Breaking
  • 13 dicembre 2025 | Gianduiotti, troppo buoni
  • 12 dicembre 2025 | GIROVAGANDO.. L’ ABBAZIA DI STAFFARDA
  • 11 dicembre 2025 | QUANDO IN PIEMONTE SI VINCEVANO I CAMPIONATI
  • 6 dicembre 2025 | In Piemonte non c’ è il mare, ma le acciughe sì
  • 5 dicembre 2025 | SCAFFALE: I RACCONTI DEL NATALE IN LANGA
  • 4 dicembre 2025 | SE CUNEO SURCLASSA TORINO
  • 29 novembre 2025 | IL PANETTONE PIEMONTESE HA PIÙ DI UN SECOLO DI VITA
  • 28 novembre 2025 | SCAFFALE: L’ UOMO DEI PRODIGI DI GRANDE E MANERA
  • 27 novembre 2025 | LUCI DI NATALE GIA’ IN AGOSTO?
  • 22 novembre 2025 | CIBO AVANZATO AL RISTORANTE? PORTIAMOLO A CASA

Il Punto

MENU
  • Archivio
  • CINQUE SENSI
  • COSE NOSTRE
  • LUOGHI E LIBRI
  • Home
  • Biografia
  • Contatti
  • Facebook
  • LA PIU’ RICCA DEL CIMITERO

    25 agosto 2022 • COSE NOSTRE • 2263

    cimitero

    Nelle scorse settimane, per realizzare un servizio per la rubrica Studio Aperto MAG, sono stato a San Sebastiano Curone, paesino di 500 abitanti, in provincia di Alessandria, proprio al confine fra Piemonte, Liguria, Lombardia e Emilia. Lì c’è il ristorante Corona, da 320 anni di proprietà della medesima famiglia. Un record? Forse.

    Ma non è questo l’aspetto che mi ha maggiormente colpito, bensì il fatto che nelle ultime due generazioni (cioè la nonna e la mamma di Marta, attuale titolare) il ristorante è sempre rimasto chiuso alla sera. Facevano servizio soltanto a pranzo.

    Alla domanda di parecchi curiosi sul perché di questa scelta, davvero insolita per un ristorante, le due donne hanno sempre risposto: “Non ci interessa essere le più ricche del cimitero…” aggiungendo, con candore: “Alla sera ci piace stare in famiglia, andare al cinema, a ballare, guardare la tivu’”.

    Che lezione di vita!!! Infatti Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, le cita spesso di esempio per come deve essere affrontata la vita, il lavoro.

    I tempi sono cambiati. Oggi Marta, la titolare, nei fine settimana apre anche a cena. Ma chiude il ristorante da Natale a Pasqua. Anche lei per godersi la vita.

    Quanti – io per primo – abbiamo sacrificato molti dei nostri affetti o interessi per il lavoro, per la carriera, per qualche guadagno in più. Ce lo porteremo al camposanto? Non credo proprio. Ma attenzione: c’è sempre tempo per cambiare. Dare un senso alla propria esistenza ed essere ricchi – delle cose che contano – in vita, e non al cimitero.

     

    Read More »
  • CAMMINARE, IL BELLO DI UNA VACANZA DIVERSA

    18 agosto 2022 • COSE NOSTRE • 2724

    CAMMINO

     

    Ho fatto il Cammino di Oropa, 65 chilometri a piedi da Santhià al Santuario della Madonna Nera, in 4 giorni. Durante il tragitto, e arrivato alla meta, ho maturato alcune riflessioni che mi piace condividere con voi.

    • Camminare fa bene, al corpo e allo spirito. Passo dopo passo, nel rispetto dei propri tempi e della propria prestanza fisica, si ha tempo per stare con se stessi, per riappropriarsi dei pensieri, per riflettere e magari anche meditare. E poi si migliora la salute del cuore, si rinforzano muscoli e ossa, si regolarizza il colesterolo, si riduce la pressione arteriosa.
    • Camminare significa anche incontrare altri camminanti. Scambiarsi impressioni sulla tappa, scoprire da dove si arriva e che cosa si fa nella vita. Magari poi ritrovarsi a cena o in una sosta davanti a un boccale di birra. Che begli incontri.
    • Camminare è una forma di turismo sostenibile ed economico. Durante il percorso hai tutto il tempo per scoprire pezzi di natura e  scorci ambientali, che quando sfrecci in auto non noti mai. Incontri abeti e castagni, prati e campi di mais, vigneti e anche odiose zanzare. Non inquini, non getti carta o immondizia perché la bellezza che ti circonda te lo vieta. È praticamente gratis, altro che 50 euro per stare sotto un ombrellone in spiaggia, pigiati come sardine
    • Camminare per il gusto del viaggio, non solo per raggiungere una meta. Nella vita affannosa di ogni giorno siamo sempre alle prese con l’orologio, nel cammino scopri il piacere di prenderti il giusto tempo. Un albero, un fiore, una foto, un panorama: ogni occasione è buona per fermarsi, per fare una sosta.
    • Camminare vuol dire anche far crescere la nostra economia: quanti paesi, quante borgate, quante comunità nel Biellese hanno trovato nuova vita grazie al Cammino di Oropa. Negozi, bar, trattorie che stavano per chiudere, adesso hanno nuovi clienti e stanno nascendo nuove strutture per accogliere i camminanti.

    Potrei continuare, ma – come in tutte le cose – è meglio viverle e sperimentarle in prima persona. Un paio di scarponcini leggeri, uno zaino e via. Vi garantisco fatica e sudore ma anche tanta soddisfazione

     

    Read More »
  • SCAFFALE: PICCOLA STORIA DEI TAJARIN DI BERTELLO

    12 agosto 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2208

    tajarin

    Un viaggio affettuoso di un piatto povero diventato ricco. Così recita il sottotitolo del bel volume di Luciano Bertello, storico autore di un centinaio di saggi sulla sua terra, la Langa e il Roero. Come detto, oggi è un piatto ricco, presente in tutti i menù dei pregiati ristoranti del Piemonte così come delle osterie. Ricco perché se le nonne contadine usavano al massimo due-tre uova, oggi si impastano con decine e decine di tuorli.

    Era il piatto dell’ ultimo momento. Se arrivava un ospite all’ improvviso, qualche uovo nella madia c’ era sempre, un po’ di farina e acqua e i tajarin erano pronti. Un piatto povero perchè anche il ragù era fatto con le frattaglie delle galline. Saggezze contadine come quella di quel proverbio di Langa che recitava: una ragazza non è da maritare se non sa fare i tajarin con il matterello… Oggi è diventato il piatto del passaggio dalla civiltà contadina a quella post-industriale, dalla miseria della Malora ai successi dei vini e dei tartufi.

    In 175 pagine Luciano Bertello ci accompagna in un viaggio fra ricette, racconti, ricordi, testimonianze di chef e incontri con grandi estimatori dei tajarin, a cominciare da Carlin Petrini che nella prefazione scrive: “il piatto con cui mi sono rapportato maggiormente nella mia vita sono proprio i tajarin e tuttora basta un piatto di tipici tajarin langaroli, conditi anche solo con olio e parmigiano, per soddisfare il mio appetito di gastronomo di lunga data”.

    LUCIANO BERTELLO

    PICCOLA STORIA DEI TAJARIN

    SLOW FOOD EDITORE

    14,50 euro

     

    Read More »
  • SE LA PAROLA DATA NON HA PIÙ ALCUN VALORE

    11 agosto 2022 • COSE NOSTRE • 3125

    stretta-di-mano1-1-1024x614

    Mio padre e i miei nonni mi raccontavano d’aver concluso affari per la vendita o l’acquisto di terreni o case, solo con una stretta di mano. Certo, successivamente, si passava dal notaio per formalizzare la cessione, ma se c’era stata la stretta di mano… quella aveva valore assoluto.

     E’ facile ripensare a questi contratti sanciti sulla base della parola data, che valeva come un patto di ferro, oggi che tutto pare abbia perso qualsiasi significato o valore.

     Ci sono calciatori che firmano un contratto, pluriennale e milionario, giurando fedeltà eterna alla nuova maglia e il giorno dopo già “trigano” alla ricerca del futuro acquirente, per qualche bonus in più. Fior di campioni che piangono lacrime copiose quando lasciano una squadra e pochi mesi dopo baciano la nuova maglia; oppure altri che saltellano con i tifosi per denigrare la squadra rivale, e poi indossare proprio quell’altra casacca.

     Vogliamo parlare del nostro Parlamento? Deputati e senatori che passano da un partito all’altro con la facilità con cui ci si cambia una maglietta sudata. Promesse di eterna fiducia a quel governo e verso quel leader, smentite alla prima occasione utile.

     E NESSUNO MI ACCUSI DI FARE CAMPAGNA ELETTORALE PER QUESTO O QUEL PARTITO. O DI TIFARE PER QUESTA O QUELLA SQUADRA.

    VALE PER TUTTI. INDISTINTAMENTE!!!

     Che esempio diamo ai nostri figli, alle future generazioni? Quello di essere banderuole le cui promesse valgono meno di niente?

    La locuzione “per sempre” non è più valida. Meglio sostituirla con … fino alla prossima occasione.

    Read More »
  • NON SI TROVANO DIPENDENTI. DI CHI E’ LA COLPA?

    4 agosto 2022 • COSE NOSTRE • 2154

    lavoratori

    Primo segnale. Recentemente è stato inaugurato, alle porte di Torino, uno stabilimento all’avanguardia nel settore dell’automotive: Oltre Industria Torino. Il presidente ha lanciato un allarme: delle 220 assunzioni previste, restano ancora da coprire 60 posizioni. Cioè si cercano 60 giovani da assumere con regolare contratto, ma arrivano pochissimi curriculum.

    Secondo segnale. Più del 57% delle imprese del turismo, della ristorazione, dei servizi di logistica e del commercio che cerca personale, non lo trova.

    Terzo segnale. In un alpeggio a 2200 metri, in Valle d’ Aosta dove si produce la Fontina Dop, i pastori provengono tutti da nazioni del Nord e Centro Africa, guadagnano 8-9 mila euro in 4 mesi, e poi tornano  al loro paese d’origine, dove vivono da nababbi per il resto dell’ anno.

    Ragazzi italiani disposti a far questo lavoro non se ne trovano.

    Se un segnale è un indizio, tre segnali sono una prova.

    La prova che c’ è qualcosa che non funziona nel nostro mercato del lavoro, nel nostro sistema scolastico che dovrebbe preparare i ragazzi all’ impiego, alla prima occupazione.

    Ma anche nell’approccio delle famiglie all’istruzione dei propri figli.

    Qualche anno fa il preside di un istituto di formazione salesiano mi confidò: i ragazzi che frequentano i nostri corsi da carburatorista o da elettrauto, quando escono trovano lavoro immediatamente. E proprio i ragazzi sarebbero entusiasti di venire da noi, ma dobbiamo lottare contro le resistenze dei genitori che vorrebbero per i figli solo il liceo e l’Università, anche per giovani che di studiare davvero, hanno poca voglia.

    Allora ha forse ragione quell’imprenditore che ha suggerito di chiamare tutte le scuole superiori con il nome di Liceo: liceo per idraulici, liceo per carrozzieri, liceo per elettricisti, liceo per camerieri … e così via. Così, forse, saremmo tutti contenti.

    Read More »
  • SCAFFALE: LE CONSEGUENZE DELLA MOLE DI BECCACCINI

    29 luglio 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2324

    20220619_102759

    Torino, l’ ispettore Paludi, un prete, una femme fatale, una serie di prostitute uccise, il ricordo dei bordelli. Ci sono tutti gli ingredienti dell’ autentico noir subalpino nell’ ultimo romanzo di Fabio Beccaccini, “Le conseguenze della Mole”.

    Ligure di nascita ma ormai torinese doc, Beccaccini è tra i fondatori del collettivo di giallisti ToriNoir ed anche in questa intricata e avvincente trama porta il lettore fra i meandri di una città che spesso ha fatto da palcoscenico a romanzi e film “giallo-neri”.

    Perchè un prelato in una fredda notte di gennaio avvicina il commissario Paludi? Dice di voler confessare un omicidio, in realtà lo trascina in un complicato intreccio di storie legate alla prostituzione torinese, quella d’ antan e quella odierna. Intanto il poliziotto comincia a frequentare Martine e intesse una pericolosa relazione, poi lei sparisce. Intanto cresce il numero delle prostitute ammazzate con lo stesso rituale. C’ è un serial killer che da decenni colpisce le donne torinesi?

    Il commissario Paludi questa volta si racconta in prima persona, ma a raccontarsi forse è Torino in quell’ intrigo di vie sotto la Mole. Sempre misteriose e per questo affascinanti.

     

    FABIO BECCACCINI

    LE CONSEGUENZE DELLA MOLE

    FRATELLI FRILLI EDITORE

    14,90 euro

    Read More »
  • EVVIVA LE VERDURE, MA NO A CIBI CON NOMI-INGANNO

    28 luglio 2022 • COSE NOSTRE • 2771

    VERDURE

    Premetto, fin da subito, che mangio carne solo in rare occasioni e quando mi sembra che ne valga assolutamente la pena. In Piemonte ne abbiamo di buonissima, sana e genuina quindi quando c’è l’opportunità per assaporare la migliore non mi tiro certo indietro.

    Per il resto, adoro – specie in estate – insalate, verdure cotte e crude e di ogni tipo. E in inverno zuppe, minestroni e passati vari. Quindi non mi si può tacciare di essere contro le diete vegetariane o vegane.

    Detto questo, non riesco proprio a comprendere le necessità di chiamare certi piatti senza carne con il nome dei medesimi realizzati con la carne. Burger di tofu, affettato di seitan, cotolette di soia, gamberetti di yam, polpette di topinambur…solo per citarne alcuni.

    In Francia è scattato il divieto di utilizzare nomi di prodotti di origine animale per quelli a base di proteine vegetali. Secondo Coldiretti serve anche una legge in Italia per fare definitivamente chiarezza su finti burger e su altri prodotti che sfruttano impropriamente nomi come mortadella o salsiccia. Sempre secondo l’organizzazione agricola si tratta di un inganno che in Italia colpisce ben il 93% di consumatori che non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano, che comprano distrattamente al supermercato prodotti diversi da quelli che, in realtà, volevano.

    Lasciamo sbizzarrire la fantasia: spinacine, crema di noci, fritto di carciofi, ci sono migliaia di modi per chiamare piatti a base vegetale.

    Ma per favore carbonara vegana proprio no. E nemmeno veg-panettone

     

     

    Read More »
  • IL GIORNO PRIMA ERO….VERSO LA MARMOLADA

    21 luglio 2022 • COSE NOSTRE • 2200

    marmolada

    Proprio nella settimana della tragedia della Marmolada ero sulle Dolomiti, esattamente a Canazei. E il giorno prima della sciagura ero salito a uno dei rifugi dove fanno tappa gli alpinisti esperti prima di dirigersi sul ghiacciaio e in cima alla vetta regina delle Alpi Trentine. Forse, casualmente, ho incontrato qualcuna delle vittime.

    Prego, comunque, per tutti loro.

    Questa coincidenza non mi autorizza a esprimere giudizi, sentenze, pareri per nulla più illuminati di altri. Non posso nemmeno dire che a me non sarebbe successo, perché non sono uno scalatore così esperto e quindi non avrei affrontato quell’ escursione. Il giorno prima mentre salivo verso il rifugio Vajolet (le mie gite in montagna hanno perlopiù scopi enogastronomici!!!) a un certo punto ho sentito gridare sopra la mia testa ”attenzione…sassi…sassi”. Poco dopo una scarica di pietre si è abbattuta sul nostro largo sentiero. Potevano investirci e farci male. Quindi, la tragedia è dietro l’angolo, può succedere ovunque, anche durante la più tranquilla passeggiata.

    Ma il giorno che ero al rifugio verso la Marmolada a mezzogiorno c’erano 30 gradi a 2mila metri. La totale assenza di neve dell’ultimo inverno metteva in mostra il ghiacciaio nudo, esposto al forte calore del sole. Si poteva prevedere il distacco del saracco? Impossibile dare una risposta.

    Quel che è certo è che non c’era alcun divieto a salire. E oggi ci si domanda: servono i divieti, le limitazioni? Al mare quando viene esposta la bandiera rossa è vietato fare il bagno, ma c’è chi si tuffa ugualmente. Per agevolare i soccorsi, nei giorni successivi la tragedia, il sindaco di Canazei ha disposto lo stop al transito sulla Marmolada, ma c’è chi ugualmente ha cercato di salire sul ghiacciaio. Insomma, sembra impossibile frenare o limitare l’ incoscienza umana.

    Read More »
  • 2022, ANNO DEL FREISA

    16 luglio 2022 • CINQUE SENSI • 3599

    freisa-vino-03

    Il 2022 è l’ anno del Freisa, scelto come vitigno dell’ anno.

    Per l’occasione, un’etichetta artistica impreziosisce un’edizione limitata di bottiglie di “Freisa vitigno del 2022”, attraverso l’immagine creata da Francesco Pozzato, giovane artista scelto da Artissima, la fiera internazionale di arte che si svolge ogni anno a Torino, e da Regione Piemonte al fine di offrire un’immagine coordinata innovativa e di impatto, che i Consorzi di tutela e le Enoteche regionali possano utilizzare in occasione delle attività promozionali.

    È del 1517 la bolla doganale che cita per la prima volta una delle denominazioni piemontesi più eclettiche: “pro qualibet carrata fresearorum solidum unum, denarios sex” (trad. per ogni tipo di frisa carrato, un solido e sei pence). Quindi il vino Freisa ha ormai superato i 5 secoli di vita.

    Le prime documentazioni sulla varietà Freisa d’Asti quindi risalgono all’inizio del Cinquecento. Se ne trova traccia nei documenti di pedaggio della dogana di Pancalieri. In base a tali documenti, le freise sono poste tra i vini pregiati e sono stimate il doppio del vino comune. La prima descrizione dedicata alla “Freisa” risale alla fine del Settecento ed è quella del Conte Giuseppe Nuvolone-Pergamo, direttore dell’Orto Sperimentale della Reale Società di Agricoltura di Torino che inserisce il vitigno fra le uve nere piemontesi di prima qualità. Alla fine dell’Ottocento la coltivazione della Freisa venne intensificata, per la sua caratteristica di resistere all’attacco della peronospora. Alla fine dell’Ottocento il Freisa è segnalato come vitigno predominante nel circondario di Torino e come uno dei più reputati vini di bottiglia richiesti a Torino. Negli stessi anni anche nel circondario di Asti il Freisa era considerato un vitigno ed un vino molto diffuso

    Il Freisa è un vitigno versatile e con geni decisamente nobili, visto che recenti studi del CNR lo indicano come diretto discendente del Nebbiolo. Oggi il Freisa è coltivato quasi esclusivamente in Piemonte, dove interessa una superficie di 854 ettari, quasi il 2% dell’area vitata regionale. I vigneti si estendono dalle colline a sud di Torino, che vanno da Chieri ad Asti, al Casalese alessandrino e in piccole aree della Langa Cuneese, nel Tortonese, nel Pinerolese, Canavese e nei Colli Novaresi.

    In genere il Freisa veniva vinificato soprattutto in versione spumante o “mosso”. Se ne ottiene così un vino di facile accesso, beverino e poco impegnativo, abbastanza vicino come tipologia ai lambruschi mantovani e reggiani o alla bonarda dell’ Oltre Po. Questa scelta deriva anche dal fatto che il Freisa, benché sia genealogicamente parente stretto del ben più famoso Nebbiolo, l’uva principe del Piemonte, ha con una componente tannica sensibilmente più marcata di questo. Da alcuni decenni è però prodotto in versione “ferma”. Vino da tutto pasto, di buon corpo, è secco e asciutto

    È un vitigno autoctono e poliedrico, le cui uve rosse si prestano a stili di vinificazione profondamente diversi, dando vita a vini frizzanti, secchi, dolci, giovani, ma anche adatti a invecchiare.

    Read More »
  • SCAFFALE: PEPE’, UNA VITA PIENA DI SCATTI

    15 luglio 2022 • LUOGHI E LIBRI • 4305

    Pepe

    Storia autentica di un paparazzo. Nel sottotitolo c’ è la chiave di lettura per questo volume del giornalista-scrittore carmagnolese Cristiano Sabre e di Francesca Staltari, naturopata torinese, figlia di Pepè.

    Giuseppe Staltari, da tutti conosciuto come Pepè, è  uno dei migliori fotografi italiani: i suoi scatti hanno immortalato i costumi di un’ epoca ormai estinta, un mondo, quello dello spettacolo, al quale si poteva solo ambire e non accedere, come invece avviene ora. Un centinaio di pagine in cui si raccontano, attraverso tante, bellissime immagini (ovviamente) e testimonianze, i personaggi della televisione e dello spettacolo che hanno cambiato l’ Italia.

    Quanti festival di Sanremo (più di 60 per la verità…), quante dirette televisive, quante cene pubbliche e private nei ristoranti, quante prove dietro le quinte… e si potrebbe continuare. Ovunque c’ era sempre l’ obiettivo di Pepè per immortalare un sorriso, una smorfia, un abbraccio, per fissare – con uno scatto – un momento della vita di un cosiddetto vip, che però,  diventava spesso un amico. E i ricordi di Piero Chiambretti, Pippo Baudo, Iva Zanicchi, Caterina Caselli, Gianni Morandi, raccolti dagli autori in questo libro, sono la testimonianza di un affetto, di un rapporto personale che Pepè negli anni ha saputo creare con tanti volti noti della tv e dello spettacolo.

    Classe 1938, nato in Calabria e trapiantato  Torino (dove vive tuttora), una vita con la macchina fotografica sempre in mano, prima le pellicole in bianco e nero, poi il colore, insomma – come racconta nel volume Gianni Morandi – “uno che non si arrendeva mai e quando voleva raggiungere il risultato ce la faceva quasi sempre. Nel momento delle difficoltà riusciva quindi a trovare la strada giusta”.

    CRISTIANO SABRE E FRANCESCA STALTARI

    PEPE’, UNA VITA PIENA DI SCATTI

    NINO BOZZI EDITORE

    25 euro

    Read More »

« 1 … 44 45 46 47 48 … 76 »

Cose nostre

  • calcio generica 2

    11 dicembre 2025 • 128

    QUANDO IN PIEMONTE SI VINCEVANO I CAMPIONATI

    La ProVercelli ha vinto sette scudetti tra il 1908 e il 1922. L’Alessandria non ha mai vinto scudetti, ma è...

    COSE NOSTRE Read More


  • inalpiarena

    4 dicembre 2025 • 214

    SE CUNEO SURCLASSA TORINO

    Negli ultimi giorni due eventi hanno catapultato il Piemonte al centro dell’attenzione, non soltanto italiana. Il...

    COSE NOSTRE Read More


  • GIAVENOLUCINATALE

    27 novembre 2025 • 192

    LUCI DI NATALE GIA’ IN AGOSTO?

    Non credo di averlo notato soltanto io. Con l’arrivo di novembre, le luci natalizie hanno iniziato a comparire...

    COSE NOSTRE Read More


  • Cose nostre

LUOGHI E LIBRI

  • ABBAZIA_DI_STAFFARDA

    12 dicembre 2025 • 2728

    GIROVAGANDO.. L’ ABBAZIA DI STAFFARDA

    È uno dei gioielli medievali del Piemonte, purtroppo poco conosciuta, anche perchè poco pubblicizzata e non ben...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • Cop_Natale_Langa

    5 dicembre 2025 • 191

    SCAFFALE: I RACCONTI DEL NATALE IN LANGA

    Storie che parlano di ritorni alle radici, memorie familiari, nostalgia e piccoli miracoli quotidiani. Quattordici...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • images - 2025-11-26T083927.814

    28 novembre 2025 • 242

    SCAFFALE: L’ UOMO DEI PRODIGI DI GRANDE E MANERA

    La vita di Gustavo Rol nei ricordi del suo medico personale. Il sottotitolo del libro sul grande e discusso personaggio...

    LUOGHI E LIBRI Read More


  • LUOGHI E LIBRI

©2014 Enneci Communication - Powered by Managersrl