“Ordinai un vermut Gancia, marca che in Italia è quasi scomparsa ma che in Argentina si trova dappertutto, e chiesi la password per internet”. Basterebbe questa frase per convincersi definitivamente che questo giallo poteva scriverlo soltanto Giorgio Ballario. Il giornalista torinese infatti ha un amore sconfinato per l’ Argentina, una passione per quella cultura, quel cibo, quel clima, quelle atmosfere che ritroviamo in tutte le 265 pagine del suo ultimo romanzo “Il tango dei morti senza nome”.
Le vicende dell’ investigatore porteno-torinese Hector Perazzo si intrecciano con la storia (spesso drammatica, contraddittoria, crudele ma sempre fascinosa) degli ultimi 50 anni del paese sudamericano. Le indagini sul rapimento negli anni ’60 e sulla scomparsa del cadavere di un imprenditore piemontese vanno a cozzare con i residui di dittature militari, governi corrotti, infiltrazioni della malavita colombiana: ne esce un quadro, comunque, cristallino di quanto sia difficile, ancora oggi, vivere in Argentina.
Per scrivere certi romanzi bisogna conoscere a fondo la storia, gli usi, le abitudini, i segreti di una nazione così lontana (e allo stesso tempo vicina) come l’ Argentina. Non bastano due nozioni copiate da wikipedia o due indicazioni stradali rubate a google-map. Per questo il romanzo di Ballario ha un valore intrinseco che va al di là della trama, “un noir sensuale e malinconico come un tango”
GIORGIO BALLARIO
IL TANGO DEI MORTI SENZA NOME
IL CAPRICORNO-LA STAMPA
9,90 euro
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