Primo segnale. Recentemente è stato inaugurato, alle porte di Torino, uno stabilimento all’avanguardia nel settore dell’automotive: Oltre Industria Torino. Il presidente ha lanciato un allarme: delle 220 assunzioni previste, restano ancora da coprire 60 posizioni. Cioè si cercano 60 giovani da assumere con regolare contratto, ma arrivano pochissimi curriculum.
Secondo segnale. Più del 57% delle imprese del turismo, della ristorazione, dei servizi di logistica e del commercio che cerca personale, non lo trova.
Terzo segnale. In un alpeggio a 2200 metri, in Valle d’ Aosta dove si produce la Fontina Dop, i pastori provengono tutti da nazioni del Nord e Centro Africa, guadagnano 8-9 mila euro in 4 mesi, e poi tornano al loro paese d’origine, dove vivono da nababbi per il resto dell’ anno.
Ragazzi italiani disposti a far questo lavoro non se ne trovano.
Se un segnale è un indizio, tre segnali sono una prova.
La prova che c’ è qualcosa che non funziona nel nostro mercato del lavoro, nel nostro sistema scolastico che dovrebbe preparare i ragazzi all’ impiego, alla prima occupazione.
Ma anche nell’approccio delle famiglie all’istruzione dei propri figli.
Qualche anno fa il preside di un istituto di formazione salesiano mi confidò: i ragazzi che frequentano i nostri corsi da carburatorista o da elettrauto, quando escono trovano lavoro immediatamente. E proprio i ragazzi sarebbero entusiasti di venire da noi, ma dobbiamo lottare contro le resistenze dei genitori che vorrebbero per i figli solo il liceo e l’Università, anche per giovani che di studiare davvero, hanno poca voglia.
Allora ha forse ragione quell’imprenditore che ha suggerito di chiamare tutte le scuole superiori con il nome di Liceo: liceo per idraulici, liceo per carrozzieri, liceo per elettricisti, liceo per camerieri … e così via. Così, forse, saremmo tutti contenti.
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