Il nuovo sindaco di Torino è stato votato da meno di 170mila elettori su una popolazione di circa 850mila abitanti. Quello di Pinerolo eletto con 7600 voti su 36mila residenti. Sono soltanto due esempi, qui in Piemonte, della scarsa affluenza alle urne nell’ ultima tornata amministrativa.
A proposito di questi picchi di astensione si è già scritto e detto molto. Di tutto e di più. Ci sarebbe poco da aggiungere, se non che: NON HA VINTO L’ ASTENSIONE, HA PERSO LA DEMOCRAZIA.
E lo dico a ragion veduta. In alcune consultazioni nazionali mi sono rifiutato di andare alle urne. Lo ritenevo inutile, tanto gli eletti sarebbero andati a Roma a scaldare gli scranni del Parlamento perché le decisioni importanti venivano sempre prese dai leader dei partiti. Questo era il mio convincimento, e in parte ancora lo è.
Diverso è il discorso a proposito dei sindaci e dei consiglieri comunali. Loro possono influire direttamente sulla mia vita: dai parcheggi alla viabilità, dalle tasse comunali agli orari dei negozi e degli asili. Basta prendere un mezzo pubblico o sentire le chiacchere in un bar, ancora meglio navigare sui social. E’ tutta una lamentatio. Nel proprio Comune non funziona mai nulla. Però quando siamo chiamati a decidere con il nostro voto, stiamo a casa.
Bel modo di intendere la democrazia: io non scelgo, ma poi mi sento in diritto di criticare. Eh no! Come cantava Gaber “la libertà non è star sopra un albero… la libertà è partecipazione”.
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