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  • SCAFFALE: HUMBERT E IL CAPPOTTO DI BEA

    11 marzo 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2444

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    Protagonisti del nuovo romanzo di Riccardo Humbert non sono Bea, l’ architetto-snob Fenoglio o il gastronomo francese Gustave Maurillard. Il vero protagonista è il comune di Exilles, a metà della Valle di Susa, con la sua caratteristica fortezza, ma soprattutto con i suoi abiranti. E’ vero che la vicenda si snoda attorno alla morte di Francois Bernard e alla sua eredità lasciata alla giovane Bea, ad un professionista torinese e a un giornalista francese ma i loro passi, le loro indecisione e, infine, le loro scelte sono dettate e guidate dalla vita di questa comunità montanara.

    Le giornate al bar con i riti dell’ aperitivo e delle sfide a carte, i sentieri nei boschi, le case delle famiglie che vi risiedono tutto l’ anno, la piccola invasione di turisti e vacanzieri nei mesi estivi scandiscono le 318 pagine del romanzo nell’ attesa che Bea, Fenoglio e Maurillard  decidano cosa fare dell’ eredità lasciata da Francois Bernard morto per un’ indigestione (o forse suicidio) di goffre alla Nutella. Varie umanità guidate da un sindaco che somatizza il degrado del suo territorio e cerca di convincere i tre eredi ad un recupero funzionale dei beni lasciati dal defunto per un rilancio anche mediatico del paesello valsusino.

    Una presenza viva quella di Exilles che traspare ed emerge con forza anche dal linguaggio usato da Humbert: tumbarel, lose, lesa, masche, margheria, galtas sono termini (quasi onomatopeici) che incontriamo quasi in ogni pagine, presi direttamente della parlata quotidiana degli abitanti di Exilles, a metà fra il patois e il dialetto.

    Insomma, una cronaca bizzarra trattata con ironia, un pizzico di umorismo ma spesso attraversata da profonde considerazioni umane sulla vita di una piccola  comunità ancora a misura d’ uomo, soprattutto se confrontata con i ritmi, la frenesia, l’ anonimato e la spersonalizzazione della vita nelle grandi metropoli.

    RICCARDO HUMBERT

    IL CAPPOTTO DI BEA

    GRAFFIO EDITORE

    16,50 euro

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  • QUELLA BANDIERA OLIMPICA SENZA IL PIEMONTE…

    10 marzo 2022 • COSE NOSTRE • 2767

    olimpiadi torino 2006

    Sono passati diversi giorni dalla chiusura delle Olimpiadi Invernali di Pechino, ma ancora non riesco a cancellare quel velo di tristezza che mi è sceso quando ho visto i sindaci di Milano e Cortina sventolare  –  giustamente con orgoglio –  la bandiera con i cinque cerchi e quella italiana.  Un amico di Chicago (che era a Torino 16 anni fa) mi ha subito scritto un’e-mail per chiedermi perché non c’era il Piemonte.

    Ho ripensato ai favolosi giorni dei Giochi Invernali di Torino 2006 e al fatto che, su quel palco dello stadio della capitale cinese, davvero potevano esserci anche il sindaco di Torino o il presidente della Regione Piemonte. E invece no!

    Noi a casa a morderci le unghie.

    E tutto per la scelta incomprensibile di tirarsi indietro da parte della giunta di Chiara Appendino.

    Nelle settimane scorse tutti siamo diventati pazzi per il curling: ebbene, Pinerolo è la capitale italiana del curling, con impianti a regola d’arte già pronti e a costo zero.

    Secondo il progetto del Coni al Piemonte sarebbero toccate le gare di hockey e il pattinaggio su ghiaccio. Dite poco? Nel pattinaggio, ad esempio,  abbiamo fatto una scorpacciata di medaglie alle Olimpiadi di Pechino. Ma Torino – o meglio chi la governava all’epoca – ha preferito rifiutare l’occasione di poter tornare a quelle notti magiche, con la folla per le strade e gli occhi del mondo intero puntati sul Piemonte, sulle sue bellezze e prelibatezze.

    Già, ma i costi e debiti di Torino 2006?

    Per il Piemonte sarebbero state Olimpiadi a costo zero, averci rinunciato è stato un errore e non riesco a cancellare quel velo di tristezza.

     

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  • Ma non chiamateli vini minori

    5 marzo 2022 • CINQUE SENSI • 4764

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    05

    A detta di parecchi visitatori, esperti e semplici amanti del buon bere, le ultime edizioni di Vinitaly, la fiera di Verona, sono state un successo. Ma non solo per i soliti noti. I vini top dell’ eccellenza italiana sono stati, ovviamente, gli indiscussi protagonisti, ma – specie negli stand del Piemonte – hanno riscosso curiosità e forti apprezzamenti anche altri vini della nostra regione.

    Ma, mi raccomando, GUAI A CHIAMARLI VINI MINORI.

    Erbaluce di Caluso, Cortese, Grignolino, Freisa, Dolcetto, Ruchè di Castagnole, Bonarda, Malvasia sono soltanto alcuni di questi. Insomma, il Piemonte non è soltanto Barolo, Nebbiolo, Barbaresco e Barbera,  i mercati internazionali stanno scoprendo questi prodotti che, certamente, non fanno grandi numeri ma assicurano qualità, genuinità, profumi  e sapori indiscutibili. Lo testimonia anche il successo che stanno ottenendo i Giovedì-Vintage promossi dal Consorzio di Tutela del Barbera, serate in ristoranti del Monferrato per scoprire proprio questi vini, meno conosciuti e pubblicizzati.

    Se l’ andamento delle abitudini e dei gusti degli italiani a tavola pare sia quello di bere meno e bere meglio, la scoperta (o riscoperta) di questi  vini è la strada da percorrere. Rivolgendosi, sempre,  a produttori e locali e cantine fidate. Gli esperti li chiamano “vini di facile bevuta” perché non richiedono particolari invecchiamenti o palati da sommelier, ma soprattutto perchè hanno un altro vantaggio, indiscutibile. Il prezzo: per bere bene, a casa come al ristorante,  con questi vini non è necessario stipulare un mutuo. E scusate se è poco

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  • GIU’ LA MASCHERINA, FINALMENTE

    3 marzo 2022 • COSE NOSTRE • 2525

    mascherine

    Essendo molto poco fisionomista, ho accolto con un sospiro di sollievo la fine dell’obbligo di portare la mascherina all’ aperto. Mi eviterò, infatti, tutte quelle figuracce dei mesi passati, quando, al caloroso saluto di chi incontravo per strada, rispondevo con espressione ebete, ignaro di chi si celasse dietro quel volto coperto a metà. Finalmente ci presentiamo a viso scoperto.

    Ma cosa ci lasceranno questi due anni di mascherina obbligatoria? Pensiamo a un bambino nato nel 2019 che ha sempre e solo incontrato volti coperti da quel pezzo di stoffa verde, bianca o variopinta. Magari è cresciuto con la convinzione che il viso umano debba essere naturalmente celato, come le parti intime sempre nascoste dalla biancheria. Ma pensiamo anche a quante smorfie, a quanti ghigni di delusione o di scarsa simpatia abbiamo nascosto dietro la mascherina. Adesso dobbiamo tornare a fingere oppure a trattenere le espressioni dei nostri volti. Gli occhi sono l’espressione del viso, si dice. Per me non è così: mi piace giudicare un volto nel suo insieme, e non solo a metà.

    Per contro, in questi due anni non ho preso nemmeno un raffreddore. Visto che la prima dose di vaccino l’ho fatta a luglio 2021, il merito va quindi alla protezione delle mascherine? Forse, ma anche al fatto che abbiamo limitato parecchio i contatti e mantenuto la distanza sociale.

    Insomma, non rimpiango l’obbligo delle mascherine e ben volentieri mi appresto ad affrontare il mondo a viso scoperto. Pur nel rispetto delle tradizioni e degli usi orientali, comprendo l’insofferenza di quelle donne che mal sopportano il burqa, il velo o la hijab.

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  • SCAFFALE: SERGIO MARCHIONNE DI EBHARDT

    25 febbraio 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2794

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    Dal luglio 2018, quando è morto all’ ospedale di Zurigo, fino ad oggi di libri su Marchionne ne sono stati scritti tanti. Se consigliamo questo, è a ragion veduta. Nel corso degli ultimi 25 anni  ho seguito -per le testate Mediaset – i principali avvenimenti della Fiat, poi di FCA e infine di Stellantis, comprese le tappe più importanti della carriera di Marchionne al Lingotto, fino alla fine.

    Thomas Ebhardt è direttore della redazione di Bloomberg News di Milano e praticamente ha seguito passo passo l’ amministratore delegato dal suo arrivo a Torino nel 2004 fino alla tragica fine in Svizzera. E’ stata la sua ombra, lo ha intervistato centinaia di volte, ha carpito i suoi segreti, le sue paure, le sue incazzature, i successi e le delusioni.

    Nelle 272 pagine del volume, Sergio Marchionne esce vivisezionato dalla lente di un cronista puntiglioso e perspicace, soprattutto indipendente, che lavora per una testata finanziaria americana, svincolato dalle pastoie italiane. Non si tratta di una vera e propria biografia ma il tentativo di descrivere la personalità e l’ opera di un manager assolutamente divisivo che ha trasformato la Fiat: presa sull’ orlo nel fallimento l’ ha fatta diventare il sesto produttore d’ auto al mondo. Ha risollevato le sorti di Chrysler, è stato amato e lodato come una star negli Stati Uniti, sopportato e anche aspramente criticato in Italia. Nel volume troviamo le vicende di un adolescente abruzzese che arriva in Canada, sul confine con l’ America, senza sapere una parola di francese o di inglese per diventare uno dei manager più di successo sui mercati internazionali. Il ritratto pubblico e quello privato camminano fianco a fianco per raccontare quel Marchionne che aveva come unico scopo nella vita il “fare la differenza” e ha speso tutti suoi 66 anni per raggiungere quell’ obiettivo.

    THOMAS EBHARDT

    SERGIO MARCHIONNE

    SPERLING & KUPFER EDITORE

    17,90 euro

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  • TORNEREMO AL LUME DI CANDELA?

    24 febbraio 2022 • COSE NOSTRE • 2288

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    Un amico che abita in campagna usa soltanto il gas in bombola per cucinare, per lui e la moglie: ogni tanto ha qualche gruppo di amici a pranzo. Una bombola da 15 litri – mi spiega – gli costa 50 euro e gli dura sei mesi. Ripenso a queste cose guardando e rigirando fra le mani le mie bollette del gas e quelle della luce. Lasciamo perdere le ultime, quelle sono da infarto…. Ma anche analizzando quelle del 2021 capisco che di gas spendo almeno il doppio o il triplo ogni anno e che la parte consumo è quasi irrilevante. Tutto il resto sono accise, tasse di trasporto, iva, ecc…

    Tutti, in questi giorni, discettano sul gas, sul caro bollette, sull’ Ucraina e Putin. Io, però, ricordo che – fin da quando ho cominciato la professione di cronista – tutti i candidati alle elezioni hanno sempre promesso che, appena eletti, avrebbero diminuito, o addirittura eliminato, le accise sulla benzina, sull’elettricità, sul gas.

    Ormai non ci credo più. Paghiamo ancora il contributo per il terremoto del Belice del 1968.

    Forse sarà meglio di fare scorta di candele, ceri, torce e tornare alla stufa a legna. Sarò scettico, ma gli aiuti dal governo non arriveranno o saranno irrisori. E i prezzi non torneranno indietro: ad ogni allarme internazionale il prezzo della benzina sale. Poi, però, quando la situazione si normalizza non l’ho mai visto scendere in modo significativo. E intanto le bollette diventano incandescenti, le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Anche perché, sui banchi del mercato, il prezzo delle zucchine è cresciuto del 40 %. Cosa c’entra con il gas e l’energia? Certamente incide il costo dei trasporti, del riscaldamento delle serre, e francamente dovremmo perdere la cattiva abitudine di consumare frutta e verdura che non è di stagione,  ma ho il vago sospetto che qualcuno ci stia marciando sopra

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  • RICORDATE QUANTA NEVE CADEVA?

    17 febbraio 2022 • COSE NOSTRE • 2568

    NEVICATA

    I miei genitori raccontavano che, quand’erano bambini, andavano a scuola nelle Langhe camminando, per mesi, in stretti passaggi ricavati fra muri di neve, alti anche un paio di metri. Anche io ho il ricordo nitido di prati e parchi innevati a Torino e per diverse settimane. Adesso le precipitazioni nevose in città sono diventate un’ autentica rarità. Per mesi in questo inverno 2021-22 non è caduta nemmeno una goccia di pioggia o un fiocco bianco.

    Recentemente ho intervistato un climatologo che mi ha mostrato foto davvero impressionanti: i ghiacciai delle nostre Alpi dall’ inizio degli Anni Ottanta stanno diminuendo di almeno un metro all’anno in profondità e spessore. È la conseguenza del surriscaldamento globale del pianeta e della progressiva diminuzione di precipitazioni piovose e nevose. Insomma, non nevica e d’estate fa più caldo: perciò i ghiacciai si sciolgono e si ritirano.

    Lo vediamo con i nostri occhi. Basta alzare lo sguardo e osservare montagne brulle, grigie, senza neve. Tempo qualche decennio e le nostre Alpi saranno soltanto montagne di rocce, sassi e pietre.

    Cosa può fare ognuno di noi? Rassegnarci? Certo le grandi decisioni vengono prese dai governi e dalle grandi potenze economiche che guidano (o distruggono?)  la nostra Terra.  Ma anche da piccoli gesti quotidiani passa la salvezza del nostro pianeta: non muoverci sempre e solo con l’automobile, abbassare di qualche grado la temperatura nelle nostre case, ridurre l’uso di plastica, risparmiare i consumi di acqua….

    Piccoli ma importanti i gesti. Sperando che torni a nevicare, presto….

     

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  • SCAFFALE: SCAPARONE E I LUOGHI SEGRETI DI TORINO

    11 febbraio 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2505

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    Una nuova guida di Torino? sì, ma diversa. Quella realizzata dalla giornalista Sarah Scaparone va a scandagliare i luoghi e gli aneddoti più nascosti della prima Capitale d’ Italia. E tanto per capire di cosa stiamo parlando l’ autrice apre il suo volume di 312 pagine con il capitolo “Torino e Gustavo Rol”, cioè uno dei personaggi più enigmatici della vita subalpina negli ultimi decenni.

    E così scorrendo le pagine – capitolo per capitolo – si va alla scoperta di luoghi, case, vie, rosoni, affreschi, disegni, palazzi, musei, piazze, ecc… certamente meno conosciuti ma ugualmente pieni di fascino di una Torino sempre riservata ma regale, nobile ma operaia, elegante ma popolare, artistica ma industriale.

    I quartieri Campidoglio e il villaggio Leumann, le vecchie carceri Nuove e la Cappella dei Banchieri e dei Mercanti, percorsi diversi per scoprire la Torino nascosta, per assaporarne i sapori (delizioso il capitolo sul vermouth), per ammirare tesori architettonici della città dei Savoia e della Fiat, del Grande Torino e della Juventus, di Macario e dei suoi caffè storici.

    Non poteva mancare nella guida di Sarah Scaparone uno sguardo al circondario, e così troviamo l’ invito a visitare le chicche entro venti chilometri, tra i venti e i quaranta, oltre quaranta chilometri da Torino.

    Insomma, una vera e propria guida turistica per chi visita Torino per la prima volta, ma utilissima e sorprendente per chi vive in questa città da tanti anni: sfogliandola e leggendola scoprirà alcuni tesori che fino a ieri erano sotto i suoi occhi ma sempre passati inosservati.

     

    SARAH SCAPARONE

    LUOGHI SEGRETI DA VISITARE A TORINO E DINTORNI

    NEWTON COMPTON EDITORE

    12 euro

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  • NO AI GENITORI SPAZZANEVE

    10 febbraio 2022 • COSE NOSTRE • 3199

    SPAZZANEVE

    Avete presente cosa fa lo spazzaneve? Parliamo di quel veicolo dotato di lame frontali per togliere la neve dalla strada e consentire a qualsiasi vettura che segue di viaggiare in assoluta sicurezza e tranquillità.

    Esattamente il comportamento di tanti genitori della mia generazione. Abbiamo cresciuto i nostri figli (che oggi hanno tra i 20 e i 30 anni) comportandoci come lo spazzaneve. Prevedendo qualsiasi difficoltà o ostacolo da superare e liberando la strada per la crescita della nostra prole. C’è da affrontare una questione burocratica relativa alla scuola o agli interessi personali del figlio? Ci pensa papà, ci pensa mamma. Il figlio deve organizzare una gita o una vacanza: lo fanno i genitori arrivando anche a preparare l’ itinerario, il programma, la valigia o lo zaino. Deve andare ad allenamento? A lezione privata? Ad una festa da amici? Ecco i genitori autisti e taxisti, pure in piena notte di fronte all’ uscita delle discoteche.

    Se ripenso alla mia adolescenza ricordo viaggi assurdi con scambi di treni in stazioni abbandonate per arrivare a casa di amici. Conoscevo a memoria i tragitti e gli orari delle linee urbane e extraurbane di Torino. Mi sono iscrittto all’ Università da solo, preparando i documenti necessari: i miei genitori lavoravano tutto il giorno, non avevano tempo per occuparsi della mia vita. L’ esigenza primaria da soddisfare era darmi da mangiare, vestirmi e garantirmi il denaro per gli studi. “Pre tutto il resto, arrangiati….” Era il solito ritornello.

    Ripenso a tutto questo ascoltando le tragiche notizie di questi giorni: ragazzi senza patente morti in incidente stradale, adolescente che perde la vita mentre si fa un selfie sul tetto di un hotel…. Di cavolate ne abbiamo sempre fatte tante, tutti, a qualsiasi età. Quindi nessun giudizio morale o etico. Quel che è certo è che affrontavamo la vita da soli, senza genitori spazzaneve che pensano di migliorare la vita ai figli sostituendosi a loro di fronte a qualsiasi ostacolo, piccolo o grande. Crescendoli quindi incapaci di affrontare la vita che è fatta anche di paure e di coraggio.

    E’ un ragionamento da matusalemme?

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  • ASTI-CUNEO, SARA’ LA VOLTA BUONA?

    3 febbraio 2022 • COSE NOSTRE • 2594

    ASTI-CUNEO

    È la grande incompiuta fra le opere pubbliche del Piemonte, o forse dell’Italia intera. Parliamo della Asti-Cuneo, l’autostrada che dovrebbe collegare due importanti province della nostra regione e attraversare territori meravigliosi come Langhe, Roero e Monferrato, Patrimonio Mondiale Unesco.

    Nel 1996 l’allora ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro disse che la conclusione dell’opera era una priorità assoluta. Sono passati 25 anni e si sono alternati diversi governi e diversi ministri ma l’arteria è sempre rimasta ferma a quel troncone monco, nei pressi di Cherasco

    Poi, nel 2019, il ministro pentastellato Toninelli e il premier Giuseppe Conte annunciarono con grande enfasi che sarebbero ripartiti – a breve – i lavori per finire la Asti-Cuneo.

    Ecco perché non riesco a cacciar indietro quel pizzico di pessimismo che mi sale nello stomaco, quando rileggo certe enfatiche dichiarazioni che parlano di fine del primo lotto di lavori entro il 2022, cioè entro quest’anno. 27Più prudente il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: ha detto di sperare di poter tagliare il fatidico nastro entro la fine del suo mandato, cioè entro il 2024.

    Come San Tommaso preferirò gioire il giorno che potrò imboccare l’autostrada a Cuneo e arrivare fino ad Asti, qui collegarmi sulla rete italiana e raggiungere il resto della Penisola.

    Di dichiarazioni eclatanti e roboanti sono piene le pagine dei giornali: della Asti-Cuneo se ne cominciò a parlare nella seconda metà degli Anni Ottanta, in questi decenni sono stati stanziati bizzeffe di miliardi di lire o milioni di euro. Ma alla fine dell’opera mancano sempre quei pochi chilometri e quei lavori collaterali legati alla tangenziale di Asti e a quella di Cuneo. Intanto a segnare l’inefficienza e l’incapacità nel chiudere il cantiere, resta quel troncone monco a Cherasco mentre alcuni meravigliosi territori del bel Piemonte rimangono assolutamente isolati e attraversati da lunghe fila di camion puzzolenti e inquinanti.

     

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