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  • CHE BELLE CITTÀ CON TANTE SERRANDE ABBASSATE

    13 febbraio 2020 • COSE NOSTRE • 3770

    negozi chius

    Una delle utime chiusure, in ordine di tempo, quella della libreria Paravia. “Serrande abbassate per colpa delle vendite online” dicono le titolari. Una cessazionee che ha fatto parlare tutti i mass media per il prestigio di Paravia, il secondo negozio di libri più antico d’ Italia. Invece, nel silenzio, si calcola che un esercizio commerciale su 10, negli ultimi mesi, abbia abbassato le serrande alla sera, senza più rialzarle il mattino successivo. Inoltre, ogni mese, in Piemonte, almeno due edicole hanno chiuso.

    Nel contempo i supermercati, piccoli e medi e iper, sono cresciuti del 30 per cento.

    Crescita della pressione fiscale, costi del lavoro insostenibili, condizioni capestro per la piccola distribuzione: sono tante le cause della morìa di negozi nelle nostre città e nei piccoli paesi. Un edicolante ha confessato:  “lavoravo anche 14 ore al giorno per guadagnare 3 euro all’ ora”. Impossibile tirare avanti.

    Le amministrazioni, di qualsiasi colore politico, continuano a ribadire la volontà di difendere e rilanciare il commercio. A parole, mai nei fatti. Molti proprietari degli immobili preferiscono tener vuoto il locale, piuttosto che abbassare gli affitti.

    E allora immaginiamo quanto saranno belle le nostre città e i nostri paesi con tante, tantissime serrande abbassate. Vetrine spente e sporche. Vie buie e deserte. Ma in periferia cattedrali commerciali illuminate. E poi centinaia di camion e furgoni che a folle velocità corrono per le nostre vie per consegnare i  pacchi di Amazon e delle altre vendite online. Questo è il futuro che stiamo costruendo dicendo addio ai colori e ai profumi dei nostri negozi.

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  • MA PERCHÉ PAGARE IL PEDAGGIO INTERO?

    6 febbraio 2020 • COSE NOSTRE • 3321

    CODE DI TIR

    Se, per malattia o per un’assenza qualsiasi, io lavorerò un giorno in meno nel mese di gennaio, il mio stipendio sarà decurtato della cifra esatta di competenza per una giornata. Giustamente.

    Se vado al supermercato e chiedo due etti di prosciutto pagherò soltanto quanto effettivamente pesato, 180 o 210 grammi.

    Insomma, ogni prestazione viene commisurata in base al reale consumo. E non dovrebbe essere diversamente. Non dovrebbe, appunto…

    Per i pedaggi autostradali, invece, non funziona così. Se io percorro la Torino-Aosta so che – da mesi – poco prima di Scarmagno, ci sono un paio di chilometri con doppia circolazione su una sola corsia. Sulla Torino-Savona – da anni – c’è un’ intera corsia di un ponte, nei pressi di Fossano, chiusa per lavori, e anche in quel caso c’ è la doppia circolazione. Sono soltanto alcuni esempi, quelli che vanno più indietro nel tempo. Perché nelle ultime settimane sono intervenuti i guai sul viadotto di Altare e sulla galleria di Masone,solo per citarne un paio. Insomma, la rete autostradale cade letteralmente a pezzi.

    Non entro nel merito delle polemiche sulle concessioni, sulle inchieste giudiziarie, ecc. mi voglio soffermare soltanto sui pedaggi e sulle interruzioni di lungo corso. Perché devo pagare la tariffa intera se il servizio offerto è ridotto? Non è una questione di soldi. Sarebbe un bel gesto. La Torino-Aosta costa 16,80 per 100 chilometri: se per due chilometri non è autostrada, ma una strada normale la decurtazione sarebbe di 30 centesimi. Una bazzecola per il gestore, ma un gesto di equità per l’ automobilista.

    E forse questo contribuirebbe anche ad accelerare i tempi per lavori che sembrano infiniti

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  • TERMINAL UNICO PER AUTOBUS? A TORINO NON C’ E’

    16 gennaio 2020 • Archivio, COSE NOSTRE • 2850

    TERMINAL AUTOBUS

    Da dove partono a Torino gli autobus per Caselle? Vivo in questa città da 60 anni e non lo sapevo: dopo aver chiesto a tante persone ho scoperto che si trova in corso Bolzano, a fianco di Porta Susa.

    Mi è ignota anche la stazione dove prendere i pullman per Alba, Cuneo, Asti, oppure quelli per il Sud. L’ unica certezza è che i torpedoni per la Romania e i paesi dell’ Est partono e arrivano in corso Vittorio a fianco del Palazzo di Giustizia. L’ ho capito osservando lo scempio, la sporcizia, il disordine che regnano sempre in quel controviale, non certo solo per colpa dei passeggeri.

    Posso esprimere un desiderio per il 2020? Mi piacerebbe tanto che Torino fosse dotata di un terminal unico per gli autobus. Asti ce l’ ha, a fianco della stazione ferroviaria. A Cuneo è al Movicentro. In tutte le città europee c’ è. Ne sono sicuro. L’ anno scorso ero a Siviglia e sono andato in unica stazione, lì partivano le corriere per Madrid, Barcellona, Granada, ecc.

    Tanti anni fa a Torino c’ era una stazione-autobus in via Fiocchetto. Chissà se c’è ancora?

    Migliorare l’ offerta turistica del capoluogo piemontese significa anche questo. Sapere che in un unico posto puoi trovare i collegamenti stradali per tutta la Regione e per l’ Italia. E’ un piccolo desiderio per l’ anno che si apre.

    Non credo costerebbe molto realizzarlo. Ma ho paura che resterà solo un sogno.

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  • ADDIO AL 2019, ANNO DEL CAMBIAMENTO

    4 gennaio 2020 • COSE NOSTRE • 4712

    Copertina 2019 stampa

    Abbiamo appena salutato il  2019. Un anno che è stato, per il Piemonte, l’ anno del cambiamento.

    A cominciare dal cambio alla guida della Regione. Dopo anni di governo di centrosinistra, il giovane albese Alberto Cirio, a capo di una giunta di centrodestra, si è insediato in piazza Castello prendendo il posto di Sergio Chiamparino. Sei mesi di nuova guida politica segnati, nelle ultime settimane, dalla batosta dell’ arresto dell’ assessore Roberto Rosso. Cambiamenti radicali anche in quei mille comuni piemontesi dove si è votato per il rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali. Staremo a vedere.

    Il cambiamento ha investito anche la Fiat-Chrysler, andata a nozze con il gruppo francese Peugeot-Citroen-Opel. Tutte da scoprire le implicazioni che questo matrimonio porteranno al sistema industriale del Piemonte e dell’ Italia.

    Per quel che riguarda la TAV dopo anni di parole, manifestazioni, discussioni, scontri, polemiche… adesso si cambia rotta. Si deve andare avanti: a questo punto fermare i cantieri costerebbe di più che proseguire i lavori per il tunnel del Moncenisio. Sulla vicenda Tav è caduto, in estate, il governo giallo-verde, ma la notizia delle nuove gare di appalto in partenza ha portato consensi e soddisfazione nel Piemonte che produce.

    Una regione che cambia obiettivo sportivo. Dopo essere stata esclusa e tagliata fuori dall’ organizzazione delle Olimpiadi Invernali del 2026 che sono andate a Milano-Cortina, Torino si è aggiudicata le ATP Final di Tennis per 5 anni a partire dal 2021. Una magra consolazione o una vittoria? Lo scopriremo solo vivendo.

    In tutti questi mutamenti, non cambia la nostra voglia di raccontare il Piemonte. Buon 2020

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  • MICHELE FERRERO, IL GIGANTE AMICO

    27 dicembre 2019 • COSE NOSTRE • 3281

    michele-ferrero

    Chi non ricorda la vecchia pubblicità della Ferrero, quella di Jo Condor e del “gigante, pensaci tu”. A distanza di decenni mi sono tornati in mente i passaggi tv dentro Carosello, sfogliando le pagine del volume “Michele Ferrero e l’ Alta Langa – Un uomo, un’ azienda, un territorio, un amore senza fine” , uscito in libreria in questi giorni.

    Cosa sarebbero stati i 38 comuni di quel pezzo di Piemonte, chiamato Alta Langa, senza l’ azione lungimirante di quell’ imprenditore illuminato. Negli Anni Cinquanta quelle erano le terre della Malora di Beppe Fenoglio. Oggi c’ è diffuso benessere, cresce il numero di turisti, senza intaccare il radicamento all’ agricoltura fatta di vigneti e noccioleti. In particolare, proprio la Nocciola Igp Piemonte non sarebbe quel che è, senza l’ opera del signor Michele, come veniva chiamato Ferrero da Cortemilia a Murazzano, da Roccaverano a Cravanzana.

    Ricordo ancora benissimo le corriere bicolori (giallino e tinta Nutella) che si inerpicavano su per le colline di Langa per raccogliere i dipendenti e portarli a lavorare nello stabilimento di Alba e quindi ricondurli a casa, a fine turno. E quel servizio-pulmann continua ancora adesso perché la gente non deve lasciare la terra, i campi: le coltivazioni devono resistere. E nei giorni di vendemmia, spesso, potevano restare a casa per raccogliere le uve, poi magari si recupererà la produzione con un terzo turno in Ferrero.

    Anche per questo ognuno dei 38 comuni dell’ Alta Langa ha voluto ricordare Michele Ferrero con l’ intitolazione di una via, di una piazza, di una biblioteca. Il segno della gratitudine, della riconoscenza di un popolo verso un imprenditore che certamente ha fatto i propri interessi (diventando uno degli uomini più ricchi del mondo) ma nel rispetto e nell’ amore di un territorio.

    Non così è accaduto in altre aree del Piemonte: basti pensare al Canavese, in provincia di Torino. Dopo Adriano Olivetti (altro imprenditore illuminato) è arrivato chi ha pensato solo a spolpare l’ economia locale per i propri interessi. Per questo Michele Ferrero è considerato il “gigante amico

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  • RIDATECI LE CASE CANTONIERE

    19 dicembre 2019 • COSE NOSTRE • 3223

    casa-cantoniera-1

    In Europa sono state censite circa 800mila frane. Sapete quante di queste si trovano sul territorio italiano? Ben 630mila. E’ evidente che la particolare conformazione geologica del nostro Paese, stretto fra montagne e mare, ha favorito nel corso degli anni questi fenomeni. Ma sapere che più di 3 frane su 4 si trovano in Italia, fa davvero impressione.

    Vogliamo aggiungere che sul territorio italiano si trovano 60mila fra ponti, viadotti e gallerie? E che è incalcolabile il numero di  strade provinciali, comunali, statali.

    Ecco che  in questi giorni di alluvione, maltempo intenso, nevicate anticipate e copiose, scopriamo tutta la debolezza della nostra rete viaria. Le strade sono dei colabrodo, buche che sembrano voragini, viadotti crollati, frane e smottamenti. Un’ autentica groviera.

    Avete mai notato lungo le statali e le provinciali quelle case rosse in mattoni, con scritto Anas? Sono le vecchie case cantoniere. Ci abitavano gli operai addetti alla manutenzione delle strade, spesso con le loro famiglie. Udite, udite: avevano il compito di tenere in ordine le carreggiate, pulire le cunette, chiudere le buche, svuotare i tombini… insomma, quei lavori semplici e quotidiani, indispensabili per l’ efficienza e la sicurezza delle vie che percorriamo tutti i giorni con le nostre automobili. Oggi quelle case sono disabitate, perché non ci sono quasi più i cantonieri.

    Ma io dico: ridateci le case cantoniere! Soltanto la presenza sul territorio di personale specializzato può garantire quei pronti interventi e quella manutenzione, indispensabili per curare le strade. Costerebbe troppo caro? Scusate, ma forse costa di meno rifare ponti, strade, viadotti? Ormai è risaputo: con i cambiamenti climatici saranno sempre più frequenti eventi alluvionali, piogge torrenziali e nevicate eccezionali. A conti fatti, sono sicuro: sarà più conveniente riaprire le case cantoniere e magari assumere qualche migliaio di disoccupati.

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  • TROPPI CINGHIALI, ADESSO E’ EMERGENZA

    12 dicembre 2019 • COSE NOSTRE • 3278

    cinghiale

    Ogni anno in Italia 10mila incidenti stradali sono causati da animali selvatici. In Piemonte 1200 all’ anno, con tendenza ad aumentare e, purtroppo, spesso con morti e feriti.

    Nella sola provincia di Cuneo sono circa 200, ogni anno, gli incidenti causati da cinghiali. Ad Alba, l’estate scorsa, c’è scappato pure il morto, in tangenziale: d’ improvviso un 59enne davanti alla sua auto si è ritrovato un branco di un cinghiali, la sbandata, la vettura fuori strada, il decesso.

    Un’esplosione di ungulati che potrebbe considerarsi un’ emergenza nazionale se vogliamo aggiungere i danni all’ agricoltura: l’ anno scorso ammontano a quasi un milione di euro i danni arrecati alle coltivazioni nella sola provincia di Cuneo. Senza tener conto che la maggioranza degli agricoltori nemmeno denunciano le devastazioni, limitandosi alle bestemmie…

    In Italia i cinghiali sarebbero circa 2milioni e ormai li troviamo anche in città, la settimana scorsa in via Ormea, dietro Porta Nuova, a Torino. Va chiarito subito che questo proliferare non è soltanto frutto di Madre Natura, ma anche della mano dell’ uomo. Quanti gli allevamenti, anche clandestini, sono sorti come funghi, nei decenni passati, nelle nostre campagne e in montagna. Per non parlare dei vari piani di ripopolamento. E adesso si deve correre ai ripari.

    Secondo un sondaggio della Coldiretti, 8 italiani su 10 (l’ 81 per cento) sono favorevoli a piani di abbattimento. Ma c’è la ferrea opposizione delle tante associazioni animaliste. Almeno si proceda a interventi di sterilizzazione di massa. C’ è contrarietà anche su questo? Beh, qualcosa bisognerà pur fare, altrimenti ce li troveremo ovunque e sempre più aggressivi. E’ un problema di pubblica sicurezza e di difesa del nostro patrimonio agroalimentare. Tutto il resto è frutto di banali sentimentalismi e ragionamenti fatti solo con i paraocchi.

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  • MANUTENZIONE, PAROLA DIMENTICATA

    5 dicembre 2019 • COSE NOSTRE • 3163

    NEVE CAVI ELETTRICI MANUTENZIONE

    Due giorni di pioggia incessante (e certamente in eccezionale quantità) e il Piemonte è finito sott’acqua. Fiumi e torrenti esondati, anche perché nessuno da anni si preoccupa di pulire le rive e i greti.
    Una settimana prima erano bastate alcune ore di una nevicata, improvvisa quanto anticipata, per far precipitare intere aree del Piemonte in pieno Medio Evo. Dalla provincia di Cuneo a quella di Alessandria, dalle Valli di Lanzo al Canavese decine di migliaia di famiglie sono rimaste per più giorni senza energia elettrica e quindi senza riscaldamento. Inutile chiamare i vari gestori del servizio. Centinaia di operai erano già al lavoro, ma la neve molto bagnata, caduta su rami ancora pieni di foglie aveva abbattuto tralicci, pali e cavi. Quindi niente luce. Poi si è provveduto con generatori provvisori e l’ energia andava a singhiozzo: potete immaginare con quali problemi per i computer, i congelatori, gli impianti di riscaldamento…

    Già ma quegli alberi perché erano così vicini alle linee elettriche? Da quanto tempo nessuno si preoccupava di potare le fronde più esposte? Probabilmente da anni.

    Quella sarebbe stata opera di manutenzione. Parola ormai dimenticata e in disuso, praticamente in qualsiasi campo o settore delle nostre attività. E poi ci si lamenta e si piange sul latte versato. Sembra che investire o spendere sulla manutenzione e la pulizia dei terreni, dei boschi, delle rive e dei corsi dei fiumi sia diventata uno spreco inutile, salvo poi tirar fuori tanti soldi in più per le emergenze.

    Forse sarebbe giunta l’ ora di interrare le linee elettriche, facendo così del gran bene ai suggestivi panorami delle nostre montagne, ma qui si tratterebbe di investimenti milionari. Se, invece, ci limitassimo a quella sana manutenzione che ci hanno insegnato i nostri vecchi, quanto potremmo risparmiare.

    Si tratterebbe di usare il buon senso, ma forse anche quello è un concetto dimenticato, in disuso.

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  • TANTE FABBRICHE IN CRISI, PIEMONTE SEMPRE PIU’ POVERO

    28 novembre 2019 • COSE NOSTRE • 3663

    EURO

    Artoni, Blutec, Bundy Refrigeration, Csp, Arcelor Mittal, Manital, Mercatone Uno, Pilkington Italia, Ventures, Pernigotti. A questo triste necrologio si è aggiunta nelle ultime settimane anche la Mahle di La Loggia e Saluzzo. Sono le aziende in crisi in Piemonte. Migliaia di famiglie che vivono con l’ incubo di restare senza lavoro.

    Nella mappa del reddito d’ Italia, la regione Piemonte risulta la più povera di tutto il Nord.

    Due facce della medesima medaglia. La crisi che attanaglia la nostra terra, uno dei motori dell’ economia italiana. C’ è un aspetto nazionale con risvolti economico-finanziari, e un risvolto sociale e personale, quello di troppe famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

    Alcune aree un tempo contadine, come la provincia di Cuneo, sono cresciute molto in questi anni, grazie a grandi aziende come la Ferrero, all’ enogastronomia e al turismo. Le aree tradizionalmente industriali, dal Biellese del tessile al Canavese dell’Olivetti, sono quelle che hanno sofferto di più. Ma è evidente che al Piemonte manca soprattutto il ruolo egemone, dal punto di vista economico e anche culturale, di Torino.  Non bastano i saloni del Gusto o del Libro per far risorgere un tessuto basato soprattutto sull’ indotto dell’ auto.

    E intanto la Fiat va a nozze con la Peugeot e si allontana sempre più dal Piemonte.

    Una regione che ha fatto l’ Italia nell’ 800; che ha guidato la rivoluzione industriale del ‘900 oggi sembra vagare alla ricerca di un’ identità sociale, culturale ed economica. Aziende come la Mahle delocalizzano trasferendo gli stabilimenti in Polonia dove pagano meno tasse (alla faccia dell’ Unione Europea, unione ma su cosa?). E sembra che nulla possano fare i governi di Roma o del Piemonte, le proteste sindacali, gli appelli dei vescovi o dell’ opinione pubblica.

    E’ un quadro nero? Temo che purtroppo sia la fotografia della realtà.

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  • MORTI SUL LAVORO, E’ IN CORSO UNA VERA GUERRA

    22 novembre 2019 • COSE NOSTRE • 3440

    Ambulanza 2

    È in corso una guerra che sta mietendo migliaia di vittime. Non è quella assurda che si sta combattendo ai confini fra Turchia e Siria. Nemmeno quell’ altra – dimenticata e crudele – nello Yemen.

    La guerra di cui stiamo parlando provoca 3 vittime al giorno. Un ferito ogni 50 secondi. 17mila morti negli ultimi 10 anni.

    Tornate indietro e rileggete il paragrafo precedente. Assurdo vero?

    Eppure, i freddi numeri sono terribili. Nel 2018 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 641.261, in aumento dello 0,9% rispetto alle 635.433 del 2017. L’ anno scorso le vittime sono state 1.133: 104 in più rispetto a quelle denunciate tra gennaio e dicembre del 2017. E in questo 2019 le cose non vanno certamente meglio. 685 vittime fino ad agosto.

    In Piemonte siamo messi molto male. 98 morti lo scorso anno, in aumento di 15 unità rispetto al 2017. Ma dietro questi numeri ci sono nomi, cognomi, vite umane, famiglie, mogli, madri, figli. Uomini e donne usciti di casa per andare a lavorare, per dare un sostegno alla famiglia, e mai più tornate a casa.

    È assente in Italia una cultura della sicurezza sia da parte dei datori di lavoro sia di chi rifiuta di indossare abiti, calzature, caschi, guanti, tutto ciò che è idoneo a tutelarsi. Sono pochi gli ispettori del lavoro: ne mancano circa 1500. C’è ancora tanto lavoro nero e sommerso dove le garanzie per la salute dei lavoratori sono quasi del tutto assenti.

    Ma i giornali e i TG parlano solo delle guerre lontane, dimenticando questa che è una guerra molto più cruenta.

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