Breaking
  • 18 dicembre 2025 | TUTTI A SCIARE E LE OLIMPIADI IN TV
  • 13 dicembre 2025 | Gianduiotti, troppo buoni
  • 12 dicembre 2025 | GIROVAGANDO.. L’ ABBAZIA DI STAFFARDA
  • 11 dicembre 2025 | QUANDO IN PIEMONTE SI VINCEVANO I CAMPIONATI
  • 6 dicembre 2025 | In Piemonte non c’ è il mare, ma le acciughe sì
  • 5 dicembre 2025 | SCAFFALE: I RACCONTI DEL NATALE IN LANGA
  • 4 dicembre 2025 | SE CUNEO SURCLASSA TORINO
  • 29 novembre 2025 | IL PANETTONE PIEMONTESE HA PIÙ DI UN SECOLO DI VITA
  • 28 novembre 2025 | SCAFFALE: L’ UOMO DEI PRODIGI DI GRANDE E MANERA
  • 27 novembre 2025 | LUCI DI NATALE GIA’ IN AGOSTO?

Il Punto

MENU
  • Archivio
  • CINQUE SENSI
  • COSE NOSTRE
  • LUOGHI E LIBRI
  • Home
  • Biografia
  • Contatti
  • Facebook
  • SCAFFALE: DON ACCORNERO E IL SUO DON LUCIANO ALLAIS

    16 dicembre 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2566

    20221211_123058

    Erano gli anni in cui a Torino comparivano sui portoni e negli androni cartelli con la scritta “Non si affitta a meridionali”. Gli Anni Sessanta del cosiddetto boom economico ma anche quelli dell’ inizio delle discriminazioni e dei pregiudizi nei confronti dell’ immigrazione.

    In quegli anni inizia ad operare a Torino don Luciano Allais, prete torinese originario di Giaveno, scrittore, autore di progetti innovativi per l’ accoglienza e protagonista delle 300 pagine del libro-biografia del sacerdote-giornalista don Pier Giuseppe Accornero, edito da Effatà Editrice di Cantalupa.

    Personaggio schivo e riservato ma quantomai formidabile, don Allais considera gli immigrati, sia che vengano dal Veneto che dal Meridione, oppure dall’ Africa o dall’ Asia, dei “cittadini a tutti gli effetti” e la Chiesa non può costringersi in confini asfissianti. Per don Luciano “è un crimine far venire in Italia immigrati a migliaia senza offrir loro un tetto, un lavoro e servizi decenti: ciò significa scambiare l’ uomo per una macchina che si monta, si imballa e si spedisce”. E tutta la vita di questo sacerdote è dedicata a creare le condizioni affinchè Torino sia sempre la città più gradevole del mondo, la più simpatica, la migliore. Noi soli possiamo dire che non è vivibile, ma gli estranei devono dirci: è bella”.

    PIER GIUSEPPE ACCORNERO

    LUCIANO ALLAIS AMICO DEI CITTADINI IMMIGRATI

    EFFATA’ EDITRICE

    22 euro

    Read More »
  • ATTESA NATALE SEMPRE PIU’ IN ANTICIPO

    15 dicembre 2022 • COSE NOSTRE • 2028

    GIAVENOLUCINATALE

    Ricordo quand’ero bambino che mio papà dedicava il giorno dell’ Immacolata, cioè l’8 dicembre, alla preparazione dell’albero di Natale e del presepe. Lì cominciava la grande attesa per la festa più bella dell’anno. Ora, da diverse settimane, è partita la corsa al 25 dicembre: dalle vetrine dei negozi, alle pubblicità in tivù, su cartelloni e siti web, dai panettoni nei supermercati, alle luminarie già spuntate in decine di città. Ovunque siamo ormai entrati in pieno spirito natalizio, mai come quest’anno si è voluto giocare d’anticipo.

    E ogni anno si parte sempre prima.

    Sono convinto che arriveranno a lanciare il Natale già dal ritorno dalle vacanze. Una corsa senza freni che ha un unico obiettivo. Incrementare il consumismo, peraltro sempre più sfrenato. Anche il Black Friday e la stagione degli sconti sono finalizzati ad anticipare gli acquisti per i regali.

    Tutto questo ci rende più felici? Personalmente dico di no.

    L’anticipo dei tanti richiami al Natale mi dà amarezza e mi rende quasi insofferente ad una festa che – da bambino, invece – mi regalava gioie immense. L’attesa è semplicemente la gioia dell’aspettare qualcosa. Come recita Leopardi nel “Sabato del villaggio”, la vigilia regala maggiori emozioni rispetto al dì di festa. Ma se queste attese, queste vigilie, le prolunghiamo a dismisura, diventeranno sempre più snervanti e ci recheranno solo tanta insofferenza.

    Read More »
  • PAPAVERO ROSSO, PANE DAL CAMPO ALLA TAVOLA

    10 dicembre 2022 • CINQUE SENSI • 2696

    PANEPAPAVEROROSSO

    Seguendo la commessa  Desy dentro il laboratorio abbiamo scoperto una storia incredibile che porta dai campi da arare fino alle nostre tavole. Tutto qui a Confreria alle porte di Cuneo. Il Papavero Rosso  è infatti  una società agricola che produce il pane partendo proprio dalle materie prime. Dalla semina, poi la mietitura, la macina a pietra e la produzione di farine, infine il confezionamento di pani con cereali vari e con le più disparate sementi. Insomma, non una filiera corta, ma una vera e propria filiera chiusa, dal campo alla tavola con le medesime mani.

    Non vengono usati lieviti, ma la pasta madre del grano: i primi impasti vengono lasciati riposare per parecchie ore fino a quando sono pronti per la cottura.

    E dopo una lavorazione così antica, genuina, artigianale non può mancare la cottura in un forno rigorosamente a legna, a fuoco lento e diretto: tre panificazioni a settimana per un totale di circa 5 quintali di pane di farro, mais, segale, monococco, grano, e altri cereali.

    Alla fine in bocca sentirete il vero gusto dei campi e delle spighe e il pane, con il passare dei giorni, non diventerà subito secco e duro, ma il suo sapore  si esalterà sempre più.

    Ma non solo pane. Anche a Confreria e nei mercati della zona vengono venduti grissini, biscotti, crostate, vari tipi di pasta, e farine, ovviamente…Provare per credere.

     

    Read More »
  • ATP FINALS TENNIS, E SE RADDOPPIASSIMO?

    8 dicembre 2022 • COSE NOSTRE • 2103

    ATPFINALS

    Dalle colonne di questa rubrica non abbiamo mai lesinato critiche per alcune iniziative o scelte del nostro Piemonte in tema di turismo. Questa volta, però, dobbiamo fare i complimenti per l’organizzazione e la gestione delle finali ATP di tennis. Torino e il Piemonte hanno fatto davvero un bel figurone di fronte al mondo intero.

    Tutto esaurito al Pala Alpitour per un totale di 160mila spettatori.

    La prima edizione, quella del 2021, era andata maluccio, ma bisogna dire che eravamo ancora incatenati nelle pastoie dei divieti Covid.

    C’erano state le partite di tennis e nient’ altro. Quest’ anno invece il FanVillage, di fronte al Pala Alpitour, ha incontrato totalmente i gusti dei tifosi che lo hanno affollato ogni giorno e ogni sera. Stand con prodotti tennistici, gadget, angoli per il food…insomma, tutto quanto cercavano gli ospiti e i possessori di biglietto. Lo stesso dicasi per Casa Tennis, a Palazzo Madama in Centro a Torino: quattro mila visitatori tra cittadini e turisti, dall’Italia alla Spagna e alla Polonia, dalla Romania alla Francia e all’America, molti giornalisti, 104 appuntamenti, 42 talk di cui la metà sold out, 130 relatori, 46 degustazioni curate dai giovani cuochi dell’Ifse di Piobesi, 157 performance in città.

    Da un’analisi delle presenze emerge che il 45% dei turisti era in città per la prima volta e per il 72% la motivazione principale della loro presenza erano proprio le Finals. Il 60% dei visitatori italiani è arrivato da Piemonte, Lombardia, Sicilia, Toscana ed Emilia-Romagna, mentre il 40% è stato composto da stranieri, in particolare da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania. Oltre il 50% dei turisti ha visitato almeno un museo. Il 93% ha dichiarato di aver avuto un’esperienza positiva e di voler ritornare.

    Una pecca? I trasporti. Al termine delle gare, pomeridiane e serali, pochi i mezzi pubblici a disposizione dei tifosi, introvabili anche i taxi. Nessun parcheggio in zona. Insomma, non pochi problemi per rientrare a casa o in hotel. Problema recuperabile nella prossima edizione, quella del 2023.

    Un altro punto debole? Il poco coinvolgimento del Piemonte nella settimana delle Finali.

    I commenti favorevoli sono arrivati da tutti, a partire dagli 8 atleti in gara e dall’universo tennis, italiano e mondiale. Ed è per questo che è cominciata a circolare l’ipotesi che Torino possa accogliere le ATP Finals anche dopo il 2025, per altri 5 anni. Perché no? La macchina sarà ancor più rodata e per Torino sarebbe un’occasione da rilanciare e non perdere.

    Abbiamo tre anni e altre tre edizioni per dimostrare quanto siamo bravi.

     

    Read More »
  • ROSSO RUBINO E GLI ACCIUGAI DI DRONERO

    3 dicembre 2022 • CINQUE SENSI • 2428

    rossorubino

    Dronero, cittadina di 7mila abitanti all’ imbocco della Valle Vaira, nel Cuneese, è famosa per aver dato i natali a Giovanni Giolitti. Pochi sanno però che è anche il paese degli acciugai, cioè quei contadini che terminata l’ estate e finiti i lavori nei campi, si spostavano in Liguria per comprare le acciughe sotto sale e poi tornavano in Piemonte per vendere questo pesce povero nelle varie fiere di paese. In secoli andati poi c’era chi se ne profittava per riempire barili di sale (allora carissimo e soggetto a forti tassazioni) e ricoprirlo con un sottile strato di acciughe per fare contrabbando..

    Vabbeh, sta di fatto che Dronero è diventato il paese degli acciugai, ed anche la cucina locale è intrisa di queste antiche contaminazioni, a partire dai piatti di Roberto Eandi, emergente chef con il suo locale rosso rubino proprio in centro città.

    Da provare le tagliatelle di grano saraceno con zucca e acciughe, ma anche l’ agnello sambucano con acciughe marinate nell’ aceto e con le patate di Prazzo e i broccoli dell’ orto di Roberto.

     

    Un pesce umile, come l’ acciuga appunto, una valle alpina, tanti uomini e donne tenaci: una storia che non deve essere dimenticata. E la cucina di Roberto Eandi e della sua mamma Maria ci aiutano a gustarla e tenerla sempre viva

    Read More »
  • SCAFFALE: LA FORESTA FOSSILE DI CRISTINA CONVERSO

    2 dicembre 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2781

    20221130_101608

    Le Valli di Lanzo sono famose per il Ponte del Diavolo, per gli ameni paesaggi, per le montagne aspre e affascinanti, per i torcetti e le tome e per tante altre peculiarità turistiche ed enogastronomiche.

    Sapevate, però, che in queste Valli, in provincia di Torino, c’è anche un’ importante foresta fossile, lungo le rive del fiume Stura? Personalmente no.  E sono convinto che siamo in tanti ad essere all’ oscuro di questa curiosa realtà scientifica, studiata a lungo da ricercatori e docenti dell’ Università di Torino.

    Un modo per scoprire questa Foresta Fossile è leggere l’ omonimo romanzo di Cristina Converso, edito da Buendia Books della giovane Francesca Mogavero. Un giallo con tanto di sparizioni, morti, inseguimenti, colpi di scena, ambientato proprio nelle Valli di Lanzo e in particolare attorno a quella foresta.

    Cristina Converso è una giovane dottoressa forestale che lavora in qualità di tecnico ambientale per l’ Arpa, Agenzia regionale per la Protezione dell’ Ambiente. Ma dalla lettura delle 220 pagine del suo ultimo romanzo non emerge la fredda analisi della ricercatrice, bensì la suspense e quello stile del contrappunto, tipico del narratore noir. Dalla sparizione di un docente universitario proprio alla vigilia della presentazione della Foresta fossile si dipana un’ affannosa corsa lungo le impervie strade delle Valli di Lanzo per trovare la verità, nascosta proprio fra gli anfratti del corso del fiume Stura.

    Completano il romanzo-giallo i contributi giuridici e scientifici del prof. Alessandro Crosetti e del prof. Edoardo Martinetto dell’ Università di Torino che ci aiutano meglio a capire cos’è una Foresta Fossile.

    CRISTINA CONVERSO

    LA FORESTA FOSSILE

    BUENDIA BOOKS EDITORE

    14,50 euro

    Read More »
  • UN PICCOLO MARKET IN OGNI COMUNE

    1 dicembre 2022 • COSE NOSTRE • 2269

    MINIMARKET

    Recentemente ho sentito il proprietario di una nota catena di supermercati piemontesi (in forte espansione) raccontare che, fra le sue prossime aperture, ce ne sarà una sicuramente in perdita. Quella situata nel suo comune d’origine, nel Cuneese: una piccola realtà di poche decine di residenti dove non c’è più nemmeno un punto vendita.

    “È un regalo che intendo fare agli anziani del mio paese. Magari terremo aperto solo tre o quattro giorni alla settimana, ma è un modo per mantenere viva una piccola comunità e restituire qualcosa al paese che mi ha visto nascere, senza neppure pensare al mancato guadagno”, ha spiegato.

    Il punto vendita di alimentari, infatti, è occasione di aggregazione, di incontro, di vita per i piccoli paesi che stanno scomparendo.

    Che bello se tante altre catene commerciali di grande distribuzione seguissero questo esempio. Che bello se in tanti piccoli comuni del Piemonte nascessero punti vendita, aperti anche solo qualche giorno alla settimana. Non sono necessari grandi investimenti: un bancone, un frigo, anche solo un dipendente per due o tre punti vendita in altrettanti comuni limitrofi. Girando con un furgone potrebbe portare anche il cibo fresco.

    Certamente un’operazione in perdita, ma utile per la vita di tante persone. E un sollievo per tante famiglie costrette a fare la spesa nei grandi centri commerciali delle città, per portare i beni di prima necessità a genitori o parenti anziani, che vivono in piccoli comuni.

    Chissà se dietro alla finanza e alla fredda logica dei costi/ricavi di tante catene di vendita, batte ancora un cuore e una coscienza sociale?

    Read More »
  • GIROVAGANDO.. SAN PIETRO IN VINCOLI A TORINO

    25 novembre 2022 • LUOGHI E LIBRI • 3309

    Cimitero-San-Pietro-in-Vincoli-Torino

    San Pietro in Vincoli è il più antico cimitero di Torino, sorge in borgo Aurora, alle spalle del enorme complesso del Cottolengo. Fu realizzato nel 1777; aveva al centro un’area scoperta con l’ossario generale e 44 pozzi per le sepolture comuni. I porticati servivano invece per le tombe dei nobili. Attorno al cimitero c’ erano due aree separate: una destinata ai giustiziati e ai boia e l’altra ai suicidi e ai non battezzati.

    In quegli anni l’ intera zona era all’ esterno della città, e il camposanto era conosciuto come del Santissimo Crocifisso. Curiosa l’ origine del nome San Pietro in Vincoli. Secondo alcuni fu impiantato in un’ area agricola con parecchi campi di cavoli,  coj in piemontese: quindi San Pietro di Vincoj, tradotto in italiano Vincoli.

    Questo camposanto doveva servire per le spoglie provenienti dalla Chiesa di Corte, dal Duomo, dalla chiese dei SS. Giacomo e Filippo, di San Dalmazzo, delle Orfane e dell’Ospedale dei Pazzi. Insomma, era il cimitero del centro di Torino.
    Nel 1852 fu semidistrutto dallo scoppio della polveriera di Borgo Dora. Nel 1882 le sepolture furono sospese definitivamente, ma il cimitero rimase aperto fino al 1937.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale San Pietro in Vincoli cominciò ad essere oggetto di atti vandalici e teatro di riti satanici tanto che nel 1970 il Comune di Torino decise lo sgombero e il trasferimento di tutte le tombe nel Cimitero Monumentale di via Catania.  Mai però furono ripuliti i pozzi con le tombe comuni: si procedette solo alla chiusura con sigillatura.

    Per lungo tempo continuarono le profanazioni e le messe nere, fin quando negli anni Ottanta venne radicalmente ristrutturato ed adesso l’area del cimitero e la cappella sono adibite a luogo di eventi culturali come il Varvara Festival, il nome è quello di una principessa russa moglie di un ambasciatore presso la corte sabauda. Leggenda narra che di notte il suo fantasma passeggi ancora intorno al cimitero, e che qui porti i suoi inconsapevoli amanti. Varvara Festival è un appuntamento per gli amanti dei suoni oscuri, esoterici, pesanti a tinte dark divenuto in soli due anni un punto di riferimento per gli amanti del genere ospitando artisti nazionali ed internazionali con performance, live e dj set.

    Dopo essere stato abbandonato per 15 anni, nel 1986 si procedette al restauro e fino al 2008 San Pietro in Vincoli è stato sede della Bibliomediateca ” Mario Gromo” del Museo del Cinema.

    Oggi l’ex-cimitero è affidato in gestione a tre associazioni e viene utilizzato per lo svolgimento di manifestazioni culturali di vario tipo.

    Read More »
  • A PROPOSITO DI STELLE MICHELIN

    24 novembre 2022 • COSE NOSTRE • 2331

    GUIDAMICHELIN

    Sono 44 i ristoranti del Piemonte che potranno vantare la stella Michelin nel 2023. Tra i tre stelle una new entry per la nostra regione: Villa Crespi a Orta San Giulio dello chef Antonino Cannavacciuolo. All’altro ristorante tristellato piemontese, Piazza Duomo ad Alba di Enrico Crippa, è stata assegnata anche la stella green. Raggiunge le due stelle la Locanda del Sant’ Uffizio di Penango d’ Asti, oltre ai confermati Antica Corona Reale di Gianpiero Vivalda a Cervere e Piccolo Lago di Verbania. Agli altri una stella, con tante conferme e quasi nessuna bocciatura.

    Il Piemonte si piazza al terzo posto in Italia per numero di ristoranti stellati dalla prestigiosa guida francese, dietro alla Lombardia e alla Campania. E adesso – parlando di ristoranti – si tratta di capire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Ad occhio, sarei assolutamente soddisfatto e ottimista.

    C’è però un dato assai preoccupante. Il capoluogo, Torino, non ha nemmeno un due stelle, per non parlare dei tre stelle….lontani anni luce. Come dice l’amico Guido Barosio – direttore di Torino Magazine e profondo conoscitore del mondo della ristorazione, non solo piemontese – “Torino è sostanzialmente una piazza arenata. Manca un due stelle dal 1995, cioè 27 anni. E parliamo della Vecchia Lanterna”.

    Non è solo questione di fascino, anche se al capoluogo del Piemonte un po’ di prestigio servirebbe. Eccome. C’è un valore assai più sostanziale. Secondo gli stessi redattori delle Guide Michelin ogni stella ha una ricaduta sul territorio (non soltanto per il ristorante premiato, quindi, ma per tutto l’indotto) di circa un milione di euro. Se in una zona c’è un ristorante con tre Stelle Michelin il brand di quel territorio vale dai 75 ai 200 milioni di euro. Parliamo di nuovi posti di lavoro, ma anche di turisti e visitatori che – attratti dallo chef premiato – visitano il circondario, spesso pernottano, acquistano prodotti tipici, esaltano e pubblicizzano la zona. Inoltre, tutto il restante mondo della ristorazione viene spinto verso l’alto.

    Ecco perché Torino deve riflettere su questa carenza di riconoscimenti. E’ vero che uno chef tristellare non lo inventi né lo crei dal nulla. Ma puoi cercarlo, corteggiarlo, lusingarlo, convincerlo anche con ingaggi importanti…. Gli Albesi insegnano.

    Read More »
  • IL NIZZA DOCG COMPIE 20 ANNI

    19 novembre 2022 • CINQUE SENSI • 2311

    freisa-vino-03
    Siamo negli anni ’50, gli anni dell’espansione, del commercio, di chi si sposta in città per lavorare in fabbrica e di chi resta invece in collina a lavorare la terra.  Il vino inizia lentamente ad abbandonare il suo ruolo di alimento “che sostiene”: quello delle nostre zone è infatti ricco, corposo, e a quei tempi veniva venduto principalmente sfuso in damigiane.
    A poco a poco, una piccola area del Monferrato Astigiano stava iniziando a farsi conoscere meglio: “La Barbera di Nizza”, un riferimento sicuro quando si parlava di vigne, uva e vino di qualità. Gli operatori del settore ne parlavano bene, senza indugio.  Fu così che, a ogni nuova gemma di vite, iniziava a prendere forma un pensiero condiviso da chi metteva a frutto il proprio saper fare nel produrre vino eccellente…

    Il tempo passa, e arriviamo a fine anni ’90: tra i produttori si fa strada la consapevolezza di dover legare con nodi indissolubili il vino al proprio territorio d’origine, per preservarne – in primis – la qualità e per poterlo comunicare meglio.

    Nel 1996 prende corpo il progetto di dividere le denominazioni in sottozone; durante la vendemmia del 2000 nascono le tre sottozone della Barbera d’Asti DOC, tra cui proprio “Nizza”, fortemente voluta da un gruppo di produttori di alcuni di quelli che oggi sono a tutti gli effetti i Comuni del Nizza che si sono prodigati, spinti dalla passione per il proprio vino.
    “Le Vigne del Nizza”: questo il nome che suggella l’unione e mostra la chiarezza di obiettivi delle persone che ne fanno parte.
    Un altro passo verso una nuova realtà era stato fatto.

    Una volta diventata ufficiale la sottozona Nizza, l’entusiasmo tra i produttori era all’apice: tra l’orgoglio di vedere la parola “Nizza” in etichetta e l’emozione di far parte di un gruppo sempre più grande, il gioco stava iniziando a farsi davvero serio.

    Nel 2002 questa voglia di crescere insieme viene sancita da un evento che cambierà tutto: viene infatti fondata L’Associazione Produttori del Nizza, alla quale aderiscono subito le aziende leader nel mondo per la produzione del vino locale.
    L’obiettivo principale è chiaro: arrivare alla docg.
    Preservare la qualità e portare il Nizza al giusto livello di riconoscimento è un’evoluzione naturale: giovani produttori e cantine storiche iniziano quindi a confrontarsi e ad affrontare – uno dopo l’altro – tutti gli step necessari.

    Insieme si può fare tanto, e restare uniti lavorando sodo è ciò che ha caratterizzato ogni membro dell’Associazione Produttori del Nizza, fin dal primo giorno.

    Finalmente, il 1° luglio 2016, i produttori del Nizza posso scrivere in etichetta”Nizza docg”: “un nome breve, che condensa il concetto di terroir” come lo descrivono le parole di Gianni Bertolino, allora presidente in carica.
    È grazie al Rio Nizza, che attraversa l’area del Nizza docg, che si è potuto optare per questo nome breve ma così democraticamente rappresentativo di tutti i 18 Comuni nei quali si può produrre questo vino.
    Si inizia a seguire il disciplinare, che prevede minimo 18 mesi di affinamento: infatti, la prima annata che riporta la docg Nizza è quella della vendemmia 2014.

    Come l’acqua del Rio che gli ha dato il nome, tutto per il Nizza scorre fluido e naturale. Tra gli addetti ai lavori dell’Associazione inizia a circolare una frase frequente: “il Nizza non si ferma mai”. La famiglia del Nizza, quella dei produttori, dei lavoratori e dei suoi appassionati, cresce così a ritmo costante.

    I traguardi raggiunti sono solo nuovi incentivi a salire più in alto, e tutti lavorano insieme con la consapevolezza di essere ognuno un elemento fondamentale per fare avanzare sempre di più un territorio ricco, da scoprire in tutte le sue sfaccettature.
    Con questi primi #20anniperilnizza, una visione ancor più alta si è materializzata nel futuro dell’Associazione: e di certo, con la determinazione e l’entusiasmo che caratterizza i produttori del Nizza, questa storia continuerà riempiendosi di altri capitoli emozionanti ancora da scrivere…
    Read More »
« 1 … 41 42 43 44 45 … 76 »

Cose nostre

  • frabosa-soprana-pimonte-638x425

    18 dicembre 2025 • 4

    TUTTI A SCIARE E LE OLIMPIADI IN TV

      Parte sotto i migliori auspici la stagione sciistica 2025-26. Tutte le Alpi Piemontesi sono innevate, le piste...

    COSE NOSTRE Read More


  • calcio generica 2

    11 dicembre 2025 • 138

    QUANDO IN PIEMONTE SI VINCEVANO I CAMPIONATI

    La ProVercelli ha vinto sette scudetti tra il 1908 e il 1922. L’Alessandria non ha mai vinto scudetti, ma è...

    COSE NOSTRE Read More


  • inalpiarena

    4 dicembre 2025 • 217

    SE CUNEO SURCLASSA TORINO

    Negli ultimi giorni due eventi hanno catapultato il Piemonte al centro dell’attenzione, non soltanto italiana. Il...

    COSE NOSTRE Read More


  • Cose nostre

LUOGHI E LIBRI

  • ABBAZIA_DI_STAFFARDA

    12 dicembre 2025 • 2736

    GIROVAGANDO.. L’ ABBAZIA DI STAFFARDA

    È uno dei gioielli medievali del Piemonte, purtroppo poco conosciuta, anche perchè poco pubblicizzata e non ben...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • Cop_Natale_Langa

    5 dicembre 2025 • 192

    SCAFFALE: I RACCONTI DEL NATALE IN LANGA

    Storie che parlano di ritorni alle radici, memorie familiari, nostalgia e piccoli miracoli quotidiani. Quattordici...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • images - 2025-11-26T083927.814

    28 novembre 2025 • 246

    SCAFFALE: L’ UOMO DEI PRODIGI DI GRANDE E MANERA

    La vita di Gustavo Rol nei ricordi del suo medico personale. Il sottotitolo del libro sul grande e discusso personaggio...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • LUOGHI E LIBRI

©2014 Enneci Communication - Powered by Managersrl