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  • NON SI TROVANO CAMERIERI, PERCHE’?

    11 novembre 2021 • COSE NOSTRE • 2593

    CAMERIERI

    L’estate scorsa ho avuto un’accesa discussione con il titolare di un ristorante delle Marche per ritardi e disguidi nella consegna dei piatti ordinati. Il gentile gestore alla fine si è scusato così: “Mi perdoni, ma non troviamo più camerieri. Preferiscono stare a casa e percepire il reddito di cittadinanza piuttosto che venire al lavorare tutte le sere, sabati e domeniche comprese”.

    Tra me e me ho concluso – colpevolmente – con la convinzione che queste cose accadessero soltanto nel Centro e nel Sud Italia.

    Poi, nei giorni scorsi, ho incontrato il direttore di un’importante Scuola di Alta Cucina nel Torinese che sostanzialmente mi ha ribadito gli stessi concetti: “Quelli che arrivano in questa scuola hanno l’ambizione di diventare famosi chef, al massimo barman, nessuno chiede di imparare la professione di ragazzo di sala o di maître”. Pare che in Italia manchino circa 150mila camerieri

    Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, ha ribadito che il settore dell’ospitalità soffre per la mancanza di camerieri e di figure professionali che si occupano della cura e dell’ospitalità dei clienti. “Il primo commento che mi verrebbe da dire – scrive Carlin – ed è anche il più superficiale, è che i giovani non hanno più voglia di lavorare; seguito subito dopo dalla demonizzazione del reddito di cittadinanza, il quale è reo di disincentivare l’occupazione”. Petrini poi, però, precisa con forza, che occorre dare dignità – anche economica – alla professione del cameriere.

    E questo tocca tutti noi. Come trattiamo quella persona (ripeto PERSONA) che ci serve al tavolo o dietro al bancone di un bar? Quante volte gli sorridiamo, lo ringraziamo, e apprezziamo il fatto che magari è lì, da ore, in piedi, e spesso è sottopagato? Quante volte gli lasciamo la mancia?

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  • SCAFFALE: PAOLO CALVINO E IL CAMMINO NELLA RESISTENZA

    5 novembre 2021 • LUOGHI E LIBRI • 3372

    camminoresistenza

    Una vera guida per escursioni splendide nella Provincia di Cuneo. Un modo per camminare e respirare l’ aria della lotta di Resistenza, quella combattuta per anni dai Partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalla Valle Varaita alla Valle Belbo, da Verzuolo a Santo Stefano Belbo: 30 percorsi sulle montagne della Granda. Gli stessi sentieri e le medesime mulattiere calpestate da quegli uomini e quelle donne che hanno lottato per liberare le nostre terre dall’ invasore tedesco.

    Ripercorrendo con i propri passi, ma senza l’ incubo della guerra, possiamo veramente capire cosa abbiamo guadagnato con la pace: la bellezza delle montagne e dei boschi, delle acque e del cielo, la gioia di stare con gli amici. Liberi.

    Per ogni cammino l’ indicazione del percorso, le difficoltà, le altitudini di ascesa e discesa, i luoghi da vedere, i tempi di percorrenza, i punti di ristoro. “Il cammino nella Resistenza”, il libro del torinese Paolo Calvino, ci accompagna nel visitare luoghi della memoria ma anche alla scoperta di nature incontaminate, panorami mozzafiato… un modo di vivere le fatiche e le scoperte di un cammino e, allo stesso tempo, ricordare e raccontare. Luoghi che insegnano tanto quanto un libro di storia. Perchè su per quei sentieri e attraversando quei pianori o quei passaggi impervi, la mente non può non riandare al sacrificio di sangue e di giovani vite umane per la riconquista della libertà

     

    PAOLO CALVINO

    IL CAMMINO NELLA RESISTENZA

    FUSTA EDITORE

    16 euro

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  • NON ANDIAMO A VOTARE, MA POI PROTESTIAMO

    4 novembre 2021 • COSE NOSTRE • 2519

    ELEZIONI

    Il nuovo sindaco di Torino è stato votato da meno di 170mila elettori su una popolazione di circa 850mila abitanti. Quello di Pinerolo eletto con 7600 voti su 36mila residenti. Sono soltanto due esempi, qui in Piemonte, della scarsa affluenza alle urne nell’ ultima tornata amministrativa.

    A proposito di questi picchi di astensione si è già scritto e detto molto. Di tutto e di più.  Ci sarebbe poco da aggiungere, se non che: NON HA VINTO L’ ASTENSIONE, HA PERSO LA DEMOCRAZIA.

    E lo dico a ragion veduta. In alcune consultazioni nazionali mi sono rifiutato di andare alle urne. Lo ritenevo inutile, tanto gli eletti sarebbero andati a Roma a scaldare gli scranni del Parlamento perché le decisioni importanti venivano sempre prese dai leader dei partiti. Questo era il mio convincimento, e in parte ancora lo è.

    Diverso è il discorso a proposito dei sindaci e dei consiglieri comunali. Loro possono influire direttamente sulla mia vita: dai parcheggi alla viabilità, dalle tasse comunali agli orari dei negozi e degli asili. Basta prendere un mezzo pubblico o sentire le chiacchere in un bar, ancora meglio navigare sui social. E’ tutta una lamentatio. Nel proprio Comune non funziona mai nulla. Però quando siamo chiamati a decidere con il nostro voto, stiamo a casa.

    Bel modo di intendere la democrazia: io non scelgo, ma poi mi sento in diritto di criticare. Eh no! Come cantava Gaber “la libertà non è star sopra un albero… la libertà è partecipazione”.

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  • SE A SCUOLA NON STUDIANO IL FASCISMO

    28 ottobre 2021 • COSE NOSTRE • 2790

    SCUOLA

    Mio figlio nei suoi cicli di studio (elementari, medie, liceo) ha studiato per ben tre volte gli Egizi, i Romani, il Medio Evo, le Guerre di Indipendenza e il Risorgimento. I suoi programmi di storia si sono sempre fermati alla fine della Grande Guerra, a volte con un’ appendice rapida sullo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Poi, stop.

    L’ascesa del Fascismo, la lotta partigiana, il boom economico, gli anni del terrorismo li ha scoperti e approfonditi per conto proprio, magari con l’aiuto di noi genitori.

    Ripensavo a queste cose mentre scorrevano nei tg le immagini degli scontri dei giorni scorsi a Roma, Milano, Torino.

    La mia convinzione è che gran parte di quelli che sfasciavano tutto, non avessero mai studiato e approfondito cosa è stato il Fascismo, cos’ha rappresentato per milioni di lavoratori la Camera del Lavoro. Attenzione: non si tratta di dare giudizi politici né pagelle storiche, non si tratta di essere pro o contro il green pass. È solo questione di conoscenza. Soltanto quando si conosce bene, a fondo, un argomento lo si può condannare, contrastare, combattere.

    In ogni caso mai con la violenza, mai con il volto coperto. Ma solo con la forza delle proprie idee e convinzioni.

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  • SCAFFALE: VITTINO CON 60 ANNI DI VIAGGI….

    22 ottobre 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2744

    vittino

    È consulente finanziario, è presidente della Federazione Piemontese Bocce, è instancabile organizzatore di eventi. E adesso scopriamo che Claudio Vittino, torinese fresco sessantenne, è anche poeta.

    Poeta per gioco, direbbe lui.

    In realtà, per una motivazione assai nobile.

    Per il compimento del suo sessantesimo compleanno Vittino ci regala questo libretto “60 anni di viaggi dal colore al brizzolato” (il titolo completo) edito a scopo benefico: parte del ricavato della vendita andrà, infatti, a due Onlus.

    O.A.S.I. nata dalla generosa intuizione di don Aldo Rabino (che opera con progetti di volontariato, cooperazione e solidarietà) e FORMA, fondazione che lavora all’interno dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.

    Le poesie sono un momento di riflessione sul tempo andato e sugli istanti hanno dato significato alla vita. Una raccolta suddivisa in sette capitoli contrassegnati da altrettanti oggetti (illustrati con bellissimi disegni della figlia Margherita) che sono strumenti in uso quasi quotidiano per Claudio: la clessidra granata, le bocce, il bloc-notes, la cravatta, la palla a spicchi, il microfono, la penna.  Per ogni oggetto-capitolo l’introduzione di amici dell’autore: Patrizia Durante, Marco Giunio De Sanctis, Mauro Berruto, Gianni De Biasi, Stefano Bertacchi, Beppe Gandolfo, Giulio Biino.

    Alla base di tutto, l’entusiasmo che è il filo conduttore della vita di Claudio Vittino.

    CLAUDIO VITTINO

    60 ANNI DI VIAGGI DAL COLORE AL BRIZZOLATO

    BUENDIA BOOKS

    12 euro

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  • MASCHERINA? SI’, NO, FORSE, MAH, BOH….

    21 ottobre 2021 • COSE NOSTRE • 2288

    mascherine

    Negli scorsi fine settimana ho visitato alcune importanti fiere regionali dedicate ai magnifici prodotti del nostro Piemonte. In tutte le situazioni ho assistito allo zelante lavoro degli addetti al servizio d’ordine o dei volontari della Protezione Civile, che invitavano tutti ad indossare la mascherina. E a volte ne scaturivano anche accese discussioni. Eravamo tutti all’aria aperta, difficilmente c’erano assembramenti. Eppure, il regolamento recita che per fiere, sagre e manifestazioni all’aperto, permane l’obbligo della mascherina.

    Per curiosità ho chiesto a mio figlio, assiduo frequentatore di stadi per partite di calcio: “ma in curva qualcuno tiene la mascherina?”. Vi risparmio le risate e le prese in giro: “Nessuno ce l’ha, altrimenti come faremmo a tifare?”. Neppure nei settori meno popolari dello stadio.

    Quindi? Famo all’italiana? Le regole ci sono, ma poi nel farle rispettare usiamo due pesi e due misure.

    D’altronde non so se, recentemente, avete provato a salire su un mezzo pubblico. Io sì, pieno all’inverosimile, si sta come sardine. Quasi tutti con la mascherina, ma nessuno chiede di mostrare il green pass o altro. Perciò? Anche qui, “famo all’italiana”.

    Infine, ho letto che, per i dipendenti pubblici che sono autorizzati allo smart-working, persiste, sempre e comunque, l’obbligo di green pass: chissà se a controllarli sarà il coniuge, i genitori, i figli, il portinaio o i vicini di casa?

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  • ALLARME MORTI BIANCHE, MA NESSUNO SCENDE IN PIAZZA

    14 ottobre 2021 • COSE NOSTRE • 2503

    MORTIBIANCHE INCIDENTILAVORO

    Suona la sveglia, ti prepari, vai al lavoro per guadagnare il sostentamento per te e per la tua famiglia, un incidente e… non torni più a casa. Come ha scritto l’operaio metalmeccanico Marco Bazzoni in una sua poesia: “Le chiamano «morti bianche», come se avvenissero senza sangue. Le chiamano «morti bianche», come fossero dovute alla casualità, alla fatalità, alla sfortuna. Le chiamano «morti bianche», perché l’aggettivo bianco allude all’assenza di una mano responsabile dell’accaduto, invece la mano responsabile c’è. Sempre.”

    Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una escalation che definire drammatica è dire poco: 11 vittime in soli due giorni. 677 nei primi 7 mesi dell’anno, una media statistica di un morto ogni tre giorni.

    Eppure, tutto questo succede nell’indifferenza quasi generale.

    Siamo scesi in piazza per la salvaguardia del pianeta, giustissimo. Contro i femminicidi: altrettanto lodevole.

    Si scende in piazza quasi ogni giorno contro vaccini e il green pass: un po’ meno giustamente, almeno dal mio punto di vista.

    Cortei e manifestazioni si ripetono tutti i giorni (e per i più svariati motivi) su e giù per l’Italia e anche il nostro Piemonte è teatro di proteste pro e contro la qualunque.

    Per i morti sul lavoro niente. Tutto tace. Silenzio.

    Credo, invece, che sia inconcepibile che nell’attuale mondo ipertecnologico si muoia ancora mentre si lavora per guadagnarsi la pagnotta.

    Infatti, le chiamano «morti bianche», – ancora Marco Bazzoni – per evitare che si dica omicidio sul lavoro. Bianche come il silenzio, come l’indifferenza che si portano dietro.

     

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  • SCAFFALE: ALICE BASSO E IL GRIDO DELLA ROSA

    8 ottobre 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2591

    Closeup of man using laptop in cafe grayscale

    Uno dei meriti della giovane scrittrice torinese d’adozione è quello di scegliere protagoniste – insolite quanto accattivanti – per i suoi romanzi. Dopo quelli in cui a tirare le fila della narrazione era Vani, una ghostwriter impegnata nel redigere testi, discorsi e libri di autori famosi, ora Alice Basso ha adottato Anita Bo, già protagonista del suo secondo libro e proveniente dagli Anni Trenta.

    Si tratta di una giovane dattilografa che – in pieno regime fascista – lavora per un periodico che traduce e pubblica gialli di scrittori stranieri, perlopiù americani. Lei, come molti dei suoi giovani amici, sono insofferenti alla nascente dittatura e quindi tentano di fare opposizione ai gerarchi introducendo nel nostro Paese un modo di scrivere e di narrare diverso da quello imperante, assai più improntato alla libertà.

    Nella vita di tutti i giorni Anita vive con la famiglia accanto alla loro tabaccheria nel centro di Torino ed è fidanzata con un ragazzo strettamente osservante dei dettami del Fascio. E spesso nella vita quotidiana si imbatte in casi di cronaca nera che la dittatura cerca sempre di oscurare. Nasce così una detective in erba che cerca, con l’ aiuto del suo responsabile lavorativo Sebastiano, di risolvere omicidi e altri fattacci semisconosciuti. Nell’ultimo libro di Alice Basso “Il grido della rosa”,  Anita si trova a fronteggiare la morte di Gioia, ragazza madre, sordomuta. Apparentemente è un incidente, ma….

    La protagonista conquista subito, dalle prime pagine, il lettore e lo trascina in una trama fitta con il giallo della morte di Gioia, i problemi con il fidanzato, con Sebastiano, la di lui fidanzata e la sua famiglia di gerarchi, i segreti all’interno della redazione di Saturnalia, la rivista che, pur sottomessa alla censura, cerca di far respirare aria di libertà ai torinesi. Quasi 300 pagine che si leggono d’un fiato.

    Patrizia Durante

    ALICE BASSO

    IL GRIDO DELLA ROSA

    GARZANTI EDITORE

    16,90 euro

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  • PIU’ CONTROLLATI DAL TELEFONINO CHE CON GREEN PASS O VACCINO

    7 ottobre 2021 • COSE NOSTRE • 2803

    CELLULARE

    L’altra sera, a cena con un amico, parlavamo di intolleranza al lattosio. I nostri cellulari erano appoggiati sul tavolo, senza alcuna ricerca o telefonata in atto.

    Il mattino dopo, appena effettuato l’accesso a un social, mi è comparsa la pubblicità: “Sei intollerante al lattosio? Ecco la soluzione…” Insomma, qualcuno aveva intercettato la nostra conversazione e mi proponeva un rimedio.

    Mi è stato poi spiegato – da un esperto del settore – che quando noi installiamo una nuova app e diamo l’okay ad una serie di autorizzazioni (posizione, utilizzo di foto, audio e video) diamo il consenso, più o meno informato, anche ad essere intercettati e ascoltati.

    Spesso lo facciamo in maniera del tutto inconsapevole, ma la realtà è questa.

    Tramite i nostri cellulari, le carte di credito e altri apparecchi elettronici, il GRANDE FRATELLO sa tutto di noi, i nostri gusti, le nostre preferenze, le nostre chiacchierate, gli acquisti che facciamo… insomma, il telefonino vive in simbiosi con noi, è un fedele compagno delle nostre vite.

    Quindi, mi viene da sorridere di fronte all’obiezione di alcuni nei confronti dei vaccini o del Green Pass. “Chissà cosa inoculano nel nostro corpo? … È solo un modo per controllarci”, e altre fesserie del genere. Dicono no al vaccino mettendo a rischio la salute nostra e di chi ci sta accanto.

    Intanto, con il telefonino, tutti consentiamo a chiunque di sapere tutto delle nostre vite. Altro che 5G!!!

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  • TURISMO E VINO, UN ANNO PER PREPARARCI

    30 settembre 2021 • COSE NOSTRE • 2367

    Vigneti-Langhe

    Fra un anno esatto, nel settembre del 2022, in Piemonte, e in particolare nelle Langhe-Roero-Monferrato Patrimonio Mondiale Unesco, si terrà la sesta Conferenza mondiale del turismo enologico.L’anfora – simbolo dell’evento – è passata, nelle settimane scorse, dal Portogallo all’Italia.La nostra regione ha 45.000 ettari di vigne, 49 vini doc e docg con un giro d’affari – solo per l’export – di un miliardo di euro. Un settore che coinvolge 18.000 aziende agricole, 280 imprese e 54 cantine cooperative. Oltre 2,2 milioni di ettolitri di vini all’anno, di cui il 60% esportato. Ci sono quindi tutti gli elementi e le potenzialità per dare valore allo sviluppo rurale del territorio e intercettare nuove presenze turistiche. Ogni anno, infatti, le colline del vino e del gusto del Piemonte sono visitate da oltre mezzo milione turisti che arrivano da ogni parte del mondo, per un totale di 1,6 milioni di pernottamenti. Un settore in costante crescita quello del turismo enologico, che rafforza anche la nostra eccellenza gastronomica. Da quella più semplice e della tradizione a quella più ricercata. Il Piemonte vanta 46 chef stellati e circa 24.000 ristoratori attivi, con un gradimento complessivo, da parte dei turisti, di quasi 91 punti su 100 rilevati dalle recensioni online.

    Fra un anno avremo una vetrina mondiale. La

    conferenza del turismo del vino, infatti, è organizzata dalle Nazioni Unite. Arriveranno nelle nostre terre esperti, tour operator, buyer da tutti i 5 continenti. Siamo preparati ad accoglierli? A mettere in mostra i nostri gioielli? Non soltanto i vini-principe (e già ultra-famosi nel mondo), ma anche quelli cosiddetti minori, ma che minori non sono. Le nostre cantine sono attrezzate, sempre aperte, accoglienti, accessibili, confortevoli con personale gentile e disponibile per regalare emozioni a 360 gradi?

    Non lo so. Ma so che abbiamo un anno di tempo per prepararci. È un’occasione da non perdere.

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