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  • ODIO I SELFIE. RIDATECI I RULLINI

    19 settembre 2018 • COSE NOSTRE • 2962

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    Posso dirlo? Detesto i selfie, o meglio, non sopporto l’ ingerenza del selfie e  quel fotografare tutto e subito con il telefonino. Sarò retrò oppure insofferente…però mi sembra un abuso di narcisismo.

    Questa mania di farsi l’ autoscatto con il cellulare è la dimostrazione dell’ apparire piuttosto che dell’ essere.

    Ci si trova in un posto splendido (un concerto, al mare, in uno scenario mozzafiato in montagna, a una partita di calcio, non importa) e non c’ è nulla di meglio da fare che immortalarsi in una foto ricordo, anche a costo di perdersi quel momento unico e irripetibile. Datemi pure del nostalgico ma rimpiango gli anni in cui si usava la macchina fotografica e i rullini da 36 pose. Sapevamo di avere un numero limitato di foto da scattare e le sceglievamo con cura e parsimonia. E poi..Che batticuore quando si ritiravano le foto sviluppate.. Le si guardava come le carte del poker. Ogni scatto un’ emozione. Adesso si fotografa tutto e non si archivia più nulla.

    E i ricordi svaniscono. E’ senso di insicurezza? Si preferisce non vivere il presente? Forse è l’ immatura volontà di “godere di quel quarto d’ ora di celebrità” che aveva già preconizzato Andy Warhol.

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  • LUPI SI’, LUPI NO: ESISTE UNA TERZA VIA?

    5 settembre 2018 • COSE NOSTRE • 3746

    lupo-2

    Secondo gli ultimi rilevamenti  in Piemonte ci sono 188 esemplari di lupi, 101 nella provincia di Cuneo , seguita da quella di Torino,sopratutto in Val di Susa e nel Parco del Gran Paradiso. La Coldiretti lancia l’ allarme facendo i  conti dei danni negli alpeggi: in questa estate 2018 sono già 20 gli attacchi e circa 50 i capi, tra bovini e ovini, morti o dispersi nelle sole valli Po e Varaita.

    Ed ecco che scatta la battaglia: da un lato quelli che sostengono che i lupi vanno abbattuti, dall’ altra chi intende proteggerli, a tutti i costi. Ma ancora una volta il problema è un altro.  Il lupo è tornato e si moltiplica perché il territorio è abbandonato, perché il bosco aumenta nelle Alpi e negli Appennini.

    Ecco perché occorre intervenire per tutelare i margari, gli allevamenti e i pascoli, ma nello stesso tempo salvaguardare questa specie animale che rappresenta un punto di equilibrio dell’ habitat naturale.  Le misure da prendere sono il finanziamento per recinzioni specifiche e l’adozione di alcune specie canine per prevenire gli attacchi dei lupi; le risorse finanziarie devono andare agli allevatori piuttosto che verso gli abbattimenti dei predatori. Soprattutto in un contesto dove la crescita di caprioli, cervi, cinghiali è – da anni – fuori controllo. Negli Stati Uniti il lupo è stato reintrodotto nel 1995 ed è servito per equilibrare la crescita della popolazione di alci e altri ungulati che scendevano sempre più a valle per cibarsi di pioppi, salici e altri alberi che crescono nelle piane alluvionali.

    Insomma, un riequilibrio naturale della popolazione animale e della flora di pianura e di montagna.

    Le battaglie di religione non servono. Dividersi fra chi vuole abbattere i lupi e chi vuole salvaguardarli non ha senso. Più utile proteggere allevamenti e coltivazioni, finanziare interventi ad hoc e – come sostiene l’ Unione dei Comuni di Montagna – lavorare d’ intesa con Francia e Svizzera. I lupi, infatti, non conoscono confini. Lasciamo che l’ ambiente faunistico e floreale seguano il loro corso naturale.

    I danni che l’ uomo ha fatto e continua a fare alla natura sono sempre superiori a quelli provocati dagli animali.

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  • UN MINI-ACQUISTO E SALVIAMO I PICCOLI NEGOZI

    22 agosto 2018 • COSE NOSTRE • 3411

    81684_h

    Oltre 90 comuni in Piemonte non hanno nemmeno più un negozio. Pian piano anche gli ultimi “commercianti resistenti” sono stati costretti a chiudere; colpa della crisi, della mancanza di clienti e di incassi. E un paese senza negozio è un paese destinato a morire. La bottega infatti è soprattutto un momento di aggregazione, un punto dove vive la comunità.

    Ogni saracinesca che viene abbassata definitivamente è un colpo indelebile per gli abitanti, soprattutto gli anziani di quel paese. Andare a comprare anche solo il pane, qualche pomodoro, un po’ di frutta per tanta gente è l’ unico momento di vita pubblica, quotidiana. E magari in quel negozietto di montagna o di campagna si trovano anche le sigarette, il giornale, addirittura le medicine.

    Per questo – nello sposare la campagna dell’ Unione dei Comuni di Montagna – l’ impegno che mi prendo (e che trasformo in un invito per tutti) è di fare almeno un acquisto in ogni piccolo paese dove ci troveremo a passare in questa estate. “Compra in valle, la Montagna vivrà” è l’ impegno per tutti noi, per le comunità, per i turisti.

    Non è necessario fare una grande spesa, comprate anche solo un pezzo di formaggio locale, un pacchetto di grissini. E’ il gesto che conta. E’ il segno si dà, affinchè quella bottega continui a vivere e a regalare un sorriso, due chiacchiere agli anziani che ancora resistono nei nostri piccoli paesi.

    Lo stesso vale per i bar. Fermiamoci, beviamo un caffè, un bicchiere d’ acqua fresca. Il bar nei piccoli centri ha il valore della piazza, dell’ incontro. Perché se muoiono i paesi di montagna è il segnale che il degrado avanza.

    UNITI CONTRASTIAMO L’ ABBANDONO DI QUESTE MICROCOMUNITA’. E’ un segno di civiltà

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  • MARE, NATURA O MONTAGNA? SEMPRE CON UN LIBRO IN VALIGIA

    11 agosto 2018 • COSE NOSTRE • 3079

    libri

    Nei giorni scorsi mi è capitato di passare una giornata in spiaggia. Ho così avuto l’ opportunità di osservare le persone sui lettini o sulle sdraio, sotto l’ ombrellone. Tutte intente a smanettare con il telefonino. Soltanto una coppia di giovani aveva un atteggiamento diverso. INCREDIBILE! AVEVANO UN LIBRO IN MANO E STAVANO LEGGENDO….

    Che gioia. Che ammirazione. Cosa c’ è di meglio, in vacanza, che staccare la mente dal cellulare e tuffarsi in una splendida storia narrata da un romanzo d’ amore, da un giallo, da un saggio, ma anche da un volume comico. Non importa l’ argomento o l’ autore, purchè leggiate parole intere, frasi complete, capitoli compiuti e non solo emoticons, video e foto. Deve andare anche in ferie anche la nostra mente e – ve lo garantisco personalmente – un libro regala incredibili momenti di svago, di relax, di fuga dalla realtà.

    E’ perfetto al mare, in spiaggia o sul balcone di casa con uno splendido panorama davanti. Ma anche in collina, dopo una cena con prodotti a km zero, accompagnate la lettura con un buon bicchiere di vino, le ore passeranno velocemente e in spensieratezza. La montagna, poi…. E’ l’ abbinamento forse più azzeccato. Una camminata, facile o impegnativa, il ritorno in baita, una doccia, un tagliere di salumi e formaggi e un libro. Ingredienti giusti per una vacanza indimenticabile.

    Montagna uguale libri. Per questo a Bardonecchia ci sarà “MONTAGNE IN NOIR”. Dal 13 al 16  settembre una kermesse con fior di giallisti e scrittori noir, proprio per esaltare questo binomio inscindibile. Ne parleremo ancora nelle prossime settimane.

    Un consiglio spassionato. Mettete un libro in valigia e, in villeggiatura, trascurate il telefonino. E allora, la vacanza sarà davvero unica.

     

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  • MARCHIONNE E I SOCIAL, PEGGIO DELLE BESTIE

    2 agosto 2018 • COSE NOSTRE • 3824

    MARCHIONNE

    Sono rimasto circa una settimana di fronte all’ospedale universitario di Zurigo per seguire gli ultimi giorni, gli ultimi istanti di vita di Sergio Marchionne.

    Di tanto in tanto guardavo e leggevo, con curiosità, i vari social, in particolare Twitter e Facebook, ma a un certo punto, ho deciso di smettere.

    Troppa violenza, troppi insulti, troppa cattiveria.

    Non soltanto nei confronti del personaggio, ma soprattutto tra gli utenti stessi.

    Chi esaltava la caratura personale e manageriale di Marchionne, veniva immediatamente additato come “servo”, se non peggio. Chi lo criticava, a volte anche aspramente, veniva accusato di mancanza di tatto, di assenza di umanità. MA SEMPRE CON FEROCIA VERBALE INAUDITA.

    Questi commenti mi hanno fatto riflettere, perché non accade solo con Sergio Marchionne, ma tutte le volte che si postano link su migranti, sulla politica, o sullo sport, tanto per fare qualche esempio.

    Sui social è presente una virulenza, per non parlare di vera e propria violenza verbale che davvero fa rabbrividire.

    Per contro, se postiamo la foto di un animale, cane o gatto che sia, in buone condizioni di salute o maltrattato, immediatamente siamo tutti buoni, solidali, concordi, amorevoli.

    A volte si ha la sensazione che si voglia più bene, e siano maggiormente considerati, gli animali rispetto alle persone.

    NON CI STO PIÙ. DICO BASTA.

    Da Zurigo ho avuto la chiara sensazione che la deriva dei social italiani è davvero pericolosa. Secondo me è giunto il momento in di impegnarsi, a fondo, per mettere un freno, non soltanto alla lingua, ma anche alle dita sulla tastiera.

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  • SCEGLIAMO GLI AUTOGRILL DEL TERRITORIO

    2 agosto 2018 • CINQUE SENSI • 3950

    AUTOGRILL

    Nel precedente blog abbiamo consigliato i menù gourmet dei rifugi delle nostre montagne piemontesi. Ma ci è stato domandato: e per chi va al mare? Assolutamente non vogliamo trasformare questa nostra rubrica in un’ agenda enogastronomica. Non ne abbiamo le capacità e nemmeno le conoscenze. E poi ce ne sono già tante.

    Quel che ci piace sottolineare, però, è che sulla Verdemare, l’ autostrada che collega Torino a Savona, ci sono due autogrill diversi dagli altri. Uno si chiama Rio Colorè Ovest e si trova nel territorio di Bra sulla direttrice verso la Liguria. L’ altro è Carcare Est, nella direzione opposta, cioè venendo verso il Piemonte.  Cos’ hanno di diverso? Mettono al primo posto i nostri prodotti tipici. Non vi verranno offerti il solito Camogli o il Fattoria, ma panini con la Salsiccia di Bra, con le acciughe al verde, con l’ uovo e il tartufo, con la toma di Langa… insomma, una sosta che sa di territorio, di cose nostre.

    In un’ epoca in cui tutto è globalizzato riuscire ad assaporare i gusti della terra che si sta attraversando ha un valore importante, da non disperdere. Il viaggio non è solo uno spostamento, ma anche conoscere, scoprire la cultura e i sapori che ogni pezzo d’ Italia sa esprimere. Per queste ragioni ovunque mi trovi, io vado alla ricerca dell’ autoctono, del prodotto a chilometri zero. Mi piace, quindi, difendere e valorizzare gli angoli di Piemonte, anche quelli  che si trovano sulle autostrade che solcano la nostra regione. Auspico autogrill che propongono il riso vercellese e la gorgonzola novarese sulla Torino-Milano e sulla Voltri-Sempione, i vini di Langa, del Roero e del Monferrato sulla Asti-Cuneo (quando sarà finita?), i formaggi  della Valsusa sulla Torino-Bardonecchia, el salam d’ la Douja sulla Torino-Piacenza.

    Cominciamo  a sceglierli noi, porteremo, a questi autogrill, reddito e li aiuteremo a sopravvivere. L’ alternativa sono quegli anonimi ipermercati che trovi sulle autostrade francesi dove compri tutto direttamente dalle macchinette. Io non ci sto!

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  • CHE BELLI GLI ANNI DELLA MATURITA’

    28 giugno 2018 • COSE NOSTRE • 3040

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    Qualche giorno fa ci siamo ritrovati nelle Langhe quasi tutti gli allievi della Quinta D del Quintino Sella di Torino. A quaranta anni dalla maturità. Proprio nei giorni in cui altre migliaia di ragazzi stavano affrontando il medesimo esame scolastico. Inevitabili i confronti, i paragoni. Ma quello che è interessante è il clima che si è creato fra tutti noi, ex compagni di classe.

    Chi è ingrassato, chi ha perso tutti i capelli, chi è rimasto tale e quale al 1978, chi oggi  è irriconoscibile. Quel che è rimasto uguale è lo spirito, la voglia di stare insieme, di ricordare gli scherzi, le paure, le gioie, le complicità, gli amori di quegli anni passati sui banchi di scuola. Per questo il consiglio,  che mi sento di suggerire a tutti, è quello di ritrovarsi, di organizzare incontri analoghi al nostro.

    Oggi con i social media è facile recuperare quasi tutti i contatti. Non perdetevi questa opportunità. Magari ci sarà chi risponde picche, chi non si fa trovare.. ognuno è libero di fare ciò che vuole. Ma non importa.  Chi ha maggior  voglia di rivedersi faccia da traino, si dia da fare per primo.  Ne vale la pena. Non pensate al film “Il grande freddo”, venato di pessimismo, pensate invece alla divertente pellicola “Immaturi”. È quella la strada da percorrere. In questi nostri tempi di frenesia, di affanni e preoccupazioni, rivivere – anche solo per qualche ora – la spensieratezza dei nostri 18 anni porterà una ventata di aria salubre per tutti. Almeno per noi è stato così. L’ augurio è che lo sia anche per voi.

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  • CHE FINE HANNO FATTO I RAGAZZI DEL ’68

    20 giugno 2018 • COSE NOSTRE • 4100

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    A Torino l’ occupazione della sede universitaria di Palazzo Campana segna l’ inizio, in Italia, del 68. A Cuneo il 25 giugno 1969 dura contestazione al Cantagiro, manifestazione canora di gran successo, con centinaia di giovani che bloccano l’ ingresso allo stadio nella serata-esibizione di cantanti famosi del mondo della musica leggera

    Cinquant’ anni dopo cosa è rimasto di quella ventata di ribellione che attraversò tutto il mondo occidentale? Chi non ricorda quegli slogan che hanno caratterizzato intere generazioni: “La fantasia al potere”, “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, “Proibito proibire”, “Un altro mondo è possibile”…e così via.

    A distanza di mezzo secolo che fine hanno fatto quei ragazzi che scendevano in piazza a fianco degli operai nei cortei e nelle tante manifestazioni torinesi? E chi sono oggi quei giovanotti che bloccarono il Cantagiro a Cuneo? Hanno fatto carriera? Sono diventati affermati professionisti? Oppure tirano a campare? Ma soprattutto cosa è rimasto nella loro vita di quella voglia di “cambiare il mondo” che veniva rappresentata dalle minigonne, dai capelli lunghi, dai vestiti a fiori, dai jeans, dalla musica dei Rolling Stones e dei Beatles e in Italia dalle canzoni d’ impegno e da quelle dei cantautori? Sono domande che tanti ripetono in queste settimane. Alle nuove generazioni cosa è stato trasmesso da quella ventata di aria nuovo che smosse l’ Europa e gli Stati Uniti nel Sessantotto?

    Sarebbe bello che attraverso questi nostri siti d’ informazione nascesse un dibattito, un racconto, un confronto fra i sessantottini di allora e i giovani di oggi.  Che ognuno trovasse spazio su queste colonne per esprimersi liberamente, per analizzare la propria esperienza maturata in questi 50 anni. Una sorta di AMARCORD per tornare a respirare aria fresca e non quella stantia che intasa il nostro quotidiano.

     

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  • SALVIAMO I NOSTRI PICCOLI COMUNI

    6 giugno 2018 • COSE NOSTRE • 2823

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    Locana e Rittana, due piccole realtà in provincia di Torino e di Cuneo. Ricordiamoci di questi nomi e facciamo tesoro della loro esperienza. Perché è da realtà come queste – come tante altre, per fortuna – che parte la riscossa dei piccoli comuni.
    Il sindaco di Locana, 1450 abitanti, nel parco del Gran Paradiso, ha lanciato una sfida: offrire 3mila euro per tre anni per tutte le famiglie che decideranno di andare a vivere in questo paese del Canavese, posto ideale per rinfrescarsi, per una vita a misura d’ uomo. Con questa mossa si cerca di frenare lo spopolamento di queste vallate, ma si intende anche fare qualcosa per salvare le scuole, i negozi, le case. Due sole condizioni: avere figli in età scolare e impegnarsi a restare in paese per almeno 5 anni. Insomma, ridare vita a Locana.
    Rittana, invece, conta 146 abitanti sparsi in varie borgate, in provincia di Cuneo, in una valle laterale del fiume Stura.  A 750 metri di altitudine con quasi tutte le case del centro affrescate di murales di artisti contemporanei.  Nei giorni scorsi ha riaperto i battenti l’ unico negozio di alimentari che era chiuso da 12 anni. Un piccolo ma grande evento perché significa ridare vitalità a una comunità in via di sparizione.  Il negozio si chiama “Andata e Ritorno”, un nome non scelto a caso, ma che esprime la volontà di tornare a vivere in questi piccoli comuni.
    Piccoli gesti che da soli non bastano. Occorrono politiche europee, nazionali, regionali e locali che aiutano queste comunità a non spegnersi di morte lenta. Ma è anche da questi piccoli gesti che può partire la rinascita.

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  • TAV E ASTI-CUNEO, DUE STORIE INFINITE

    29 maggio 2018 • COSE NOSTRE • 4041

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    È il 1990 quando Italia è Francia firmano a Nizza un accordo per realizzare un collegamento ferroviario veloce fra Torino e Lione. Sono passati quasi 30 anni e il dibattito se fare o non fare la Tav è ancora aperto, quanto acceso. Anzi in questi giorni è tornato al centro delle vicende politiche. Non mi permetto di esprimere pareri perché non ho la competenza e le conoscenze tecniche per farlo. Ma mi sembra che 28 anni siano davvero troppi. Quando fu firmato quell’ accordo non esisteva ancora Internet e oggi si parla di ristoranti che consegnano la pizza a domicilio attraverso l’uso dei droni. Calcolando che per realizzare l’ intera opera ci vorranno 20 anni dal giorno dell’ avvio dei lavori, viene il dubbio che si tratti di un’ infrastruttura – a causa del troppo tempo perso – superata e obsoleta.

    È invece il 1998 quando viene finanziato,  per la prima volta,  il tratto autostradale fra Asti e Cuneo. Sono passati 20 anni e i 90 chilometri non sono stati ancora completati come tutti i piemontesi ben sanno. Eppure tutti hanno chiara l’ importanza strategica di questa autostrada che toglierebbe dall’ isolamento decennale  la provincia di Cuneo.

    Due storie infinite, fatte di ritardi, polemiche, intoppi burocratici, passi avanti e retromarce. Un Paese moderno, all’ avanguardia, all’ altezza di stare fra le nazioni più industrializzate del mondo, quando deve realizzare un’ importante infrastruttura apre un confronto vero con le comunità locali: trovato l’accordo con tutti gli aggiustamenti necessari,  avvia un piano di compensazioni per i territori interessati e poi dà il via alle ruspe.

    Queste invece sono storie da Medioevo o da Terzo Mondo.

     

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