscere nel mondo, rappresentando un volano turistico ineguagliabile. Più volte abbiamo ribadito che Torino 2006 è stato uno dei momenti più esaltanti della nostra vita, professionale e di cittadino piemontese. Perciò speriamo che Milano-Cortina e il CIO accettino l’ offerta del Piemonte e arrivino nella nostra regione alcune gare olimpiche.

    Saremo forse un po’ in disparte, ma non importa: toccherà poi alla nostra capacità di metterci in evidenza, sfruttare l’ occasione, e tornare ad essere al centro del mondo. E qui vengono le…. preoccupazioni, vista la nostra risaputa incapacità nel farci belli e vanitosi. E dire che ne avremmo tutto il diritto, a cominciare dalla meraviglia dei nostri impianti del ghiaccio: perfetti, in ottimo stato e a costo zero!

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  • GIROVAGANDO: IL VILLAGGIO LEUMANN DI COLLEGNO

    3 febbraio 2023 • LUOGHI E LIBRI • 4114

    villaggio-leumann-collegno

    03Era il 1875, Torino aveva perso da una decina di anni il ruolo di Capitale del nuovo Stato italiano e cercava un modo per sopravvivere, ma soprattutto per riacquistare centralità e tornare ad essere punto di riferimento. La scelta della comunità politica fu quella di puntare sull’industria, concedendo terreni a prezzo politico e agevolazioni fiscali. Molti industriali, anche stranieri, si fecero avanti, attratti anche dalla disponibilità di manodopera specializzata e a basso costo.

    Abegg, Remmert, Leumann, sono solo alcuni dei molti nomi che impiantarono le loro aziende sul territorio cittadino, alcuni di loro furono industriali particolarmente illuminati, come Isaac e il figlio Napoleone Leumann (pronuncia Lòiman)di origine elvetica.  Decisero di istallare un nuovo sito produttivo a Collegno, alle porte di Torino, su un terreno di circa 60.000 metri quadri. I Leumann erano già proprietari di uno stabilimento che lavorava il lino a Voghera, mentre lo stabilimento di Collegno avrebbe prodotto tessuti di cotone.

    Alcune caratteristiche del sito lo fecero preferire ad altri: i canali irrigui della bealera di Grugliasco oltre alla vicinanza della nuova e moderna ferrovia che, costeggiando corso Francia, consentiva un collegamento rapido con Torino ma anche con la Val di Susa e la Francia, attraverso l’innovativo traforo del Frejus.

    Ma l’idea veramente nuova fu che Napoleone Leumann non si accontentò di costruire uno stabilimento con annesso un nucleo residenziale, ma fondò un vero e proprio villaggio dove lavoro, famiglia, tempo libero, istituzioni sociali e previdenziali, erano strettamente connessi fra loro. L’organizzazione urbanistica, l’architettura degli edifici, le istituzioni sociali e i servizi assistenziali in esso creato, facevano del Villaggio Leumann un nucleo che poneva al centro dei suoi obiettivi una migliore qualità della vita di operai e impiegati, sia in ambito lavorativo che nella vita privata. I risultati di questa filosofia industriale non tardarono ad arrivare, infatti il cotonificio Leumann divenne, in breve tempo, un fiore all’occhiello dell’industria torinese, soprattutto per l’altissima qualità del prodotto. Nello stesso periodo sorsero villaggi simili in Lombardia e in Veneto, ma il Villaggio Leumann è di sicuro il più esteso, completo e meglio conservato, tanto da essere ancora oggi un’interessante testimonianza di carattere storico, culturale e architettonico.

    Il villaggio fu realizzato tra il 1875 e il 1907 dall’ingegner Pietro Fenoglio, maestro del Liberty, con due complessi residenziali a latere dello stabilimento. In origine ospitava circa un migliaio di persone tra operai, impiegati e relative famiglie. Comprendeva 59 villini e case per un totale di 120 appartamenti, ciascuno dotato di servizi igienici interni fin dalla costruzione e un giardino comune.

    Attorno alle abitazioni vennero realizzati anche gli edifici necessari alla quotidianità della piccola comunità: la scuola elementare, la palestra, i bagni pubblici, una cooperativa alimentare, un albergo, il convitto per le giovani operaie e, nonostante Napoleone Leumann fosse di religione calvinista, una piccola chiesa dedicata a Santa Elisabetta, in nome della madre dell’industriale. Qui Fenoglio, massimo esponente del Liberty, introdusse molti elementi stilistici che fanno della costruzione un esempio di eclettismo.

    Inoltre, all’interno dello stabilimento, erano presenti la mensa ma anche un ambulatorio, l’asilo nido, l’ufficio postale e il circolo sportivo. Insomma una vera eccellenza nell’ambito industriale. Purtroppo, agli inizi degli anni settanta, la crisi del settore tessile e una poco oculata gestione degli eredi, portò alla progressiva chiusura del Cotonificio Leumann. L’ombra della speculazione edilizia si stava allungando anche sul villaggio, ma una preventiva e consapevole operazione di mantenimento permise di conservarlo pressoché intatto. La proprietà degli immobili passò al Comune di Collegno che ne garantì la salvaguardia.

    Il Villaggio Leumann è tutt’ora abitato da alcuni ex dipendenti del Cotonificio, un centinaio di famiglie, e un recente restauro, ha portato agli antichi splendori le strutture più caratteristiche come la scuola elementare e la Stazionetta. Di recente è stato elevato a Ecomuseo sulla Cultura Materiale della Provincia di Torino: è Centro di Documentazione e al suo interno si svolgono mostre e rappresentazioni teatrali, può essere visitato dalle scolaresche e da turisti come villaggio operaio conservato integralmente.

    Patrizia Durante

    Per info:

    Associazione Amici della Scuola Leumann
    Corso Francia, 345 Collegno (TO)
    Tel. 0114159543
    Fax 0114059511
    e-mail info@villaggioleumann.it

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  • VINO E BENZINA, L’ INGANNO DELLE ETICHETTE

    2 febbraio 2023 • COSE NOSTRE • 2091

    Benzina

    “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato”. “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Equiparando il vino alle sigarette, l’ Irlanda potrebbe essere il primo Paese in Europa – con l’ assenso di Bruxelles – ad applicare queste diciture sulle etichette delle bevande alcoliche, compreso il vino.

    Ogni distributore di carburanti, in Italia, avrà l’obbligo di mostrare un cartello con indicato il prezzo medio della benzina, stabilito ogni giorno dal Ministero dell’ Ambiente, accanto al proprio prezzo di vendita.

    Ma siamo matti? Siamo di fronte all’ inganno delle etichette e alla beffa per consumatori e automobilisti.

    Fior di scienziati, medici e organizzazioni sulla sanità hanno stabilito che, in giusta e moderata quantità, il vino fa bene alla salute delle persone. Mentre anche solo una sigaretta è dannosa, un bicchiere di rosso o di bianco al giorno può portare benefici al cuore e al cervello, diminuendo il rischio di attacco cardiaco e di ictus. E invece l’ Europa – anziché occuparsi di cose ben più serie – dà il via libera a queste etichette allarmistiche. Poi arriveranno anche le foto terroristiche che già appaiono sui pacchetti dei tabacchi? Intanto nel mondo vitivinicolo cresce la preoccupazione per i danni al settore che potrebbero derivare da queste comunicazioni errate. Se anche altri Paesi UE seguiranno l’ esempio dell’ Irlanda ci sarà, inevitabilmente, un calo nelle esportazioni dei nostri pregiati vini. Non è certamente questa la strada giusta per educare ad un consumo consapevole di alcol.

    E passiamo alla benzina. Altra beffa, altro inganno. Cosa può fare l’ automobilista di fronte ad una evidente differenza di prezzo al litro fra il costo indicato dalla stazione di servizio e quello medio stabilito dal governo? Può chiedere lo sconto? Nel 70 per cento delle stazioni di servizio italiane il prezzo è deciso – da remoto – direttamente dalle compagnie petrolifere. Il gestore non può intervenire. Quindi l’ indicazione del prezzo medio è quantomeno inutile.

    Insomma, davvero etichette e cartelli che sono una beffa oltre che un inganno.

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