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SE IL LAVORO DIVENTA SCHIAVITU’

by • 20 ottobre 2022 • COSE NOSTREComments (0)1302

“Sebastian lei è licenziato perché ieri non ha rispettato gli impegni di lavoro presi con la nostra organizzazione”. Peccato che Sebastian – ieri – fosse morto , ucciso da una vettura che ha travolto la sua bici mentre stava consegnando un pranzo. E’ l’ ennesima tragedia accaduta a un rider, questa volta a Firenze. E quanti ne vediamo sfrecciare per le strade della nostra città con il carico di cibo sulla bicicletta da portarci a casa. Anzi, portarvi, perché personalmente ho sempre rifiutato i delivery. Si sa, che dietro a quel servizio, c’è una vera e propria forma di schiavitù.

Senza contratto, senza assicurazione: vengono pagati, in media, 10 euro lordi all’ora, cioè meno di 7 euro netti. Fate due conti e capirete. A contattarli è una app gestita da un algoritmo (lo stesso che ha licenziato Sebastian, a Firenze). Più lavori, più c’è possibilità che tu venga richiamato e, quindi, che tu accresca i guadagni. E se quello stipendio ti serve per mantenere la famiglia e, magari, pagare il mutuo, accetti di sottometterti alle regole del folle gioco.

Una volta era chiamata schiavitù. Poi cottimo. Adesso rider.

Ma non basta. Alcuni giovani aspiranti giornalisti, incontrati recentemente e provenienti da diverse regioni d’Italia, mi hanno detto di essere pagati 0,0020 centesimi di euro a parola, oppure 0,0018 centesimi a carattere, spazi inclusi. Quindi per un pezzo di 60 righe arrivano a guadagnare “addirittura” 6 euro lordi. Non ti paghi nemmeno la benzina o le telefonate fatte per apprendere la notizia con relativi dettagli e commenti. “E’ il giornalismo odierno, bellezza… se non ti piace, puoi solo rinunciare”. Certe razze di editori, o presunti tali, troveranno sempre qualcuno pronto a subentrare.

Questa è la società dei diritti del 2022. E’ lavoro o schiavitù? Chiediamocelo quando ordiniamo un pasto a casa, oppure quando leggiamo un articolo giornalistico.

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