Ogni giorno in Italia si producono 72 mila quintali di pane. Se ne buttano via, ogni giorno, 13 mila quintali. Due campi di calcio, riempiti e svuotati. Ogni giorno. Un’ altra statistica, più ottimistica, dice che in Italia ogni mese buttiamo via “solo” 24mila tonnellate di pane.
In ogni caso cifre abnormi, spaventose. All’ Expo di Milano, nel Padiglione Zero, quello realizzato dalle Nazioni Unite, al visitatore fu dimostrato come il 30 per cento della produzione mondiale di cibo va sprecata o perduta ogni anno. Tale quantità è pari a quattro volte quella necessaria per nutrire quasi 800 milioni di persone che ogni giorno nel mondo soffrono di fame cronica. E in Italia ci sono, secondo statistiche, 6 milioni di poveri.
Che ci possiamo fare noi? Forse poco o nulla. Ma se ognuno di noi cominciasse a applicare quel piccolo insegnamento che recitava sempre mio papà “quel che metti nel piatto lo mangi, non si avanza niente” forse non risolveremmo i problemi derivanti dallo spreco mondiale di cibo, ma insegneremmo ai nostri figli qualcosa davvero di importante.
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Sono cresciuto con nonni nati nel 1904 e nel 1912. Mi hanno voluto tanto bene. Mi hanno insegnato ciò che avevano imparato dalle loro famiglie piemontesi povere ma dignitose, fino all’ultimo giorno della loro vita dopo aver visto due guerre, provato la fame, fatto enormi sacrifici, emigrati in Argentina per 8 anni e con pochissimi soldi in tasca essersi comprati un tetto sopra la testa. Se qualche volta quando ero ragazzo mi lasciavo trasportare dal consumismo dilagante mi avvertivano “Tu avresti bisogno di un po’ di guerra per capire”. Ora che sono io il capofamiglia non posso fare altro che insegnare a mio figlio dando il buon esempio che in casa nostra non si butta certamente via il “Pane quotidiano”. Sono felice di quel poco che ho e che il Buon Dio mi fa arrivare in tavola. E ripenso ai miei nonni quando ancora oggi faccio la scarpetta per pulire il mio piatto che ha sempre bisogno di pochissimo detersivo per essere lavato, e sorridendo li ringrazio per la loro eredità.
Bella testimonianza, grazie Andrea..
come produttore assisto tutti i giorni a sprechi paurosi,ma non posso sputare nel piatto dove mangio la merce mi viene pagata e non effettuo reso….volevo però sottolineare il fatto che tempo fa alcune persone venivano a prendere quello che avanzavo per fare i pastoni agli animali ora non più tutto da buttare,meglio i mangimi portano via meno tempo….ciao beppe
molto importante la tua testimonianza..grazie italo
Il problema dello spreco e del riutilizzo delle risorse alimentari è da sempre una discussione molto vasta che investe numerose categorie produttive e diverse tipologie di consumatori non solo per quanto riguarda il pane.
Io credo che alla base di tutto ci deve essere l’educazione. Nelle scuole non solo si dovrebbe fare sana alimentazione ma forse, e di più, “insegnamento” mirato comprendendo esercizi di acquisto equilibrato, mai in eccesso, possibilmente a km zero, insegnamento per combattere lo spreco, come ad esempio riutilizzare il pane del giorno prima o trasformazione del pane secco in pane pesto.
La spesa delle materie deperibili dovrebbe essere fatta quotidianamente magari in piccole dosi evitando di essere solleticati dalle chimere dei supermercati, frutta e verdura possibilmente acquistata nei mercati rionali o dai produttori stessi (noi a Torino abbiamo un gioiello che è il mercato dei contadini di Porta Palazzo) che possono garantire una freschezza maggiore.
Bravo Beppe … è sempre un piacere e un insegnamento leggere quanto pubblichi quotidianamente … grazie!!!
Grazie a te.. Buona estate