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TANTE FABBRICHE IN CRISI, PIEMONTE SEMPRE PIU’ POVERO

by • 28 novembre 2019 • COSE NOSTREComments (1)2465

Artoni, Blutec, Bundy Refrigeration, Csp, Arcelor Mittal, Manital, Mercatone Uno, Pilkington Italia, Ventures, Pernigotti. A questo triste necrologio si è aggiunta nelle ultime settimane anche la Mahle di La Loggia e Saluzzo. Sono le aziende in crisi in Piemonte. Migliaia di famiglie che vivono con l’ incubo di restare senza lavoro.

Nella mappa del reddito d’ Italia, la regione Piemonte risulta la più povera di tutto il Nord.

Due facce della medesima medaglia. La crisi che attanaglia la nostra terra, uno dei motori dell’ economia italiana. C’ è un aspetto nazionale con risvolti economico-finanziari, e un risvolto sociale e personale, quello di troppe famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Alcune aree un tempo contadine, come la provincia di Cuneo, sono cresciute molto in questi anni, grazie a grandi aziende come la Ferrero, all’ enogastronomia e al turismo. Le aree tradizionalmente industriali, dal Biellese del tessile al Canavese dell’Olivetti, sono quelle che hanno sofferto di più. Ma è evidente che al Piemonte manca soprattutto il ruolo egemone, dal punto di vista economico e anche culturale, di Torino.  Non bastano i saloni del Gusto o del Libro per far risorgere un tessuto basato soprattutto sull’ indotto dell’ auto.

E intanto la Fiat va a nozze con la Peugeot e si allontana sempre più dal Piemonte.

Una regione che ha fatto l’ Italia nell’ 800; che ha guidato la rivoluzione industriale del ‘900 oggi sembra vagare alla ricerca di un’ identità sociale, culturale ed economica. Aziende come la Mahle delocalizzano trasferendo gli stabilimenti in Polonia dove pagano meno tasse (alla faccia dell’ Unione Europea, unione ma su cosa?). E sembra che nulla possano fare i governi di Roma o del Piemonte, le proteste sindacali, gli appelli dei vescovi o dell’ opinione pubblica.

E’ un quadro nero? Temo che purtroppo sia la fotografia della realtà.

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One Response to TANTE FABBRICHE IN CRISI, PIEMONTE SEMPRE PIU’ POVERO

  1. FEDERICO D'ANGELO scrive:

    La crisi del Piemonte proviene dalla crisi Fiat in primis per poi continuare con la Globalizzazione e per finire con la Grande Depressione del 2008-14. Oramai sono lontani i fasti del famoso triangolo industriale Torino-Milano-Genova.
    Un periodo d’oro per l’economia piemontese dove c’era lavoro per tutti e in particolar modo per gli emigranti del Sud.
    Con tutte queste aziende importanti che chiudono nel nostro territorio la soluzione può essere riprendere in parte il modello di sviluppo del Lombardo-Veneto. Facendo di Torino il secondo polo economico d’Italia dopo Milano.
    Per fare ciò servono infrastrutture nuove come la Torino-Lione, la tangenziale Est di Torino, il completamento del passante ferroviario e la costruzione di nuovi tunnel per la metropolitana.
    Collegarsi a quella che gli economisti chiamano “la locomotiva d’Italia” consentirebbe al Piemonte di trasformarsi in un centro di commerci più che ad una realtà industriale.
    Facendo leva su settori come il turismo (rilanciato dopo il successo delle Olimpiadi del 2006) e la ristorazione.
    Naturalmente preservando l’ambiente e la storia del Piemonte stesso e qui aggiungo che Torino può e deve essere il nuovo polo culturale d’Italia, ne ha tutte le potenzialità di base a cominciare dalle biblioteche e librerie di prim’ordine.
    Le buone aspettative ci sono, adesso servono soltanto dei politici che possano tradurre in azioni concrete tutto ciò. E questo deve avvenire sia in ambito regionale che nazionale. Senza tralasciare il ruolo delle politiche comunitarie all’interno dell’Unione Europea.

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