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  • COMPITI DELLE VACANZE, TORTURA O ARRICCHIMENTO?

    14 giugno 2017 • COSE NOSTRE • 3077

    compiti vacanze

     

    Ecco, ci risiamo. E’ finita la scuola,  e puntuale arriva  il tormentone “compiti delle vacanze”. E’ giusto darli? E’ meglio lasciare i ragazzi per tre mesi liberi di giocare, divertirsi, riposarsi, annoiarsi?  Così com’ è la situazione è sbagliata.

    Gli insegnanti assegnano compiti da fare, libri da leggere, problemi da risolvere, ricerche da eseguire che puntualmente vengono fatti (o meglio mal fatti) nell’ ultima settimana di vacanze tra sbuffi, litigate genitori-figli. E quel che è peggio, spesso, non vengono nemmeno controllati dagli insegnanti alla ripresa scolastica.

    Non è questione di quantità di compiti, ma di qualità. Una scuola che funziona deve appassionare gli studenti e quindi dovrebbe indurre i ragazzi – quando non si hanno obblighi di frequenza, di interrogazioni, di compiti in classe – a cimentarsi in un lavoro che appassioni, che interessi, che coinvolga. Che ne so.. a mò di esempio dico: perchè non invitarli a realizzare  reportage sui luoghi di vacanze, con fotografie, filmati, schede, interviste, insomma incuriosire i ragazzi alla scoperta, alla conoscenza di usi, luoghi, costumi, abitudini alimentari dei territori che si frequentano nei luoghi estivi.

    Se tutto passa attraverso l’ obbligo e la costrizione il risultato è vano, inutile se non controproducente. Se invece l’ apprendimento è una sfida, un gioco, un divertimento – proprio perché si è in vacanza – i risultati saranno garantiti.

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  • 100 ANNI PER I LIONS

    5 giugno 2017 • COSE NOSTRE • 3548

    100 Logo CNT8

    Il 7 giugno 1917 a Chicago si tenne una riunione organizzativa e fu fondata un’associazione tra circoli privati. Il nuovo gruppo prese il nome di “Associazione dei Lions Clubs International”. Fondatore l’ americano Melvin Jones.
    Sono passati perciò 100 anni e da un secolo milioni di persone si riuniscono periodicamente per incontri conviviali e per dar vita a iniziative umanitarie a favore del territorio o delle persone che hanno più bisogno. “We serve” il motto del mondo lionistico: “noi serviamo” la traduzione che ben si sposa con quello slogan “dove c’ è un bisogno c’è un Lion” che segna l’ attività di questa associazione molto attiva in Italia.
    In Piemonte sono presenti 115 club con quasi 4mila associati. Dalla raccolta di occhiali usati per le persone più povere nel mondo alla raccolta fondi per l’ affido di cani per i ciechi; dall’ intervento per il restauro di bellezze locali che stanno cadendo in disuso all’ acquisto di computer per le scuole, alla presenza di medici per screening gratuiti nelle piazze…è tutto un fiorire di iniziative e presenze che caratterizzano i Lions piemontesi.
    Non si tratta quindi – come molti erroneamente pensano – di persone che si riuniscono soltanto per bere-mangiare e fare affari fra loro , ma per dare un contributo concreto alla nostra società.
    Per queste ragioni facciamo un caloroso augurio per i 100 anni dei Lions con l’ auspicio di un altro secolo al servizio della gente.

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  • RITORNI ECONOMICI DI CHAMPIONS E LIBRI

    29 maggio 2017 • COSE NOSTRE • 3728

    IMG-20170520-WA0018

    E’ la settimana della finale di Cardiff. La Juve dei record in Italia (con lo scudetto ancora fresco sulle maglie) insegue la Coppa dalle Grandi Orecchie. E il popolo bianconero sogna.
    Ma ci sono anche tante altre categorie che godono per i successi juventini in Europa. Ad esempio, gli albergatori. Grazie alla Champions – secondo i dati della Camera di Commercio – nelle sette gare giocate a Torino le stanze degli hotel hanno avuto un indice di occupazione che ha sfiorato il 90 per cento: una doppia per la notte della sfida con il Barcellona costava mediamente 150 euro. Insomma, un bel giro d’ affari.
    Ma non solo gli albergatori. Bisogna aggiungere i ricavi dei ristoranti e quindi a ricaduta di chi produce vino e altre ghiottonerie tipiche piemontesi.
    E siamo tutti ancora in brodo di giuggiole per trionfi del Salone del Libro che ci ha fatti riscoprire lo spirito olimpico del 2006. Anche nei giorni della fiera libraria hotel esauriti ovunque e, insieme ai libri, non sono pochi quei visitatori che si sono portati a casa baroli, dolcetti, agnolotti, gianduiotti, tome… Insomma, è stata un’ altra occasione di rilancio per il turismo enogastronomico della nostra regione.
    Una sfida. E l’ abbiamo vinta. Tutti insieme. I milanesi hanno provato a portarci via il Salone e noi abbiamo reagito da veri bogianen. Cioè quelli che non arretrano. Anzi, rilanciano. Una prova d’ orgoglio dei piemontesi che hanno imparato ad amare, difendere e valorizzare le loro ricchezze.
    Quindi auguri alla Juve, al Salone del Libro e a tutte le cose belle e buone di questa meravigliosa terra.

    Beppe Gandolfo

     

     

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  • GIROVAGANDO…LA CITTADELLA DI ALESSANDRIA

    5 maggio 2017 • COSE NOSTRE • 5316

    cittadella di alessandria

    La Cittadella di Alessandria costituisce uno dei più grandiosi monumenti europei nell’àmbito della fortificazione permanente del XVIII secolo, uno dei pochi ancora esistenti e sicuramente uno dei meglio conservati in Europa.

    La fortezza si trova a nord-ovest della città di Alessandria ed è separata dal fiume Tanaro. Ha una storia secolare e le sue trasformazioni hanno segnato la storia e le sorti di Alessandria. La Cittadella è stata costruita sulle rovine del preesistente quartiere di Borgoglio (o Bergoglio), dopo il trattato di Utrecht del 1713, quando Alessandria passò dal dominio spagnolo a quello di Casa Savoia. Al fine di soddisfare le esigenze di difesa del nuovo stato sabaudo, la fortezza militare fu interamente costruita a scapito dell’antico quartiere provocando una decisa rivoluzione urbanistica della città di Alessandria. La cittadella fu voluta da Vittorio Amedeo II e progettata dall’ingegnere Ignazio Bertola, che si ispirò al forte francese di Vauban. Nacque così un’immensa fortezza esagonale che si estende su 20 ettari il cui lato più lungo è parallelo alla asse del fiume. La forma esagonale è dovuta alla necessità di difendere il confine lungo della città.

    La Cittadella è un perfetto esempio di moderna fortezza, si compone di sei bastioni ed e’ circondata da fossati che in passato venivano inondati dalle acque del fiume. Vi si accedeva da un lungo ponte di pietra che conduceva ad una grande area circondata da edifici a più piani disposti secondo l’asse dell’antico quartiere di Borgoglio, tutti coperti da resistenti terrapieni costruiti tra il 1749 e il 1831. La costruzione e lo stato di conservazione degli edifici napoleonici sono unici.

    Rimase una piazza d’armi importante fino al 1901, quando fu declassata a caserma. Rimase tale fino al 2004, in seguito fu abbandonata e cominciò ad essere preda di un crescente degrado.

    Arrivata prima classificata al censimento Luoghi del Cuore 2010 con 53.953 segnalazioni, la Cittadella, ha ottenuto un intervento da parte del FAI; inoltre ha ricevuto anche moltissima visibilità e un riconoscimento da Europa Nostra che l’ha inserita tra i “7 most endangered”, i sette siti più in pericolo in Europa.

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  • Quando andavamo all’ oratorio

    14 marzo 2017 • COSE NOSTRE • 11537

    oratorio

    Io ho frequentato due oratori, quello della mia parrocchia Madonna Divina Provvidenza e quello del Martinetto, dove andavo a giocare a basket. Entrambi a Torino.

    Ho ricordi meravigliosi di quegli anni, forse anche perchè rappresentano la mia adolescenza e l’ età in cui vivi e imposti tutte le speranze del tuo futuro. Oggi sembra che gli oratori siano scomparsi e i ragazzi anzichè ritrovarsi per interminabili partite di pallone, per suonare la chitarra, per stare insieme ore e ore a discutere di tutto, preferiscono passare le giornate davanti al computer o al cellulare.

    Da più parti mi pare però di percepire “VOGLIA DI ORATORIO”. Se ne discute, se ne parla: presto a Torino ci sarà una convention dedicata proprio agli oratori.

    E allora parliamone anche qui. Raccontate i vostri ricordi, le esperienze, gli incontri che vi sono rimasti impressi nella mente. Susciterà magari un po’ di nostalgia, ma servirà di stimolo anche a qualche comunità a riaprire le tante sale chiuse, a rispolverare i tavoli da ping pong e i calciobalilla, a rimettere in sesto i campi di calcio, di basket e di pallavolo, a riaccordare le vecchie chitarre….

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  • GIROVAGANDO: IL CASTELLO DI GRINZANE CAVOUR

    18 gennaio 2017 • COSE NOSTRE • 4612

    Grinzane_cavour_castello

    Da visitare in qualsiasi stagione dell’ anno. Dalla balconata si  lasci andare lo sguardo sull’ oceano di colline e vigneti delle Langhe, patrimonio mondiale Unesco.

    Il Castello prende il nome da Camillo Benso conte di Cavour, lo statista risorgimentale che di Grinzane fu sindaco per diciassette anni. Nominato primo cittadino nel maggio 1832 a ventidue anni, mantenne tale carica fino al febbraio 1849. Alla sua morte il castello passò alla prediletta nipote Giuseppina che sposò il Conte Carlo Alfieri di Sostegno. L’ultima discendente di questa casata, marchesa Adele Alfieri, lasciò il castello al comune di Alba, di cui Grinzane era frazione.

    Il comune si divide in due centri, Gallo e Grinzane Cavour. Gallo ospita molteplici attività artigianali e industriali (tra cui la Torrone Sebaste e la Mondo che realizza piste di atletica e parquet sportivi in tutto il mondo), mentre il centro storico del paese è costituito da Grinzane Cavour, con le sue poche case, strette attorno alla sagoma austera del Castello.

    Costruito nella prima metà del XIII secolo, il castello ha subìto alcune modifiche di carattere architettonico. L’odierno aspetto è il risultato di restauri iniziati nel 1961, in occasione dei primi 100 anni dello stato italiano. L’imponente edificio in laterizio ha pianta trapezoidale, con quattro corpi irregolarmente disposti intorno all’esiguo cortile principale. Nel XVI secolo fu ampliato con l’aggiunta delle due pittoresche torricelle cilindriche; dello stesso periodo è, nella Sala delle maschere, il soffitto a cassettoni con 157 tavolette dipinte in occasione del matrimonio di Pietrino Falletti, recanti raffigurazioni di stemmi araldici, animali, allegorie e ritratti.

    Ovviamente dopo la visita al maniero, immancabile un salto all’ enoteca dove si possono degustare e acquistare i prelibati vini albesi (Barolo, Barbaresco e Nebiolo in testa), si può consumare un lauto pranzo nel ristorante con la cucina dello chef stellato Marc Lanteri, oppure girare per le osterie della Langa: ovunque si mangia bene. E’ assicurato.

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  • Quanto cibo sprechiamo

    3 agosto 2016 • CINQUE SENSI • 6046

    Pane

    Ogni giorno in Italia si producono 72 mila quintali di pane. Se ne buttano via, ogni giorno, 13 mila quintali. Due campi di calcio, riempiti e svuotati. Ogni giorno. Un’ altra statistica, più ottimistica, dice che in Italia ogni mese buttiamo via “solo” 24mila tonnellate di pane.

    In ogni caso cifre abnormi, spaventose. All’ Expo di Milano, nel Padiglione Zero, quello realizzato dalle Nazioni Unite, al visitatore fu dimostrato come il 30 per cento della produzione mondiale di cibo va sprecata o perduta ogni anno. Tale quantità è pari a quattro volte quella necessaria per nutrire quasi 800 milioni di persone che ogni giorno nel mondo soffrono di fame cronica. E in Italia ci sono, secondo statistiche,  6 milioni di poveri.

    Che ci possiamo fare noi? Forse poco o nulla. Ma se ognuno di noi cominciasse a applicare quel piccolo insegnamento che recitava sempre mio papà “quel che metti nel piatto lo mangi, non si avanza niente” forse non risolveremmo i problemi derivanti dallo spreco mondiale di cibo, ma insegneremmo ai nostri figli qualcosa davvero di importante.

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  • Compiti delle vacanze, tortura o arricchimento?

    27 giugno 2016 • COSE NOSTRE • 5254

    compiti vacanze

    Ecco, ci risiamo. E’ finita la scuola, tranne per chi ha gli esami. Ed ecco, puntuale il tormentone “compiti delle vacanze”.

    E’ giusto darli? E’ meglio lasciare i ragazzi per tre mesi liberi di giocare, divertirsi, riposarsi, annoiarsi? Ognuno ha la risposta pronta, io so soltanto che così com’ è la situazione è sbagliata.

    Gli insegnanti assegnano compiti da fare, libri da leggere, problemi da risolvere, ricerche da eseguire che puntualmente vengono fatti (o meglio mal fatti) nell’ ultima settimana di vacanze tra sbuffi, litigate genitori-figli. E quel che è peggio, spesso, non vengono nemmeno controllati dagli insegnanti alla ripresa scolastica.

    Non è questione di quantità di compiti, ma di qualità. Una scuola che funziona deve appassionare gli studenti e quindi dovrebbe indurre i ragazzi – quando non si hanno obblighi di frequenza, di interrogazioni, di compiti in classe – a cimentarsi in un lavoro che appassioni, che interessi, che coinvolga. Che ne so.. a mò di esempio dico: perchè non invitarli a realizzare  reportage sui luoghi di vacanze, con fotografie, filmati, schede, interviste, insomma incuriosire i ragazzi alla scoperta, alla conoscenza di usi, luoghi, costumi, abitudini alimentari dei territori che si frequentano nei luoghi estivi.

    Se tutto passa attraverso l’ obbligo e la costrizione il risultato è vano, inutile se non controproducente. Se invece l’ apprendimento è una sfida, un gioco, un divertimento i risultati saranno garantiti. E lo dico per esperienza personale, non solo per i miei antichi ricordi scolastici, ma in quanto genitore che passava i giorni di ferie a litigare con il figlio sulla montagna di compiti ancora da fare, con tutte le relative imprecazioni nei confronti degli insegnanti.

    Se invece Tommaso mi avesse chiesto un aiuto per realizzare un docufilm su Mentone (luogo di vacanza per anni) che gioia sarebbe stato farlo insieme!

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  • La bella notizia del liceo Cocito di Alba

    9 aprile 2016 • COSE NOSTRE • 4308

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    Che gioia indescrivibile mi ha dato realizzare il servizio sul liceo Cocito di Alba dove centinaia di studenti, insegnanti, genitori, amici, gente sconosciuta si sono resi disponibili per donare il midollo osseo a Andrea un ragazzo di 18 anni colpito da una grave forma di leucemia.

    In mezzo a centinaia di servizi in cui parli di tragedie, di cronacaccia, di cose che non funzionano finalmente una luce di speranza.

    I nostri giovani che spesso descriviamo come abulici, freddi, insensibili, attaccati solo ai cellulari invece sanno essere solidali, disponibili, carichi di entusiasmo.

    Facebook, Whatsup, Internet che alcuni descrivono come strumenti del demonio, in questo caso sono diventati un’ autostrada di solidarietà.

    Adesso aspetto solo di dare la notizia ancora più bella. Quella che è stato trovato il midollo compatibile e che Andrea potrà guarire. Mi raccomando, non dimenticate di darmela immediatamente così la spariamo su tutti i tg….

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  • Io non farò la spesa di notte

    4 dicembre 2015 • COSE NOSTRE • 9989

    vetrine natale

    Alcuni supermercati aperti 24 ore su 24,  le Gru che allungano l’apertura fino a mezzanotte..

    Io non ci sto,  non farò mai la spesa di notte per rispetto di lavoratori come questa commessa che ha scritto questa lettera

    “Siamo persone, non siamo schiavi della nuova epoca, abbiamo la nostra dignità, abbiamo i nostri diritti, abbiamo famiglie, abbiamo figli…vorremo vivere anche noi la nostra vita. Due anni fa ci avete obbligato a lavorare tutte le domeniche, volevo ricordare che le domeniche non sono più considerate festivo, per cui rientrano nelle ore ordinarie, volevo ricordare che i più fortunati arrivano a guadagnare poco più di 1000 euro al mese, volevo ricordare che siamo persone….ora mi chiedo che cazzo stiamo aspettando non è più tempo di rimanere in silenzio io rivoglio la mia vita….

    Per cui mi rivolgo a voi consumatori: non recatevi a comprare nella grande distribuzione, e se andate non recatevi la domenica e in orari dove potete stare con le vostre famiglie, perché anche a noi piace mettere a letto i nostri figli…questa e’ la mia voce e il mio appello forse sarà ascoltato o forse no, ma almeno ci ho provato….”

    IO NON ANDRO’ A FAR LA SPESA DI NOTTE… SEGUITEMI IN TANTI

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