È in corso una guerra che sta mietendo migliaia di vittime. Non è quella assurda che si sta combattendo ai confini fra Turchia e Siria. Nemmeno quell’ altra – dimenticata e crudele – nello Yemen.
La guerra di cui stiamo parlando provoca 3 vittime al giorno. Un ferito ogni 50 secondi. 17mila morti negli ultimi 10 anni.
Tornate indietro e rileggete il paragrafo precedente. Assurdo vero?
Eppure, i freddi numeri sono terribili. Nel 2018 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 641.261, in aumento dello 0,9% rispetto alle 635.433 del 2017. L’ anno scorso le vittime sono state 1.133: 104 in più rispetto a quelle denunciate tra gennaio e dicembre del 2017. E in questo 2019 le cose non vanno certamente meglio. 685 vittime fino ad agosto.
In Piemonte siamo messi molto male. 98 morti lo scorso anno, in aumento di 15 unità rispetto al 2017. Ma dietro questi numeri ci sono nomi, cognomi, vite umane, famiglie, mogli, madri, figli. Uomini e donne usciti di casa per andare a lavorare, per dare un sostegno alla famiglia, e mai più tornate a casa.
È assente in Italia una cultura della sicurezza sia da parte dei datori di lavoro sia di chi rifiuta di indossare abiti, calzature, caschi, guanti, tutto ciò che è idoneo a tutelarsi. Sono pochi gli ispettori del lavoro: ne mancano circa 1500. C’è ancora tanto lavoro nero e sommerso dove le garanzie per la salute dei lavoratori sono quasi del tutto assenti.
Ma i giornali e i TG parlano solo delle guerre lontane, dimenticando questa che è una guerra molto più cruenta.
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TANTE FABBRICHE IN CRISI, PIEMONTE SEMPRE PIU’ POVERO