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  • SCAFFALE: AFFRESCO FAMILIARE DI DIBENEDETTO

    9 agosto 2024 • LUOGHI E LIBRI • 2842

    Affresco familiare

    PER NON DIMENTICARE L’ AMICO MARCO, RECENTEMENTE SCOMPARSO, RIPUBBLICHIAMO LA RECENSIONE DI UNO DEI SUOI ULTIMI ROMANZI

    Politica, sesso, famiglia, elezioni, sangue, cibo… c’è tutto questo nel giallo “Affresco Familiare” di Marco G. Dibenedetto.

    Torino, si vota per il sindaco della città. Ad una settimana esatta dalla consultazione elettorale in un appartamento di piazza Solferino viene ritrovato il cadavere di una giovane donna. E’ la figlia di uno dei candidati, il favorito, alla poltrona di primo cittadino. Ad indagare, ovviamente, l’ispettore Rubatto e la sua squadra omicidi creata e allevata da Dibenedetto, uno dei soci fondatori di Torinoir.

    I piani alti della Questura “impongono” a Rubatto di risolvere il caso entro la giornata elettorale quindi nel corso di una settimana. Il racconto si snoda giorno per giorno, in un crescendo di suspence e di colpi di scena fra le vie del centro di Torino. Scuole di cucina, comizi elettorali, trattorie e stanzoni di Polizia fanno da scenografia alle indagini di Rubatto e dei suoi, Stafano e Aceto.

    Chi è l’assassino? Non possiamo svelarlo… Un indizio? Chiedere sempre al maggiordomo, consigliano i collaboratori di Rubatto. Quindi se non conoscete un maggiordomo il consiglio è di leggere il volume di Dibenedetto.

    Autore: Marco G. Dibenedetto

    Titolo: Affresco familiare

    Editore: Golem edizioni

    Prezzo: 11,90 euro

     

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  • FOLLIA: MILANO-CORTINA NO, FRANCIA 2030 SI

    8 agosto 2024 • COSE NOSTRE • 1076

    faa3e4203e584f3f99a4da50fd025a66-0041-k5nD-U43440335233633qOE-593x443@Corriere-Web-Sezioni

    Quando ho letto le prime notizie stentavo a crederci. Ho voluto rileggere più volte i passaggi. Ed è proprio così. Torino ospiterà le gare di pattinaggio su ghiaccio-velocità nelle Olimpiadi Invernali del 2030 organizzate dalla Francia: lo ha deciso il Comitato Olimpico Internazionale. Sono proprio quei medesimi impianti rifiutati per i Giochi di Milano-Cortina 2026. Siamo alla follia.

    Sono stato recentemente a Cortina. E’ una cittadina di montagna trasformata in cantiere a cielo aperto. Si cerca di recuperare il tempo perduto per realizzare tutti gli impianti e si ha la consapevolezza di essere tanto in ritardo. Il presidente del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo avevano proposto e offerto le strutture di Torino 2006, ci voleva poco per renderle operative per il 2026. Milano e Cortina hanno risposto di no, ancora stizziti per il rifiuto della giunta Appendino di entrare – fin dall’ inizio – a far parte del Comitato Olimpico.

    La medesima offerta è stata, invece, accolta dal governo francese e dal Cio. Insomma, Torino va bene per la Francia e non per l’ Italia. Incredibile.

    Tra due anni tutto il mondo guarderà all’ Italia per Milano-Cortina 2026 e Torino non ci sarà. I nostri territori dovranno aspettare il 2030.

    Non finiremo mai di ringraziare la giunta Appendino per il brutto regalo che ci ha fatto!

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  • LE 50 E PASSA VENDEMMIE DI CASCINA CASTLET

    3 agosto 2024 • CINQUE SENSI • 2570

    cascinacastlet

    Dal 1970 ad oggi: Mariuccia Borio, instancabile anima di Cascina Castlet a Costigliole d’ Asti, ha festeggiato 50 anni di vendemmia con quello che lei definisce un “vino del cuore”, cioè la Litina Barbera d’ Asti Superiore.

    E’ un vino che arriva da quella vigna che portò in dote zia Litina, proprio accanto all’ azienda. Una Barbera solida e concreta “proprio come era zia Litina” ricorda Mariuccia Borio. Una produzione limitata di sole 20mila bottiglie con un’ etichetta particolare: tre C che stanno proprio per Cascina Castlet Costigliole. Il simbolo dell’ innovazione nel rispetto delle tradizioni e della generosità delle famiglie rurali dell’ Astigiano.

    La Barbera Litina matura in botti di rovere per otto mesi  e poi riposa in bottiglia per oltre un anno: è infatti un vino da bere dopo un buon invecchiamento.

    Cascina Castlet sono 31 ettari coltivati a vite nel territorio di Costigliole d’ Asti, colline vocate alla produzione della Barbera d’ Asti. Un vitigno che meglio esprime questa fetta di Piemonte e – come dice Mariuccia – “è il primo che ho imbottigliato, dopo la vinificazione fatta nella cantina sotto casa, in piccole vasche di cemento”. Proprio per questo è davvero il vino del cuore.

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  • GIROVAGANDO: IL GRAN BOSCO DI SALBERTRAND

    2 agosto 2024 • LUOGHI E LIBRI • 3085

    granboscosalbertrand

    Il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand si estende per 3775 ettari, dai 1000 m del fondovalle ai 2600 dello spartiacque con la Val Chisone, sui comuni di Chiomonte, Exilles, Oulx, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Pragelato, Usseaux. Moderne località turistiche si alternano a tradizionali borghi montani, dove la natura è ancora autentica ed è tangibile la secolare presenza dell’uomo. I trinceramenti dell’Assietta e il Forte di Exilles sono solo alcuni esempi di quella storia del territorio che è scritta sui libri, ma in ogni dove sono evidenti le tracce lasciate dal lavoro dell’uomo, testimonianza di secoli di sfruttamento delle risorse e dei sacrifici di povera gente. Un esempio tra tutti, il Trou de Touilles, un’opera idraulica unica nel suo genere, una galleria a 2000 m di quota realizzata in otto lunghi anni, a partire dal 1526, da Colombano Romean, scalpellino di Ramats, divenuto per l’Alta Valle di Susa il personaggio simbolo del duro lavoro in montagna.

     Dal 1980 l’Ente Parco si occupa di tutela ambientale ma anche di valorizzazione del ricco patrimonio locale di cultura materiale ed immateriale e dal 1996 gestisce l’Ecomuseo Colombano Romean – lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa, non un semplice museo ma un percorso-scoperta che si sviluppa tra borgo di Salbertrand ed area protetta  e si propone come strumento di ricerca, di testimonianza della memoria storica e delle tradizioni, di sviluppo territoriale.

    Lungo un itinerario ad anello di circa 7 km (tempo di percorrenza 3 ore circa), antichi edifici, manufatti ed attrezzi in uso nella vita quotidiana si presentano al visitatore come esempi di un passato oggi tutto da scoprire. I numerosi siti ecomuseali, dalla ghiacciaia ottocentesca al mulino idraulico, dalla Parrocchiale con i suoi tesori al sito dedicato al Glorioso rimpatrio dei Valdesi, raccontano secoli di storia e di sfruttamento delle risorse del territorio e costituiscono punti dimostrativi di attività produttive effettuate con tecniche tradizionali.

    Il Parco è stato istituito nel 1980 principalmente per proteggere la rigogliosa vegetazione ed in particolare le pregiate abetine e gli estesi larici-cembreti. E’ occupato per il 70% da boschi, e per il rimanente 30% da pascoli e praterie di alta quota. Le oltre 600 specie vegetali censite creano una varietà di ambienti con una fauna anch’essa particolarmente ricca di circa 70 specie di uccelli nidificanti e 21 specie di mammiferi, tra le quali dominano cervi, caprioli e camosci.

    Da sempre l’Ente Parco coniuga la tutela dell’ambiente con la conservazione e la valorizzazione della cultura materiale ed immateriale della propria comunità e dal 1996 gestisce l’Ecomuseo Colombano Romean lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa. Dal 2012 fa parte del sistema di aree protette delle Alpi Cozie. Il suo territorio è inserito nella Rete Natura 2000 in base alle Direttive Habitat e Uccelli.

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  • TRENITALIA RIMBORSA, AUTOSTRADE NO

    1 agosto 2024 • COSE NOSTRE • 935

    CANTIERIAUTOSTRADE

    Nelle ultime settimane ho avuto la fortuna (o sfortuna, chissà….) di girare in lungo e in largo l’Italia. Da Torino al Trentino e ritorno. A Roma un paio di volte. In Alta Val Susa. In treno e in auto. Con un’unica costante: sempre in ritardo.

    Con il Frecciarossa, in entrambi le occasioni, abbiamo rasentato l’ora di ritardo. Tutte le autostrade che ho percorso sono una gimkana fra cantieri, sensi unici, restringimenti: e quindi, ogni volta, code, rallentamenti e percorrenze alla media di 50-70 km-orari, anziché i 130 consentiti.

    E qui scatta la differenza. Sostanziale.

    Per tutto il tempo del viaggio in treno, l’altoparlante spiega i motivi del ritardo e illustra le modalità per chiedere il rimborso. Per entrambi i viaggi compiuti con il treno Frecciarossa, compilando gli appositi moduli, ho maturato il diritto a un risarcimento del 25 per cento del costo del biglietto ferroviario.

    Lungo tutta la tratta autostradale, invece, non c’è scritto nulla e nessuno in grado di darti spiegazioni o vie alternative.

    E alla fine il pedaggio lo paghi per intero – senza alcuno sconto o risarcimento – per usufruire di un servizio che non vale neppure la metà del costo.

    E’ un sopruso. Ed è inaccettabile.

    Io pago 12,70 euro per andare d Torino a Bardonecchia in meno di un’ora. Se invece impiego 90 minuti (e a volte anche più) penso di aver diritto a un risarcimento. Automatico. Come per Trenitalia. E non di dover procedere per vie legali.

    Fino a quando siamo disposti a subire quest’ingiustizia? Fino a quando sarà lecita questa disparità di trattamento?

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  • IL CAFFE’ FIORIO A TORINO, UN ANGOLO DI STORIA

    27 luglio 2024 • CINQUE SENSI • 3263

    fiorio4

    Da più di 200 anni è un istituzione in Torino, alla pari della Mole Antonelliana, del Museo Egizio e del Museo del Risorgimento, delle vicinissime piazza Castello con Palazzo Reale, e di piazza Vittorio. Parliamo del Caffè Fiorio fondato nel 1780, a metà di via Po sotto i portici sempre trafficati di gente per il classico struscio.

    Nelle austere sale – che hanno mantenuto immutato il fascino da oltre due secoli – sono transitati milioni di persone, della borghesia e nobiltà subalpina ma anche la gente del passeggio di tutti i giorni che non può mancare l’ appuntamento con il gelato alla crema, al cioccolato o al classicissimo piemontese gusto Giandujia.

    Da Cavour a Massimo D’ Azeglio, da Nietzsche a Cesare Balbo… milioni di avventori, famosi e sconosciuti, sono passati fra le austere sale. Un bancone  in marmo del 1920, un enorme lampadario in stile liberty, salette riservate con tappeti, velluti bordeaux, boisery in legno. Carlo Alberto, ogni mattina, prima delle questioni di Stato, chiedeva che cosa si dicesse al Fiorio, perché era il circolo dei più influenti conservatori subalpini. Dal 1930 in poi ospitò parecchie riunione degli antifascisti torinesi. Oggi è ancora il punto di ritrovo per un momento di relax, per un caffè, un dolce, un gelato, ma anche per il dopoteatro o per incontri letterari. Qui è stato inventato il cono gelato.

     Chi lo frequenta o si avvicina anche solo per prendere un cono o una coppetta da consumare passeggiando apprezza soprattutto la qualità dei prodotti. Soltanto una decina i gusti di gelato: pochi fronzoli, si punta sui classici crema, stracciatella, cioccolato e gianduja

    La sfida del caffè Fiorio è sempre la stessa: soddisfare i gusti della clientela, quella riservata, tipicamente subalpina, ma pure andare incontro alle esigenze delle nuove generazioni. Insomma, contemperare un’atmosfera quieta e rétro, con le esigenze del pubblico dei nostri giorni. Consapevoli di un equilibrio che fonde sempre passato e presente.

     

     

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  • SCAFFALE: BECCIO E IL BUCO DI VISO

    26 luglio 2024 • LUOGHI E LIBRI • 1151

    bucodiviso

    Oltre 5 secoli fa venne realizzato, nel massiccio del Monviso, il Buco di Viso, la prima galleria delle Alpi, capolavoro dell’ ingegneria dell’ epoca. Il traforo nacque per volere del Marchese di Saluzzo Ludovico II con l’ intento di facilitare i commerci con la Francia evitando di passare dall’ ostico Colle delle Traversette.

    Sergio Beccio, fotografo per passione, dopo una vita di lavoro nel mondo dei motori, si è stabilito a Paesana, ai piedi del Monviso, ed ha realizzato questo bel volume di 120 pagine, ricco di splendide immagini, per ripercorrere la storia del Buco di Viso, le sue vicissitudini nel corso dei secoli fino a giungere ai nostri giorni. Oggi, infatti, la galleria è ancora attraversabile nell’ ambito di un vero e proprio pellegrinaggio in un santuario della natura. Non a caso, il sottotitolo del volume è “per orizzonte le Alpi, per confine il cielo”

    L’ autore – dopo aver narrato la storia del Buco di Viso – descrive benissimo gli itinerari escursionistici che partendo dalle Valli Po, Pellice e Varaita permettono di raggiungere il traforo inserito nel percorso del Gran Tour del Monviso.

    SERGIO BECCIO

    IL BUCO DI VISO

    FUSTA EDITORE

    25 euro

     

     

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  • PICCOLO E’ BELLO E BUONO, E FA BENE AL TURISMO

    25 luglio 2024 • COSE NOSTRE • 1156

    formaggio-1

    Il Piemonte è la regione che ha il maggior numero di piccoli comuni, quelli con meno di 5mila abitanti: ne conta 1.046, cioè il 18,99% del totale nazionale. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni italiani vivono quasi 10 milioni di persone. Ma il dato più incredibile è che in queste piccole realtà nasce ben il 93 per cento dei prodotti di origine protetta (dop, denominazione di origine protetta e Igp, indicazione di origine protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati.

    Due italiani su tre (65%) che sono attualmente in vacanza, o ci andranno nelle prossime settimane, visiteranno un piccolo borgo.

    Il 93% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo.

    Mettete insieme questi dati attinti da un’ indagine di Coldiretti e salterà subito agli occhi l’ incredibile ricchezza del nostro territorio. La varietà di prodotti dei piccoli comuni deve essere l’ arma vincente per il turismo nei territori piemontesi. Dobbiamo prendere per la gola i visitatori: dalla Robiola di Roccaverano al Tomino di Melle, dalla Torta di Nocciole di Langa alle Paste di Meliga del Canavese, dal vino Pelaverga del Saluzzese al Calosso del Monferrato, dal Salame di Turgia al Salampatata…. Potremmo proseguire con quest’ elenco per decine e decine di pagine. Abbiamo migliaia di prodotti tipici che aspettano solo di essere assaggiati, apprezzati, valorizzati e portati via dai turisti.

    Il marketing facciamocelo direttamente, con il nostro passaparola, mettendo in mostra questi prodotti. Nessuna altra regione ha una varietà di offerta come il nostro Piemonte.

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  • UGETTI, DA 70 ANNI LA PASTICCERIA DI BARDONECCHIA

    20 luglio 2024 • CINQUE SENSI • 1108

    UGETTIKRAPFEN

    Ci sono locali che col passare degli anni diventano autentiche istituzioni per una comunità.

    1884, Giuseppe fonda la Panetteria Ugetti a Susa. 1921, il figlio Luigi trasforma la panetteria in pasticceria. 1954, seguendo la tradizione il figlio Teresio e la moglie Luciana salgono a Bardonecchia e aprono una pasticceria. Da 70 anni nella centralissima via Medail la famiglia Ugetti sforna ogni giorno,  pasticceria fresca e secca , torte, gelati e inventa l’ idea del Krapfen caldo come merenda pomeridiana, nei periodi caldi della stagione arrivano a sfornarne anche un migliaio al giorno

    “Io sono nato in pasticceria, praticamente in laboratorio – racconta Franco, oggi in pensione ma ancora attivissimo dentro e fuori della pasticceria – adesso tocca ai miei figli, Andrea e Davide. Poi forse, un giorno, ai miei 6 nipotini”. Quei nipotini, tanto adorati, al punto che nonno Franco si è inventato una torta, speciale, dedicata proprio a loro, una diversa per ogni nipotino. 6 qualità di torte, sempre in vendita.

    Ultima invenzione Le Pietre del Seirass: un dolce di ricotta dolce, sfoglia di nocciole, crema di arancia. Il tutto ricoperto da un sottile strato di cioccolato. Un sassolino di dolcezza.

     

    Tutto il 2024 per la famiglia Ugetti è dedicato ai festeggiamenti per i 70 anni di attività con degustazioni, incontri, esposizioni. Ma senza dimenticare che ogni giorno bisogna regalare dolcezze e prelibatezze ai tanti clienti affezionati della pasticceria di via Medail, bardonecchiesi e turisti, sciatori, ciclisti e amanti della montagna. Ma anche delle bontà di Ugetti, un nome, un’ istituzione.

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  • GIROVAGANDO.. LA BOLLENTE DI ACQUI TERME

    19 luglio 2024 • LUOGHI E LIBRI • 3926

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    La “Bollente” di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, è acqua che sgorga a 75° gradi nel cuore della città e quella, un po’ meno calda (50° gradi  circa) che nella zona esterna, oltre al fiume Bormida, da’ vita al piccolo lago delle “Antiche Terme”. Queste acque risalgono rapidamente, senza aver il tempo di raffreddare, attraverso faglie – ossia fenditure della crosta terrestre – da grandi profondità, dove grazie alla probabile vicinanza della massa magmatica acquisisconol’alta temperatura che le contraddistingue.

    Si tratta di acque pluviali che penetrando lentamente nell’arco di 60 o 70 anni attraverso il sottosuolo acquese si sono arricchite di minerali, principalmente quelli rilasciati dai vasti depositi salini di quel braccio di mare che un tempo occupava l’area dell’attuale Pianura Padana. Perciò queste  sorgenti sono considerate, oltre che sulfuree, soprattutto salsobromojodiche: cioè con  elementi tipici anche dell’acqua marina.

    Fin dall’antichità romana le suddette acque hanno avuto un cospicuo impiego terapeutico nelle strutture termali della città di Acqui e così anche nel Medioevo..

    Per questo si può affermare che i fanghi e i bagni praticati alle Terme di Acqui posseggono proprietà antalgiche e miorilassanti che ne promuovono l’impiego nell’artrosi, nelle fibromialgie, nelle periartriti, nelle tendiniti; allo stesso modo le varie cure inalatorie (inalazioni, aerosol, humage, nebulizzazioni) curano i problemi respiratori Provati gli  effetti espettoranti, di rinforzo immunitario e quindi  indicate nel trattamento di riniti, sinusiti e faringiti croniche..

    Infine tra le ultime, ma non meno importanti applicazioni termali acquesi, bisogna ricordare quelle nell’ambito della riabilitazione motoria, sia essa conseguente ad incidenti sul lavoro, automobilistici o a traumi sportivi, e quelle medico-estetiche per il corpo e il volto.

    Nel centro di Acqui sgorga una fontana di acqua bollente accessibile a tutti, mentre gli stabilimenti termali sono in via XX Settembre, vicino alla stazione, e nel parco cittadino.

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