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  • ASFALTO DI SANGUE

    17 novembre 2022 • COSE NOSTRE • 2164

    INCIDENTISTRADALI

     L’anno scorso i morti in Italia a causa di incidenti stradali sono stati 2.875. Cioè più di 7 vittime al giorno. E quest’ anno davvero sembra non andare meglio, se si pensa che fino a ottobre, nella sola provincia di Cuneo, si contavano già 41 incidenti mortali.

     Una strage silenziosa a cui ci siamo abituati. Sembra una striscia di sangue infinita che, però, non impressiona neppure più. Invece dietro questi freddi numeri ci sono vite spezzate, lacrime, dolore. Registriamo clamore, sgomento e titoloni di fronte a casi eclatanti, come il ragazzo diciottenne ucciso a Roma sul marciapiede, travolto da una vettura guidata da una donna ubriaca, a cui avevano – in passato – già ritirato la patente, ma poi tutto torna nella quotidianità. Un trafiletto in cronaca locale.

     Sembra di trovarsi di fronte a una tragedia scontata. E invece non è così. Non può essere così. La Stampa di Cuneo ha avviato una raccolta firme per la messa in sicurezza della rete viaria della Provincia Granda. C’è chi propone l’estensione dei limiti dei 30 chilometri orari in un maggior numero di strade e vie, dentro e fuori città. Chi chiede un ulteriore inasprimento delle pene per infrazioni gravi.

     Tutto fattibile e necessario, ma – credo – si debba affrontare questo dramma anche da un punto di vista culturale ed educativo. Il mito dello sballo e della velocità hanno pervaso le generazioni più giovani. Più controlli certamente, ma anche più educazione civica e stradale. Pene severe servono? Forse. Ma sarebbe più utile far trascorrere giornate e nottate nei Pronto Soccorso degli ospedali a chi ha commesso infrazioni pesanti, come guidare sotto stato di ebrezza da alcool o droghe: vedere con i propri occhi e toccare con mano, le conseguenze di certi gesti scellerati, è certamente di maggior insegnamento che sei mesi senza patente. Anche perché “in quei mesi punizione ho bevuto ancora di più, tanto non dovevo guidare”. Sentito con le mie orecchie.

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  • TURISMO PIEMONTE, NON ROMPIAMO IL GIOCATTOLO

    10 novembre 2022 • COSE NOSTRE • 2562

    Turisti e torinesi a piedi per le vie del centro città senza traffico in occasione della domenica ecologica, Torino, 05 marzo 2017.
ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

    Noto ristorante in provincia di Asti. Dopo un sontuoso pranzo, (prezzo concordato 50 euro a testa: giusto) chiediamo una torta e un bottiglia di bollicine per festeggiare un compleanno. Surplus di 80 euro .

    Trattoria nell’Albese: in queste settimane di super-afflusso turistico si fanno 3 turni a pranzo, alle 12.30, alle 13.30, alle 14.30. Un’ora esatta per mangiare. E poi via, liberare il posto.

    Bar sulle piste di sci in una famosa stazione invernale: l’acqua servita in un bicchiere di plastica. Alla domanda se era possibile averla in vetro, mi è stato risposto che “lavare i bicchieri costa”.

    Tre indizi fanno una prova? Speriamo di no, anche se cominciano a essere parecchi gli operatori del settore, i turisti, gli osservatori che storcono il naso sulla deriva che sta prendendo il turismo in Piemonte. Per decenni siamo stati regione negletta, quasi del tutto sconosciuta ai flussi di visitatori. Recentemente invece c’è stata un’ inversione di tendenza al punto da far dire a qualcuno che ”occorre mettere il numero chiuso ai turisti, come a Venezia”.

    Ma siamo matti? Significherebbe perdere quella genuinità – non solo nei cibi e nei vini, ma nella spontaneità della gente – che è l’arma vincente per il turismo piemontese. Chi sceglie le nostre province lo fa perché sa di essere accolto con cortesia, a prezzi competitivi e per potersi godere un sano relax. Se si perdono queste caratteristiche si rovina il DNA della nostra accoglienza e ospitalità.

    Fermiamoci, prima che sia troppo tardi. Ristoratori, albergatori, baristi, tour operator si facciano un sano esame di coscienza: i grandi numeri fanno sicuramente gola a tutti, ma possono diventare un boomerang. Se il turista è accolto bene, torna e fa buona propaganda fra amici e conoscenti. Altrimenti lo freghi una volta, e basta.

    E così si rompe il giocattolo.

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  • SCAFFALE: LE RICETTE PERDUTE DEL PINEROLESE

    4 novembre 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2289

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    L’ insalata occitana o le uova alla neve. La minestra di castagne bianche e latte o la carpa marinata e brasata alle cipolle. Sono soltanto alcune delle “Ricette perdute del Pinerolese” che il settimanale L’ Eco del Chisone e la locale sezione di Slow Food propongono in un elegante volume di 120 pagine.

    Una cucina, quella pinerolese, che si compone di contaminazioni con diverse culture, ma soprattutto vocata all’ eliminazione degli sprechi e alla valorizzazione dei cosiddetti ingredienti poveri. Una cucina di montagna con influenze valdesi, occitane, francesi; ma – come scrive Carlin Petrini nella presentazione del libro – c’è dietro questa riscoperta di piatti antichi una grande attenzione e passione per la salvaguardia anche culturale di un territorio.

    Le ricette sono tutte riportate in forma autentica così come sono state scritte o tramandate verbalmente di madre in figlia, di generazione in generazione. Riscoprire, quindi, per non dimenticare e per valorizzare una biodiversità fatta di prodotti tipici delle Valli del Pinerolese.

    Anche il titolo è emblematico: perchè questi piatti rischiano di andare perduti, raramente vengono proposti in ristoranti, trattorie e osterie della zona. Spesso invece vengono preparati in casa, in famiglia, proposti da mani sapienti di nonne che conservano e protano avanti questi ricordi gastronomici.

     

    LE RICETTE PERDUTE

    ECO DEL CHISONE E SLOW FOOD EDITORE

    18 euro

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  • PRONTI? PARTENZA….ARRIVA IL GIRO D’ ITALIA

    3 novembre 2022 • COSE NOSTRE • 2177

    giro-ditalia_2

    Tortona, Bra, Rivoli, Borgofranco d’ Ivrea. Sono soltanto alcune delle tappe piemontesi del prossimo Giro d’ Italia, presentato nei giorni scorsi. Verranno toccate le province di Alessandria, Asti, Cuneo, Torino. Il Giro, però, non è soltanto un evento sportivo. E’ molto di più. Bastano alcuni numeri: 200 i Paesi collegati nel mondo via tv all’ evento sportivo, con più di mezzo miliardo di pubblico previsto; l’80 per cento degli spettatori sostengono che è aumentata la notorietà delle località attraversate dal Giro; il 70 per cento degli spettatori ha fatto shopping di artigianato locale; il 50 per cento ha mangiato in ristoranti e bar durante le tappe, con una spesa media di cento euro al giorno; il 22 pe cento delle attività commerciali hanno aumentato il numero di dipendenti in vista dell’ arrivo o della partenza delle tappe.

    Numeri importanti anche per gli sponsor: Il salumificio Raspini di Scalenghe, ad esempio, nella scorsa edizione ha distribuito più di 40mila salamini Raspinotto, ottenuto un numero esorbitante di contatti social e incontrato oltre 20mila persone nella sua area Hospitality.

    Insomma, è un’ occasione da non perdere. Eppure c’è molta gente che ancora guarda con indifferenza a questo evento. O addirittura con fastidio pensando alle strade interrotte o ai disagi per il traffico automobilistico. Bene ha fatto, invece, la Regione Piemonte a spingere, insistere e ottenere di ospitare una fetta importante del percorso del Giro d’ Italia.

    E’ necessario però muoversi per tempo. Qualche anno fa mi trovavo a Canazei, in Trentino, nella prima settimana di gennaio: tutta la cittadina delle Dolomiti era già piena di manifesti, striscioni e cartelloni che annunciavano l’arrivo di una tappa a maggio e invitavano i turisti a prenotare con anticipo per i giorni del Giro. Qualche mese dopo, in Piemonte, in una nota località turistica di montagna – che avrebbe ospitato l’ arrivo di una tappa importante – mancavano poche settimane e non c’ era traccia alcuna dell’evento. L’ arrivo del Giro in Piemonte è previsto fra 6 mesi: occorre, però, partire fin da subito per organizzare bene la manifestazione e quelle giornate: serate enogastronomiche, presentazioni di libri, mostre, di tutto un po’. I ciclisti sono soltanto una scusa per attrarre turisti e far conoscere la nostra terra e i nostri prodotti.

    Ma bisogna avere il coraggio di Fausto Francisca, sindaco di Borgofranco d’ Ivrea, che recentemente mi ha detto: “Sono orgoglioso perché spero di essere ricordato come quello che ha portato per la prima volta nella storia il Giro d’ Italia a Borgofranco, una cittadina di 3mila anime”.

     

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  • E SE TORNASSIMO ALLA LEGNA?

    27 ottobre 2022 • COSE NOSTRE • 2162

    POTAGER

    Quando ero bambino e andavo dai nonni in Langa, dormivo nel lettino accano alla stufa a legna e mi scaldavo con il “prete” e la boule dell’acqua calda. Il risveglio non era segnato dal profumo della caffè della moka, ma dall’aroma del minestrone che già bolliva, di primo mattino, sul potagè. Sono cresciuto, sono diventato un uomo alto un metro e 85 e peso più di 90 chili. Ricordo quell’infanzia caratterizzata dalla quasi assenza di raffreddori e influenze: il mio libretto delle assenze alle scuole elementari e medie era praticamente intonso.

    Oggi i nostri ragazzi crescono con una media di 20-22 gradi di temperatura in casa e in classe, li accompagniamo a scuola con l’automobile fin dentro l’atrio per paura che prendano freddo, si bagnino quando piove e si ammalino. Se non bastano i piumoni, usiamo anche le termocoperte per scaldar loro i lettini. Sono più robusti e più sani di noi? No.

    Eppure sento genitori allarmati per la crisi energetica e la necessità di ridurre di qualche grado i caloriferi e di diminuire le ore di accensione degli impianti di riscaldamento.

    E invece forse è l’occasione per tornare ad una vita o un po’ più spartana ma altrettanto sana. Una felpa o un maglioncino in più, anche quando si sta in casa nel prossimo inverno, non saranno la fine del mondo. E chi ce l’ha potrà usare magari la stufa o il camino a legna.  Il fascino di quel fuoco è garantito e poi – ve lo assicuro con assoluta certezza – il minestrone cotto sul potagè è molto più saporito di quello preparato sui fornelli a gas o sulle piastre a induzione.

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  • LA BONTA’ DELLE CASTAGNE DELLA VAL PELLICE

    22 ottobre 2022 • CINQUE SENSI • 2476

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    La bellezza di andar per castagne proprio quando le foglie ingialliscono e cominciano a cadere, quando i sentieri nei boschi si riempiono di ricci aperti e di frutti belli, sodi, color marrone, e nell’ aria c’è quel profumo di funghi e umidità, mentre in casa crepita il camino. Abbiamo provato tutte queste emozioni su per le montagne della Valle Pellice, in provincia di Torino, attorno ai 750 metri di altitudine dove troviamo centinaia di alberi secolari. Crescono dai 500 ai 900 metri di altitudine e nel 2001 è nata un’ Associazione di Produttori con precise regole di coltivazione e di raccolta. Negli ultimi anni in Val Pellice sono stati realizzati centiaia di innesti su piante giovani valorizzando le antiche varietà di Gioviasca e Marrone.

    Non è vero che le castagne sono di chiunque le raccoglie. E’ possibile prendere soltanto quelle cadute sul sentiero, vietato inoltrarsi nei terreni privati. Quando si apre il riccio e cadono a terra significa che sono perfettamente mature, mentre per riconoscere i marroni basta osservare quelli con striature più evidenti.

    Mille modi per gustare le castagne, dalle classiche caldarroste oppure al forno, al sale, bollite o in altri modi. Noi siamo andati all’ 0steria dei Barbet a Villar Pellice per provare un intero menù a base di castagne: dai tajarin fatti con farina di castagne, alla minestra di latte e castagne, ai formaggi della Val Pellice abbinati a castagne caramellate per finire con il classico castagnaccio. Il tutto innaffiato con i vini del Pinerolese, bianchi e rossi.

    E c’ è anche il pane di castagne fatto a Bobbio Pellice da un panificatore marchigiano che cuoce le classiche micche ancora su forno a legna.

    Un tempo le castagne erano il cibo dei poveri specie in queste montagne, oggi sono un’ autentica prelibatezza da gustarsi in mezzo a boschi e vallate di incredibile bellezza

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  • SCAFFALE: PIERO ABRATE CON PIEMONTE E VALLE D’ AOSTA

    21 ottobre 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2157

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    Quindici tour diversi per scoprire le 8 province del Piemonte e la confinante Valle d’ Aosta. Itinerari per approfondire la conoscenza del territorio, delle sue bellezze naturalistiche, storiche, culturali ma anche dei vini e dei cibi più caratteristici e prelibati. Non soltanto le mete più famose e iconiche ma anche angoli nascosti e quasi sconosciuti.

    Ogni tour è illustrato da fotografie che diventano il primo impatto descrittivo di Piemonte e Valle d’ Aosta.

    Una guida per turisti, quindi? Non solo. Il giornalista Piero Abrate nelle 170 pagine del suo volume conduce per mano il lettore a passeggio per le Langhe e per il Canavese, fra i grandi e i piccoli laghi, sulle vette del Monte Bianco, del Monviso e del Rosa,  a degustare le prelibatezze del Monferrato e del Biellese, fra le risaie del Vercellese e dell’ Alessandrino…. con la consapevolezza che Piemonte e Valle d’ Aosta possono regalare ancora – e a tutti – sorprese e conferme con  tanti luoghi straordinari tuttora da scoprire.

    Alla fine della lettura non resisterete alla voglia di mettervi in viaggio alla scoperta di queste terre

    MERAVIGLIOSA ITALIA: PIEMONTE VALLE D’ AOSTA

    PIERO ABRATE

    EDIZIONI PEDRINI

    18 euro

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  • SE IL LAVORO DIVENTA SCHIAVITU’

    20 ottobre 2022 • COSE NOSTRE • 2031

    rider

    “Sebastian lei è licenziato perché ieri non ha rispettato gli impegni di lavoro presi con la nostra organizzazione”. Peccato che Sebastian – ieri – fosse morto , ucciso da una vettura che ha travolto la sua bici mentre stava consegnando un pranzo. E’ l’ ennesima tragedia accaduta a un rider, questa volta a Firenze. E quanti ne vediamo sfrecciare per le strade della nostra città con il carico di cibo sulla bicicletta da portarci a casa. Anzi, portarvi, perché personalmente ho sempre rifiutato i delivery. Si sa, che dietro a quel servizio, c’è una vera e propria forma di schiavitù.

    Senza contratto, senza assicurazione: vengono pagati, in media, 10 euro lordi all’ora, cioè meno di 7 euro netti. Fate due conti e capirete. A contattarli è una app gestita da un algoritmo (lo stesso che ha licenziato Sebastian, a Firenze). Più lavori, più c’è possibilità che tu venga richiamato e, quindi, che tu accresca i guadagni. E se quello stipendio ti serve per mantenere la famiglia e, magari, pagare il mutuo, accetti di sottometterti alle regole del folle gioco.

    Una volta era chiamata schiavitù. Poi cottimo. Adesso rider.

    Ma non basta. Alcuni giovani aspiranti giornalisti, incontrati recentemente e provenienti da diverse regioni d’Italia, mi hanno detto di essere pagati 0,0020 centesimi di euro a parola, oppure 0,0018 centesimi a carattere, spazi inclusi. Quindi per un pezzo di 60 righe arrivano a guadagnare “addirittura” 6 euro lordi. Non ti paghi nemmeno la benzina o le telefonate fatte per apprendere la notizia con relativi dettagli e commenti. “E’ il giornalismo odierno, bellezza… se non ti piace, puoi solo rinunciare”. Certe razze di editori, o presunti tali, troveranno sempre qualcuno pronto a subentrare.

    Questa è la società dei diritti del 2022. E’ lavoro o schiavitù? Chiediamocelo quando ordiniamo un pasto a casa, oppure quando leggiamo un articolo giornalistico.

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  • NON TOGLIETECI LO SPORT

    13 ottobre 2022 • COSE NOSTRE • 2182

    SPORT

    Crisi energetica. Bollette impazzite. Gas alle stelle.E subito si leva alto il grido d’allarme da palestre e piscine, società sportive, gestori di impianti sciistici. Con questi costi saremo costretti a chiudere o ad aumentare iscrizioni e abbonamenti a cifre vertiginose e insostenibili per tante famiglie. Tutto giusto, ci sta.

    Scaldare l’ acqua per una piscina o per le docce di un intero impianto costerà molto più degli anni passati. Le società dilettantistiche, così come tutte le scuole di pratica sportiva, non riusciranno a tenere in piedi bilanci che già traballano. Ricordo a tutti, però, che arriviamo da anni in cui – causa pandemia – era diventato quasi impossibile giocare a tennis, farsi una bella nuotata in vasca, sfidarsi in una partita di pallacanestro o di calcetto.

    E i bambini? Addio corsi di judo, danza, ecc. Ho sentito il gestore di un impianto sciistico ipotizzare l’apertura delle piste soltanto nei week end, per stare dentro ai costi dell’energia e per la neve programmata.

    Insomma, se non si corre presto ai ripari c’è il pericolo di ulteriori riduzioni della possibilità  di praticare sport. Non quello sport inteso nello stare sul divano a guardare le partite alla tivù, ma proprio quel muoversi, correre, sudare, sforzare i nostri muscoli che tanto ci piace e ci fa bene.

    Ne va della salute di un popolo, fisica e mentale. Più incrementiamo l’attività fisica e meno spendiamo per la sanità pubblica e privata.

    È statisticamente provato. L’Italia è un paese di sedentari e i nostri ragazzi tendono all’obesità. Secondo i dati del Coni, invece, grazie allo sport  25mila patologie si potrebbero evitare ogni anno, per un risparmio nelle cure di 1,5 miliardi di euro.

    E scusate se è poco. Ci farete sfogare, divertire e risparmieremo tutti.

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  • SCAFFALE: CENA DI CLASSE PER PERISSINOTTO E D’ ETTORRE

    7 ottobre 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2516

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    Ennesima prova letteraria per Alessandro Perissinotto. Opera prima per Piero D’ Ettore che di mestiere fa il penalista. E prima indagine per l’ avvocato Giacomo Meroni. C’è quindi un nuovo binomio nel variegato mondo del giallo-noir italiano, in particolare del legal thriller.

    Perissinotto-D’Ettorre alle prese con un cold case, ambientato in Torino e provincia. Una cena di fine anno scolastico del 1984 finisce in tragedia con un ragazza stuprata e uccisa. Nel 2018, d’ improvviso, un anonimo ingegnere viene arrestato,  all’ alba, nella sua abitazione di corso Francia a Torino. Lui vive ancora con la madre che, affranta, si reca nello studio di un avvocato, Giacomo Meroni, appunto. Di lì si dipana una vicenda avvincente perchè al legale non interessa solo garantire ai propri assistiti l’ equità del processo, ma soprattutto la ricerca della verità. L’ arrestato Riccardo Corbini è colpevole o innocente? Al suo difensore racconta proprio tutta la verità?

    Intanto l’ avvocato Giacomo Meroni prosegue la sua vita quotidiana con la moglie Rossana. Un legame profondamente colpito l’ 11 settembre 2001 da una tragedia familiare. Insomma, un romanzo che si legge tutto d’ un fiato: e già ne sono preannunciati altri, sempre con Meroni protagonista. Sempre narrati con gli occhi dell’ avvocato vero – Piero D’ Ettorre – e dall’ abile scrittura di Alessandro Perissinotto.

    CENA DI CLASSE

    PERISSINOTTO-D’ETTORRE

    MONDADORI EDITORE

    17 euro

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